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Autore: Hana_Weasley    21/10/2016    4 recensioni
“Dovrebbe essere un'Erica.” Jimin sentì qualcuno parlare dietro di lui e poi vide Yoongi raggiungerlo e accovacciarsi accanto a lui davanti al vaso.
“L'avevo comprata tempo fa, a mia sorella piacevano i fiori. Ma io non riesco a prendermene cura e quindi è in queste condizioni.”
“Quante volte la innaffi, hyung? La terra mi sembra un po' secca.” constatò il ragazzo.
“Ehm… non ricordo bene...” mormorò Yoongi.
Jimin lo guardò allarmato. “Quand'è stata l'ultima volta che l'hai annaffiata?”
“Due settimane fa? O forse erano tre...”
“Devi annaffiarla ogni giorno! Prometto che d'ora in poi verrò tutti i giorni da te per ricordartelo.”
Quando però non ricevette risposta, Jimin rivolse lo sguardo interrogativo verso Yoongi e si rese conto che il ragazzo lo stava osservando, senza muovere un muscolo.
Il suo sguardo era così intenso da farlo sentire completamente nudo ed esposto, come se tutti i suoi pensieri potessero essere palesi per l'altro ragazzo.
“Cosa c'è?” mormorò leggermente imbarazzato.
“Sei bellissimo.”
[YOONMIN]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì! Sono tornata con una nuova fanfiction! 
Questa volta si tratta di una one shot non molto one shot (sono 8000 parole, lettore avvisato mezzo salvato!) yoonmin, una delle mie otp nei bangtan!
Spero vi piaccia nonostante le quantità industriali di angst che ci troverete :3
Volevo mettere un'immagine che avevvo creato per la storia ma dopo quattro anni che pubblico su efp non ho ancora capito come si inseriscono nell'html ahaha
Detto questo, vi lascio la mia pagina facebook per chiacchierare e restare in contatto! https://www.facebook.com/hweasleyefp/

Two blue hearts locked in our wrong minds.
 
Dedico questa storia alle ragazze del gruppo "viva i kinesi gay" e in particolar modo ad Andy 
che ama l'angst tanto quanto me, anzi sicuramente di più. 
Questa è tutta per voi, ragazze <3



 

Era una sera ventilata e Jimin camminava a passo svelto, per le strade di Seoul, stringendosi nel suo cappotto nel tentativo di non far penetrare il freddo pungente nelle ossa.
Era da poco uscito dall'università e si stava dirigendo velocemente a casa per godersi finalmente del meritato riposo e una doccia rilassante.
Sembrava una normalissima sera, ma Jimin non sapeva che quella sarebbe stata l'inizio di tutto.
A quei tempi Jimin non aveva ancora ben chiaro cosa volesse dire amare qualcuno, non sapeva ancora cosa fosse la vera sofferenza e il vero dolore. Non conosceva ancora lui.
Dei rumori sinistri e delle voci ovattate richiamarono la sua attenzione e il ragazzo si voltò verso un piccolo vicoletto alla sua destra.
Aggrottò le sopracciglia tentando di comprendere cosa stesse accadendo.Vedeva due figure incappucciate l'una accanto all'altra coprire una figura rannicchiata a terra. Subito il senso della giustizia in lui emerse e cominciò a correre per fermare le due losche figure.
“Smettetela subito!” urlò, richiamando la loro attenzione. Con una lentezza esasperante i due uomini si voltarono in sua direzione e quando posarono gli occhi sulla figura del ragazzo ghignarono.
“Se no cosa ci fa, femminuccia?” lo schernì uno.
Jimin tentò di mostrarsi sicuro mentre parlava. Gonfiò il petto e prese un respiro per farsi coraggio.
“Chiamo la polizia.”
Uno dei due uomini si voltò ad osservare il compagno e poi dal nulla presero a ridere in modo sguaiato.
“Hai sentito? Chiama gli sbirri:” disse uno di loro, tra le risate incontrollabili.
Poi tornarono seri e l'altro gli si rivolse. “Ascoltami bene, ragazzino. Non ti conviene giocare a fare l'eroe a meno che tu non voglia ritrovarti con qualche osso rotto.”
Jimin indietreggiò, intimorito dalle parole dell'altro ma poi si fermò ad osservare qualcosa dietro i due uomini. Quelli, incuriositi, si voltarono giusto in tempo per vedere il ragazzo maltrattato qualche minuto prima darsi alla fuga.
L'uomo si voltò di scatto verso di lui, gli occhi ridotti a due fessure per l'ira che stava provando.
“Tu, piccola pulce che non sei altro!”
Uno dei due afferrò Jimin per bloccargli la via di fuga e l'altro alzò un braccio, pronto a tiragli il primo di una lunga serie di pugni.
Jimin chiuse gli occhi, arrendendosi al proprio destino. Si trattava di un vicolo buio e poco frequentato, nessuno lo avrebbe potuto aiutare.
Ma il colpo non arrivò.
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi e si ritrovò davanti una scena inaspettata.
Un ragazzo piuttosto mingherlino e dai capelli di un improbabile verde menta teneva stretto in una mano il polso dell'uomo che teneva gli occhi spalancati dallo stupore.
“E adesso tu chi sei, fatina?”
Il ragazzo misterioso non si scomodò neppure a rispondere alla provocazione. Semplicemente con uno strattone incrinò pericolosamente il polso dell'uomo che urlò per il dolore.
Dopodichè si occupò dell'altro brutto ceffo che dopo qualche pugno decise che la cosa più saggia da fare sarebbe stata ritirarsi.
“Me la pagherai, vedrai!” disse quello, mentre si allontanava insieme al compagno.
“Si, si, dite sempre tutti così.” lo liquidò il ragazzo, il tono della voce annoiato.
Solo in quel momento Jimin si concesse di osservare attentamente il ragazzo di fronte a sé.
Era alto più a meno come lui ma sembrava essere meno muscoloso. La pelle era chiarissima, tanto da sembrare zucchero e sul volto regnava un'espressione impassibile e apatica. I capelli verdi ricadevano a ciocche sulla sua fronte coperta. Jimin lo trovò stranamente bello, quasi etereo nonostante avesse dei tratti particolati.
“Pronto? Mi stai ascoltando?”
Jimin si riscosse improvvisamente e si rese conto di essere rimasto per un bel po' di secondi a squadrare il ragazzo.
Che figuraccia.
“Scusa, ero distratto.”
“Lo avevo notato.” ribattè quello, leggermente seccato.
Jimin ignorò il velato rimprovero e gli fece segno di continuare.
“Non dovresti stare tutto solo in questa zona di sera. È pericoloso.”
“Casa mia non è distante da qua e questa è la strada più corta.” gli spiegò Jimin. E ora questo cosa voleva da lui? Era forse sua madre?
“Beh, con il tuo bel faccino io avrei paura a girare per questi quartieri piuttosto… animati.”
Jimin arrossì all'implicito complimento che gli aveva fatto l'altro ragazzo. Perchè era un complimento vero? Jimin pensò non avesse davvero importanza.
Solo in quel momento Jimin si accorse del taglietto sul braccio del ragazzo da cui fuoriusciva del sangue.
“Sei ferito.” constatò.
Il ragazzo si soffermò ad osservare il taglio sul suo braccio.
“Non è nulla, è solo un graffio.”
Jimin allora aprì la sua tracolla e vi frugò dentro fino a quando non tirò fuori un fazzoletto di velluto.
“Tieni.”
Il ragazzo dai capelli color menta osservò per qualche istante il fazzoletto che l'altro gli stava porgendo e poi scosse la testa. “Non mi serve. Basterà leccarlo.” e dicendo quello avvicinò la bocca alla ferita, fece uscire la lingue e leccò il sangue sul suo braccio.
Durante quell'azione Jimin osservò i suoi movimenti rapito e con il respiro mozzato. Forse il ragazzo neppure se ne rendeva conto ma quello che stava facendo, la sua lentezza, risultavano assurdamente oscene ai suoi occhi.
Il ragazzo, la lingua che ancora raccoglieva i residui di sangue, posò i suoi occhi sui suoi e ghignò soddisfatto.
Jimin distolse lo sguardo velocemente mentre le guance assumevano un colorito simile al porpora.
“Sei carino quando arrossisci.” constatò il ragazzo.
Ciò non fece altro che imbarazzare ancora di più Jimin che in quel preciso istante, se avesse potuto, si sarebbe sotterrato per la vergogna.
“Allora mi raccomando, fai attenzione.” disse, mentre si avviava verso l'uscita del vicolo.
In quel momento Jimin sentì un dolore al petto. Non poteva lasciar andare quel ragazzo così affascinante e misterioso al tempo stesso in quel modo, non riusciva a capire neppure il perché ma sentiva nel profondo di dover almeno conoscere una piccola parte di lui.
“Io.. mi chiamo Jimin.” disse, speranzoso che quello gli rispondesse.
Il ragazzo si bloccò sul posto per qualche secondo, poi si voltò a metà verso di lui.
“Yoongi.” rispose semplicemente quello, per poi scomparire nel buio della notte.
Quello fu il primo incontro tra Jimin e Yoongi, la prima volta in cui quei due mondi all'apparenza così distanti entrarono in contatto. Un contatto che con il passare del tempo sarebbe diventato indissolubile, a dispetto di tutto il dolore che quei due ragazzi non sapevano ancora avrebbero provato.

*

Il giorno seguente, Jimin si trovava in auto con suo padre.
“Quindi Jimin, perché ieri sei tornato a casa così tardi?” per l'ennesima volta l'uomo tirò fuori il discorso.
“Papà, te l'ho detto… sono rimasto in università e non mi sono accorto dell'ora.” non voleva raccontargli di Yoongi e di quello che era accaduto la scorsa sera. Non sapeva neppure lui il perché ma preferì evitare.
Il padre lo guardò in cerca di un segnale di nervosismo, ma non vi trovò nulla quindi decise di credergli.
“Jimin sei ancora convinto di quel corso?”
“Non farò medicina e non diventerò un medico come te. Sono felice della mia scelta, la musica e il ballo sono la mia vita. Voglio emozionare le persone non tentare di salvare vite.” il suo tono era deciso e perentorio. Era sicuro e non voleva che il padre insistesse ancora sull'argomento. L'uomo, uno stimato medico, aveva sempre tentato di spingere il figlio a seguire la sua carriera e aveva provato a dissuaderlo quando quello aveva annunciato di voler studiare danza in un'accademia ma la sicurezza del figlio gli aveva impedito di imporsi. Sperava solo che Jimin non buttasse all'aria il suo futuro.
Jimin si voltò ad osservare fuori dal finestrino i negozi che popolavano le vie del centro quando avvistò una chioma familiare e di cui il ricordo era ancora fin troppo vivido nella sua mente.
Il ragazzo dai capelli color menta svoltò l'angolo del marciapiede e solo in quel momento Jimin si riscosse e scattò approfittando dell'auto ferma al semaforo e scendendo al volo da essa.
“Jimin, dove stai andando?!” gli urlò il padre.
“Scusa… mi sono ricordato di una cosa.” non finì neppure la frase che era già sfrecciato verso l'angolo in cui aveva visto Yoongi.
Entrò nella via ma la trovò deserta.
Dove diavolo era finito?
Improvvisamente sentì una forte mano coprirgli la bocca e trascinarlo verso il muro sporco e crepato.
“Mphf-” Jimin si dimenava e cercava di liberarsi ma la presa era troppo forte.
“Cosa vuoi da me?”
Avrebbe potuto riconoscere quella voce tra mille. Yoongi.
La presa sulla sua bocca si allentò e Jimin voltò in viso, incrociando gli occhi del ragazzo.
“Cosa ci fai qui?” chiese lui, diretto al punto.
“Sono qui per te.”
Jimin non si rese neppure conto di averlo detto perché se fosse stato conscio mai e poi mai avrebbe pronunciato quelle parole davanti ad uno sconosciuto, seppur si trattasse della verità.
Ma il ragazzo di fronte a sé lo stupì.
“Sai, mi chiedevo se sarei mai riuscito ad incontrarti, Jimin.

 

I due andarono in un parchetto poco distante e si accomodarono l'uno accanto all'altro, sull'altalena.
Per un po' stettero zitti e si persero ad osservare i bambini poco distanti giocare nel box con la sabbia e un po' invidiarono la loro innocenza e spensieratezza.
Poi Jimin decise di rompere il silenzio.
“Yoongi hyung”
“Mhm.” rispose quello.
“Quella collana, ha un significato speciale?”
Aveva notato come il ragazzo stringesse spesso tra le sue mani quel piccolo ciondolino a forma di luna ed era davvero curioso a riguardo. Tuttavia non voleva sembrare ficcanaso. Non era neppure sicuro che il ragazzo gli avrebbe risposto. In fondo erano pur sempre sconosciuti e lui non aveva il diritto di fare domande sulla sua vita.
Ma ancora una volta Yoongi lo sorprese.
“È un ricordo della mia defunta sorella.”
“Tua-”
Jimin spalancò la bocca, non aspettandosi quella rivelazione. Si aspettava che fosse qualcosa legato al massimo alla sua fidanzata, non ad una storia tanto triste. Si sentì improvvisamente in colpa per aver tirato fuori l'argomento sicuramente doloroso per il ragazzo accanto a sé.
“Io… non volevo.”
“Non importa. Probabilmente te ne avrei parlato io o comunque sarebbe saltato fuori in un modo o nell'altro.”
“Come è morta?” il ragazzo si permise di chiedere.
“Era gravemente malata da un paio d'anni ormai. Ma il dottore ci rassicurò dicendoci che ormai era fuori pericolo e le sue condizioni stavano migliorando. Fece male i calcoli e qualche giorno dopo morì nel sonno.”
Jimin stette in silenzio, tentando di metabolizzare la notizia.
“Si chiamava Yue, come la luna.”
“Non è un nome coreano.” constatò Jimin.
“No, è cinese. Mia madre lo era.”
Quell' “era” fece immaginare a Jimin che il ragazzo avesse perso anche lei, ma preferì non chiedere.
Si rese conto in quel momento di quanto quel ragazzo dovesse sentirsi solo e abbandonato da tutti.
In quel momento comprese perché non aveva mai visto Yoongi avere un'espressione felice o per lo meno serena. La sua vita non era felice e il ragazzo si stava limitando a sopravvivere e non lasciarsi cadere nel baratro.
In quel momento desiderò poter circondare le braccia intorno a quel ragazzo e sentirlo affondare il viso sulla sua spalla. Voleva essere d'aiuto, voleva essere un conforto. Voleva essere il motivo per cui Yoongi non si sarebbe fatto trascinare nel vuoto.
Lo conosceva da nemmeno un giorno, ma Jimin sentiva una profonda affinità fisica e mentale con quel ragazzo taciturno e all'apparenza distaccato.
Avevano parlato solo per qualche ora ma Jimin già sentiva di conoscerlo, più di quanto si possa conoscere una persona incontrata qualche ora prima.
Sentiva il bisogno di proteggerlo e farsi proteggere.
“Yah, Jimin-ah! Non fare quella faccia triste, sei brutto.” lo riprese il ragazzo, alzandosi e poi stiracchiandosi.
Jimin lo guardò e poi sorrise. Aveva ragione, se voleva essere la sua ancora non avrebbe dovuto mostrarsi debole.
“Ecco, questo è il Jimin che mi piace.” Yoongi gli scompigliò leggermente i capelli arancioni.
Il ragazzo non potè fare a meno di arrossire a quell'implicita dichiarazione che Yoongi gli aveva fatto.
Yoongi quando vide le sue guance rosse scoppiò in una piccola risatina e poi gli afferrò la mano, accompagnandolo a casa.
Il suono della sua risata e il suo sorriso accennato scaldarono il cuore di Jimin.


Dopo quella volta i due ragazzi cominciarono a vedersi e ad uscire sempre più spesso.
Ormai Yoongi era entrato nella routine di Jimin del tutto naturalmente e per il ragazzo era logico e giusto vedere Yoongi tutti i giorni e immaginarlo parte della sua quotidianità.
Il ragazzo più grande andava a prenderlo all'università e poi passavano tutto il loro pomeriggio a parlare del più e del meno. A volte sfioravano argomenti seri come i problemi familiari di Yoongi; altre volte Jimin si sfogava con il ragazzo per via di un litigio con i genitori o per un compito di scuola e Yoongi rimaneva semplicemente lì ad ascoltarlo con attenzione e poi iniziava a punzecchiarlo, solo per vederlo sorridere radioso. Perchè a detta sua, Jimin non era davvero lui senza il suo immancabile sorriso enorme e dolce sul volto.
Altre volte ancora invece parlavano di musica, cantanti o programmi televisivi.
Insomma, non si annoiavano mai e avevano sempre qualcosa di nuovo da raccontarsi.
Spesso parlavano di ciò stando al parco – il parco della prima volta - distesi sull'erba ad osservare il cielo o uno di fronte all'altro sulla panchina, ma non erano mancate le volte in cui Yoongi aveva offerto a Jimin di andare a casa sua.
Casa di Yoongi era un'abitazione molto umile e modesta, i muri erano bianchi e i mobili molto semplici. Era arredata in modo essenziale ma a Jimin piaceva davvero tanto. Sapeva di casa, di vissuto.
In quei momenti a casa del ragazzo, a Jimin sembrava tutto più intimo e reale.
Era conscio dell'enorme cotta che aveva per il maggiore e quando si trovavano in quella casa da soli spesso Jimin sentiva l'impellente voglia di affondare le dita nei suoi morbidi capelli e baciarlo fino a toglierli il respiro.
Ma Jimin non sapeva cosa provasse Yoongi.
Non mancavano i momenti imbarazzanti, quasi tutti provocati da Yoongi stesso, ma Jimin non voleva illudersi.
Sinceramente Yoongi non gli sembrava del tutto indifferente ma prima di provarci voleva aspettare, spaventato di poter rovinare tutto.
Jimin aveva perso la testa per il ragazzo. Amava tutto di lui, anche i suoi difetti, e Yoongi ne aveva decisamente tanti.
Amava il volto dell'altro, lo sguardo sempre perso, la pelle pallida come la neve.
Amava il sorriso che sempre più spesso spuntava sul suo viso e amava i momenti intimi a cui si abbandonavano senza neppure rendersene conto.
Come quando mentre guardavano un film Jimin poggiava la testa sulla spalla dell'amico. O il braccio di Yoongi che lentamente e titubante gli circondava le spalle nei momenti di sconforto, nel tentativo di farlo sentire meglio.
Amava il sarcasmo del ragazzo e nonostante odiasse essere messo continuamente in imbarazzo amava anche il modo in cui Yoongi riusciva sempre a farlo diventare un pasticcio ambulante che balbettava e arrossiva.
Anche quel pomeriggio si trovavano a casa del ragazzo, che si era assentato per andare al bagno.
Jimin nonostante conoscesse ormai la casa, passò il tempo a guardarsi intorno.
Una cosa che prima non aveva mai notato attirò la sua attenzione. In un angolo vicino al piccolo balconcino, per terra, si trovava un vasetto contente un fiore.
Il ragazzo si avvicinò curioso e osservò il fiore di un debole color rosa.
Jimin non era esperto di fiori e piante ma quella gli parve poco curata e sul punto di appassire.
“Dovrebbe essere un'Erica.” Jimin sentì qualcuno parlare dietro di lui e poi vide Yoongi raggiungerlo e accovacciarsi accanto a lui davanti al vaso.
“L'avevo comprata tempo fa, a mia sorella piacevano i fiori. Ma io non riesco a prendermene cura e quindi è in queste condizioni.”
“Quante volte la innaffi, hyung? La terra mi sembra un po' secca.” constatò il ragazzo.
“Ehm… non ricordo bene...” mormorò Yoongi.
Jimin lo guardò allarmato. “Quand'è stata l'ultima volta che l'hai annaffiata?”
“Due settimane fa? O forse erano tre...”
Jimin non riuscì a trattenere le risate e cominciò a ridere rumorosamente perché Yoongi era davvero pessimo con le piante. Era un motivo stupido per ridere così tanto ma Jimin trovava la cosa davvero esilarante, neppure lui capiva il perché.
Tentò di darsi un contegno e si asciugò le lacrime che erano scivolate fuori per il troppo ridere. Mentre ancora ridacchiava cercò di dirgli qualcosa. “Devi annaffiarla ogni giorno! Prometto che d'ora in poi verrò tutti i giorni da te per ricordartelo.”
Quando però non ricevette risposta, Jimin rivolse lo sguardo interrogativo verso Yoongi e si rese conto che il ragazzo lo stava osservando, senza muovere un muscolo.
Il suo sguardo era così intenso da farlo sentire completamente nudo ed esposto, come se tutti i suoi pensieri potessero essere palesi per l'altro ragazzo.
“Cosa c'è?” mormorò leggermente imbarazzato.
“Sei bellissimo.”
A Jimin si mozzò il respiro.
Il ragazzo di cui era invaghito e che ormai era sicuro di volere accanto e dal quale non riusciva più ad allontanarsi gli aveva appena detto che era bellissimo.
Era la realtà quella?
Yoongi portò una mano sulla sua guancia che cominciò a carezzare delicatamente e Jimin vi si spinse contro, bisognoso di quel delicato contatto con l'altro ragazzo.
“Sei così bello Jimin-ah. Mi fai impazzire.”
“Anche tu sei bellissimo, hyung.”
E lo pensava davvero. Yoongi era etereo, era il ragazzo più bello che Jimin avesse mai visto in tutta la sua vita.
Yoongi avvicinò il volto al suo e poggiò la fronte a quella di Jimin.
“Smettila con questo 'hyung'.” mormorò sulle sue labbra.
“Scusa.”
“Dillo. Dì il mio nome.” insistette Yoongi, non smettendo di passare la mano sulla guancia del ragazzo.
Jimin si perse per un attimo ad osservare le sue labbra rosee prima di rispondere. “Yoongi.”
In quel momento, al ragazzo parve di tornare a respirare. Si avvicinò lentamente – dando a Jimin il tempo di scansarsi se avesse voluto – e arrivò a sfiorare le sue labbra con le proprie.
Jimin non ne potè più. Annullò la distanza e posò le labbra sulle sue, assaporandole e saggiandone la consistenza morbida. Circondò il collo di Yoongi con le braccia e infilò le mani tra i suoi capelli, come desiderava fare sin dall'inizio.
Yoongi prese il suo viso tra le mani e approfondì il contatto, inebriato dalla sensazione di avere le labbra del ragazzo desiderato sulle proprie. Passò la lingua con sicurezza sulle sue labbra e Jimin socchiuse la bocca per lasciar incontrare le due lingue.
Quel contatto intimo e umido non fece che far battere il suo cuore ancora più in fretta e gli offuscò completamente la mente.
Passarono un tempo indefinito a baciarsi, fino a quando dovettero staccarsi, bisognosi di riprendere aria.
Jimin non potè fare a meno di sorridere radioso. Il ragazzo di cui era innamorato lo aveva appena baciato e ricambiava i suoi sentimenti. Non poteva che essere raggiante.
Yoongi sorrise a sua volta dinnanzi alla felicità di Jimin e gli prese una mano tra le proprie, accarezzandogliela.
Jimin si avvicinò a lui, e si rannicchiò tra le sue braccia.
Rimasero in quella posizione, escludendo il mondo circostante, per tutto il resto del pomeriggio, scambiandosi baci dolci e carezze alternati e quelli più passionali.


Quando si fece sera Yoongi decise di riaccompagnare il suo ormai ufficialmente ragazzo a casa, conscio del pericolo che l'altro correva a camminare di sera in quei quartieri.
Il freddo era pungente e Jimin tremava nel suo cappotto nero. Così Yoongi prese la sua sciarpa e gliela mise intorno al collo, prese poi la sua mano e se la infilò nella tasca, nel tentativo di tenerla al caldo.
Jimin arrossì e sorrise leggermente ai gesti gentili del compagno.
Yoongi era il tipo di ragazzo taciturno, che non parlava mai a sproposito e che raramente esprimeva i suoi sentimenti. Da quel punto di vista era l'opposto di Jimin che invece era chiacchierone, espansivo e sincero in qualsiasi cosa dicesse.
Jimin però nel poco tempo che aveva passato insieme al ragazzo aveva capito che lui era più una persona che dimostrava le cose a gesti, con i fatti.
Non credeva nelle parole, ma credeva nelle azioni. In quelle piccole cose che ad un occhio esterno potevano sembrare insignificanti ma che invece per Jimin acquisivano un profondo significato.
Per questo il ragazzo si sentì felice e perché no, amato, per quelle piccole attenzioni che gli aveva riservato il ragazzo.
Mancava ormai un solo isolato alla casa di Jimin e i due decisero di iniziare a staccarsi, il ragazzo non era ancora pronto a parlarne con i genitori; in fondo si erano appena messi insieme.
Jimin stava osservando intorno a sé le case che iniziavano a colorarsi con gli addobbi natalizi quando sentì accanto a sé un forte tonfo.
Si voltò allarmato per poi trovare Yoongi a terra, apparentemente svenuto.
“Yoongi!” Jimin si abbasso e gli prese il viso tra le mani, scuotendolo nel tentativo di svegliarlo.
“Ti prego, Yoongi, rispondimi!” continuò, mentre una lacrima solitaria solcava il suo viso.
Improvvisamente si ritrovò delle labbra sulle proprie e spalancò gli occhi per la sorpresa.
Si staccò svelto e guardò allarmato l'altro ragazzo che gli sorrideva furbo.
“Scherzetto.” sussurrò quello.
Jimin sbiancò, incredulo.
“Ti sei spaventato? Chiese l'altro, mentre ridacchiava.
Jimin non ci pensò due volte prima di colpirlo.
“Coglione!” gli disse, alzandosi e prendendo a camminare a passo spedito verso casa sua.
Yoongi si rialzò in fretta e lo rincorse, afferrandogli il polso con una mano e voltandolo verso di sé con un leggero strattone.
Appoggiò la fronte a quella di Jimin e il contatto calmò all'istante il ragazzo dai capelli arancioni.
“Scusami.” gli disse Yoongi.
“Mi hai fatto prendere un colpo. Ti prego, non scherzare su queste cose.” lo supplicò Jimin.
Yoongi annuì e promise e poi gli stampò un delicato bacio sulle labbra, per farsi perdonare.
“Mi perdoni?” chiese poi, facendo del suo meglio per sfoggiare dell'aegyo.
Jimin lo guardò e poi ridacchio. “Certo che ti perdono, cretino.” e gli accarezzò una guancia fredda.
I due ragazzi ripresero a camminare l'uno accanto all'altro fino a quando non si trovarono davanti a casa di Jimin.
Quello fece per togliersi la sciarpa e ridarla al proprietario ma Yoongi lo fermò.
“Tienila tu. Così avrai qualcosa di mio.”
Ancora una volta Yoongi dimostrò quanto tenesse a Jimin con i gesti.
Jimin annuì e affondò il viso nella sciarpa venendo travolto dall'odore di Yoongi. Sorrise.
I due si salutarono senza esagerare con la vicinanza promettendosi di rivedersi il giorno seguente.

*

Jimin e Yoongi stavano insieme da un mese e Jimin ogni giorno che passava sentiva di essere sempre più innamorato del ragazzo.
Ogni giorno era un continuo scoprirsi, rincorrersi e amarsi e Jimin non era mai stato più felice.
Giorno dopo giorno Yoongi si apriva sempre di più con lui e permetteva a Jimin di conoscere una piccola parte di lui, una di quelle più intime e nascoste.
D'altro canto, Jimin era sempre stato sincero con lui e fin dal loro primo bacio gli aveva messo in mano il proprio cuore.
Una scelta azzardata e che avrebbe potuto farlo soffrire, ma al ragazzo non importava. Sentiva dentro le sue ossa che Yoongi fosse la sua anima gemella ed era pronto a lottare con le unghie e con i denti per difendere il loro amore.
Durante quel mese Yoongi aveva fatto di tutto per apparire come un bravo fidanzato, Jimin questo lo aveva notato e gli era immensamente grato. Lo aveva portato spesso fuori e spesso si era abbandonato a smancerie da diabete, anche se Jimin era sicuro che Yoongi in realtà nascondesse un cuore di panna e amasse le coccole.
Erano semplicemente felici e si sentivano finalmente adeguati. Sembrava loro di aver trovato finalmente il posto che gli spettava nel mondo, erano stati creati l'uno in funzione dell'altro per prendersi cura tra loro e amarsi incondizionatamente.
Jimin non gli rivelò ancora quello però.
Sapeva ormai di amarlo e non gli sembrava prematuro. Era vero, lo conosceva da poco tempo, però in quel poco tempo aveva imparato a conoscerlo in uno modo tanto intimo e profondo da alterare completamente la sua percezione temporale. Gli sembrava di conoscere Yoongi da anni e quindi era stato naturale innamorarsene in un modo tanto profondo.
Gli aveva dato tutto di sé in quel tempo ma decise di tenersi per sé quelle due paroline, per preservarsi. Jimin era piuttosto sicuro dei suoi sentimenti ma non lo era altrettanto di quelli di Yoongi. Era sicuro che il ragazzo provasse qualcosa, ma non sapeva quanto i suoi sentimenti fossero profondi.
Quando ne avrebbe avuto la certezza non avrebbe però esitato a donare l'ultima, più piccola parte di sé.
In quel mese Jimin aveva inoltre passato molto tempo a casa di Yoongi. Ormai conosceva la piccola abitazione come se fosse sua e si muoveva al suo interno con naturalezza.
Yoongi non lo diceva apertamente ma in realtà amava vedere Jimin così a suo agio a casa sua. Amava vederlo tra i fornelli, con un piccolo grembiulino verde, mentre tentava di preparare al ragazzo un buon piatto e in quei momenti Yoongi non riusciva a frenarsi e doveva abbracciare da dietro il compagno, poggiargli il mento sulla spalla per poi stampargli un dolce bacio sul collo. Jimin rabbrividiva a quel contatto, per poi rilassarsi e lasciarsi andare tra le braccia protettive del suo ragazzo.
Non voleva correre ma stava considerando l'idea di andare ad abitare con Yoongi. In fondo passava davvero tantissimo tempo a casa sua ed era come se già ci abitasse.
Tuttavia non voleva affrettare troppo le cose quindi decise di andarci con calma.
Quella sera Jimin con una scusa rifilata ai genitori, era rimasto a dormire a casa sua e in quel momento i due stavano vedendo un film che passavano alla televisione.
Yoongi teneva il suo ragazzo tra le braccia mentre quello poggiava la schiena al suo petto e Jimin ci si strofinava come se fosse stato un gatto che faceva le fusa.
A dire la verità i due ragazzi non stavano propriamente guardando il film. Yoongi era occupato a lasciare carezze su tutta la coscia e il braccio del ragazzo ed era continuamente distratto dall'odore invitante dello shampoo sui suoi capelli. Jimin, d'altra parte, non riusciva a concentrarsi sul film per via di quei tocchi lascivi e momento dopo momento sentiva sempre più caldo. Arrivato ad un certo punto non ne potette più e si voltò di scatto per baciare languidamente il suo ragazzo che ricambiò soddisfatto il bacio e aprì le labbra per approfondirlo.
Senza staccarsi, Jimin lo spinse fino a farlo sdraiare sul tappeto e poi gli si posizionò a cavalcioni mentre Yoongi posò le sue mani sulla schiena robusta del ragazzo.
Jimin si staccò dal bacio e prese a torturare il collo di Yoongi che inclinò la testa per lasciargli ancora più spazio. Senza che neppure se ne rendesse conto, Yoongi fece scendere le sue mani fino a stringere le natiche di Jimin che si staccò dalla pelle candida e martoriata del compagno per gemere sommessamente per quel piacevole contatto. Yoongi aprì la bocca per scusarsi per la sua avventatezza ma venne zittito da un movimento di fianchi di Jimin che portò inevitabilmente i loro inguini a scontrarsi. Il contatto fece gemere Yoongi e Jimin sorrise, soddisfatto della sua impresa.
“Jimin-ah.” biascicò Yoongi.
“Mhm?” mormorò quello tra un bacio e l'altro sulla sua clavicola.
“Sei sicuro di voler-” il ragazzo venne subito interrotto da Jimin, che gli posò l'indice sulle labbra rosse per i baci e i morsi che si era dato.
“Ne sono sicuro. Ti voglio, Yoongi.” lo disse guardandolo intensamente negli occhi e trasmettendogli tutta la sua sicurezza e determinazione. Yoongi si sentì di poter venire solo alla visione degli occhi di Jimin più scuri e dilatati per l'eccitazione, i capelli scompigliati e le labbra gonfie.
Annuì e gli baciò una guancia per tranquillizzarlo. O tranquillizzare sé stesso.
La passione e la foga che prima sembrava averli posseduti scemarono e i due cominciarono a spogliarsi con calma, aiutandosi a vicenda e lasciandosi baci e carezze in ogni parte del corpo che veniva scoperta di volta in volta.
Quando Yoongi fu interamente nudo a Jimin si mozzò il fiato.
Era la cosa più bella che avesse mai visto. Yoongi era semplicemente meraviglioso, di una bellezza disarmante e Jimin non riusciva davvero a capacitarsene.
“Yah, non mi guardare in quel modo.” gli disse Yoongi, imbarazzato.
Non era il tipo di persona da imbarazzarsi facilmente ma quello che stava facendo era la cosa più intima che avesse mai fatto. E non perché fosse nudo, ma perché insieme al suo corpo stava mettendo a nudo anche sé stesso, il suo essere.
“Ti guardo così perché sei una meraviglia.” gli rispose Jimin e non dandogli neppure il tempo di replicare lo raggiunse e riprese a baciarlo.
In poco tempo le carezze e i baci non bastarono più e Jimin e Yoongi si abbandonarono definitivamente alla passione.
Fu una prima volta imbarazzante e non mancarono i momenti di insicurezza o gli errori.
Di per sé non fu la prima volta perfetta che ogni individuo immagina nella sua mente, ma andava bene così. Per Jimin era perfetta proprio nella sua imperfezione.
Era perfetta proprio per la titubanza, per i ridolini imbarazzati che non erano riusciti a trattenere, per il dolore, per il pasticcio che avevano combinato.
Jimin aveva semplicemente amato quella notte e non aveva esitato a dirlo a Yoongi, mentre era appoggiato al suo petto caldo e con l'orecchio poggiato proprio dove c'era il suo cuore che batteva all'impazzata. Yoongi non smise un attimo di accarezzargli i capelli e lo strinse a sé ancora di più.
Jimin poco dopo si addormentò.

 

Jimin quella mattina, quando aprì gli occhi, si ritrovò abbracciato a Yoongi che invece stava dormendo ancora. Sorride alla visione del ragazzo addormentato e nudo sul letto, coperto per metà dal lenzuolo bianco, e gli lasciò un leggero bacio sulla fronte, sperando di non svegliarlo.
Si alzò piano e si rivestì, deciso a preparare la colazione per il suo uomo e portargliela a letto per poi passare tutta la mattinata a farsi le coccole, e magari anche altro.
Arrivò in cucina, prese tutti gli ingredienti di cui aveva bisogno e mise la pentola sul fornello.
Tuttavia non vi uscì il fuoco. Jimin provò ancora per qualche minuto ma a quanto pareva c'era qualcosa di guasto. Decise allora di cercare un accendino. Iniziò a frugare tra i vari ripiani e mobili in cucina alla ricerca del piccolo strumento che in quel momento era di vitale importanza.
Stava per arrendersi quando una cosa attirò la sua attenzione nell'ultimo cassetto vicino al forno.
In mezzo, tra tovaglie e tovaglioli si trovavano dei fogli ripiegati su se stessi.
Jimin pensò fosse un posso strano in cui metterli e che probabilmente Yoongi dovesse essersi sbagliato. Jimin così li prese e curioso li aprì.
Fu il suo errore.
Quel plico di fogli conteneva tutti i suoi dati.
Vi era una sua piccola foto, il nome, il cognome, l'università, qualsiasi cosa di rilevante che era accaduto al ragazzo in quei 21 anni, era tutto contenuto in quel fascicolo.
Jimin sentì un conato di vomito e il respiro venirgli a mancare.
Cosa voleva dire tutto ciò?
Perchè Yoongi nascondeva in cucina i suoi documenti e dati?
Da quanto erano lì?
Improvvisamente la realizzazione lo colpì. Non c'erano altre spiegazioni, solo una cosa. La cosa più terrificante a cui Jimin potesse pensare.
Era così assorto in sé stesso e nella disperazione in cui stava sprofondando che non si accorse dei passi leggeri del suo compagno che era chiaramente entrato nella cucina.
“Jimin? Che succede, ti senti male?” chiese subito Yoongi, preoccupato, non vedendo il ragazzo muoversi di un millimetro.
Jimin si voltò lentamente e stranamente calmo e quando Yoongi vide ciò che teneva tra le mani spalancò gli occhi, spaventato.
“J-Jimin… ti posso spiegare.”
Lo sguardo di Jimin era vuoto e i suoi occhi mancavano del calore di cui erano soliti essere.
Yoongi si sentì giudicato e profondamente sbagliato di fronte allo sguardo di ghiaccio del ragazzo che non si scomodò neppure a rispondergli. Gli lanciò direttamente i fogli, che si sparpagliarono e caddero con una lentezza esasperante a terra, ai piedi di Yoongi.
“Come hai potuto farlo?” sbottò.
“Conoscevi la mia identità fin dall'inizio! Ti sei avvicinato a me di proposito, vero?” urlò sfogando tutta la sua ira.
“Jimin ti prego ascoltam-”
“A quale scopo? Eh, lurido bastardo?”
Se prima Yoongi sembrava voler dire qualcosa in quel momento si arrestò di colpo e abbassò la testa, sembrando sconfitto.
Jimin attese una sua risposta, almeno determinato a capire perché il ragazzo lo avesse preso in giro in quel modo e lo avesse illuso, ma quando si rese conto che non avrebbe ricevuto risposta si irritò ancora di più. Lasciò la stanza in fretta, preparò la sua borsa e in pochi minuti lasciò la casa, forse per sempre. Quando si trovò fuori dall'edificio si rifugiò al parco e pianse come non aveva mai fatto prima.
Pianse per la delusione, per il dolore, per la rabbia. Pianse perché era stato preso in giro dalla persona che amava e perché la sua vita in pochi minuti era crollata, riportandolo sull'orlo del baratro.
Pochi isolati più in là, anche Yoongi si abbandonò sul pavimento e pianse tutte le lacrime che in 23 anni della sua vita non aveva mai versato, consapevole di aver perso l'unica cosa importante e bella della sua misera vita.

*

Definire la settimana di Jimin infernale era un eufemismo.
Il ragazzo l'aveva passata per la maggior parte del tempo diviso tra l'accademia e casa.
Quando era in accademia passava la maggior parte a sfogarsi ballando, quando era a casa invece rimaneva rintanato nella sua stanza a piangere e maledirsi per essersi illuso in quel modo.
Era completamente distrutto, il suo cuore – frantumato in mille pezzi – gli faceva male e Jimin aveva perso la voglia di vivere.
Arrivò alla conclusione che fosse tutta colpa sua. Conosceva Yoongi da pochissimo tempo ed era stato così sciocco da legarsi in quel modo a lui, senza tenere conto dei suoi sentimenti o preservarsi da delusioni.
Tuttavia Jimin non poteva ancora credere a come Yoongi avesse potuto recitare in un modo tanto realistico con lui. Non capiva il motivo per il quale lo aveva avvicinato, e al momento non aveva intenzione di ascoltarlo, ma possibile che tutto quello che gli avesse detto, tutti i gesti che avesse fatto, fossero tutti stati compiuti per ingraziarselo? E a quale scopo?
Jimin avrebbe solo voluto sapere quello, ma al tempo stesso era troppo ferito e arrabbiato con il ragazzo ed era sicuro che non avrebbe avuto il coraggio di sentirlo parlare.
Jimin si illudeva che ignorare il problema fosse la cosa migliore e che ciò fosse tutto un enorme incubo.
Ma ormai era passata una settimana e Jimin mangiava sempre meno, si allenava sempre più e dormiva a mala pena tre ore a notte. Sua madre era preoccupata e non riusciva a capire perché il figlio si trovasse in quelle condizioni. Immaginava si trattasse di questioni amorose ma il figlio era chiuso nel suo mutismo e non si confidava con lei.
Le cose cambiarono una sera in cui Jimin si trovava a casa solo, avvolto nel suo pigiama di pile, i capelli scompigliati e le occhiaie agli occhi. Paradossalmente, lui era chiuso in casa ad autocommiserarsi mentre i suoi genitori erano ad una festa.
Jimin non se ne dispiacque. Non era proprio in vena di festeggiare.
Il ragazzo stava uscendo dalla cucina con la sua tazza di tisana quando qualcuno suonò il campanello.
Jimin aggrottò la fronte, non aspettava nessuno. Chi poteva essere?
Poggiò la tazza sul tavolo della cucina e aprì la porta.
Spalancò gli occhi, sconvolto dalla visione davanti a sé.
Uno Yoongi dall'aria sconvolta si stagliava di fronte a sé.
Aveva i capelli bagnati appiccicati alla fronte, grosse occhiaie gli circondavano i piccoli e profondi occhi che sembravano aver perso la loro luce. Il volto era più pallido del solito e a Jimin sembrò tremendamente trasandato.
“Che cosa ci fai qui?” chiese.
“I-io...” Yoongi stava per parlare quando crollò sul pavimento.
Jimin gli si fece subito accanto e si assicurò che il ragazzo non avesse la febbre. Non sembrava ma era visibilmente debole. Jimin allora lo strinse a sé e lo prese in braccio, per poi portarlo sul divano di casa sua. Lo fece stendere e poi si sedette accanto a lui, prendendogli d'istinto la mano e carezzandogliela.
“Che cos'hai?” la preoccupazione era evidente nella voce di Jimin.
“Nulla, Jimin. Sono solo un po' debole, ma non importa.” disse, per poi issarsi.
“No, devi riposarti!”
“No, devo prima parlarti. Devo dirti tutta la verità.”
“E se io non volessi sentirla?” domandò titubante.
“Non me ne frega nulla. Ho bisogno che tu mi ascolti, solo dopo ti permetterò di odiarmi.”
“Non ti odio.” rivelò. Ed era la verità. Era arrabbiato, furente e deluso, ma non lo odiava. Voleva dannatamente farlo, ma non gli riusciva. Lo amava troppo per farlo.
“Mi sono avvicinato a te per vendetta.” rivelò.
“Che...”
“Yue venne uccisa da tuo padre, Jimin.”
“Che diavolo stai dicendo?” Jimin non poteva credere a quello che stesse dicendo. Come poteva suo padre aver ucciso la sorella di Yoongi? E come poteva anche solo pensare di farsi perdonare utilizzando quell'espediente?
Fece per aprire la bocca ma venne fermato da Yoongi.
“Fammi almeno finire di spiegare.” Jimin prese un respiro e cercò di calmarsi, decidendo di dare una chance al ragazzo.
“Mia sorella era in cura presso tuo padre. Lui sbagliò la diagnosi e la dichiarò fuori pericolo. Quella notte stessa Yue si aggravò improvvisamente e alla fine morì. E la colpa fu tutta del dottor Park, tuo padre. Quel giorno decisi che mi sarei vendicato di tuo padre; lo avrei fatto pentire di aver ucciso mia sorella. Era l'unica persona al mondo che non se lo meritava ed è andata a finire così.”
Quando Yoongi alzò lo sguardo verso Jimin si stupì di vedere il suo volto bagnato dalle lacrime che copiose scendevano lungo le sue guance.
“Mi dispiace.” disse quello. “Mi dispiace per tutto quello che è successo.” si coprì il volto con le mani, nascondendosi.
“Non devi dispiacerti.” mormorò imbarazzato Yoongi. Non voleva che Jimin piangesse, vederlo soffrire lo uccideva.
Jimin prese un respiro profondo per darsi un contegno e riuscire a parlare.
“C'è una cosa che però non capisco, cosa c'entro io in tutto ciò?”
Yoongi si fece titubante. Ora arrivava la parte difficile.
“Io non sapevo all'inizio come vendicarmi di tuo padre. Poi un giorno ti vidi per caso e pensi di avvicinarmi a te per poi lasciarti distrutto. Ero sicuro che quello avrebbe fatto molto più male che una semplice bravata o un pugno in faccia.”
Jimin si sentì morire dentro. Era quella la verità quindi? Era stato utilizzato solo per una vendetta?
“È così allora? Tutto quello che hai condiviso con me in questi mesi erano tutte bugie?” a Jimin venne di nuovo da piangere ma si sforzò di trattenersi, per amor proprio.
“No. Ed è proprio questo il punto.”
Il ragazzo era visibilmente confuso, non riusciva a capire dove volesse andare a parare Yoongi.
“Io ho cercato con tutto il mio cuore di odiarti e disprezzarti, ma più ti conoscevo e più mi piacevi e incuriosivi.
Mi piaceva il modo in cui mi sentivo quando ero con te, come se finalmente qualcuno mi apprezzasse per quel che ero. Mi piaceva il tuo sorriso e la tua sensibilità. Mi piaceva la tua risata e la tua innocenza.
Più cercavo di allontanarti e più mi rendevo conto di quanto in realtà ti desiderassi.” a quel punto anche Yoongi stava piangendo. Era la prima volta che Jimin lo vedeva piangere e aprirsi in quel modo con lui.
“Jimin, io mi sono innamorato di te. E non sapevo cosa fare perché da una parte pensavo a mia sorella e alla promessa fatta che sapevo non avrei più potuto mantenere e dall'altra pensavo a quanto ti amassi e la tua presenza nella mia vita fosse diventata così importante.”
Yoongi si avvicinò a Jimin e gli accarezzò una guancia delicatamente.
“Ti prego, Jimin, perdonami. Scusami per essermi comportato in modo così vigliacco ma ti prego resta al mio fianco.”
E Jimin non ebbe bisogno di altro.
Aveva capito le motivazioni che avevano spinto il ragazzo a comportarsi così e probabilmente ance lui avrebbe tentato ogni via se gli fosse accaduto qualcosa di simile.
Yoongi lo amava però e questa era la cosa più importante per lui e che valeva più di ogni altra cosa. Yoongi lo amava e Jimin amava lui, a discapito di tutto.
Lo abbracciò di slanciò quindi e lo cullò tra le sue braccia mentre entrambi piangevano per l'intensità delle cose appena dette.
Poi Jimin si staccò leggermente, gli prese il volto tra le mani e lo avvicinò al suo baciandolo con delicatezza e imprimendoci tutto l'amore che riusciva a trasmettere. Mise fine a quel breve bacio e poggiò la fronte sulla sua.
“Ti amo anche io, Yoongi.”
Yoongi allora sorrise tra le lacrime e lo baciò nuovamente, questa volta con più trasporto.

*

 

L'appartamento di Yoongi non aveva stufe o caloriferi, erano solo i loro corpi a riscaldarsi tra di loro e per aver un minimo di tepore Jimin e Yoongi si sfioravano continuamente.
Una mattina Yoongi svegliò Jimin e dopo essersi rilassati un po' sul letto e aver fatto colazione erano usciti di casa.
“Dove stiamo andando?” chiese Jimin, afferrando la mano di Yoongi coperta dal guanto di lana.
“Poi vedrai.” rispose semplicemente quello.
I due camminarono mano nella mano per un tempo indefinito fino a quando non raggiunsero un grosso cancello arrugginito.
Yoongi vi entrò, seguito da Jimin che subito realizzò dove si trovassero.
Un cimitero.
Yoongi camminò tra quelle pietre con sicurezza, sapendo già dove avrebbe trovato ciò che cercava e dopo qualche istante rallentò il passo, fino a fermarsi di fronte ad una lapide bianca ed immacolata con una foto di una bambina dall'aspetto dolce, con dei lunghi capelli corvini e un sorriso brillante. Assomigliava molto a Yoongi.
Yoongi non proferì una parola mentre prendeva i fiori appassiti dal vaso poggiato sul marmo e li sostituiva con un mazzo di Eriche comprate poco prima. Finito ciò si alzò, affiancando Jimin.
“Yue, volevo presentarti Jimin.” disse e Jimin potè percepire nella sua voce un misto di fierezza e paura. Gli strinse la mano per fargli forza.
“L-lui è l'amore della mia vita. È quello che ho cercato fino ad ora e finalmente l'ho trovato e… sono felice, Yue. Sono finalmente felice.”
Jimin sorrise a quelle parole e strinse a sé il ragazzo che per qualche istante si fece cullare dalle sue braccia. Dopo di chè si rivolse alla tomba.
“Grazie Yue per esserti presa cura di lui. Prometto che lo amerò sempre e che lo proteggerò anche a costo della mia vita. Amo tuo fratello più di ogni altra cosa al mondo.”
Da fuori poteva apparire come una cosa stupida da fare, parlare ad una tomba, ma Jimin era mortalmente serio e stava cercando davvero di mettere nelle sue parole tutto l'amore e la devozione per Yoongi che gli fu immensamente grato.
Yoongi poi si abbassò all'altezza della lapide, come a voler essere alla stessa altezza di sua sorella.
“Yue, scusami. Tuo fratello non è riuscito a mantenere la promessa. Ma in compenso ho trovato finalmente la pace e spero tanto che tu sia felice per me, perché io lo sono.” una lacrima sfuggì e scivolò lungo la sua guancia.
“Ti voglio tanto bene, piccola.” fu questo il suo congedo.
Tornarono a casa e Jimin passò tutto il pomeriggio a consolare il suo ragazzo.

*

“Jiminnie, mi hai fatto spaventare svegliandomi così all'improvviso!” disse Yoongi mentre seguiva la figura del compagno che raggiungeva il bordo del tetto per sedercisi ed avere una perfetta visuale dell'orizzonte.
“È la mattina di capodanno! Dobbiamo assolutamente vedere l'alba!” replicò quello, costringendo poi il suo ragazzo a sedersi accanto a sé.
“Ma sono solo le cinque e mezza del mattino...” borbottò quello facendo ridacchiare Jimin.
“E poi avrei preferito fare ben altro la mattina di capodanno.” ammiccò in sua direzione ricevendo uno scappellotto dal suo ragazzo.
“Pervertito!”
Attesero l'alba parlando del più e del meno, come sempre e rimanendo abbracciati per riscaldare i loro corpi congelati per via della bassa temperatura.
Poi il sole fece finalmente capolino da lontano e i due ragazzi rimasero ammaliati ad osservare la sua venuta, Jimin con la testa sulla spalla di Yoongi che accarezzava distrattamente la coscia del più piccolo.
“Che meraviglia!”
“Già. Non mi era mai capitato di vedere un'alba così bella.” replicò Yoongi.
Il ragazzo poi prese la grossa coperta in cui si era avvolto quando Jimin lo aveva svegliato e gliela porse, coprendosi insieme. “Ti prenderesti un raffreddore così.”
Jimin sorrise al gesto gentile del suo ragazzo. Ancora una volta, erano sempre quelle piccole cose a renderlo più felice.
Yoongi si voltò in sua direzione e la sua espressione divenne stupita.
“Hai le labbra viola.” spiegò.
Prese il suo mento tra le dita avvicinando il volto a quello del ragazzo e stampandogli un dolce bacio sulla bocca. Gli prese poi la mano e cominciò ad accarezzarla delicatamente.
“Ti amo, Jimin.”
“Che vuol dire questo cambiamento improvviso?” Yoongi non glielo diceva spesso e non lo faceva mai con quella leggerezza.
Yoongi ghignò. “Si tratta di quello che proviamo, perché dovrei trattenermi se mi sento di dirti che ti amo?”
Jimin lo guardò per qualche istante e poi scoppiò a ridere, colpendolo giocosamente ad una spalla.
“Smettila di dire cazzate, sei ubriaco?”
Yoongi sorrise all'allegria del suo ragazzo, la cosa più importante di tutta la sua vita e da cui dipendeva la sua felicità.
“Mi sento immensamente fortunato ad averti conosciuto. In questo momento sono davvero felice.”
Jimin sorrise e accarezzò i morbidi capelli di Yoongi che aveva appoggiato la testa alla sua spalla.
Rimasero così per molto tempo fino a quando Jimin non parlò.
“Yoongi? Ti sei addormentato?”
Volse lo sguardo verso di lui e sorrise vedendo il suo ragazzo addormentato. Sembrava un angelo.
Gli baciò la fronte e poi si rivolse poi all'orizzonte.
“Anche io sono felice.”

*

Yoongi dopo quella volta non assistette mai più ad un'alba.
Jimin si sentiva dilaniato nel profondo. Yoongi glielo aveva promesso. Gli aveva promesso che sarebbe sempre stato accanto a lui, fino a quando non sarebbero morti e anche oltre e invece non aveva mantenuto la promessa.
Jimin aveva passato gran parte del suo tempo a piangere e si era rifiutato di ritornare a casa con i genitori. Yoongi non c'era più ma nella sua casa a Jimin sembrava di sentirlo più vicino. Si era così preso cura dell'abitazione riuscendo almeno in quei pochi momenti a non lasciarsi sopraffare dal dolore.
“Oh!” Jimin posò lo sguardo sull'Erica e si rese conto di non averla mai annaffiata da quanto era rimasto da solo. Si era completamente dimenticato di quella piccola piantina così importante per loro. Si sentì in colpa e andò lì vicino per nutrirla quando si accorse di un foglio ripiegato che si trovava sul terriccio, all'interno del vaso.
Jimin tremando prese il foglietto e lo aprì titubante.

Caro Jimin,
Quando leggerai questa lettera io probabilmente non ci sarò più.
Sai quanto per me sia difficile esprimere i miei sentimenti ma sento la necessità di farlo.
Per te, e anche per me.
Il dottore ha detto che non diventerò mai adulto.
Ho dei seri disturbi al cuore e quindi sono soggetto a degli attacchi.
Sai, quella volta, quando pensavi fossi svenuto avevo avuto uno dei miei attacchi;
non ti dissi nulla perché non volevo farti preoccupare.
Con il tempo questi attacchi non fanno altro che peggiorare e ormai penso
che mi sia rimasto poco tempo a disposizione.
Avevo inizialmente deciso che mi sarei vendicato entro l'anniversario
della morte di Yue, quindi capodanno, ma non avevo messo in conto
che mi sarei innamorato veramente di te.
Quando Yue è morta ero convinto che ormai non fosse rimasto più nulla di me.
Che il mio cuore fosse morto insieme a lei e che io fossi semplicemente un
involucro di pelle senza vita.
Invece sei arrivato tu.
Sei arrivato tu che hai scombussolato la mia intera esistenza senza chiedere nulla in cambio.
Io sono come l'Erica, prima il mio cuore era arido e secco, bisognoso di acqua
per sopravvivere ma nessuno sembrava capirlo.
Tu mi hai fatto rifiorire.
Tu hai riscaldato il mio cuore e hai fatto rinascere in me la voglia di vivere.
Ti amo, Jimin, per sempre.
E neppure la morte potrà cancellare questi sentimenti. Neppure la morte potrà impedirmelo di provarli.
Incontrarti ha rappresentato la mia unica fonte di salvezza.
Tu hai regalato un senso agli ultimi mesi della mia misera esistenza.
Mi sento fortunato.
Scusami per tutto il dolore che ti ho arrecato e che ti arrecherò in futuro.
Sono un codardo e non ti ho detto nulla, ma almeno questi ultimi mesi di vita ho voluto
passarli con la persona che amo e amerò sempre.
Ti amo.
Ti ricorderò per sempre.
Sempre tuo, Yoongi.

 

Jimin non si era neppure accorto di star piangendo se non quando vide il foglio bagnarsi di calde lacrime. Subito lo ripiegò per non rovinarlo e se lo portò al petto, all'altezza del cuore.
Mentre piangeva, accasciato a terra, vicino alla piantina di Erica, Jimin sorrise.
Prese l'innaffiatore e nutrì il fiore.
D'ora in poi Yoongi non avrebbe più sofferto la sete.


 

 

 
  
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