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Autore: Arya Tata Montrose    17/10/2016    1 recensioni
Laxus conosceva quel luogo: c’era già stato, in sogno. Quella mattina si era alzato con un timore in fondo al cuore e l’immagine di una donna che non c’era impressa nella mente. Sperava davvero di rivederla, quella donna del sogno, ma certo non immaginava che sarebbe accaduto in quel modo.

[Miraxus][One-shot][AU]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mirajane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il grido della Banshee annuncia l’aprirsi della porta
tra il mondo della vita e quello della morte.
Ma il suo sorriso?

 
 



~Il sorriso della Banshee
 



I suoi stivali pesavano sulla soffice neve che copriva il suolo come un tappeto, producendo uno scricchiolio come unico suono. Un silenzio assordante, freddo come l’aria che gli pungeva le guance, faceva da padrone, pervadendo quell’angolo di foresta di un sentore sinistro e scuro come la notte, nonostante il sole fosse alto e quella scena paresse il ritratto della purezza. 
Spostò lo sguardo un po’ più a destra, proseguendo in quel labirinto di tronchi più o meno esili, sporcati di neve e muschio, scorgendo di lì a pochi passi un piccolo stagno, celato prima alla sua vista. Canne e alti fili d’erba appesantiti dalla neve lo circondavano, assieme a qualche cespuglio che esibiva orgoglioso le sue more. Laxus vi s’avvicinò abbastanza per chinarsi e sfiorare l’acqua gelida con un dito, iniziando una serie d’increspature concentriche che s’andavano allargando. Le osservò susseguirsi in silenzio per qualche secondo, prima di venire interrotto da un fruscio che sarebbe stato impercettibile se non nel silenzio in cui era immerso.
Il ragazzo levò lo sguardo appena più in alto dello specchio d’acqua, incontrando la figura di una donna tra i rovi. Stava accovacciata sulla riva in silenzio, avvolta in un lungo abito cremisi che spariva oltre la cupola pesante del mantello di pelliccia nera, senza che le spine le procurassero dolore o fastidio. Aveva gli occhi color dell'acqua ed i capelli che avrebbero potuto confondersi tra i fiocchi di neve che avevano cominciato a cadere oltre le alte fronde degli alberi.
 
«Chi sei?» si rese conto solo quando la sua voce spezzò il silenzio che non si era limitato a pensare quella domanda, così ovvia eppure così apparentemente restia ad abbandonare la sua gola. Laxus abbassò la testa; consapevole della propria scortesia – quante volte gliel’avevano ripetuto, i suoi maestri, che prima di chiedere ad altri avrebbe dovuto svelare chi era lui? – temette che la donna sarebbe rimasta in silenzio, rimproverandolo dentro di sé.
Con sua grande sorpresa, invece, la voce leggera della ragazza fece eco alla sua, spezzando per pochi secondi il silenzio: «Mirajane», rispose solo. 
I suoi occhi rimanevano fissi sul giovane, come ad invitarlo a continuare con le domande. 
«Io sono Laxus.» rispose lui. Mirajane rimase immobile, osservando i cerchi che continuavano ad espandersi sulla superficie dello stagno. Laxus sollevò un sopracciglio: chiunque conosceva il suo nome, ma sentirlo pronunciare dal suo proprietario aveva fatto sussultare cavalieri e re. «Mi conosci», dedusse ed indurì lo sguardo, sospettoso; si preparò a reagire a qualsiasi cosa fosse in agguato per lui. 
«Sì» rispose alla sua affermazione, tornando a guardarlo negli occhi. Questa volta, la sua espressione era seria. L’inflessione serena del tono lasciò spazio ad una più seria. «Sei fortunato a non conoscere me.» Suonava più come un avvertimento, ma Laxus vi scorse una nota di felicità; era sincera.
«Se sei mia nemica non posso ritenermi tale.» 
«E dimmi, allora: la Morte è tua nemica?» 
«No.» 
Mirajane ebbe un guizzo negli occhi e sorrise, un attimo prima che tutto sprofondasse nel buio più nero.
 
Perfino con gli occhi annebbiati dal torpore del sonno che l’aveva appena abbandonato, Laxus riusciva a scorgere una figura chiara e delicata che sedeva dinnanzi a lui. Lì, seduta sul davanzale interno della finestra, tra le scure e pesanti tende che l’incorniciavano. 
Batté le palpebre, in rapido tentativo di mettere a fuoco quella matassa bianca che pareva neve oltre la finestra. Quando riaprì gli occhi, però, lei era già scomparsa.
S’alzò con il cuore pesante, pregno di quell’oscuro sentore che in sogno non l’aveva abbandonato un solo attimo. Solo in un angolo conservava la scintilla del sorriso sincero di quella ragazza che mai prima d’allora aveva visto.
 
 
Gli zoccoli del cavallo affondavano e riemergevano rapidi nella neve, galoppando più veloce che poteva per mettere la maggior distanza possibile tra loro ed gli inseguitori. Laxus lo guidò verso il bosco dietro al castello del principe vicino. Maledisse quel traditore che subdolamente l’aveva tratto in inganno e s’infilò tra gli alberi. 
Falcata dopo falcata, l’incedere di Thunder diveniva sempre più lento mentre la neve scricchiolava dietro di lui, sotto i passi dei soldati nemici, e l’aria accanto a lui vibrava, squarciata dalle frecce. 
Nuvole di condensa si formavano attorno ai loro nasi ed alle loro bocche ansimanti, bramose di quell’aria fredda e pungente che sembrava non bastare mai. Un fiocco di neve gli si parò davanti per un attimo e nella sua mente un’immagine parve proiettarvisi: una ragazza, i capelli bianchi ed il vestito rosso come il sangue che colava dal suo fianco ferito.
«Mirajane» mormorò, come se quel nome potesse fungere da richiamo – per lei, per un po’ di Fortuna, per le idee, per trovare un modo di sopravvivere. 
Accennò un ghigno amaro, pensando che forse sarebbe dovuto restare nella sua casupola, nel suo rifugio di principe esiliato; avrebbe dovuto ascoltare quell’orribile presentimento che gravava sul cuore dalla sera precedente, quando in sogno l’aveva incontrata. Si diede dello stupido, per non averlo capito prima.
 
Thunder esalò un respiro lungo e sottile, prima di cadere a terra, sfinito. Laxus chiuse gli occhi, avvertendo il dolore della gamba schiacciata dal corpo del cavallo, mentre il colpo alla testa veniva attutito dallo spesso manto di neve che copriva la terra dura. 
Gli zoccoli degli altri cavalli si avvicinarono fino a fermarsi del tutto e Laxus non volle nemmeno sporcare il suo sguardo con l’immagine dei suoi assassini. Ghignò, dandosi nuovamente dello stupido. Prima di avvertire un nuovo, sordo dolore, l’immagine di Mirajane tornò ad invadergli la mente e il ghigno, per un secondo, si trasformò in un sorriso.
 
 
Si sentiva leggero, come se il cavallo non lo stesse più schiacciando, anche se il dolore alla gamba, all’addome e al petto non sembrava essere scomparso, semmai diminuito. Aprì gli occhi, osservando lo scuro delle foglie contrapporsi con la luce bianca del sole mentre la neve gli congelava la pelle. Gli piaceva quella sensazione, non sapeva perché. 
Richiuse gli occhi, accennando un sorriso e beandosi di quella sensazione di pace che non lo pervadeva da tempo – da quando suo nonno l’aveva perdonato e gli aveva detto che gli voleva bene – finché il naso ed il respiro caldo di Thunder gli solleticarono il viso. 
Laxus alzò un braccio per carezzare il muso al suo fedele cavallo che nemmeno in quel momento l’aveva abbandonato. Una fitta all’addome gli estorse un gemito di dolore e il braccio sano corse a tamponare la ferita, non trovandone traccia alcuna: la tunica era pulita, integra ed il pesante mantello di pelliccia pareva esser stato ripulito dalle macchie del suo sangue che invece coloravano la neve accanto a lui. 
Thunder lo aiutò ad alzarsi ed a muovere qualche passo lento in quell’angolo di foresta. Sapeva perché gli sembrava di conoscere quel luogo e perché sapeva esattamente in che direzione doveva andare. 
Non ci volle molto perché incontrasse quello stesso piccolo stagno che Mirajane gli aveva mostrato in sogno; le stesse canne, gli stessi fili d’erba alta piegata dal peso della neve, gli stessi rovi di more – questa volta senza frutti – e la stessa acqua immobile, fredda e limpida. 
Mirajane, quella volta, si levava in piedi davanti allo stagno e lo attendeva con un sorriso.
«Hai capito» gli disse, come se fosse un saluto.
«Sei una banshee, Mirajane, non è così?» Il sorriso della ragazza gli bastò come risposta e proseguì: «Sei la banshee della nostra famiglia, non piangi la mia morte?» 
«Mavis mi ha pregata di accoglierti con un sorriso. Riabbraccerai tuo nonno, tu non sei felice?»
«Molto. Come sta?» le rispose, accennando anche lui un sorriso, davvero contento all’idea di ritrovare quel vecchio che l’aveva cresciuto al posto di suo padre.
«Bene. Ha parlato davvero tanto di te» Mirajane si scostò di lato, mentre Laxus la raggiungeva al limitare dello stagno. 
«Immagino tu sappia che sono un disgraziato, allora»
«Ha avuto solo parole di lode ed orgoglio, per voi, Lord Dreyar, principe di Magnolia.» la banshee s'inchinò lievemente al suo protetto, investendolo di quel titolo che tempo prima gli era stato sottratto con l'inganno. 
Laxus, in silenzio, gliene fu grato — significava che il suo nome, quello del suo adorato nonno e della sua corte era stato riabilitato, che non era più sinonimo di vergogna. 
Thunder, in mezzo a loro, un passo più indietro, avvicinò il muso in cerca di qualche carezza che la banshee fu ben felice di concedergli. Laxus si fece scappare un nuovo sorriso nel vedere quella scena che pareva così normale da sembrare tutta un'architettura della sua mente immersa nel limbo del sonno, accorgendosi che da quando aveva incornato Mirajane aveva iniziato a sorridere di più. 
Curioso che la causa di quel sorriso, il più spontaneo e sincero che aveva mai colorato le sue labbra,  fosse un'ambasciatrice di morte.
 
«Andiamo, di là ci stanno aspettando» Mirajane gli porse la mano e Thunder si portò al suo fianco, per aiutarlo a camminare. 
La banshee si voltò verso il piccolo, immobile stagno e, col piede nudo, provocò un'increspatura e, appena si fu esaurita sui bordi dello specchio, ve lo immerse, senza provocare il minimo movimento dell'acqua. Vi portò anche l'altro piede e Laxus la seguì nelle profondità della terra, felice. 
L'ultimo sguardo che diede alla terra dei vivi fu rivolto al cielo e al suo cavallo, che presto fu inghiottito dalle acque limpide dello stagno. 














 
Angolo autrice
Buona sera :3
Finalmente la pubblico, anche se è stata scritta qualche settimana fa per un concorso su Wattpad. Spero che vi sia piaciuta almeno la metà di quanto io ho amato scriverla. Personalmente, la adoro ❤︎
E nulla, solo vi ringrazio di avere letto e ringrazio in anticipo chi commenterà (e che verrà ringraziato a dovere pure dopo, eh ù.ù)
A presto,
Tata

 
 
   
 
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