Lento, silenzioso, strisciante
malessere,
voglio dire la veritā stavolta,
non voglio tessere
una finta realtā, stravolta.
Vuoto, vuoto incolmabile
buio desolato, rimbombante
malattia incurabile,
rabbia che, come un prepotente gigante,
rinchiude la Speranza, che vaga dispersa
in grosse botti di ferro,
e una consapevolezza diversa
vola nell'aria, con il cuore l'afferro.
Sonno perduto, infranto
occhi gonfi di pianto,
e sento nel cuore un boato,
la sofferenza mi pedina insancabilmente,
sul collo il suo fetido fiato,
mentre la mia mente č assente.
I ricordi paiono cocci di vetro
infilati negli occhi,
nelle orecchie risuona l'eco tetro
dello scadere dei sogni, ed i suoi rintocchi.
Lenta la mia mano
traccia nel foglio
l'eco lontano
d'un antico cordoglio.
Come il vento d'autunno spoglio
spazza via le foglie arrugginite,
voglio dimenticare l'orgoglio,
sanare con L'amore le mie ferite.
Voglio abbandonare questa vita ingrata,
che ha corroso con le insicurezze
la mia anima ormai sfigurata.
''Ti ho dato i miei fiori
e cosa ho avuto in cambio?
Solo tristi amori
ed un iniquo scambio.''
Questa č la veritā che nessuno conosce,
come solco la vita a passi lenti,
gravati da intense angosce,
guardando il mondo con occhi spenti.
Lo dico a te amica penna,
che in un attimo lo confidi al foglio,
la mia fiducia in voi mai tentenna:
nell'oceano in tempesta il mio unico scoglio.