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Autore: Gem    19/10/2016    2 recensioni
Promptember č una sfida creativa simile a NaNoWriMo, ma l'obiettivo č scrivere una storia per ogni giorno di novembre basata su un "prompt". Ogni capitolo conterrā dunque una storia diversa e nella maggior parte dei casi slegata dalle altre, ma saranno tutte su Saint Seiya e in particolare su Milo e Camus (sia singolarmente, sia come coppia).
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Anni ruggenti
Rating: verde.
Tipologia: one-shot.
Genere: generale, storico (?).
Pairing: Milo/Camus (?)
Personaggi Camus, Milo, Aiolia, Aiolos (più o meno), gente varia, pubblico.
Avvertimenti: POV di Camus, AU.
Parole: 1131
Note dell’autore: in questa storia M&C si possono immaginare sia come coppia sia come semplici colleghi… nel contesto entrambi i casi mi piacciono e c’è comunque da ridere… o piangere… o… applaudire (?)
Prompt:
 
Imagine that one of your OTP is a male crossdresser, and tells the other half of the OTP to unhook his bra. By @otpprompts
 
 
«Aspetta, slacciami il reggiseno, Milo! Non respiro.»
Milo alzò un sopracciglio. «A me sembra perfetto, Camus. Oh, voglio dire, chérie
Camus si voltò, il respiro mozzo, gettandogli un’occhiata severa. Tentò di slacciarsi il gancio da solo, ma le unghie lunghe gli impedirono di realizzare un simile lavoro di precisione. Annaspò.
«Dannazione a te…»
«Cazzo, hai ragione, sei tutto rosso.» esclamò allora Milo, sorpreso, avventandosi sulla sua schiena. «Scusa.»
Camus tirò un lungo sospiro di sollievo quando poté finalmente espandere del tutto la cassa toracica. Socchiuse gli occhi.
«Volevi uccidere Madame Flaubert?» si lamentò, con una nota insolente nella voce. «Io avevo pensato a far morire Monsieur Flaubert stasera, invece.»
Milo gli agganciò di nuovo il reggiseno, ma meno stretto. «Mancano dieci minuti. Possiamo parlarne.»
Camus si portò davanti allo specchio e si tirò su il corpetto di un abito nero coperto di paillette, osservando attentamente il proprio riflesso. Benché la fattura dell’abito fosse spiccatamente femminile, complice anche una vita stretta e uno spacco vertiginoso sul fianco, il suo fisico non ne risentiva per nulla. Anzi, le spalle ampie e maschili in qualche modo facevano risaltare un collier di gemme scintillanti.
«Dobbiamo liberarci di questa superstizione…» commentò Camus, iniziando a infilarsi un paio di lunghi guanti neri. «… quando finirà di essere efficace, cioè non ora. Ecco qui il mio scenario: Monsieur Flaubert muore. Madame Flaubert è di ghiaccio, non riesce a vedere il fantasma del suo defunto marito, pensa solo ai soldi, e alla fine inizia a frequentare altri uomini. Ma muoiono tutti. E lei, cosa fa? Piange solo per gli altri, non per il povero, triste, defunto marito. E perché? Perché non è riuscita a sposarli in tempo e prendere i loro soldi. Soldi! Solo soldi! Alla fine riesce a vedere il fantasma del marito e… chiede dove abbia nascosto il resto dei suoi soldi!»
Milo si sistemò il colletto della camicia, accanto a lui. Lo spinse via per accaparrarsi più spazio dell’unico specchio del camerino, ma Camus lo spintonò a sua volta e raccolse un ventaglio di piume sul tavolo della toilette.
Lo aprì e nascose il viso dietro di esso, lasciando visibili solo gli occhi.
«Balleremo a ogni funerale.» aggiunse. «Da’ tu il segnale all’orchestra.»
«Satira spietata e critica al materialismo.» Milo ammiccò. «Facciamo arrabbiare qualche benpensante.»
«Benpensanti al Gem Saloon?» esclamò Camus con aria divertita, richiudendo il ventaglio. «Ma cosa hai bevuto?»
Quasi scoppiò a ridere, quando Milo indicò un bicchiere vuoto sulla toilette e alzò le spalle innocentemente.
In quel momento qualcuno bussò. Camus si voltò, giusto in tempo per vedere un uomo fare capolino dalla porta del camerino.
«Andiamo, tocca a voi.» comunicò. «Mio fratello sta finendo l’intermezzo.»
«Grazie Aiolia.» disse Milo, sistemandosi ancora una volta la camicia. Poi allungò la mano verso Camus, con artificiosa galanteria, e abbozzò un inchino. «Chérie
Camus gli prese la mano. Poi, gli portò le dita indietro con moderata forza.
«Conservati queste uscite per il palco.» replicò, uscendo dal camerino. «O seguirai la sorte di Monsieur Flaubert.»
«Ah, ragazzi, ditemi cosa fate stasera!» cinguettò Aiolia. «Una piccola anticipazione!»
Camus si incamminò per il corridoio, ma ebbe il tempo di passare il pollice e l’indice sulle proprie labbra rosse, a mo’ di avvertimento.
«Mi dispiace, ma dovrai aspettare ancora un po’.» sospirò Milo. «Altrimenti niente soldi… sai… superstizioni da artisti.»
Alla fine del corridoio, si iniziarono a sentire delle voci e della musica provenienti dal palco e applausi del pubblico. Alcune persone lavoravano con funi e pesi, sistemando le scenografie, mentre altri sedevano su tavoli nei loro costumi di scena, ripassando la parte. Camus si volse e si appoggiò a un pilastro, scuotendo la testa.
«Non sono una cassandra.» dichiarò con un’aria vagamente soddisfatta. «Ma so come funziona il mondo. Stasera è tutto pieno perché in borsa va male.»
Aiolia annuì subito, incrociando le braccia. «Giovedì è stato un incubo, almeno così mi hanno detto. Oggi non è andata meglio… che ottobre.»
«E tutti gli impresari vengono qui a cercare un po’ di allegria.» continuò Camus. «Oggi è il 28, giusto?»
«Lunedì, 28 ottobre 1929.» rispose Milo. «Ma perché non ti ricordi mai le date?»
Degli applausi più rumorosi invasero il retro del palco, ma Camus agitò la mano nell’aria e scosse la testa.
«A cosa mi servono le date, mi bastano gli applausi. E i soldi.» giocherellò col ventaglio, poi lo aprì di nuovo davanti al viso. «Prima o poi tutti correranno in banca a riprendersi i loro soldi per paura. E le banche falliranno. Noi invece siamo stati accorti, e avremo tutti i contanti che ci servono per andare via.»
Aiolia ridacchiò. «Voi siete matti.»
Milo si appoggiò al pilastro, accanto a Camus, e gli gettò un’occhiata complice.
«Prenderemo la prima nave per l’Australia e vivremo come due re.» mormorò, un sorriso obliquo in viso. «Se solo tu avessi ragione…»
Camus gli appoggiò in faccia il ventaglio. «L’Australia potrebbe risentire della crisi. Dobbiamo andare in Giappone, o in Russia. Fidati di me.»
«Vedi il futuro?» lo provocò Aiolia, con un’espressione poco convinta.
«Mio padre è un cretino, ma è anche un banchiere.» Camus richiuse il ventaglio e si scollò dal pilastro. «Le sue favole della buonanotte avevano questo tenore, perciò so quello che dico.»
Milo sghignazzò. «Magari anche tuo padre si trasferirà in Australia.»
«Russia.» lo corresse, secco, Camus. «In ogni caso non è affar mio.»
Aiolia si sfregò le mani.
«Siete due attori nati.» ridacchiò. «A proposito di Giappone, c’è di nuovo quel Kido tra il pubblico. Non capisco perché continui a portare le sue accompagnatrici in un club rinomato per la sua clientela omosessuale, ma tant’è…»
«Per Madame Flaubert.» ridacchiò ancora Milo, ma Camus lo mise a tacere con una gomitata.
«Altra gente rilevante?» chiese. «Percentuale?»
«Eh, da stasera dobbiamo cambiare…» sospirò Aiolia, con aria vaga. «Cinquanta e cinquanta…»
«Trenta a te, settanta a noi come al solito.» replicò Camus. «Altrimenti porto via dal locale Surt, Shura e tutti quelli che ancora s’illudono di poter diventare amici miei.»
Aiolia si portò le mani alla bocca. «No! Solo con quello che loro spendono per bere, ci pago tutto il riscaldamento di una settimana!»
«Trenta, settanta.» ripeté Milo, alzando le spalle. «Ti abbiamo anche detto dove emigrare in caso di crisi, amico. È un affare.»
«Tsk.» sbuffò Aiolia. «D’accordo. Ma dobbiamo rivedere queste condizioni.»
Un rullo di tamburi iniziò a diffondersi nel retro del palco, e le luci calarono. Aiolia alzò il pollice.
«Tocca a voi, ragazzi. Buona fortuna.»
Milo allungò la mano: questa volta Camus appoggiò la propria sopra alla sua e sorrise appena, con aria furba.
«Siamo entrati già nei nostri personaggi, o sbaglio?» bisbigliò Milo, divertito.
Camus arricciò le labbra. «Finché viviamo a New York siamo tutti Madame Flaubert.»
«Ed ecco a voi…» la voce di Aiolos accompagnò l’apertura del sipario. «Monsieur e Madame Flaubert!»
 
 
Note finali:

 
http://unicagem.tumblr.com/post/130215592562/the-signs-and-decade-fashion ????? Beh… ho affidato ai fratelli Aio il Gem Saloon per qualche tempo… in vista della crisi del 1929… (??)
  
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