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Autore: Elizabeth_2206    13/10/2016    3 recensioni
Come sei patetico, Roy. Gli occhi ti pungono e senti una morsa nel petto che minaccia di soffocarti. Dov’è finito il donnaiolo Alchimista di fuoco, eterno giovane amante? E’ per caso scomparso, affogato nei suoi stessi sentimenti per una donna che non lo ricambierà mai, a causa del dolore che ogni giorno le infligge?
[RoyAi decisamente Angst]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amestris' Tales'
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Fai Bei Sogni

Un incubo. Di nuovo.
E’ questo che ti sveglia, nel bel mezzo della notte, a Central City. Fuori dalla finestra la luna splende flebile, soffocata da una coltre di nubi. Nella penombra scorgi il corpo di una donna accanto al tuo. Come si chiamava? Annie? Claire?
Ti alzi silenziosamente e recuperi i tuoi vestiti. Non aspetterai la mattina, come un gentiluomo dovrebbe, per riempire la testa di quella ragazza di false speranze, illudendola che in un futuro non preciso magari ripasserai. Questa sera è diversa.
Come tante altre.
Sgusci fuori da quell’appartamento che non ti appartiene, e scendi lentamente le scale fino a trovarti in strada. Ti fermi per orientarti, e una volta capito dove ti trovi, ricominci a camminare. Questa volta non tornerai a casa.
Le strade a quest’ora della notte sono praticamente deserte, e puoi quasi sentire la voce del Tenente Hawkeye dirti “Non dovrebbe uscire da solo, è pericoloso.”
Errore.
Pensare al Tenente è stato un grave errore. Adesso non riesci più a toglierti i suoi occhi ambrati dalla mente, che ti fissano silenziosi e turbati, quasi dispiaciuti per te.
“Cosa stai facendo, Roy?

Ti infili in un vicolo, e trovi un vecchio bar, ancora aperto nonostante l’ora. Qui non ci sono giovani amabili in cerca di una compagnia per la notte, prede facili per la tua indole di cacciatore. Qui ci sono solo altri uomini che, come te, hanno perso un posto in cui tornare.
Qualcuno ti fissa; il tuo abito, così elegante, attira l’attenzione. Uno come te non dovrebbe trovarsi in un posto del genere. Ma quegli sguardi si soffermano sulla tua persona per poco: hanno tutti problemi peggiori sui quali rimuginare, di fronte ad un bicchiere vuoto.
Il barista ti sorride, senza alcuna gioia o ironia. E’ abituato a quelli come te, uomini che da fuori sembrano forti come rocce, ma durante la notte si lasciano sopraffare dai rimpianti più grandi. Ti accomodi sul bancone, di fronte a lui.
“Un bicchiere di brandy, grazie.”
Ti fissa dubbioso, mentre ti riempie il bicchiere con mano esperta. Il tuo sguardo è perso, ancora immerso negli occhi ambrati a cui pensavi poco fa.
Delusione d’amore?
Dalle labbra ti esce una risata amara, che interrompi solo per buttare giù la tua consumazione.
Se così vogliamo chiamarla. Un altro.

Come sei patetico, Roy. Gli occhi ti pungono e senti una morsa nel petto che minaccia di soffocarti. Dov’è finito il donnaiolo Alchimista di fuoco, eterno giovane amante? E’ per caso scomparso, affogato nei suoi stessi sentimenti per una donna che non lo ricambierà mai, a causa del dolore che ogni giorno le infligge?

Il barista ti fissa con uno sguardo preoccupato, forse hai buttato giù un bicchiere di troppo. Paghi il dovuto lasciando più soldi del necessario, mormorando qualcosa che assomiglia ad un “il resto è la mancia”. Tanto i soldi non sono mai stati un problema da quando sei un cane dell’esercito.
Barcolli fuori dal locale, conscio del fatto che molto probabilmente l’alcool nel sangue sta avendo più effetto di quello che avevi previsto. Continui a camminare, apparentemente senza meta.
I tuoi piedi, però, delineano un percorso che hanno già seguito molte volte, sia la luce del giorno, sia in altre notti come questa, quando i rimpianti erano più forti di qualsiasi altro dolore, e nemmeno una scopata riusciva a risistemare le cose.
“Sei un immaturo a credere che questo genere di distrazioni possa cancellare la verità”.

Adesso anche la tua coscienza ha preso la sua voce. Ironico, no?

I passi si susseguono l’uno dopo l’altro, mentre ti dirigi verso un palazzo che ormai conosci come le tue tasche, mentre sali una scala di cui conosci a memoria il numero dei gradini, e ti fermi davanti ad una porta di legno scuro, che a volte compare nei tuoi sogni.
E adesso? Il tuo pugno è fermo appena prima del legno, incerto sul da farsi, come tutte le altre volte che ti sei trovato qui, a quest’ora della notte. Ti chiedi perché mai lei dovrebbe aprirti, perché mai dovrebbe perdonarti, perché mai dovrebbe amarti.
Fai un passo indietro, cedendo ancora una volta alla tua viltà, ma le gambe non ti rispondono più come dovrebbero. Incespichi rumorosamente, rimanendo a stento in piedi e appoggiandoti allo stipite, per mantenerti in equilibrio.

La porta davanti a te si apre, e quei due occhi ambrati che infestano in tuoi pensieri ti si parano davanti, assonnati e diffidenti. Non appena riconoscono i tuoi lineamenti, si trasformano in due pozze di stupore e turbamento.
Black Hayate scodinzola allegro, riconoscendoti.
“Colonnello! Cosa ci fa qui, a quest’ora?”
Le tue labbra sono impastate, la mente poco lucida e le mani tremanti. Sospiri lentamente, mentre le tue spalle si accasciano.
Mi dispiace, Riza.”

Queste parole stupiscono sia te che lei. Ti guarda dubbiosa, ma mentre sta per aprire bocca, le gambe ti cedono, e ti accasci sul pavimento, le braccia aggrappate alle cosce del tuo Tenente, come se stessi per affogare.
Perdonami, ti prego. Io ci ho provato, ci ho provato davvero. Ho provato ad ignorare quanto fossi importante, quanto tutta la mia felicità dipendesse del quel piccolo sorriso che ogni tanto concedevi a me, me solo. Ho provato a convincermi che non ti sarei mai bastato, che non ti avrei mai meritata. Ho provato a cercare il tuo riflesso in mille altre donne, ma nessuna di loro avrebbe mai potuto brillare come te, erano solo corpi senza quella vita che ti contraddistingue da tutto il resto… io non posso continuare in questo modo, mi sto consumando…

Senti il petto farsi sempre più leggero, sollevato dal peso della confessione che stai per fare. Il Tenente si accascia a terra, come te poco fa, e accoglie la tua testa sul suo petto, coperto da una sottile camicia umida delle tue lacrime.
Mi hai fatto una promessa, tempo fa; che mi avresti protetto in ogni modo. Allora, ti prego, proteggimi ora, da me stesso, misero e incapace di vivere senza amarti. Resta con me, Riza.

Senti il suo respiro fermarsi, il ritmico gonfiarsi del petto che fino a poco fa ti cullava scompare, e senti i muscoli tendersi sotto di te. Non sa se fidarsi, poverina. Non sa se credere alle parole che hai detto, o se rassegnarsi al fatto che siano solo chiacchiere confuse di un uomo ubriaco. Se, provando a fidarsi dell’Alchimista di Fuoco, rimarrà scottata. Alzi gli occhi verso di lei, dimostrandole che non c’è menzogna, o ironia, nelle parole che hai detto. Tu però nei suoi trovi ancora della titubanza.
Alla fine è la sua parte materna ad averla vinta, e ti stringe a sé dolcemente, massaggiando con movimenti circolari la parte alta della tua schiena.
“Oh, Roy…”

Sbarri gli occhi in sorpresa; questa è la prima volta che ti chiama per nome, da tanto, troppo tempo. Ha un suono così dolce detto dalle sue labbra, come un sospiro caldo che lascia il corpo di un angelo per rincuorare l’animo di un povero mortale. Ed è così che ti senti, fra le sue braccia, un oggetto rude e vile circondato da un essere prezioso e bellissimo.
Con una mano ti accarezza la guancia; le sue dita sono calde, a contatto con la pelle fredda e umida di lacrime. Ti sorride, un po’ dolce e un po’ triste, e socchiude gli occhi.
“Andiamo dentro. Non stai molto bene, hai bisogno di riposare.”

Oh, come vorresti entrare con lei. Al solo ipotizzarsi di quest’idea gli occhi ti si illuminano. Ma le tue gambe non sembrano dello stesso parere, e anche il Tenente sembra rendersene conto. Sbuffa, lasciando che un sorrisetto le incornici il volto stanco, mentre ti solleva.
E tu perdi così tutta la poca dignità che ti era rimasta, facendoti trascinare fino al divano di casa sua, quasi troppo stanco persino per aprire gli occhi. Lei, diligente, prende una pezza, la bagna con cura in cucina, e te la posa sulla fronte. Riapri gli occhi, e ti bei del suo viso, così vicino al tuo.
“Resterai con me?”

Il sussurro che ti esce dalle labbra sembra quasi una preghiera, rivolta ad una madonna magnanima che ora ti guarda con…affetto.
“Ne possiamo parlare domani.”

Ti lascia un bacio a fior di labbra, che tu ti godi, per quel poco che dura, e ti tieni stretta quella sensazione, per non scordarla mai.
“Fai bei sogni, Roy.”

Non sai bene perché, ma sei sicuro che questa notte non ci saranno incubi ad attenderti.

















NOTE DELL'AUTRICE:
Questa è la mia prima fanfiction su Fullmetal Alchemist, ed ho provato ad analizzare il rapporto RoyAi da un punto di vista abbastanza angst come mio solito. Per quel che riguarda l'ambientazione temporale, potete spaziare. Immaginate che sia prima del Giorno della Promessa, o poco dopo la fine del manga, è indifferente. Spero vi piaccia, lasciate una recensione per eventuali commenti o critiche.
A presto!
-Elizabeth
   
 
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