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Autore: ciel1    14/10/2016    1 recensioni
Erano passati mesi dall'ultima volta che si erano visti, Will ormai non pensava più a quella persona che tanto lo aveva condizionato... Will aveva cambiato vita, stile, città. Pensava di essere cambiato e di vivere una vita nuova... Pensava che i suoi occhi non avrebbero più incrociato quelli di quella persona.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Hannibal Lecter, Nuovo personaggio, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C’era freddo.
Il vento settembrino gli scompigliava i capelli, ma poco gli importava, non gli era mai importato del suo aspetto esteriore. Si sfregò le mani per produrre un po’ di calore, ma a nulla servì. I suo grandi occhi color del cielo iniziarono a lacrimare: era il vento. Gli capitava spesso, era abituato ormai. Era già qualche anno che viveva ad Assisi, ma non si era ancora abituato al vento di quel paesino in collina. A volte, girando per le strade, si chiedeva cosa l’avesse spinto fin lì: aveva chiuso gli occhi, puntato un dito sulla cartina ed era partito. Il dito era finito sull’Umbria. Era già stato in Italia e in realtà si era ripromesso di non tornare in quei luoghi che tanto lo avevano segnato: Firenze, la Sicilia… Un colpo al cuore. Ormai era acqua passata. 

Passò, come ogni venerdì pomeriggio, nei pressi della Basilica di San Francesco, a volte entrava per ammirare e lasciarsi abbagliare dall’abbacinante soffitto. Quel giorno non entrò, proseguì fino alla locanda lì vicino dove abitualmente beveva un tè. Uno dei pochi clienti a bere del tè. Nonostante il freddo che avvertiva sulla pelle, decise per un tavolo all’esterno, ad angolo, un po’ nascosto, come del resto era lui: nell’ombra, dove nessuno poteva notarlo. Era schivo, lo era sempre stato, non amava farsi notare, amava osservare. L’osservazione faceva parte del suo mestiere, ma sviluppò maggiormente quella sua capacità grazie a quella persona dal nome dimenticato.

Quella persona gli era entrata dentro, aveva svolazzato tra i suoi pensieri e si era insinuato nel suo essere, nella sua più recondita essenza e lì era rimasto, era cresciuto, ammaliando ogni sua azione e suggestione. In quel lontano periodo vedeva il mondo attraverso gli occhi di quella persona. Quel sentimento era dipendenza, quella persona era dipendenza e allo stesso tempo tutto risultava essere sfiancante. In quel periodo era esausto, senza forze e per assurdo pieno di energie che quella persona gli infondeva. Quasi non esisteva più, ma anche quella persona, dall’apparenza forte, sicura e stabile come una rocca, era semplicemente debole e pressoché invisibile. I due risucchiavano vicendevolmente le energie dell’altro. Ognuno di loro dipendeva dall’essenza dell’altro. Ma ora non era più così, o meglio, dopo quel periodo lui cercò di dimenticare quella persona, cancellarla, ma in realtà l’aveva solo repressa, soffocata, confinata in un angolo di una stanza del suo palazzo della memoria, quello stesso palazzo che per una assurda ironia, quella persona gli aveva insegnato a costruire.

Sentiva freddo. E dire che proveniva da un luogo dove il freddo si faceva sentire quando doveva. Forse sentiva molto freddo, perché questo gli veniva da dentro. Non era l’esterno il problema, era lui.

Il suo cuore, la sua anima, la sua mente, tutto ormai era freddo. Le arterie non pulsavano più, avvertiva solo le gelide vene che cercavano di pompare il sangue verso il cuore, ma quell’organo dimenticato non accettava più nulla.

“Una tazza di tè per favore”. Il suo italiano era molto migliorato.

Sorseggiò il suo tè mentre da lontano scorse una donna che stava sedendo ad un tavolo poco distante. Era Maria, la sua collega di lavoro. Qualche giorno prima aveva detto di amarlo, gli aveva detto che voleva uscire con lui, frequentarlo insomma. Lui era a disagio, non sapeva cosa dire. Amare qualcuno? Si ricordava come si amava? Aveva mai amato?

Aveva amato, ma in un modo differente. Il suo amore non era puro, non era semplice.

Quella donna invece era il candore fatto a persona, desiderosa di conoscere un bravo ragazzo, comprare una bella casa, mettere su famiglia e programmare gite in montagna con il proprio marito. Quella era la vita che voleva. Quel giorno lui, da bravo osservatore quale era sempre stato, intravide quei sogni nei suoi occhi mentre lei, con voce tremante, cercava di parlare dei sentimenti che provava verso di lui. Il suo futuro era lì, limpido come il cielo di Assisi. Però lui non aveva quella stessa luce negli occhi, lei l’aveva capito e voleva salvarlo, molte donne vogliono salvare i propri uomini, ma lui non voleva essere salvato. 

Quella persona l’aveva talmente condizionato che lui non poté fare altro che cercare di annaspare e sopravvivere. La vita non gli era più concessa.

Si sentiva un maledetto.

«Ami un’altra donna vero? È così» disse lei quel giorno.

Lui sorrise mestamente.

«Ho amato qualcuno.»

«La ami ancora?»

Lui non riuscì a rispondere. Rimase in silenzio. Lei assunse invece lo sguardo di chi ha già capito tutto e concluse dicendo: «Certo, la ami ancora. Lo vedo.
Sei tormentato. Questa donna ti sta uccidendo, scusa se lo dico, però…».

Lui le sorrise: «Sono proprio senza speranza. Dovresti trovare un bravo ragazzo.»

«Tu sei un bravo ragazzo» disse lei.
 
Maria sedeva poco più in là, aveva ordinato un caffè, leggeva “Cime Tempestose”, poi alzò lo sguardo e lo vide. Si guardarono per un po’. Lei gli fece un cenno di saluto e lui rispose di rimando.

Poi accadde…

Dietro di lei, in secondo piano, c’era una figura che avanzava con passo elegante, lui non mise subito a fuoco , ma il luccichio dei gemelli della camicia gli erano familiari. La figura si avvicinò, oltrepassò la donna che lo guardò come si può guardare uno sconosciuto, ma capì subito dopo che quella figura si stava dirigendo verso l’uomo che amava.

Lui alzò lo sguardo e sfiorò gli occhi di quella figura, quella persona.

Lui divenne di pietra. 

Stava avvertendo la medesima sensazione di quando, sulla scogliera, si stava lasciando andare verso il baratro portando con sé quella persona. Avvertiva quello stesso freddo dell’acqua nera e notturna. Le corde vocali tese come quelle di un violoncello. Una stretta al cuore. Il violoncello. Ricordi del passato riaffiorarono come lampi. Il passato tuonava nella sua testa fino a distruggergli i neuroni. Il sangue sembrava evaporare dal suo corpo. Sensazioni contrastanti regnavano in lui. Era sempre così quando si trattava di quella persona. Quella figura era disarmante. Se lui fosse stato cieco lo avrebbe riconosciuto tra mille. Il suo profumo era inconfondibile.

Quella persona era ormai di fronte a lui. Lo guardava, lo scrutava, voleva capire se c’era ancora quella luce nei suoi occhi. Era disarmante, come sempre. Quella persona stava bussando alla porta, stava artigliando la porta, voleva uscire disperatamente da quella stanza dove era stato recluso per molto tempo. Aveva lo sguardo malinconico, ma con lo stesso sfavillio nelle iridi di un tempo.

Lui percepì quello sguardo multiforme.

Quella persona accennò un sorriso tra sé, pensò di aver trovato un varco. Ormai si stava facendo strada.

Si sedette.

«Ciao Will.»

Will guardò di nuovo la donna, aveva paura che lei potesse capire chi fosse quella persona, ma come poteva saperlo. Nonostante ciò, la donna sembrò intuire quell’intesa tra i due. Difficile nascondere l’intesa. L’intesa traspare sempre e si riverbera sul mondo circostante.
Will tornò a immergersi negli occhi di quella persona.

«Hannibal…» iniziò.

Will comprese che quella persona che ora tornava ad avere un nome, aveva appena sfondato quella porta così fragile e cigolante. Will si era impegnato a costruire una porta indistruttibile, ma aveva fallito o forse l’aveva semplicemente costruita in quel modo di proposito.

Will si rese conto che non sarebbe più riuscito a soffocarlo un’altra volta in quell’angolo del palazzo della memoria, ma in realtà non aveva più intenzione di reprimerlo.

Will voleva tornare ad essere alla sua mercé, anche se in quel momento non ne era del tutto consapevole.

Hannibal, dal canto suo, era lì per essere sedotto ancora una volta dalla bella mente di Will Graham.


 
  
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