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Autore: Ilia in Wonderland    13/10/2016    0 recensioni
-Sei inquietante certe volte!- disse Chelsea con un'espressione di disgusto.
-Ma Chelsea, non reagire così! Guarda questa bottiglia, cosa vedi?
-Niente mi sento vuota!
-Io invece vedo la verità, non pensi a volte che la verità sia trasparente come questa bottiglia?-
-Sarebbe bello pensarla come te, ma no. Non è come dici tu... Mi spiace! Devi essere realista. Le meduse sono velenose e le bottiglie di vetro possono rompersi...-
-Come le promesse....
-Si, esatto! vedo che stai capendo come funziona questo mondo.-
-Io non voglio che funzioni così...- disse imbronciandosi, ma cos'era un bambino? Chelsea gli rubò la sciarpa che aveva arrotolato al collo e gli disse -Sono sicura che un giorno la verità e le promesse si possano contenere dentro una bottiglia! Ah, e sai una cosa? Un giorno le meduse si potranno toccare!- Clear fece un sorriso a 32 denti. -Allora promettiamo a questa bottiglia che ci aiuteremo qualsiasi cosa succeda!-
-Te lo prometto Clear...-
-Te lo prometto Chelsea-.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clear
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Svegliati!! Cosa ci fai ancora a letto???- Toby entrò in camera di Chelsea levandole violentemente le coperte di dosso. Lei uscì dal letto con i capelli blu tutti scombinati. –Ma che c’è Toby?-
-Come che c’è? Dobbiamo andare in studio!-
-Ah si! Io però devo prima lavarmi ….-
-Non c’è tempo, tra una mezz’ora dobbiamo essere lì!-
-Eh beh? Mezz’ora …. Nel mentre riesco a prendermi anche un caffè!-
-Chelsea non farmi arrabbiare già dal primo mattino. Vestiti e andiamo!- Toby stava diventando sgarbato e poi quel tono …. Assolutamente imperdonabile. –Allora per prima cosa gli ordini li do io 1) esci da questa stanza, 2) non urlare e 3) aspettami!-
-Cazzo Chelsea!! Devi crescere! CRESCERE! Non c’è tempo per doccia e caffè! I giapponesi sono puntuali e si incazzano se facciamo tardi! Muoviti! Ti aspetto di sotto!-. Era impazzito, per forza. Gli stava dando alla testa quella puntualità. E poi cosa credeva? Che Chelsea lo avrebbe ascoltato? Ovviamente no. si fece la doccia e ci impiegò anche più tempo del previsto. Evidentemente quando scese sotto, Toby era più furioso di prima e fece una specie di Shoa. Chelsea pescò nella borsa i tranquillanti e se ne ficcò in bocca uno. I giapponesi l’avevano aspettata si, ma erano un po’ sulle loro. Forse era per il suo ritardo ma Chelsea non ci arrivava, visse l’intera giornata in modo spento anche se amava cantare. Cosa le stava succedendo? Forse era stato Toby che l’aveva depressa ma si sentiva più nervosa che mai. Uscì dallo studio quasi soffocante e prese una boccata d’aria. –Toby mi vai a prendere un caffè?-
-Ma è già il quarto!-
-Toby, non ti ho chiesto un favore … è UN ORDINE!- Toby corse a prendere il maledetto caffè. Chelsea era a pezzi. Non poteva fare nulla per placarsi e Toby doveva assolutamente acconsentire alle sue richieste altrimenti conoscendola si sarebbe rifiutata di cantare o persino di lavorare. E questo non poteva permetterselo, perché Toby si era fatto un culo per portare il suo talento in Asia e il comportamento era inaccettabile. A Chelsea faceva male la testa, forse era perche aveva saltato di prendere le medicine o magari perché era dal mattino che le si urlava contro. Non fiatò una parola. Silenzio. Per la prima volta stette buona senza ululare nell’orecchio di Toby di cambiare radio continuamente. Appena arrivata in hotel salì in camera e si appollaiò sul letto, era stanca ma irrequieta, voleva far qualcosa ma i nervi la stavano facendo a pezzi. Forse doveva prendere un altro tranquillante. Sentì sbattere violentemente alla finestra con i pugni, la scatolina che aveva in mano cadde automaticamente a terra. Si catapultò ad aprire la vetrata e Clear entrò quasi furioso –è una giornata che prendi quella roba …. Cosa credi di fare?- un’altra ramanzina? No, Chelsea non ce la poteva fare –Oh insomma Clear! Cosa vuoi che faccia? Li devo prendere altrimenti non sto tranquilla …. Non …. Non sto!- le mani di Clear tremarono –è una giornata di merda! Che vuoi? Certo, tu che ne vuoi capire? Te ne voli tutto il giorno con un ombrello per la città! Non sai cosa darei io per volare con quel fottuto ombrello, lontano da qui …. LONTANO DA TUTTI!- Chelsea scoppiò a piangere, merda! Perché non aveva preso quei maledetti tranquillanti. –Stasera mi dai fastidio … Meglio che ti levi dai coglioni!- Clear rimase in piedi, Chelsea si girò singhiozzando come una bambina, riprese la scatolina e le mani di Clear la presero violentemente –Dai ridammele!- si ritrovò faccia a faccia con lui. La sua faccia. Senza maschera. Il suo volto bianco e delicato era così neutro che Chelsea fece difficoltà a leggere la sua espressione. Non sapeva se era rabbia o compassione. In entrambi i casi gli occhi di Clear erano lucidi e rosei. Chelsea rimase senza parole, lo rimase a guardare come assorta, istintivamente la mano le disse di accarezzare il suo viso e le sue labbra socchiuse, era bello, senza un’imperfezione. Chelsea sorrise singhiozzando
–Clear ….- lui sorrise a sua volta –Solo a te …. A te posso mostrarlo ….- lei socchiuse gli occhi e i loro nasi si scontrarono –Non sai quanto mi hai resa felice ….- lui sorrise –Scusa se ti ho detto quelle brutte cose!-
-Chelsea …. Io non sono umano. Io …. Sono un robot. Mio nonno mi ha detto che sono stato creato per manipolare le menti delle ersone …. Poi lui mi ha cambiato inserendomi sentimenti umani. Per questo non posso capire, è vero. Io sono un robot e non so cosa significhi veramente, hai ragione. Ma almeno tu …. Non prenderti queste medicine …. Non ammazzarti. Sei giovane, bella, tutti ti amano. Anche se i tuoi genitori non ci sono, fai in modo che la tua voce li raggiunga! Promettimelo!- Chelsea lo strinse forte –Vorrei averti sempre accanto!-
-Ci sarò …. Cantandoti la canzone della medusa!- Chelsea si attaccò al collo di Clear. Lui le cantò la jellyfish song e come per magia Chelsea si addormentò. Le persone sole commettono follie, Clear buttò le medicine di Chelsea nell’immondizia, lui le sarebbe stato accanto, anche se avesse significato mettere a repentaglio la sua stessa vita.

  
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