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Autore: Meli_    23/10/2016    1 recensioni
«Esprimi un desiderio.»
"Nah, non può succedere davvero."
Sbuffai, mia zia era strana mi stava contagiando con la sua stranezza.
Però... Volevo comunque provare.
Così presi un bel respiro e dissi «Voglio andare nel dormitorio degli EXO. Adesso.» sottolineai l'ultima parola con uno strillo più acuto e attesi.
[...]
All’ improvviso il ragazzo scattò a sedere «Gli angeli se si innamorano di un essere umano, diventano umani a loro volta… Ma solo se l’amato ricambia il sentimento… Mia! -mi prese il viso tra le mani- e se diventassi il dodicesimo membro degli EXO?»
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Kris, Kris, Nuovo personaggio, Sehun, Sehun
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21 – What are you? A potato?
 
La prima cosa che Kris disse, una volta che si fu ripreso dal decimo svenimento della giornata, fu: «Siamo a Jeonju.»
Kai si passò una mano sul viso. «Sì.»
«In piena campagna, lontani dalla civiltà.»
«Esattamente.»
«E quella specie di criceto è il nuovo membro degli EXO.» Il leader indicò l’angioletto con il capo.
«Certamente.»
«E siamo anche senza benzina.»
Silenzio. «… Okay, chi di voi due mocciosi gliel’ha detto?!», abbaiò Baekhyun dopo qualche secondo.
Io e Jongin ci guardammo e scrollammo le spalle. «Tu adesso, genio», dissi, con il tono più calmo del mio repertorio. Certe volte la sua stupidità ha il potere di sorprendermi, pensai.
Baekhyun sbiancò. «Oh…» Si grattò la nuca. «La prossima volta che volete che YiFan mi ammazzi, avvisatemi.»
Kris tacque e rimase immobile sul sedile del passeggero. Fissava il vuoto con un’espressione da morto dipinta sul viso pallidissimo. Inutile dire che era più inquietante dello spaventapasseri che per poco non ci aveva fatto venire uno di quegli infarti di proporzioni bibliche.
«Non dovete preoccuparvi», esordii. «Possiamo chiamare gli altri e farci venire a prendere.» Tutta convinta, estrassi il cellulare dalla tasca dei pantaloncini. Premetti qualche tasto, ma era spento, morto, kaputt. Ovviamente, la batteria era completamente scarica.
Devo smetterla di scaricare foto di Zelo da Twitter per tutto il giorno, borbottai tra me e me, mentre un sorriso finto affiorava sulle mie labbra. «Eh, eh, eh.» Ridacchiai. «Mi sa che il mio telefonino è inutilizzabile al momento.»
Menomale che esisteva Kim Jongin. «Il mio funziona! ‒ Agitò il suo Samsung di ultima generazione in aria e poi cominciò a smanettarci. ‒ Oddio, ci sono anche cinque tacche! Questo posto è fantast-», si bloccò di colpo ed emise un lamento prolungato, come quello di una pecora che viene castrata.
«Che succede?!», domandò Baekhyun, tenendosi a distanza di sicurezza da Kris. A proposito, non si era ancora mosso. Probabilmente era ancora sotto shock, oppure era stato punto da una zecca.
«Ho appena perso l’occasione di catturare Pikachu», rispose Jongin con le lacrime agli occhi. «Era in macchina, sul naso di Kris Hyung! Ma è sparito!»
Stava davvero giocando a Pokemon Go in una situazione critica di questo genere?! La mia stima per lui cresceva a dismisura. «Se trovi Ponyta, dimmelo», esclamai, saltellando sul sedile.
«La farò catturare a te!»
Emisi una serie di uggiolii. «Ahw, che dolce!»
Kris mimò un conato di vomito. «Che cosa romantica», brontolò. A quanto pare si era appena svegliato dallo stato catatonico in cui era caduto.
«Buongiorno, Bell0 Addormentato», sghignazzai.
Lo sguardo che mi lanciò ebbe il potere di farmi scorrere un brivido lungo la spina dorsale. «Non sei nella posizione di poter scherzare. È tutta colpa tua», sibilò, con quanto più veleno possibile.
«Colpa mia?!», urlai. «Come potrebbe essere solo lontanamente colpa mia?!» Ero indignata. Voleva cercare un fottutissimo capro espiatorio, il signorino.
YiFan ridacchiò e si sistemò meglio sul sedile. «Se tu non fossi mai venuta  nel nostro dormitorio, non saresti mai uscita con Jongin, e non ci saremmo mai trovati in una campagna sperduta nel mondo.» E sembrava proprio convinto di quello che stava dicendo.
Assottigliai lo sguardo. Voleva la guerra? E guerra avrebbe avuto. «E se tu non ti fossi intromesso nel nostro appuntamento, attirando l’attenzione di quelle pazze scatenate, non saremmo stati costretti a scappare con la coda tra le zampe.»
Sicuramente aveva fiutato l’aria di una sfida all’ultimo insulto. «Se tu non avessi fatto una scenata vedendomi lì, non saremmo stati nella merda fino al collo come adesso.»
«Se tu non fossi così idiota-»
«Se tu non fossi così acida-»
«Se voi due non foste così dannatamente rompicoglioni…», si intromise Baekhyun, roteando gli occhi. «Così non si può continuare, sembrate dei bambini!» Incrociò le braccia al petto e ci guardò come una madre che aveva sorpreso i suoi figli a rubare i biscotti.
Jongin, intanto, cercava di accendere il suo telefono. Era scarico anche quello. Lo sapevo che la sfortuna prima o poi ci avrebbe trovato e ci avrebbe inculato davanti, di dietro e di lato.
«Cosa dobbiamo fare, allora?», sbottò Kris.
«Ve lo dico io cosa dovete fare. Intanto, Jongin ed io andiamo a cercare aiuto e altre forme di vita umane, ‒ rispose prontamente l’angioletto, con fare da saputello, ‒ voi resterete qui a urlarvi tutto ciò che non sopportate l’una dell’altro.» Kai sollevò la testa e si indicò, poi scosse il capo.
Sollevai un sopracciglio. «E questo dovrebbe aiutarci a superare le nostre divergenze?», domandai, confusa. Sembrava più un modo per giungere piano piano all’omicidio.
«… no. Voglio solo che litighiate quando non ci sono. Siete abbastanza fastidiosi, per i  miei gusti.» Detto questo, aprì la portiera con un poderoso calcio. «Jongin, andiamo.»
Il main dancer mi lanciò un’occhiata supplice. «Non vogl-», iniziò; ma l’urlo isterico di Baekhyun lo fece saltare sul posto: «KIM JONGIN!»
Il ragazzo uscì dall’auto e si fiondò fuori, chiudendosi lo sportello alle spalle.
Kris fece per lanciarsi all’inseguimento, ma lo fermai con tre brevi, dure e coincise parole. «Dove diavolo vai.» La mia voce sembrava quella di Gandalf durante un colloquio con Saruman.
Lui si voltò verso di me, guardandomi come se fossi pazza. «Non mi fido di quel tizio. Farà del male a Kai.»
«La tua aria da saputello mi da sui nervi. Sai, ho controllato, il tuo nome non è Google, quindi non pensare di sapere tutto», sibilai a denti stretti. «Consegnerei la mia vita nelle mani di Baekhyun.»
Che carina che sei, ma nemmeno io metterei la mia vita nelle mie mani.” Disse l’angioletto con una risatina.
Così non mi aiuti.” Sbottai.
«Io non lo conosco!», sbottò il leader, scuro in volto.
Le mie mani imploravano di schiaffeggiare Kris dritto in faccia. «Ma io sì, e se non mi fidassi di Baek, non avrei mai lasciato Jongin da solo con lui!», replicai, sull’orlo di una crisi di nervi.
YiFan roteò gli occhi. «Certo, come no.» Il suo tono di voce non mi piacque per niente.
Strinsi i pugni e dissi a denti ermeticamente stretti. «Francamente, sei la persona più insopportabile che io abbia mai conosciuto.» Combattei contro me stessa per non uscire, staccare un braccio allo spaventapasseri e prenderlo a bastonate sulla testa.
«Senti chi parla», ribatté lui, senza degnarmi di uno sguardo.
Silenzio. «Sei… ‒ mi morsi la guancia per non urlare una parolaccia talmente brutta che anche il capo della triade cinese sarebbe impallidito  ‒ … prepotente!»
«E tu sei viziata.»
«Maleducato!», gracchiai. «Presuntuoso!» Gli lanciai il mio telefonino in un impeto di rabbia, ma lui abbassò la testa appena in tempo. «Pomposo, ingrato, impossibile, fastidioso!»
Il viso del ragazzo aveva assunto una strana colorazione di rosso. «Se tutte le donne che ragionano sono come te, meglio nascere acefala.»
Ero stanca di tutta quella cattiveria gratuita. «Quando ti guardo negli occhi, mi rendo conto che è più facile parlare ad una trota lessa nel piatto, che cercare di farti capire anche il più elementare dei concetti.»
«La smetti di insultarmi?!», ululò Kris.
Le mie labbra si mossero da sole. «Non ti sto insultando. Ti sto descrivendo.»
«Io ti…», cominciò lui.
«-odio!», completai io.
Non seppi come, ma mi ritrovai a guardarlo dritt0 in viso. Non riuscii  a trovare un altro pretesto per litigare, perché mi persi nel suo sguardo sexy e accattivante.
Forse fu per colpa della gravità, o della quantità di testosterone nell’aria, paragonabile a quello degli ippopotami nella stagione degli amori, ma Kris si avvicinò a me e premette con forza le labbra sulle mie.
Sbam.
Erano così soffici e dolci, sapevano quasi di miele…
No, okay.
Il cuore mi batteva velocemente nel petto, avevo gli occhi sbarrati e non riuscivo a respirare, un po’ perché ero praticamente schiacciata contro YiFan e un po’ perché non mi aspettavo di baciarlo dopo una violenta discussione come quella.
Ora, ero davanti a due opzioni: staccarmi di scatto prima di lui e far finta di essere disgustata (sì, il leader baciava davvero bene) oppure chiudere gli occhi, lasciarmi andare e fare la figura dell’idiota innamorata. Pensa, Mia, pensa. Optai per la prima. Di sicuro mi stava prendendo in giro sfruttando l’amore infinito che provavo per lui, e non potevo permetterlo. 
Feci un salto enorme e mi pulii la bocca con il dorso della mano. «Come ti permetti?!», strillai, viola come una melanzana.
Lui sorrise. «Che c’è?», chiese leccandosi le labbra.
Questo è un colpo basso, idiota!
«Mi hai baciata!» urlai, fuori di me, incazzata nera con lui perché sì, diamine, ho amato quel debole contatto.
«Ma ti è piaciuto, vero? Zitta, che si vedeva da lontano un miglio che stavi per svenire dalla felicità.» Dio, come mi prudevano le mani.
Avrei voluto cancellargli quel sorrisino beffardo dalla faccia una volta per tutte, magari premendo la sua faccia contro la grattugia.«No, ma che dici!»
YiFan non demorse. «Dimmi, hai mai baciato qualcuno in vita tua? Sei più inesperta di quanto pensassi…» Scosse la testa e ridacchiò, come se avesse sentito una così divertente barzelletta.
«Beh… Se le mie labbra non sono state di tuo gradimento, potevi fermarmi! Perché non l’hai fatto?!» replicai, incrociando le braccia, offesa a morte.
«Forse perché, ‒ si indicò, facendo una ridicola posa sexy, ‒ sono un ragazzo?»  
Questa volta fu il mio turno. «O forse perché, ‒ mi scostai i capelli dal viso con fare da sassy queen, ‒ non hai saputo resistermi.»
Il sorrisetto gli morì sulle labbra. Avevo colpito nel segno? «Io? Te? Lo sapevo che desideravi quel bacio più di chiunque altro.»
«No, tesoro, è qui che ti sbagli, ‒ lo indicai, ‒ a me piace Jongin, ecco perché sono uscita con lui! E tu, oddio! ‒ Scoppiai a ridere fino alle lacrime, ‒ Eri geloso! Ecco perché ti sei intromesso! Io ti piaccio!»
«N-non dire cavolate!», balbettò Kris, rosso in viso. «T-tu non mi piaci, okay? Volevo solo baciare un essere umano di sesso femminile, dato che vivo con dieci maschi!»
Annuii, al settimo cielo, e mi morsi le labbra. «È vero, non ti piaccio», esordii, congiungendo le mani. Poi emisi un urlo da valchiria. «Ti piaccio da impazzire!» E gli diedi un pugno scherzoso sulla spalla.
«Sei impossibile», brontolò. 
«Non neghi~», canticchiai.
YiFan alzò gli occhi al cielo, ma le sue guance erano porpora. «Senti, bella, ti ho baciata soltanto perché sei una ragazza!»
Che cosa? «Una ragazza?» Corrugai la fronte.
«Certo. Cosa sei allora, una patata?»
Serrai la bocca in una linea retta. «Ti rendi conto che se lo dovesse sapere Jongin, ci resterebbe malissimo?», chiesi, lanciandogli un’occhiata omicida.
Lui incrociò le braccia. «Basta dire che hai fatto tu la prima mossa. Kai si fida di me.» Che grandissimo pezzo di cretino. Per un momento, ho pensato di non essergli più antipatica! E invece… farebbe di tutto per farmi soffrire ed allontanarmi dagli altri ragazzi.
«Tu… Io…», balbettai; ma, siccome la furia aveva preso il sopravvento ed il mio cervello si rifiutava di produrre una frase di senso compiuto, lanciai un grido esasperato ed aprii lo sportello.
«Dove stai andando? Baekhyun ha detto di rimanere qui dentro e dire cosa odiamo di più l’uno dell’altra!»
Uscii dall’auto e gli chiusi la portiera in faccia. «Ovunque, basta che sono lontana da te.»
«Ma-», protestò la Torre.
Non riuscivo più a stare calma e controllata (quel ragazzo urtava il mio sistema nervoso come pochi); perciò mi misi ad urlare. «Senti, caro, se ti caghi in mano mentre stai un secondo da solo, non è certo colpa mia! Devo pensare, devo fare una passeggiata da sola, devo fare in modo che il mio istinto omicida non prevalga; tutto chiaro?!»
Lui fece una cosa molto stupida. Abbassò il finestrino e si sporse verso di me. Ma cosa non aveva capito del fatto che non scherzavo quando dicevo di voler porre fine alla sua vita? «Sei davvero arrabbiata!», fu tutto ciò che disse.
«No, no, ‒ scossi la testa, sarcastica, ‒ mi sta solamente uscendo il fumo dalle orecchie e vorrei metterti un cactus nel naso, ma non sono arrabbiata. Tranquillo.»
Mi girai e cominciai a camminare. Era buio, quel posto faceva paura, ero senza luce e tutta la campagna era pervasa da suoni inquietanti.
Ma non volevo assolutamente che quell’idiota mi vedesse piangere. 
  
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