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Autore: GettAmourZe    27/10/2016    2 recensioni
Un nuovo viaggio aspetta Ash Ketchum e Pikachu, stavolta in un'avventura intrapresa per riscoprire chi sono e i loro obbiettivi!
Nella regione di Forsia intraprenderanno un viaggio per definire loro stessi. Vagando in un labirinto di dubbi e crescita, dovranno trovare la via per un futuro molto diverso da quello per cui avevano iniziato a viaggiare.
Combatteranno per realizzare il loro sogni e ristabilire l'equilibrio tra luce e oscurità, accompagnati da nuove e vecchie conoscenze... tra cui qualcuno molto speciale.
Amourshipping (AshxSerena)
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Pikachu, Serena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Anime
Capitoli:
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"Allora Olivio, dimmi pure! Ti ascolto"

"Come ben sai ultimamente sto studiando i fenomeni che portano un Pokémon a diventare più forte di un altro a seconda del legame che ha con il suo allenatore. Il suo superare un limite massimo conosciuto… purtroppo le mie ricerche per ora non mi stanno portando chissà dove. Dovrei lasciare il laboratorio per viaggiare ma ho parecchi impegni e nessuno a sostituirmi” Il collega spiegò.

“Hmmm...”

“Questo però non significa fermare le mie ricerche..." continuò Olivio con tono determinato. “Ed è per questo che ti ho contattato!”

Oak alzò un cipiglio confuso "Sono ben disposto ad aiutarti, ma sai che le mie ricerche si concentrano su altro"

"Lo so, lo so, il mio piano era un altro. Non posso partire, ma potrebbe farlo qualcuno al mio posto! Ho sempre svolto ricerche per lo più personali quindi non ho molte conoscenze, ma tu sì! Non hai qualcuno da mandare al laboratorio? Qualcuno di capace e competente che possa mandare sul campo?”

"Qualcuno da mandarti…” Iniziò a ragionare Samuel. Una persona ovvia gli venne subito in mente, il suo sguardo rivolto verso il giardino dove Ash e i suoi amici erano riuniti a mangiare confermava i suoi pensieri. 

Chi meglio di lui poteva aiutare Olivio? E come meglio poteva aiutare anche il ragazzo? Avrebbe colto due piccioni con una fava "Mio caro collega, credo di avere la persona giusta per te!" concluse infine.

Olivio lo guardò intrigato "E dimmi... chi sarebbe?"

"Hai sentito di quello che è successo a Kalos, vero? Quel caos causato dal ricercatore Elisio che ha controllato un Pokémon Leggendario?" Gli chiese Oak.

Olivio annuì. In tutto il mondo erano state trasmesse immagini e riprese dell’accaduto, centinaia di servizi giornalistici si erano focalizzati su quello per settimane. Tuttavia le informazioni recepite al di fuori di Kalos erano state enormemente filtrate. Poco si sapeva su chi avesse fermato il pazzo criminale e le dinamiche dei fatti, per motivazioni di vario tipo. Da un lato c’era il moralismo; il rifiuto di rendere gossip un disastro che aveva portato via molte vite umane. 

Dall’altro vi era una semplice mancanza di dati, tenuti nascosti dagli esperti per evitare che qualche pazzo sgravato decidesse di metterci il naso e tentare qualcosa di simile nuovamente.
Infine, a contornare il tutto vi era una questione diplomatica. Concentrare le discussioni su quell’argomento avrebbe spaventato gli stranieri, il turismo a Kalos sarebbe diminuito in modo esponenziale e l’economia della regione ci avrebbe rimesso.

Il poco che era stato reso pubblico era il nome del criminale e qualche vaga informazione sugli eroi che lo avevano fermato. Olivio per mesi aveva provato a saperne qualcosa, il suo status gli avrebbe dovuto permettere di sapere di più, tuttavia il collega Platan non si trovava al laboratorio per delle ricerche sulle origini di Xerneas e Yveltal e parlargli era impossibile. 

Ciò che le assistenti del professore kalosiano erano riuscite a dirgli era che l’allenatore principalmente coinvolto era originario di Kanto, altro motivo per cui si era rivolto all’amico.

Oak non poté che parlare con orgoglio di Ash e dei suoi traguardi, dopotutto era come un nipote per lui e per quanto sapesse che la crisi di Kalos non fosse esattamente un bel ricordo, non era da tutti salvare il mondo. Ripetutamente. "Conosco il ragazzo che ha posto fine al conflitto, è lo stesso arrivato alla finale della Lega di Kalos”

“Ah sì?! Ci speravo!”

“E si trova in questo momento al mio laboratorio”

"Cosa..?" Olivio non riuscì a credere alle sue orecchie "Sei serio?" Il profilo più interessante per le sue ricerche era ad un passo dall’essere nei suoi contatti?

"Certo! È originario di Biancavilla, ha sempre vissuto qui e lo ho visto crescere. Sono io che gli ho dato il suo primo Pokémon! Dopo aver sconfitto Elisio è tornato a casa da sua madre e ora è qui con un'amica! Lui di sicuro ti saprebbe aiutare. Non c’è altra persona che conosca che abbia un legame così forte con i suoi Pokémon! Inoltre se hai visto la finale saprai che è riuscito a manifestare con il suo Greninja un nuovo fenomeno!”

“Sì, non è una megaevoluzione ma molto simile e potrebbe legarsi ai miei studi!”

“Beh, ti interessa?”

"Eccome! Voglio parlargli! Riusciresti a chiamarlo qui subito?"

Samuel ridacchiò, facendo un cenno con il capo "Rotom? andresti a chiamare Ash?"

Il Pokémon fece una risatina sprizzando fulmini e corse all'esterno.

 

 

"Allora, siete sazi?" Serena domandò a tutti mentre le sue mani accarezzavano il Pikachu accoccolato tra le sue gambe conserte.

Ogni Pokémon annuì, erano soddisfatti per il pranzo e non potevano essere più sazi. Ciò ovviamente riguardava loro però, non un certo allenatore.

"Io no! Ne abbiamo ancora?" Guardò Serena con uno sguardo da Lillipup, tendendo le mani in avanti.

La performer ridacchiò, lo conosceva fin troppo bene e se da un lato se lo poteva aspettare Ash riusciva sempre a stupirla con i suoi limiti irraggiungibili di sazietà.

Anche di fronte ai suoi occhi così ingenui ma dolci e spontanei, sapeva che doveva dirgli la crudele verità...

"Mi spiace, abbiamo finito tutto."

"Come!?" L’allenatore si lasciò afflosciare sulla tovaglia borbottando “Ma io ho fame..." Biascicò con rammarico. Di sicuro gli era tornato l’appetito, anzi… stava compensando tutto il cibo lasciato da parte nelle settimane precedenti.

Questo lato un po' bambinesco di Ash era uno di quelli che Serena adorava. Non era un bambinesco insopportabile o da comportamento immaturo. Era una sua sfaccettatura di innocenza, un entusiasmo molto naturale e spontaneo.

Serena aiutò il morto di fame a rialzarsi, ma proprio nell’istante in cui i due si misero in piedi una piccola scossa sulla schiena di Ash lo fece balzare in aria.

"Aaahia! Rotom che fai!?" Protestò lui girandosi subito e notando il Pokémon saettante che ridacchiava. Indicò il laboratorio e continuò le sue risatine per nulla trattenute.

“Stai dicendo che il professore mi vuole?” Domandò Ash, facendo annuire il Pokémon “Ok, nessun problema. Vieni anche tu Serena?"

"Uh? D'accordo" rispose lei.

I due si alzarono, lasciando le cose al loro posto per riordinarle in seguito. Entrando nel laboratorio, trovarono il Professor Oak ad attenderli pazientemente "Scusate se vi ho interrotti, ma c'è una persona che vorrebbe parlare con Ash"

"Ah si? Chi?" si sorprese l'allenatore avvicinandosi allo schermo del telefono fisso. Forse Tracey?

Ma al display, sebbene ci fosse un uomo abbastanza giovane, non si trattava del suo amico.  Portava gli occhiali, aveva una barbetta curata e dal camice che indossava non si poteva che dedurre fosse un professore. "Mi chiamo Ash Ketchum, piacere"

"Oh il piacere di conoscerti è mio, Ash! Non intendevo disturbarti mentre eri impegnato nei tuoi affari, avrei dovuto dare un po' di preavviso ma non riuscivo ad aspettare! Sono il Professor Olivio, un collega del caro Samuel Oak! Anche se lo avrai già capito!” massaggiò la testa allegramente e continuò “Io studio i rapporti che hanno i Pokemon con i loro allenatori e ciò che possono determinare, per esempio la scoperta di nuovi poteri e mosse o altre leggende legate!”

“Tipo le megaevoluzioni?”

“Esatto, anche se di quello se ne occupa più Platan” spiegò “Io mi concentro sui livelli massimi di forza di un Pokémon e sul capire se il legame con l’allenatore può portarlo a variarli, scoprendo potenzialità nascoste o misteriose. Per esempio come può influire sull’evoluzione un rapporto, quali forme può assumere un Pokémon solo con la sua determinazione, quanto può diventare potente oltre al suo limite!”

“Mi ricorda un po' la morfosintonia...” mormorò pensieroso Ash.

“Esatto! Quella è parte dei miei studi! In fondo è quello che hai fatto tu con il tuo Greninja, no? Ed è molto simile a ciò che fai abitualmente con il tuo Pikachu! Ho seguito la tua finale alla lega di Kalos e penso ricorderai anche gli eventi dello scontro con il Team Flare!”

Ash trattenne una risatina isterica, sia per l’ovvietà della risposta a quella domanda, sia per la sensazione che entrambe le esperienze gli avevano lasciato. Una era la sconfitta determinante alla nascita dei suoi dubbi, l’altra una guerra piena di dolore e atrocità “Mi pare difficile dimenticare una cosa del genere…”

“E’ graz- cioè a causa di quegli eventi che sono potuto venire a conoscenza del tuo valore. Sembri un ragazzo molto interessante e per i miei studi ho bisogno del parere di uno come te; qualcuno con un forte legame con i suoi Pokémon che sappia andare oltre il limite! Il tuo punto di vista potrebbe aiutarmi un sacco, sei un caso raro!”

Ash avrebbe voluto opporsi a tanti complimenti, non aveva salvato Kalos da solo e per quanto il suo legame con Greninja fosse speciale alla fine Alan lo aveva battuto lo stesso “Non faccio tutto da solo, senza i miei amici non sarei arrivato da nessuna parte...”

Olivio schioccò le dita “Ed è questo il punto! Tu hai fatto tutto anche grazie ai legami che hai creato con persone e Pokémon e unire le forze può portare a risultati strabilianti! Mi farebbe molto piacere poterci incontrare e vedere dal vivo ciò di cui sei capace!”

Alle orecchie di Ash suonava tutto familiare, come se avesse già idea di dove andava a parare.

"Per farlo potresti venire nella regione dove opero io: Forsia!"

"Forsia?" Chiese Serena. Il nome le era familiare ma non ricordava dove lo avesse sentito.

"Confina con Kalos e Paldea" Confermò il professor Olivio "E’ una regione abbastanza conosciuta, una delle più prestigiose per la sua storia antica e cultura! Inoltre ci sono allenatori fortissimi e per uno come te le lotte dure sono il pane quotidiano!”

"Ci può scommettere!" Rispose Ash con un tono di voce appena più forte.

"Ahaha! Ragazzo mio, sembri esuberante come me! Qui troverai nuove città, bellissimi paesaggi e altrettante palestre, nuovissimi Pokémon mai visti in altre regioni e sfide ad attenderti!”

“Sembra davvero un bel posto, ma come mai non viene qui lei se vuole parlarmi?” domandò lui confuso.

“Lo avrei fatto se non fosse che ora devo occuparmi del laboratorio e di altre faccende importanti. Non posso lasciare tutto da parte proprio nella stagione in cui gli allenatori partono per i loro viaggi. Tuttavia, se qualcuno viaggiasse per me e raccogliesse dati, potrei elaborarli anche stando nello stesso posto. Se sei interessato ad iniziare un nuovo viaggio dopo Kalos, questa regione è l’ideale! Potresti anche tentare la cavalcata per la lega di Forsia!"

In quell’istante il viso di Ash mutò in un misto tra un sorriso d’eccitazione e una smorfia di amarezza. La curiosità ormai era ad alti livelli e sentiva l’istinto di prendere la palla al balzo. Perché non avrebbe dovuto accettare? Era quello che aveva sempre fatto e questa proposta capitava proprio nel momento ideale come tempistiche. Anche se aveva sentito di varie regioni, non aveva programmato ancora nulla.

Viaggiare non era un problema, ormai aveva già deciso di volerci andare.

Era la parte sulla lega a lasciargli dubbi, voleva davvero ritentare la scalata? Ne valeva la pena? Forse sì, dopotutto era l’unico modo che conosceva di diventare Maestro Pokémon, quello che aveva sempre usato…

...Ma era anche un periodo di estremo dubbio sul suo sogno e su come realizzarlo. Era davvero il caso di proseguire con lo stesso metodo? Oppure doveva approfittarne per rivalutare?

Di una cosa però era sicuro; voleva trovare nuovi amici, disputare lotte Pokémon e divertirsi. Partire era un buon inizio, qualunque cosa avrebbe fatto poi una volta arrivato. “Perché no?”

La risposta di Ash arrivò dopo qualche istante di silenzio in cui Serena aveva osservato la sua espressione e reazioni. Lo aveva notato quello sguardo spento o, meglio dire, perso. Vi era tanta confusione negli occhi dell’amico, eppure allo stesso tempo Serena sapeva quale sarebbe stata la risposta.

La vera domanda era… cosa lo turbava?

Olivio cominciò già ad esultare, finalmente avrebbe potuto proseguire i suoi studi con dei grandi vantaggi "Fantastico! Il viaggio te lo pago io con piacere, anzi… lo pagano i miei finanziatori… quindi non c’è problema! Eheh” 

“Beh… rientra nelle spese di ricerca…” sospirò Oak, facendo finta di non essere altrettanto colpevole nello spendere impropriamente i fondi che gli venivano dati. 

“Una volta arrivato devi solo venire al mio laboratorio nella città di Collinopoli! Non puoi sbagliare, è la capitale della regione!" sorrise il Professore contento della decisione del ragazzo. “Mi raccomando, porta anche il tuo Greninja!”

Ash si bloccò un istante e il suo sorriso si assottigliò. Si sentiva uno stupido per non aver subito menzionato una cosa così importante “Ah… purtroppo quello non è possibile… Greninja… è rimasto a Kalos.”

Sentì una mano calda afferrare la sua e voltando la testa trovò il sorriso rassicurante ma anche dispiaciuto dell’amica. “Serviva ancora il suo potere, quindi dubito potremo ritrovarci a breve…”

Il professore percepì la delicatezza dell’argomento, sapeva quanto dovesse essere difficile lasciare un amico, per di più uno con cui si era legato tanto “Non devi preoccuparti, avremo comunque modo di scoprire tanto altro e sono sicuro che il tuo aiuto mi sarà utilissimo!”

Il genuino entusiasmo dell’uomo riuscì a rallegrare leggermente l’allenatore, il quale annuì. Vero, Greninja non era più con lui, ma c’era comunque il suo migliore amico Pikachu e c’era anche Serena. 

E a tal proposito, ricordando la presa alla sua mano, il ragazzo esclamò “Un momento! Non è un problema se mi accompagna una persona, vero?” chiese cordiale, lanciando con la coda dell’occhio uno sguardo verso l’amica.

Era ovvio che si riferisse a lei. “O-Oh...” mormorò Serena non aspettandosi quella proposta indiretta.

Si era già convinta che il ragazzo sarebbe presto ripartito e la prima cosa che le era venuta in mente era di prepararsi ad un possibile nuovo addio.

E invece, sebbene non fosse verbalmente ufficiale, Ash le stava chiedendo su due piedi di andare con lui a Forsia e accompagnarlo nel suo nuovo viaggio.

Con esitazione ma sincerità, Ash si avvicinò di qualche passo e le tese la mano, inarcando le labbra in un sorriso accompagnato da uno degli sguardi più dolci che Serena avesse mai visto in tutti i momenti trascorsi assieme.

Oak, Pikachu e Rotom rimasero silenziosamente in disparte, senza distogliere lo sguardo dagli interessati. Non serviva un genio per leggere l’atmosfera e per capire che non si dovessero intromettere.

Il professore non aveva mai registrato un modo di fare da parte del ragazzo così... particolare. Lo aveva visto comportarsi in modo tenero con sua madre, con gli amici, con i suoi Pokémon e in particolare Pikachu, ma questo gesto era diverso.

Gli era sembrato di tornare di colpo giovane, di rivedere lui e sua moglie alla loro età. Negli occhi del ragazzo c’era qualcosa di nuovo e spontaneo mai visto in quegli anni.

“Vuoi venire con me?” le chiese sempre con la mano tesa, aspettando una risposta. In un certo senso era tranquillo, forse per come era finita l’ultima volta che le aveva fatto quella domanda.

Sorprendentemente però, Serena non ricambiò il sorriso. Il suo cuore le diceva di urlare un grosso sì, ma qualcosa di inspiegabile la frenò dell’accettare “I-Io… mi piacerebbe ma non saprei…”

A quel punto anche il sorriso di Ash cadde, non aspettandosi per nulla un rifiuto… o dubbio da parte di Serena. Francamente, si era aspettato che accettasse direttamente e prontamente. Poi, ragionando meglio, un sacco di spiegazioni gli balzarono alla mente e lo fecero sentire un vero sciocco per essersi sorpreso ad una tale reazione.

Le esibizioni erano ciò su cui Serena voleva puntare. Come poteva essersi dimenticato di una cosa così importante? Per quanto ne sapeva, prima o poi sarebbe tornata a Hoenn…

Serena invece non si preoccupava molto di quell’aspetto. Ad insaputa del ragazzo, non aveva alcuna intenzione di tornare a Hoenn e nemmeno rimanere a casa con le mani in mano era nei suoi piani. Partire per un nuovo viaggio, insieme ad Ash magari, sarebbe davvero stato molto meglio. 

“Non è che non voglia venire con te! Lo vorrei più di ogni altra cosa!” Si sbrigò a precisare, guance rosse per l’ammissione “Ma dovrei avvisare mia madre e pensarci su un attimo, dopotutto non ho ancora deciso se tentare di nuovo i Varietà o...”

“Oh! Non c’è nessun problema se ti fai accompagnare dalla tua ragazza!” Li interruppe Olivio, cercando di dare il suo contributo per aiutare a modo suo quella che credeva la coppietta della situazione “Se sono i Varietà che cerchi qui ne abbiamo parecchi! E poi lei ti ha aiutato nello scontro con il Team Flare, no? Era con te sulle news! Potrebbe essermi utile!”

“Dai, dai, se lo dici così sembra che siano delle cavie!” tossì Oak nella propria mano, intromettendosi per evitare ai due ragazzi dell’ulteriore imbarazzo. Non era sfuggito al suo sguardo come entrambi i visi degli allenatori si fossero accesi come semafori. 

Grazie al professore Ash riuscì a distogliere il pensiero dal commento, focalizzandosi più sulla vera questione in merito. 

Aveva sempre sostenuto i suoi amici e i loro sogni, anche se ciò significava prendere strade separate. Era stato doloroso da capire, ma ci era riuscito. In questo caso però, stava facendo davvero fatica ad impedire al suo istinto di insistere. Per una volta, voleva davvero andare contro corrente e dire ciò che davvero desiderava.

L’idea di andare a Forsia e di allenare Pokémon con lei era perfetta nella sua testa. Gli sembrava di essere estremamente egoista, ma tutto sembrava allinearsi.

Aveva una richiesta di partire e una meta già decisa. Poteva riprendere a viaggiare con un’amica speciale che non vedeva da tempo e che era presumibilmente in vacanza. E in caso, avrebbe potuto iscriversi alla Lega e Serena avrebbe potuto tentare la scalata al trono di Forsia. Si sarebbero sostenuti a vicenda di persona e avrebbero incontrato nuovi amici.

Non c’era nulla, almeno di cui era a conoscenza, che non giocava a favore della proposta.

E dallo sguardo di Serena sapeva che anche lei la pensava allo stesso modo. Doveva essere qualcos’altro di cui non era a conoscenza. 

Qualcosa che avrebbe dovuto rispettare e per la quale avrebbe dovuto portare pazienza. Non era un no definitivo, poteva ben sperare. E poi… anche se lo fosse diventato, si sarebbero potuti lo stesso sostenere a distanza, no?

L’allenatore sospirò, assumendo un sorriso comprensivo e si girò verso Olivio “Le farò sapere per Serena, ma conti pure sulla mia presenza!”

“Perfetto!”

 

...

 

Nel frattempo sul tetto di casa Oak un trio molto familiare stava ascoltando tutto tramite una microspia...

"Forsia!? Hanno detto proprio quello!?" domandò Jessie con fare intenso e interessato “Dobbiamo assolutamente andarci!”

“Cos’ha di speciale?” domandò Meowth, un pò sorpreso dall’euforia della donna.

Jessie, sognante, portò le mani alle guance, alzando il capo verso il cielo “Per una diva come me la regione della moda che compete addirittura con Kalos è il posto più adatto!”

“E se hanno anche i Varietà e probabilmente la mocciosa vi parteciperà-”

“Non posso lasciarmi sfuggire questa occasione, devo assolutamente partecipare alla corsa per diventare Regina di Forsia! L’ultima volta ci sono andata molto vicina, se mi impegno e se i giudici avranno un minimo di sale in zucca e apprezzamento per una stella come me allora la corona sarà mia!”

"E a noi non interessa altro che sostenerti!” Disse James supportandola, per poi bisbigliare “…E il cibo… ci interessa anche quello…”

“Dimenticate la cosa più importante!” Lamentò Meowth sbracciando. 

Non era solo una questione di Varietà e cibo, ma anche del loro lavoro primario. Erano membri del Team Rocket, ladri di Pokémon e criminali professionisti che agivano in ogni modo per realizzare i desideri del loro boss “Nuova regione significa nuovi Pokémon forti e rari! Ve lo siete dimenticato!?"

"Vero… mi interessa la mia strada nei Varietà, ma abbiamo un… compito principale.” Ammise Jessie, con determinazione che però lasciava a desiderare, in paragone a quella che avrebbe assunto tempo prima.

Si alzò e posò le mani ai fianchi, con espressione sobria e controllata “Se possiamo mantenerci durante le nostre missioni nelle varie regioni è perché il capo ce lo permette. Dobbiamo fare un buon lavoro! Dopo Kalos abbiamo ricevuto una promozione, non possiamo deludere l’unica persona che crede in noi!”

James annuì, posandole una mano sulla spalla “Avete ragione, dobbiamo ripagarlo di tutta la sua fiducia! Anche perché per quanto trionfanti, il nostro contributo eroico non è stato tanto a vantaggio del Team Rocket…”

Era assurdo da dire, ma avevano raggiunto più traguardi nell’aiutare a salvare il mondo da cattivi peggiori di loro, piuttosto che raggiungendo quegli stessi obiettivi con il loro team.
Non sapevano bene come prendere la cosa, perché seppur andassero fieri nell’aver fermato quei “rivali di mercato”, sapevano che in verità c’era dell’apprezzamento proprio nel far parte di una buona causa. 

E una cosa simile non potevano proprio accettarla, o anche solo prendere in considerazione. Sarebbe stato come ammettere che forse non si sposavano bene alla loro vocazione. Sarebbe stato come mandare in fumo anni delle loro vite, l’intera base delle loro convinzioni.

James tirò fuori un apparecchio, cliccò la sua superficie accendendolo e all’improvviso un ologramma apparve dinanzi a loro. Pochi secondi dopo in esso si manifestò l’immagine di Giovanni.

“Cosa volete? Avete qualcosa di interessante da riferirmi? Al momento sono parecchio impegnato...” La sua voce fredda non era cambiata nel tempo. Sebbene fosse meno rigido con loro dopo la promozione, durante i suoi affari segreti tornava a comunicare con i suoi toni gelidi e oscuri.

“In questi giorni abbiamo osservato il moccioso, quello che ci ha dato problemi in passato, e siamo venuti a conoscenza di importanti risvolti! Lascerà Kanto per recarsi in una nuova regione e iniziare un viaggio!” Iniziò Meowth.

“Ci potrebbero essere molto nuovi Pokémon rari e forti, inoltre avremmo l’occasione di catturare Pikachu!” Continuò James.

Giovanni portò le mani sotto il mento, tenendosi appoggiato alla scrivania con i gomiti. Li osservò con occhi scrutatori e parlò con voce grave “Come si chiama questa regione?”

“Forsia.” i tre dissero all’unisono.

Il capo del Team Rocket sbarrò gli occhi. Il suo capo si alzò dalle mani su cui riposava e le braccia si distesero sulla scrivania. La sua fronte si aggrottò in riflessione, gli occhi nascosti dalle mani riportate sulla testa “Forsia avete detto?”

I tre sgherri rimasero intimoriti dal tono di voce del loro leader e dalla sua espressione, ma non esitarono a confermare “P-Proprio così signore”

“Avete il mio permesso per partire e recarvi là. Raccogliete tutte le informazioni e non tralasciate nulla.”

“Mi scusi capo se mi permetto, ma come mai Forsia la incuriosisce così tanto?”

“Perché conosco molto bene quella regione e ho parecchi conoscenti importanti del luogo. Sarebbe il giusto momento per capire se sono più dei preziosi alleati, clienti… oppure nemici”

Alzò gli occhi verso di loro e lì guardò seccamente “Forsia a livello di criminalità è più simile a Kanto di quello che si crede, sebbene le differenze culturali siano nette. Ultimamente giungono voci interessanti e voglio scoprire il più possibile in modo da aiutare la nostra organizzazione. Potrebbe tornarci molto utile, a seconda di quello che mi direte io procederò di conseguenza”

"S-SÌ CAPO!" risposero i tre e la chiamata si chiuse con immediatezza.

Non avevano mai visto uno sguardo così scuro sul volto del loro boss, e voleva dire qualcosa vista la sua solita espressione.

Non riuscirono a descrivere cosa motivasse il brivido che corso lungo la loro schiena, o cosa portò i loro stomaci ad arrovellarsi. Semplicemente, di quell’ovvio disagio che era sceso nell’aria decisero di non parlare.

 

 

Nel frattempo Ash era uscito dal laboratorio seguito da Serena e i suoi Pokémon. Una volta raggiunti gli altri ancora riuniti dove si erano lasciati prima, si schiarì la voce e rimase in piedi attendendo che gli prestassero attenzione.

Vedendolo, tutti si voltarono e pian piano il brusio sparì, lasciando spazio solo alla voce del Biancavillino. “Amici miei, a breve partirò per un altro viaggio”

I Pokémon rilasciarono un mormorio, c’era chi lo aveva espresso con perplessità e chi di piacevole sorpresa. Quella notizia, sebbene intuita già dall’arrivo di Serena, era stata una piacevole svolta. Ash aveva deciso di ripartire ed era un segnale del ritorno di stabilità emotiva del loro adorato allenatore.

“Forse verrà con me anche Serena, o almeno ci spero!” aggiunse poi, facendo rizzare le orecchie ai tre Pokémon della ragazza. Fin dall’annuncio si erano chiesti se fosse il caso di sentirsi coinvolti, ma ora era decisamente anche affare loro. Volevano assolutamente partire e lo sguardo di Ash era rivolto a loro in particolare in quell’istante, consapevole che il loro aiuto gli avrebbe dato una carta in più da giocare per convincere la loro allenatrice.

“Sbaglio o stai cercando di corrompere i miei Pokémon?” scherzò un po' Serena tenendo le mani dietro alla schiena. La cosa non la infastidiva anzi, era lusingata dell’attenzione che Ash le stava riservando. Tuttavia ciò non la aiutava molto a distogliere la testa dalle sue preoccupazioni di cui il kantoniano non poteva essere a conoscenza.

"Può darsi...” ammise lui senza vergogna “Devo pur giocare ogni mia carta in caso di necessità, no?”

“In effetti...” sorrise mestamente. Emise una risatina, sentendosi appena più sollevata di prima. Per quanto fosse confusa, avere Ash al suo fianco che si comportava così non poteva che rasserenarla. 

Misero via tutto ciò che si erano portati dietro per il picnic e salutarono i Pokémon. Erano chiaramente dispiaciuti, perché qualunque cosa avrebbe deciso Serena, senza Ash era ovvio che non sarebbe restata, quindi non avrebbero avuto modo di conoscerla molto di più per il momento. O mangiare altri dei suoi poké bigné…

E una volta rincasati e seduti tutti a tavola per la cena, fu chiaro per Delia che qualcosa era cambiato.

I movimenti e sguardi del figlio sembravano dare la previsione di una notizia in arrivo. Di conseguenza, attese seduta il momento in cui si sarebbe messo a parlare dell’argomento, sicura che prima o poi sarebbe saltato tutto fuori.

"Mamma ascolta... oggi al laboratorio del Professor Oak mi ha presentato ad un suo collega. Si chiama Olivio e lavora nella regione di Forsia…” cercò di iniziare la discussione Ash. Inizialmente notò la sorpresa da parte della madre, poi lesse chiara consapevolezza, come se sapesse in anticipo la conclusione di quel discorso. 

Proseguì quindi, un po' più lentamente “Sta conducendo delle ricerche-” la guardò un’altra volta, notando l’espressione sempre più di attesa, come se gli stesse chiedendo di riassumere di più “-sui legami tra... mamma, non puoi neanche far finta di non sapere dove voglia andare a parare?”

“Scusami tesoro...” sorrise lei “Ma non pensi che ormai sappia quando sei in procinto di partire per un viaggio oppure no?” ridacchiò un po' rassegnata ma anche felice, forse mai così felice di attendere il tanto sentito annuncio della partenza del figlio per una nuova avventura. “Ma se vuoi farò finta di non aver capito nulla e te lo lascio annunciare…”

Ash sospirò “Eddaiiii, di norma anche se capisci non cerchi di tirarmelo fuori così dalla bocca!”

Delia sapeva bene tutto questo. Sentire suo figlio annunciare una nuova partenza o comunque aspettarsi la notizia era sempre stato visto come un evento tanto felice quanto triste.

Ci teneva che Ash girasse il mondo, realizzasse i suoi sogni e trovasse la felicità; voleva solo il meglio per suo figlio. Era orgogliosa della crescita di colui che per quanto ormai un ragazzo responsabile e maturo, sempre ai suoi occhi sarebbe stato il suo adorato bambino.

Il sentimento di tristezza non nasceva dall’invidia che partisse mentre lei non aveva mai potuto farlo, era semplicemente il suo istinto materno. Preoccuparsi per suo figlio era una costante perché lui era il dono più prezioso che avesse avuto dalla vita. Ecco perché di norma si sarebbe un pochino rattristata, nascondendo però tutto con un sorriso e la sua naturale spensieratezza.

Oggi però sentiva qualcosa di diverso, nemmeno le andava tanto di fare la solita scenetta. Così come suo figlio, anche lei voleva affrontare e abbracciare il cambiamento.

“Vedi tesoro, sei sempre stato e sarai il mio bambino, ma non posso negare che tu sia cresciuto. Hai ormai 17 anni e credo di conoscerti più di chiunque al mondo. Saprei le tue intenzioni anche senza che fossero così ovvie" sorrise lei con dolcezza.

Ash smise per un momento di mangiare, un po' confuso dal discorso. Non aveva mai risposto così alle sue partenze. C’erano stati sempre momenti toccanti tra lui e sua madre, ma avevano un’atmosfera totalmente diversa.

“Stai diventando sempre più maturo e responsabile e so che questo è uno schema che si ripeterà finché non avrai realizzato i tuoi sogni. Hai la possibilità di rincorrerli e vederti felice e in salute è tutto ciò che mi basta. Vorrei fossi sempre al 100% sotto ogni punto di vista, ma nella vita non è mai così, e non sarà tanto diverso con te che sei irruento, spericolato e magnete di guai!”

Ash arrossì appena imbarazzato “Mamma...”

“E lo so che non è sempre colpa tua, quindi mi basta sapere che farai attenzione e, anche se so che non servirebbe dirtelo più, che starai attento.” un sorriso materno le dipinse le labbra.

Per un momento Ash non parlò, ma poi si alzò in piedi, sorprendendo sia Serena che Delia, si avvicinò alla donna e si mise di fronte a lei.

Certamente essere seduta lo rendeva palese, ma per un ragazzo non particolarmente alto in statura, Ash si stava davvero alzando. Non poteva che osservare con meraviglia e nostalgia quanto stesse diventando un bell’ometto.

“Ash... ascolta.” Gli prese dolcemente una mano, anticipando qualunque cosa lui le volesse dire “Ricorda sempre, che io sarò orgogliosa di te. Non importa la strada che sceglierai, so che sarà qualcosa di degno da inseguire e che rappresenterà il fantastico ragazzo che sei.”

Avrebbe potuto avere dubbi sul tuo futuro, sul cammino che avrebbe percorso e forse anche sul suo ruolo nel mondo, ma mai avrebbe messo in discussione il ruolo nella sua vita.

Delia si alzò in piedi e gli posò l’altra mano sulla guancia con affetto. Ash rimase in silenzio, non muovendosi di una virgola “Non dubitare mai di chi sei e dei legami che stringi. Le scelte che farai potranno essere giuste o sbagliate ma finché seguirai il tuo cuore e i valori in cui credi non dovrai mai dubitare di te stesso. E se lo farai, avrai le persone che ti amano accanto a ricordartelo”

Così come lui li aveva avvicinati a sé in passato con altruismo, un forte e buon animo e la sua passione.

Gli occhi del ragazzo brillarono appena.

“Tu devi fare ciò che ti renderà felice, non conta cosa. Hai tutto il tempo di trovare le risposte che cerchi. Non devi rendere orgogliosa me o nessun altro, perché sempre lo saremo e la tua felicità sarà tutto ciò che davvero ci serve” strofinò la mano appena in una carezza. Forse non era più un bambino, ma sarebbe sempre stato il suo bambino “Io sarò sempre e comunque fiera di te”

Si dice che a volte le mamme sappiano tutto sui figli, che riescano a leggere nel loro animo e a capirne, anche se non del tutto, la profondità.
Delia forse non sapeva con precisione cosa avesse avuto il figlio in quel periodo, ma poteva percepire i suoi sentimenti e lontanamente anche i dubbi che lo avevano tormentato.

Perché lei conosceva il suo ometto.

Gli occhi color nocciola del ragazzo divennero lucidi e strinse la madre in un abbraccio forte, lasciando Serena e la donna inizialmente sorpresi.

Sì, Delia era davvero sorpresa. Non per il gesto d’affetto in sé, ma in generale per quell’intensità. Era un gesto era caldo e profondo, ma anche controllato e totalmente diverso dagli abbracci che le aveva rivolto negli anni passati.

“E te non devi provarmi più nulla come madre...”

Un piccolo sobbalzo, sentì le sue mani sulla schiena del figlio tremare appena all’affermazione. “Cosa int-…”

“Vale anche per te.” Proseguì lui “Non conta cosa dicano il mondo o le persone, sarò sempre fiero che tu sia la mia mamma” strinse di più l’abbraccio, nascondendo la testa tra il collo e la spalla della madre.
L’aveva spesso abbracciata, ma era la prima volta che lo faceva in quel modo, con quell’intimità che non si limitava solo all’abbraccio di un bambino, di un figlio o di un parente.

A volte ci sono abbracci e legami che non si possono in alcun modo descrivere, troppo profondi, troppo personali…

Sua madre aveva già dato fin troppa dimostrazioni di forza, non serviva farlo ancora.

Serena e Pikachu si scambiarono un sorriso e poi si limitarono ad osservare la scena fino a che madre e figlio non si staccarono.
Fu così che improvvisamente l’atmosfera allegra si restaurò.

"Beh... Forsia, uh?” disse Delia rompendo il silenzio, passando un dito vicino all’occhio sinistro, per scacciare le ultime tracce delle lacrime che gli erano scappate qualche istante prima “Non credo che avrai problemi a sopravvivere la fame, so che là la cucina è divina! Non saranno le ricette Ketchum ovviamente, ma il tuo palato sarà molto soddisfatto! Guardo molti programmi sulla cucina forsiana!”

Ash indossò un piccolo ghigno girandosi verso Serena “In caso le aspettative non reggano c’è sempre Serena a salvarmi, no?" si rivolse lui sia alla madre che la ragazza, dopotutto non l’aveva ancora informata per bene di quell’aspetto. 

“Oh, andrete assieme?” Gli occhi della donna si illuminarono per un istante e ciò non aiutò il dispiacere di Serena nel doverla correggere.

“Devo ancora decidere, ma sarebbe bello” ammise la biondina.

Delia, annuendo con fare comprensivo, si limitò a concordare “Sì, sarebbe bello. E per fare una scelta così importante dovete fare una bella dormita a pancia piena! Quindi rifocillatevi!”

E fu così che la cena passò tra risate, discussioni e fantasie di ciò che avrebbe atteso Ash nella nuova regione.

Il ragazzo non sapeva cosa avrebbe fatto davvero a Forsia, ma tempo al tempo, le cose sarebbero diventate più chiare. 

 

...

 

Qualche ora dopo, Ash e Serena si prepararono per andare a letto. Non era stata ancora decisa la data precisa della partenza, ma la giornata li aveva stancati abbastanza. Non era tanto sonno, quanto più stanchezza fisica dopo aver giocato tutto il tempo con i Pokémon.

Tuttavia la mancanza di sonno portò i due a rinunciare a  dormire subito e a optare per una chiacchierata. Si sedettero sui puff e iniziarono a discutere di cosa avrebbero potuto fare il giorno dopo.

Per quanto fosse sicuro che sarebbe partito, Ash non aveva intenzione di mettere fretta all’amica. Era anche consapevole che avrebbe potuto scegliere di non seguirlo, quindi voleva ancora fare tutte le cose che si era prefissato prima di ricevere la proposta. 

"Cosa ne dici se domani andiamo a fare una passeggiata nel bosco in cui ci siamo conosciuti?” le propose lui.

Serena lo guardò con stupore “Ti ricordi ancora dove si trova?”

“Ma certo! Ho una buonissima memoria!” ghignò il ragazzo, non era necessario dirle che ci era stato un po' di volte solo per ricordare i momenti trascorsi con lei.

“La stessa memoria che si è ricordata subito di me quando ci siamo rivisti a Kalos?” rivolse un sorrisetto verso l’amico, sapendo di averlo colpito e affondato.

“A volte mi serve solo un piccolo aiuto…!” rispose lui con finta aria offesa.

“Beh, se non ci fai perdere nei boshi… mi farebbe davvero piacere” concordò lei, ricevendo l’espressione soddisfatta dell’amico al suo fianco.

"Sarebbe così male perderci? Finché saremo assieme non ci sarà nessun Poliwag terrificante a spaventarci!”

“B-Beh, abbiamo cose da fare dopotutto!” Combatté il rossore sulle guance alla positività con cui lui aveva detto di non dispiacere l’idea di perdersi con lei, ignorando totalmente la presa in giro.

“Ma sei tipo in vacanza, no?” piegò lui appena la testa, stavolta senza ribattere con una battuta in quanto fosse la verità, o almeno per quanto ne sapeva.

“A-Ah… beh, più o meno...” ridacchiò lei nervosamente, evitando di guardare l’amico negli occhi.

Per un momento il ragazzo aggrottò le sopracciglia con titubanza. Non ci aveva minimamente pensato prima, ma effettivamente ora si chiedeva se fosse possibile che la loro ultima separazione non fosse un elemento determinante nella decisione di Serena.
Pensarci gli provocava delle strane sensazioni nel petto, alcune piacevoli, altre meno, accompagnate da tanta confusione e insicurezza.

Sapeva che Serena come persona gli piaceva davvero tanto e non era così stupido da non capire cosa significasse baciare una persona sulla bocca. Ma non si sentiva propriamente… pronto ad affrontare la questione, per quanto fosse inevitabile prima o poi. Quello era un aspetto del loro rapporto di cui non avevano parlato e forse era proprio quello a dover essere chiarito prima di partire assieme?

Effettivamente, anche se erano prima di tutto amici, non poteva giudicare il tipo di pensieri che venivano provocati in Serena dalla cosa. Se persino a lui veniva difficile far finta di nulla, come poteva sentirsi lei che aveva fatto il primo passo?

Eppure non aveva esitato a venire a tenergli compagnia e gli era sembrata molto felice di rimanere…
Forse era semplicemente meglio chiedere?

“Ehi… per caso non te la senti di partire con me per quello che è successo all’aeroporto?”

L’improvvisa domanda portò Serena a stringere la mano che accarezzava Pikachu in una presa brusca, facendo il topino squittire. “Cha!”

“Scusa Pikachu!” subito disse lei, ripassando la mano nello stesso punto ma con fare gentile, come se stesse cercando di scacciare il dolore. Sembrò funzionare, facendo subito rilassare il Pokémon. 

Non si era aspettata minimamente una domanda simile e non aveva la più pallida idea di come affrontare l’argomento. Tuttavia, la vera fortuna forse era che non doveva per forza farlo.

Con le gote leggermente arrossate, gli offrì un sorriso imbarazzato “N-No, quello non ha nulla a che vedere con il viaggio…”

“Ah…” Non sapeva se sentirsi rincuorato di non causarle un problema oppure dispiaciuto di non aver saputo di più riguardo alla questione. Decise che però forse era meglio così, avrebbe avuto più tempo per prepararsi alla cosa. 

“Semplicemente non so quanto sia adatto chiamarla una vacanza… forse è più una pausa di riflessione?”Continuò lei, e notando lo sguardo confuso di Ash provò a specificare “Non ho mai davvero considerato di tornare a Hoenn” ammise lei con un filo di voce.

A quel punto per Ash fu impossibile nascondere il filo di preoccupazione che tracciò il suo volto “E’ successo qualcosa?”

“E’... complicato” provò a dire, sperando fosse sufficiente, ma sapeva bene che fosse l’opposto “Diciamo che ha messo in prospettiva ciò che voglio per il mio futuro…”

Da una parte il ragazzo sembrò accettare la risposta, percependo della verità nelle sue parole. Dall’altra sapeva che Serena aveva cercato di deviare, andando al succo del discorso e nascondendo tutto il resto.

Decise però di non insistere e di lasciarla fare. Così come lei non lo aveva pressato a parlare, doveva ricambiare il favore. 

“So che amo esibirmi e che amo farlo nello stile dei Varietà. So anche perché lo faccio… ma mi chiedo se davvero diventare la Regina di Kalos, Forsia o qualunque regione, sia davvero il modo giusto. Mi chiedo se il titolo davvero dirà che ho raggiunto il mio obiettivo.”

Ash si sentì travolto da quelle dichiarazioni, perché in fin dei conti stava dando voce ad uno dei suoi stessi enormi dubbi. Avevano dei sogni molto diversi, ma allo stesso tempo la loro visione era così simile… non poté che assumere un approccio personale. “Immagino che siamo sulla stessa barca”

“Uh?”

“Mi chiedo se vincere la Lega sia davvero il coronamento del mio sogno. Se diventare Maestro Pokémon e diventare l’allenatore più forte coincidano, anche se mi diverte lottare.” Le offrì un sorriso, quello di uno che, almeno parzialmente, poteva capirla. 

“Forse è anche per questo che ho insistito nel chiederti di venire a Forsia. In questo momento sento che… averti a fianco mi rende più sicuro su tante cose, o almeno mi da la forza di affrontare le insicurezze.” si grattò il capo mormorando a bassa voce l’ultima parte.

Non era per metterle pressione e nemmeno per sfruttare a suo vantaggio qualunque cosa lei provasse, l’ultima cosa che voleva era saperla in difficoltà.
Era vero che vederla inseguire così passionevolmente il suo sogno di diventare performer professionista lo stimolava, ma allo stesso tempo sapere che non era l’unico a farsi simili dubbi lo faceva sentire capito. In entrambi i casi, la compagnia di Serena lo faceva sentire meglio, così come sperava di poter fare lo stesso per lei. 

La performer arrossì e cercò di non perdere il controllo del suo battito cardiaco. “Vedo che siamo entrambi molto confusi, eh?”

“Già!”

“E partire potrebbe aiutarci…”

“Hmm…”

Comprendendo che nessuno dei due avrebbe continuato a parlare della questione, Serena provò a sviare “So che ne abbiamo già parlato, ma sarebbe stato bello se anche Lem e Clem fossero venuti. Sarebbero stati felici di conoscere tua madre, il professore e tutti i tuoi Pokémon!"

Ash concordò, sorridendo mestamente “Clem sarebbe uscita pazza da una giornata intera con tutti quei Pokémon… e ammetto che mi sarebbe piaciuto vederlo!” 

“Peccato davvero… però in futuro si potrebbe fare!”

“Sì, decisamente.” Lo sguardo di Ash si illuminò, ma era chiaro che si stesse controllando, sapendo già che qualunque cosa stesse pensando, non si sarebbe probabilmente concretizzata “Sarebbe stato anche bello invitarli a Forsia…”

Proprio come d’aspettarsi, Serena subito fermò l’idea sul nascere "Purtroppo quando ho visitato Lem e Clem era palese quanto fossero impegnati. In città tutti si affidano a lui, sia per le lotte che per la manutenzione, è come se fosse il loro punto di riferimento…”

“Lembot non riesce ad aiutarlo?”

“E’ l’unico motivo per cui non è crollato per lo stress.” Sospirò la ragazza, ricordando come lei e Clem avessero dovuto obbligarlo a fermarsi e riposare. “Sembra che le cose stiano migliorando, ma penso ci vorrà ancora qualche mese prima che tutto torni stabile anche senza di lui”

"Capisco, immagino che sarà per la prossima volta..." mormorò il ragazzo, lasciandosi sprofondare nel puff. “Sai, potremmo lo stesso andare a trovarli se avremo l’occasione, dopotutto le due regioni sono vicine, giusto? Oppure dopo il viaggio a Forsia potremmo fermarci a Kalos per un po', giusto in onore dei vecchi tempi!”

“Da come lo dici sembra siano passati secoli...” Serena ridacchiò in uno sbadiglio, sentendo la stanchezza che arrivava e prendeva il sopravvento. Le braccia di Morfeo si facevano sempre più vicine e le palpebre della ragazza iniziarono a socchiudersi.

La mente di Ash però continuò a viaggiare. Pensava a quanto sarebbe stato bello viaggiare di nuovo con l'amica se avesse accettato e a quanto sperava in quel risultato. Pensava a quali preoccupazioni potesse davvero nascondere, così grandi da averla portata a sospendere il suo viaggio…

Forse era stato colto alla sprovvista da quei sentimenti che provava verso di lui, ma a parte quelli pensava di conoscerla molto bene. Non si sarebbe mai arresa così, non avrebbe mai cancellato i suoi piani o mollato tutto per una ragione futile.

Se aveva davvero deciso di interrompere la sua esperienza a Hoenn doveva per forza essere successo qualcosa di non poco conto, forse qualcosa di grave.
Sperava non fosse così, ma sapeva quanto fosse improbabile vista la forza e determinazione della ragazza.
Era preoccupato e trattenersi dal voler domandare di più era davvero difficile.

Non poteva fare nulla; non poteva probabilmente risolvere i suoi problemi e non poteva nemmeno insistere a farla parlare…
Si sentiva così impotente.

L’unica cosa che sapeva avrebbe potuto fare era invitarla a venire a Kanto. Se si fosse fatto avanti subito quando lei aveva mostrato dubbi a Kalos… quanto ancora non sapeva cosa fare, forse le avrebbe risparmiato qualunque cosa successa a Hoenn. Non è che non si fidasse delle scelte di Serena, sapeva che era più che capace di badare a se stessa, ma se avesse potuto risparmiarle dei brutti momenti, lo avrebbe fatto in un secondo.

Per quanto ogni esperienza sia utile a crescere e migliorare, non desiderava il dolore di nessuno, ancor meno di una persona così speciale per lui.

Così come forse… se avesse chiesto quella compagnia, non si sarebbe ritrovato a brancolare nel buio per mesi. Di quel periodo della sua vita stava ancora cercando un senso.

Cercò tuttavia di non rendere l’atmosfera malinconica e di non lasciare che il suo tono lo tradisse “Eheh sai penso tu piaccia a mia madre. A volte può sembrare un po' imbarazzante con il suo carattere però..-” fece per voltarsi verso l'amica, ma prima che potesse finire di farlo e posare il suo sguardo su di lei sentì un peso appoggiarsi totalmente a lui. La testa di Serena finì tra la sua spalla e il collo e il contatto subito gli fece partire un’ondata di calore dentro, oltre ad un brivido.

Rimase silenzioso in un primo momento, cercando di capire cose stesse succedendo. Poi la sua voce la chiamò piano “O-Ohi… Serena”

Avesse davvero voluto svegliarla avrebbe dovuto alzare il tono... eppure non lo fece. Era spontaneo quel sentimento di non volerla scostare, sebbene non aiutasse quella specie di Pokémon che stava galoppando nel suo petto all’impazzata.

Non sapendo che altro fare, il ragazzo la fissò per qualche secondo… o minuti. La luna entrava dalla finestra e illuminava il viso e i capelli della kalosiana, dandole una strana caratteristica che l’allenatore non riusciva bene a definire. Gli ricordava quando vedeva un paesaggio naturale nel suo momento di splendore o come quando un Pokémon liberava la sua vera essenza…

Qualcosa di bello… lei era bella.

Ash immediatamente al pensiero si rigirò per distogliere lo sguardo, mentre Pikachu fissò la scena godendo con molto contegno. Se ne stava tranquillo, ancora rannicchiato sulle ginocchia di Serena e sorrideva al suo allenatore.

Inizialmente il povero adolescente non seppe cosa fare o come agire per risolvere la situazione, si sentiva sempre più imbarazzato. Dopo un pò però capì che forse il punto era che non doveva risolvere nessuna situazione.
Quel calore non era fastidioso… ma piacevole.
A quale scopo serviva svegliarla o spostarla? Si sarebbe semplicemente addormentato come lei.

Si lasciò sprofondare meglio nei cuscinoni, permettendo non solo a se stesso di mettersi comodo per dormire ma anche per permettere a Serena di essere in una buona posizione sebbene ancora appoggiata a lui. In pochi secondi i suoi occhi iniziarono ad essere sempre più deboli e stanchi. Le palpebre pesanti calarono fino a chiuderli e in breve tempo crollò in un sonno profondo, confortato dalla presenza dell’amica addosso a lui.

Non sentì il rumore della porta della camera chiudersi e nemmeno sua madre che si allontanava dopo aver visto tutto mentre sorrideva a se stessa.

 

 

Ore dopo, quando la casa era ormai avvolta dal buio della notte, gli occhi si aprirono.
Continuarono a guardarsi intorno nella camera, cercando di abituare la vista alla mancanza di luce.

Le era impossibile riprendere sonno con quell’improvvisa stretta al petto che l’aveva svegliata. Era come un forte impulso, uno che le chiedeva di alzarsi e fare una cosa che da ore aveva evitato.
Se l’urgenza di prendere una decisione l’aveva inseguita fino nel mondo dei sogni, era chiaro che dovesse sbrigarsi.

Per la verità era da molto che non dormiva bene, l’unica eccezione era stata durante la sua permanenza a Biancavilla, forse per l’atmosfera e per la gentilezza di Ash e sua madre. L’avevano distratta, accolta e intrattenuta. Tergiversare però non le avrebbe permesso di tenere lontani gli incubi a lungo, ed era inutile posticipare qualcosa per cui aveva già preso una decisione pressoché sicura.

Guardò l'orologio sul comodino di Ash, erano le 03:40 del mattino. Molto tardi per loro, ma non per chiunque.
Per esempio, non era tardi a Kalos…

Portò poi lo sguardo sull’amico, consapevole che se si fosse guardata allo specchio sarebbe probabilmente finita faccia a faccia con un pomodoro. Non aveva idea se si fosse addormentato allo stesso momento in cui lo aveva fatto lei o se semplicemente aveva deciso di non spostarla perché non gli dava fastidio, ma era certa di non volerlo svegliare.

E se le sarebbe piaciuto rimanere in quella posizione… aveva una priorità più alta in quel momento.

“Pipika?” mormorò Pikachu mezzo addormentato.

“Scusa non volevo svegliarti” Si scusò lei dispiaciuta di aver interrotto il suo sonno, ma Pikachu scosse la testa facendo poi cenno con la zampa che non era colpa sua e non importava.

Osservò meglio la situazione. La testa di Serena era appoggiata sotto quella del suo allenatore e dallo sguardo della ragazza poteva dedurre che dovesse alzarsi per fare qualcosa. Non sapeva cosa ma sembrava importante e comprendendo la necessità della performer il topino si alzò, balzò sul retro del cuscinone e pian piano infilò la sua testolina tra quella dei due, in modo da permettere lei di toglierla senza lasciare uno spazio vuoto e svegliare Ash.

La kalosiana riuscì a svignarsela e il suo amico rimase addormentato. Riconoscente giunse le mani e con un sorriso ringraziò il Pokémon “Grazie Pikachu! Ti prometto che farò in fretta!” Non che a Pikachu dispiacesse stare accoccolato con il suo allenatore, ma non era una posa comodissima. Sembrava un sacco di patate.

“Pi!”

Gli occhi di Serena si spostarono su Ash, il quale dormiva tranquillo come se non fosse successo nulla. Il suo sonno era sempre stato abbastanza pesante eppure pareva così pacifico in quel momento, così rilassato.

Non riusciva a non sentire quel senso di estrema tenerezza nel vederlo così. Portò la mano sotto i ciuffi dei capelli sulla fronte di Ash e li scostò appena con gentilezza dai suoi occhi, per evitare che lo disturbassero. Avrebbe tanto voluto farlo senza esitazione e senza nascondersi, ma per il momento sarebbe dovuto bastare quel piccolo gesto.

Scosse la testa e si alzò dritta in piedi, procedendo verso la porta e aprendola, senza poi richiuderla del tutto, per evitare di fare eccessivi rumori.

Si guardò poi in giro, constatando che non ci fosse nessuno in piedi. Delia doveva essere per forza a letto a quell’ora, ma non credeva si sarebbe arrabbiata se avesse fatto una chiamata importante.

Scese le scale e andò in salotto, compose il numero sul display per le videochiamate e poi aspettò. Non ci volle molto, la risposta arrivò quasi subito e sullo schermo apparve la figura di una signora di mezza età.

"Serena, che piacere sentirti. Sei ancora a casa tua?” rispose la donna in questione.

"Buongiorno Paloma! No, non sono a Kalos al momento, mi trovo nella regione di Kanto in visita ad un amico. Spero di non disturbarla, so che a Kalos è ancora sera"

Paloma rimase sorpresa per un istante, ma poi sorrise con candore “Vedo di nuovo un po' di luce nei tuoi occhi, sono felice che tu ti senta meglio dopo quello che è successo. Hai fatto bene ad andare a Kanto”

“Sì, sono felice di essere partita”

“E immagino che il motivo per cui mi chiami non sia che vuoi partecipare nel circolo di competizioni a Kanto, giusto?” prese una tazzina e l’avvicinò alle labbra, sorseggiandone il contenuto con molta calma. “E immagino non riguardi nemmeno la proposta di cui avevamo parlato al tuo ritorno da Hoenn?”

Si sentì solo il silenzio come risposta. Paloma guardò bene negli occhi la ragazza e dopo un momentaneo attimo di riflessione la donna chiuse i propri, sorridendo consapevole “…Sì, immagino sia l’esatto opposto.” continuò a sorridere appoggiando di nuovo la tazzina sul tavolino di fronte a lei.

“Devo rifiutare la sua proposta, nuovamente”

Non arrivò subito una risposta da Paloma, la quale si limitò a rimanere in una posizione di stasi. Il sorriso non lasciava le sue labbra e le palpebre rimanevano abbassate.

Serena fece un respiro profondo e cercò di proseguire “Lei è stata davvero fin troppo paziente e gentile con me. Ho rifiutato la sua offerta una prima volta per poter fare esperienza a modo mio altrove, e quando le cose non sono andate bene e son tornata, lei è stata così gentile da darmi un’altra occasione. Sono partita per fare esperienza e costruire delle basi solide per la mia carriera, ma ho finito solo per trovare molti più dubbi…”

“Per quello che può valere, anche se non ha a che vedere con il lato più spiacevole della vicenda, è stato il mio consiglio a risultare errato. Di questo mi dispiace molto”

Un sorriso mesto crebbe sulle labbra di Serena “Lei ha cercato di aiutarmi anche se non avesse alcun obbligo nei miei confronti.”

“Sarebbe un crimine non aiutare una ragazza con così tante potenzialità e passione, al di là della simpatia” 

Serena sospirò, cercando di scacciare dalle mente pensieri che non era pronta ad affrontare al momento “So che venire a studiare da lei sarebbe la scelta più sicura per sistemare le cose, ma nonostante tutto, mi piacerebbe pensare che Hoenn sia stato solo un passo falso da cui imparare. E probabilmente ne farò ancora, ma penso che riuscirò ad alzarmi meglio se non avrò rimpianti in cosa starò facendo”

Per molto tempo aveva riflettuto sulle parole che Ash le aveva detto dopo la sconfitta nella Masterclass, sul fatto che niente che si fa è davvero inutile.
Si era aggrappata a quelle parole come un mantra, soprattutto quando era tornata dal suo viaggio a Hoenn, e ancora stava disperatamente cercando di applicarle.
Doveva ancora scoprire a cosa servisse quel buio capitolo della sua vita, scoprire quale fosse il significato per forza esistente, che prima o poi le sarebbe stato utile per crescere. 

Altrimenti come avrebbe potuto guardare in faccia il suo sogno?
Ma per trovare delle risposte a tutte quelle domande, avrebbe dovuto continuare a viaggiare. Continuare a fare esperienze, conoscere persone e Pokémon, capire davvero quale fosse la realtà del suo obiettivo. E come farlo se non scoprendo tutte le realtà in cui si presentava?

Ripensò ad Ash e al suo sguardo quando le aveva proposto di andare con lui e all’innegabile sicurezza che le dava “Il mio amico Ash mi ha chiesto di partire con lui e fin dall’inizio volevo spontaneamente accettare. Ho spesso vacillato quando si trattava di prendere decisioni per il mio futuro, se non quando ho deciso di unirmi a lui a Kalos… e alla fine è stata la mia scelta migliore. Penso che se il cuore mi ha dato un segnale così forte, vuol dire che devo buttarmi”

Passarono un paio di secondi e poi Paloma domandò “Ti farò una domanda onesta, senza avanzare alcun pregiudizio; pensi che senza di lui saresti riuscita lo stesso a fare questa scelta?”

A quella domanda, Serena era più che pronta “Ho sempre temuto che la sicurezza che lui mi dà, non mi permettano di staccarmi e dipendere da me stessa soltanto. Però con il tempo ho realizzato che non è così”

“Hmm”

“E’ vero che non possiamo dipendere sempre dagli altri nella vita, ma ho concluso così tanto nel mio viaggio a Kalos perché non ero sola. Se non ci fossero altre persone o Pokémon con cui condividere le nostre esperienze di vita perderemmo un sacco di aspetti preziosi della vita. Non dico che non bisogni trovare la forza in sé stessi, ma a volte rischiare è più sicuro se lo si fa con qualcuno che è pronto a supportarti, anche silenziosamente. Penso si possa camminare per la propria via e allo stesso tempo farlo fianco a fianco.”

Paloma ancora non disse nulla, lasciando la ragazza parlare.

“Non sono ancora convinta di cosa farò con precisione, so che nella regione dove mi ha chiesto di accompagnarlo, Forsia, ci sono i Varietà. Forse parteciperò e ricomincerò da zero tornando sulla strada che il mio cuore mi consiglia o forse tenterò qualcosa di diverso per capire se essere Regina dei Varietà è davvero ciò che voglio per il mio futuro da performer. Forse mi darà qualche risposta o forse mi servirà per sentirmi meglio e prendermi una pausa da tutto… per poi tornare più forte di prima” portò la mano sul petto sentendo le parole fluire dalla sua bocca ora con molta più naturalezza.

“Capisco” rispose Paloma con un tono estremamente pacato “Devo dire che sono un po' sorpresa. Non mi aspettavo tu uscissi da quella situazione in tale fretta e decidessi di venire con me, ma anche questa tua improvvisa scelta molto forte, casuale e fuori dagli schemi… mi lascia davvero molto su cui riflettere.”

Serena si sentì dispiaciuta, non voleva mancare di rispetto alla donna o implicare che i suoi metodi di insegnamento non valessero “Io non volevo farle per-”

Paloma fece cenno a Serena di fermarsi e la ragazza obbedì "Serena, tu vuoi andare con questo ragazzo… Ash, no?"

Serena rimase inizialmente sorpresa ma nel giro di un attimo uno sguardo determinato si formò sul suo viso “Sì, so solo che voglio partire e scoprire di più in questo viaggio con i miei amici."

Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui Serena sentiva sempre più la pressione alzarsi ma il suo sguardo non tramutò in alcunché di diverso.

"Allora vai." Sorrise la donna.

Serena poteva immaginare di avere gli occhi scintillanti di gioia, eppure era impossibile in quel momento, nel buio della notte, riuscire a capirlo, anche se fosse stata provvista di uno specchio. Solo il suo cuore la convinceva di questo "D-Davvero non è delusa o offesa?"

"Avrebbe cambiato la tua scelta?” domandò Paloma con aria di sfida. 

Alla quale Serena rispose con prontezza “No.”

“Allora è sicuramente la decisione migliore, se sei così sicura di volerla prendere. Credo che ormai si sia capito che per un motivo o per l’altro non riusciremo a lavorare assieme come allieva e maestra e per quanto mi dispiaccia, non è l’unico o il miglior metodo per te di imparare. Sei arrivata fin qui con le tue sole forze e il supporto dei tuoi amici, quindi se per te funziona non vedo perché forzarlo di cambiare”

Serena portò la mano sul petto, dove di norma teneva il suo fiocco blu. Anche se ora non lo aveva addosso era diventata abitudine posarvi la dita nei momenti più sentiti.

“Non dico che condivido perfettamente la tua visione, ma probabilmente nemmeno la comprendo. La tua strada ti chiede di circondarti da altre cose importanti oltre ai Varietà, per costruire basi più solide” le parole di Paloma proseguirono. Era vero, non poteva capire le altre motivazioni che legavano Serena al ragazzo, se non l’amore, ma conosceva anche Serena abbastanza per dire che non era solo una ragazza pronta a buttare tutto all’aria per un innamoramento o disposta a dipendere da un’unica persona.

Serena sentì un enorme peso lasciarle il petto. "La ringrazio di cuore!" Disse inchinandosi per ringraziare la donna più vecchia. Ora sapeva che avrebbe potuto dedicarsi al suo percorso di guarigione, senza avere rimorsi di alcun tipo.

Paloma annuì "Buona fortuna Serena, è stato un piacere conoscerti e riuscire ad aiutarti un poco in quel che ho potuto. Se avrai bisogno sappi che sarò sempre disponibile. Sono convinta che puoi fare tanto della tua vita, sei speciale"

La signora portò poi la mano sul pulsante del display "Anche se è importante usare la testa, continua a seguire il tuo cuore, fin’ora ti ha portata alle scelte migliori." A quel punto un lieve sorriso fu l'ultima immagine di Paloma che Serena vide.

Il telefono si spense e la ragazza sospirò alzandola testa verso il soffitto, senza staccare la mano dal cuore pulsante.

Le sue labbra si dipinsero in un sorriso, quello più vero che potesse assumere. Prese con sé il buon umore ritrovato e finalmente sentì il corpo farsi stanco ma rilassato. Poteva tornare a dormire…

Con Ash.

Ecco, ora avrebbe avuto di nuovo il tempo e l’animo di imbarazzarsi per quelle cose… e con Pikachu la stava certamente aspettando, doveva sbrigarsi.

A fermarla però, fu una voce leggera che la richiamò nel buio “Così la risposta è sì, eh?" disse con calore e gentilezza.

Alla povera ragazza quasi venne un colpo a vedersi piombare come un fantasma la signora Ketchum alle sue spalle "Delia? N-Non sapevo che fossi ancora sveglia!" disse la performer cercando di non urlare dallo spavento. Sperava di non averla svegliata.

"In realtà ero solo scesa a prendere un bicchiere d'acqua, con questo caldo sembro un Camerupt assetato! Mentre arrivavo, ho sentito la tua voce e quella di una signora ed è stato inevitabile ascoltare il resto. Mi spiace di averlo fatto senza permesso, ma volevo assicurarmi che fosse tutto ok..."

“N-Non si preoccupi, non era nulla di grave! L’importante è non dirlo ad Ash, voglio che sia una sorpresa la mia scelta di partire con lui!”

Delia annuì “Certo, ho la bocca cucita!”

“C-Comunque ora mi basta far sapere tutto a mia madre, la contatterò domani! Non vedo l’ora di partire per questo viaggio!”

"E’ davvero fantastico, chissà come sarà contento mio figlio!" rise piano Delia “Tuttavia non intendevo quello, mi riferivo a ciò che ha detto quella donna...” rallentò lei osservando bene i cambiamenti d’espressione sul viso di Serena “O meglio… i riferimenti che ha fatto”

Serena cercò di far finta di nulla anche se era un tentativo vano e patetico. Era più un silenzio di disagio.

La donna, vedendo l’espressione della ragazza estremamente in difficoltà, si avvicinò e appoggiò le mani sulle sue spalle “Tesoro, non devi dirmi nulla se non vuoi. Qualunque cosa sia successa ne potrai parlare se vorrai e quando ti sentirai pronta, a me o Ash. Sono sicura però che non ti rende meno forte di quello che sei”

Serena sorrise e improvvisamente si sentì avvolta nell’abbraccio della donna, a cui ricambiò con affetto e quasi necessità. Non si era accorta di averne bisogno fino a che non era successo. “Non sono affatto così forte…”

“Ti sottovaluti, mia cara” mormorò Delia con tono caldo “La tua sola presenza qui è la prova di quanto grande sia il tuo cuore e non potrei essere più grata di quello che hai fatto e farai partendo con Ash”

“Delia…?” Serena alzò il capo, incrociando gli occhi lucidi della donna, dai quali però non scendevano lacrime. “Va tutto bene?”

"Sì, è solo che a volte ci sono cose che non riusciamo a dire, cercando di farci forza.” Delia parlava con una tale gentilezza e calma, ma dietro alle sue parole si poteva sentire quanto senso di immedesimazione ci fosse.

Guidò la ragazza fino al divano, dove entrambe si sedettero, l’una di fianco all’altra. “Mi rassicura enormemente sapere che anche te tieni ad Ash così tanto, anche se lo facciamo in modo diverso. Sei davvero riuscita a ribaltare la situazione in maniera così semplice…”

"D-Delia..." rispose Serena pensando a quanto la madre di Ash volesse bene al figlio. Ciò che le fece quasi ricordare la propria e le diede una nota di nostalgia. Primula aveva metodi diversi di dimostrarlo e spesso non si comprendevano come volevano, ma non era mai mancato l’amore tra le due. “Avrebbe potuto farlo chiunque dei nostri amici”

“Forse, ma è successo e c’eri te, questo non lo cambierà niente e nessuno.” 

“Delia…”

“E per questo vorrei parlare con te di una cosa. Non ne ho discusso con nessuno a parte Samuel.” disse Delia, cercando di non far preoccupare la ragazza, sebbene fosse una cosa estremamente personale.

Gli occhi di Serena la guardavano lo stesso con tale confusione “Nemmeno con Ash?”

“In particolare non con lui.” Erano sentimenti che una madre non poteva rivelare al figlio con facilità.

“Perché proprio a me allora?” Cosa poteva rendere una dei tanti amici di Ash la persona perfetta con la quale sua madre avrebbe potuto confidarsi?

Delia non poté che ridacchiare alla domanda, rispondendo con estrema semplicità “Perché siamo amiche”

A quell’affermazione Serena riuscì solo a sorridere, ma ben presto, quando le seguenti parole lasciarono la bocca della donna, il suo sorriso sparì come sciolto da una vampata violenta. 

"Mio marito non è mai stato presente nella vita di Ash."

Non si sarebbe mai aspettata un risvolto simile.

Alla menzione del padre di Ash, Serena divenne bianca come un fantasma. Serena doveva ammettere che si era spesso chiesta cosa gli fosse successo, visto che durante il viaggio a Kalos Ash non lo aveva mai menzionato di sua spontanea volontà.

Non era l’unica ad aver percepito la delicatezza della questione. Lei e Lem avevano notato che quando Ash osservava il padre dell’inventore aveva sempre uno strano sguardo, quasi nostalgico o desideroso. Per questo motivo non avevano mai pensato di fargli domande dirette.

L’unica volta in cui aveva accennato all’assenza di una figura paterna, era stato quando Meyer stesso, durante una cena a casa sua aveva chiesto delle loro famiglie e Ash si era limitato a descrivere solamente Delia e ad usare parole che lasciavano trasparire chiaramente che era stata lei solamente a crescerlo.

Da allora, tra Serena, Lem e Clem, era nata la consapevolezza che quello era un argomento off-limits e si erano fatti la silenziosa promessa di evitare di cadere sull’argomento inavvertitamente.

Dopotutto, nemmeno Ash aveva mai insistito quando Serena aveva fatto intuire di avere avuto una situazione complicata con i suoi genitori e che il padre non fosse più nella sua vita da tempo, così come per Lem e Clem quando avevano confidato che la loro madre era morta per un grave malanno quando la secondogenita era ancora in fasce.

Il minimo era evitare pressioni e limitarsi ad esserci in caso di bisogno per ascoltare.

"Lo conobbi quando ero ancora un'adolescente, avrò avuto diciotto anni all’incirca. Ai tempi vivevo e lavoravo ancora in questa casa, che era la locanda dei miei genitori. Non solo cucinavamo, ma accoglievamo anche alcuni allenatori per la notte avendo delle stanze in più e uno di loro fu proprio il padre di Ash...”

Sospirò appena al ricordo “Avevo sempre voluto partire per un viaggio come allenatrice, ma le mie occupazioni non me lo hanno mai permesso e questo mi aveva causato molto risentimento e frustrazione per la situazione in cui mi trovavo. Fu però proprio l’incontro con lui a farmi sentire di nuovo libera...” assunse uno sguardo nostalgico e pieno di rammarico nel ricordo di quei tempi in cui sembrava tutto un sogno.

“Sembrò un colpo di fulmine, il tempo della sua permanenza andò sempre più ad allungarsi fino a che divenne chiaro che ormai si era stabilito da noi. Eravamo innamorati persi, tutto il resto non sembrava più contare una volta assieme, il cuore l’uno dell’altra era ciò a cui credevamo di appartenere.”

Sembrava proprio un amore da favola…

Vi fu una pausa accompagnata dal silenzio, per poi dare spazio alle parole di Delia che formarono un groppo alla gola di Serena.

“Ci ritrovammo sposati nel giro di pochissimi mesi e poi, qualche settimana dopo… rimasi incinta di Ash.”

La ragazza rimase in silenzio e non si chiese più il perché di quel discorso, era troppo presa da quello che stava ascoltando.

“Devo ammettere che fummo due sprovveduti, ci lasciammo travolgere totalmente dal nostro sentimento. Ai tempi però ci sembrò perfettamente naturale e ancora oggi se provo a immaginarmi di nuovo nelle vesti della me di quei giorni, difficilmente vedrei un finale alternativo.” La sua voce divenne sempre più flebile “Non avevo nemmeno avuto tempo e modo di accorgermi di quanto la nostra relazione ci stesse spingendo in là. Mi aveva ridato il sorriso, la forza e il sentimento di libertà che tanto avevo bramato… non avevo paura ad affrontare il futuro se ero al suo fianco”

Serena sentì un senso di tenerezza udendo quelle parole, ma allo stesso tempo uno di desolazione. Sebbene fossero sentimenti diversi, anche Serena si era sempre sentita incoraggiata dalla presenza di Ash. Tuttavia, poteva solo capire e non immedesimarsi, perché non essendosi mai trovata in gabbia come Delia e non avendo mai sentito il bisogno di un principe azzurro, Ash era stato sì una grande fonte di forza ma non qualcuno a cui dedicare la sua intera esistenza.

Teneva enormemente a quel ragazzo, ma avendo la fortuna di poter scoprire se stessa, aveva sempre potuto seguire un sogno che non fosse solo l’amore romantico.

“Così come però me li donò, ben presto li strappò. Avevo solo 19 anni quando partorii Ash… e quando lui mi lasciò sola.”

La performer sentì il corpo irrigidirsi, implicava che il padre di Ash era…?

“Mi abbandonò.” Fece svanire subito il primo pensiero di Serena, lasciando posto però ad uno altrettanto sconfortante “Sparì nel nulla per riprendere il suo viaggio. Nel stesso periodo mio padre prese la stessa identica decisione e mia madre mancò per malattia...” Delia sorrise, anche se il suo tono di voce trasmetteva dolore. 

“Se ne sono andati… così?” La ragazza non riuscì a trattenere la smorfia, trovandosi allibita nel disgusto verso quelle persone. Poteva capire il richiamo del mondo, la voglia di realizzare i propri sogni, ma non ne aveva forse anche Delia?

Perché lei non poteva e gli altri sì? Perché le avevano addossato responsabilità che non la riguardavano o per le quali avrebbero dovuto contribuire in egual maniera?

La passione con la quale Serena pronunciò quelle parole non fu una sorpresa per Delia, ma nemmeno la infastidì. "Rimase tutto nelle mie mani. Avevo una locanda da gestire totalmente da sola, il lutto di mia madre, l’abbandono dei due uomini che credevo più importanti per me… e il dover crescere l’ometto che aveva invece appena fatto capolino.”

Strinse la mano attorno al tessuto della vestaglia da notte, assumendo uno sguardo determinato “Dovevo rimboccarmi le maniche e così feci. Anche se la mia libertà era ormai svanita, avevo trovato in mio figlio un motivo per raccogliere le forze e tornare a sorridere!”

Che donna forte… Serena non poté che ammirare, sapendo cosa aveva dovuto passare. Tuttavia, un pensiero continuava a tormentarla “Ma suo padre e quello di Ash in tutto questo tempo non sono tornati? Non si sono mai fatti vivi?”

Delia sorrise con amarezza “Certo che no. Da quel giorno in cui se ne andarono io non ebbi più notizie, nemmeno rientrano nel database degli allenatori registrati.”

Spariti nel nulla.

“Mio padre… non avevo un buon rapporto con lui ed era da tempo che sentivo questo presentimento che ci avrebbe lasciati. Il vero colpo penso fu mio marito. Non tanto per me, decisi di non spendere i miei giorni a sperare nel ritorno di qualcuno che aveva rinnegato una moglie e soprattutto un figlio. Tuttavia… per Ash che non ha avuto un padre.”

“...Ash…”

“Certo, negli anni abbiamo avuto comunque aiuto da amici speciali tipo il Professor Oak, che non ringrazierò mai abbastanza, ma per lui è stato molto difficile, anche se non ha mai voluto mostrarlo.”

“E’ stato difficile anche per te.” Serena puntualizzò come un dato di fatto. Delia sembrava concentrare tutto sui sentimenti di Ash, ma era chiaro che fosse anche lei vittima di quella spiacevole vicenda. “Immagino avresti voluto studiare o rincorrere i tuoi sogni come le altre ragazze coetanee.”

Delia sospirò, agitando appena la mano come se fosse qualcosa di poco conto “Un pò.” Tanto, ma era passato ormai il tempo di lamentarsi. Nessuno le avrebbe restituito quegli anni. “Il più è stato accettarlo agli inizi e non vado estremamente fiera di come sia arrivata quella realizzazione e la mia reazione…”

 

 

“Cos’hai combinato ancora, Ash?” La voce della ragazza lo richiamò, tuttavia difficilmente riusciva a trasmettere quel senso di autorità che tanto sperava di imprimere.

Forse era per la sua giovane età di 22 anni, o forse per la stanchezza travolgente che le stava rendendo difficile persino rimanere dritta con la schiena, a testa alta. 

Il bambino la squadrò con i suoi occhi grigiastri saccenti e in un movimento voltò la testa altrove, cercando di evitare lo sguardo della madre. Non era sicura se fosse perché si sentiva in imbarazzo o in colpa, probabilmente non più tanto visto che continuava a finire per ricommettere gli stessi disastri nonostante i rimproveri, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. 

“Allora? Fare scena muta non te la farà scampare.”

Nuovamente il corvino arricciò il naso, senza però degnare la madre d'uno sguardo. Inizialmente l’atteggiamento l’aveva innervosita non poco, poi aveva imparato a gestire i suoi sentimenti con furbizia. 

Un finto pianto, qualche lamentela sulla sua povera gioventù e bellezza sprecata e un po' di senso di colpa. Normalmente il trucchetto funzionava e riusciva a tenerlo a bada per qualche giorno, prima che tornasse alle solite.

Ash non era un bambino cattivo nel senso della parola. Non andava in giro a bullizzare gli altri bambini e non faceva nulla che davvero potesse far del male alle persone o i Pokémon della zona. Tuttavia, non si risparmiava dal fare scherzi di cattivo gusto e mettere i bastoni tra le ruote. 

Riordinava le stanze? Lui prontamente per farle dispetto scompigliava tutto.
Giornata di pioggia? Si poteva aspettare impronte di fango per tutta casa, muri e soffitto inclusi.
Vasi rotti giocando a calcio in casa nonostante lo spazio infinito fuori, marmellata al posto dello shampoo e crema solare nel tubetto di dentifricio…

Quel che era peggio, era quando gli scherzi si estendevano ai clienti o gli abitanti di Biancavilla. Rubare il cibo ai clienti, vestirsi da Gengar ed entrare nelle stanze degli ospiti di notte, cercare di cavalcare i Doduo dei vicini, lanciare gavettoni all’anziano contadino scorbutico, dipingere i suoi cavoli…

Se non aveva a che fare con le sue marachelle lì a casa, aveva la segreteria tempestata di messaggi e la cassetta della posta colma di reclami.

Tutto sommato alla fine chiudevano tutti un occhio perché ben consapevoli del fatto che quell’atteggiamento potesse essere dovuto all’assenza del padre e ad un desiderio istintivo di attenzione.

Ma a lei aveva cominciato a non fregare più nulla.


Lei poteva farci qualcosa? Era suo marito che se n’era andato. Era lui che l’aveva messa in quel casino.
Erano i suoi genitori che le avevano impedito di partire per un viaggio e loro che le avevano lasciato l’attività di famiglia senza chiedere la sua opinione al riguardo.

Era perché tutti l’avevano lasciata sola che ora doveva fare un lavoro che non aveva scelto, mettere da parte i sogni per sempre, rinunciare al divertimento che tanto cercava di concedere al proprio figlio.

Gli abitanti del villaggio non erano pazienti solo perché Ash non aveva un padre, ma perché lei non aveva nessuno. Provavano pena per lei e lo sapeva, non serviva cercare di nasconderlo.
Riusciva lo stesso a leggere i loro sguardi di compassione.

E non che non fosse grata per l’aiuto occasionale che le davano o per non averla ancora denunciata per i disastri combinati da Ash, ma quegli occhi la seguivano ovunque. Quando era in pubblico, ma anche a casa quando era sola e persino nei suoi sogni. 

Non aveva idea di cosa stava facendo. stava solo portando avanti quello che le era stato lasciato, sopravvivendo.

Ed era così patetica che persino il figlio percepiva quella passività, sentendosi libero di fare come voleva.
Valeva davvero qualcosa come madre?

“Ehi…”

Nemmeno si sentiva in dovere di guardarla negli occhi. 

“Ash.”

Sentì i suoi pugni tremare, desiderosi di aprirsi e afferrare il ragazzino per obbligarlo a degnarla della sua attenzione. 

Ma no, non avrebbe mai alzato un dito su suo figlio. 

Era patetica, ma non fino a quel punto.

“...”

Quindi alzò le mani al volto e nonostante fosse stufa di quel teatrino, non riuscì a far altro che prepararsi per il solito disperato tentativo.
Sentiva le magre dita tremare sulla sua pelle stanca e al minimo movimento che fece per chinarsi… 

“Ash…”

Con l’arrivo di quel bambino la sua vita era finita.

Le sue ginocchia cedettero e in un tonfo cadde a terra. Non poté vedere suo figlio sobbalzare, con il capo già così basso che quasi toccava terra.
Provò a rimettersi in piedi, ma le sue gambe sembravano non rispondere ai comandi, troppo pesanti ma assurdamente come non le sentisse. 

Cercò di fare respiri profondi per raccogliere fiato, ma più provava, più il bruciore al petto la faceva rannicchiare in posizione quasi fetale.
E da quei tentativi di regolarizzare la respirazione, partirono dei singhiozzi incontrollati e le lacrime finirono per inevitabilmente inondarle la faccia. 

“Mamma!”

Senza accennare a diminuire. 

“Mamma?”

Non ricordava l’ultima volta che aveva pianto così.
Non ricordava però nemmeno l’ultima volta che la sua vita non andava in modalità autopilota. 

Come era arrivata a questo punto? 

Ah sì, cercando di scappare in un sogno per trovare la libertà si era ritrovata ancora più incatenata.

“Mamma…?”

Senza avere la libertà di vedere il mondo, di prendersi una giornata per uscire con le amiche, per divertirsi, preoccuparsi delle cose più banali a cui devono pensare le ventenni…

E ancora più pateticamente, non sapeva se tornando indietro sarebbe riuscita a fare scelte diverse.

“Forse sono davvero sfortunata…”

Mentre quella sensazione di solitudine le scavava il petto, una manina si appoggiò sulla sua testa.

Il caldo tocco riuscì a far cessare di colpo i singhiozzi.

Non si mosse immediatamente, lasciando che quella mano che le passava tra i capelli continuasse ad accarezzarle il capo.

Era da tanto che non riceveva un gesto simile, uno così semplice, così spontaneo e amorevole. 

Una semplicissima carezza.

Alzò lentamente la testa e tra le lacrime riuscì a riconoscere la figura di Ash, inginocchiato di fronte a lei e impegnato ad accarezzarla come probabilmente avrebbe fatto con un Growlithe, anche se era probabilmente l'unico metodo che conosceva per consolare qualcuno.

Il bambino era visibilmente confuso sul da farsi, insicuro se ciò che stesse facendo fosse corretto, eppure il suo gesto era spontaneo e tanto caro.

"Mamma, che c’è che non va? Stai bene?" Domandò il bambino in tutta la sua innocenza, con un piccolo sorriso ad adornare il candido viso. 

Un sorriso senza tracce di astuzia o maliziosità. Un semplice, naturale e dolce sorriso. 

"Sì…" trovò l'energia per rispondere. Era esausta, sotto ogni punto di vista, ma il sorriso che scambiò con il figlio non era solo facciata. 

E come si fosse davvero rialzata non lo sapeva. Non era logico dire che fosse l'aver accettato la manina d'aiuto offerta da Ash, non poteva aver tirato su un corpo il triplo del suo. Sapeva però che avrebbe avrebbe fatto di tutto per rivedere quel sorriso. 

Oggi era crollata ma ciò le aveva permesso di scoprire un piccolo tesoro. L'indomani, si sarebbe assicurata di proteggerlo.

Forse non era poi così sfortunata.

Fu la prima e ultima volta che Delia si permise un tale momento di debolezza, ma fu sufficiente a cambiare tutto.

Era arrivato lui, e una nuova vita era cominciata.

 

 

Serena non osò parlare, ma dalla sua espressione si poteva chiaramente leggere quanto fosse rimasta colpita da quel racconto.

Era incredibilmente e realisticamente umano, dolce-amaro e sentito. 

"Da allora, Ash cambiò completamente attitudine. Il suo animo spericolato e acceso rimase uguale, come per ogni bambino, ma smise di importunare gli altri e fare scherzi di cattivo gusto. Io invece trovai una nuova luce a cui aggrapparmi...”

“Ash si ricorda di tutto questo?” Domandò la ragazza curiosa. 

“Non ne ho idea, era molto piccolo e se è qualcosa difficile per me di cui parlare, immagino che lo sia anche per lui” Rispose Delia, pensandoci su “Però può darsi, visto che da allora iniziò il bullismo…”

“Il bullismo?” Nuovamente il viso di Serena crebbe preoccupato.

Delia annuì tristemente “Purtroppo da quando si iscrisse all’asilo gli altri bambini cominciarono ad isolarlo e prenderlo di mira. Andò avanti anche durante le elementari… e non ne seppi nulla per anni.”

“Ash non ti ha detto nulla?”

“Non voleva più farmi preoccupare” Sorrise la donna amaramente. Anche per quello non andava fiera del suo attimo di debolezza di fronte al figlio. Certo, aveva migliorato il suo temperamento, ma lo aveva anche messo sottopressione e lo aveva portato a sopportare da solo un peso così grosso “Sapeva che in caso di problemi doveva rivolgersi agli insegnanti o ai genitori, ma a quanto pare anche facendolo non cambiava nulla, forse infervoriva ancora di più i bulli, quindi ha deciso di non dire nulla.”

Serena abbassò appena il capo, riflettendo con dispiacere su quanto appena sentito. “Ricordo che al campo estivo anche lui rimaneva spesso solo e gli altri bambini lo evitavano, ma non pensavo fosse così grave la situazione. Evitavano anche me visto che ero la nuova arrivata”

“Qualcuno aveva avvisato Samuel e lui si era impegnato a tenere d’occhio la situazione. E’ stato sorprendente sentire che mio figlio si era fatto un’amica” espresse Delia con gratitudine, riferendosi proprio alla ragazza che aveva di fronte. Ash non aveva quasi mai nulla da raccontare che riguardasse amici o conoscenti, quindi quando era tornato a casa pimpante, menzionando una ragazzina con il cappello di paglia, era stata una vera gioia per la madre.

La ragazza arrossì leggermente, scuotendo la testa “Non ho fatto nulla di ché, è stato lui il primo a farsi avanti per aiutarmi. Forse anche per quello non riesco ad immaginarmelo preso di mira in quel modo, mi era sempre sembrato una persona amichevole”

Delia sospirò “Infatti non è stato per Ash come persona. Certo, sapeva essere un pò arrogante alle volte, esagitato e testardo, ma era comunque disponibile ad aiutare gli altri e a fare amicizia. Il problema era per quello che non aveva…”

“Suo padre?” Subito azzeccò Serena, prevedendo dove sarebbe andato a parare il discorso, per quanto assurdo potesse essere. 

“Sì, il motivo per cui veniva bullizzato era il fatto che non avesse un papà”

“Che motivo assurdo…”

“Alla fine gran parte dei bulli erano bambini con problemi a casa, quindi in qualche modo aiutando i genitori anche i figli si sono placati. Ash non è mai riuscito a farsi dei veri amici fino a che non è partito per il suo viaggio e a volte litigava ancora con Gary, il nipote di Samuel, ma almeno non è stato più vittima di bullismo” La bruna portò una mano sul cuore, come se avesse appena rivissuto il sollievo di quei giorni. “A volte però mi chiedo quante pene avrei potuto risparmiare a mio figlio se mi fossi accorta prima di cosa stava succedendo”

“Hai fatto anche tanto!” subito esclamò Serena, mostrando quando avesse preso a cuore la situazione di Delia “Sei riuscita a salvare delle famiglie e a risolvere un’ondata di bullismo tutta da sola! Al tuo posto non so quanti ci sarebbero riusciti!”

Le sue parole erano intrise di tenerezza e compassione, sia per la donna ammirevole che aveva di fronte che per il figlio.

“Fossi stata al tuo posto potrei solo sognare di essere forte come te” ammise Serena a bassa voce, ma abbastanza perché Delia la sentisse.

La donna sorrise lievemente “Non tutti devono passare le stesse esperienze per essere persone forti. E poi se ci sono riuscita, come ti ho detto, il merito è solo di Ash.”

“E’ una persona straordinaria. Mi sento fortunata ad averlo conosciuto”

“Sì, chiunque sarebbe molto fortunato ad averlo nella sua vita. Spero che anche tu lo sia eventualmente”

L’implicazione fece alzare la testa di Serena di scatto e Delia emise una risatina flebile “Non guardarmi così, non sei l’unica che spera che qualcosa sbocci tra voi due!”

La ragazza sentì il suo viso farsi bollente, ma nonostante l’imbarazzo riuscì a parlare “Penso lo sarei anche se non dovesse ricambiare i miei sentimenti”

Delia poté solo apprezzare tutta la dolcezza della ragazza. Non era da tutti avere una visione così matura in fatto di legami ed era enormemente sollevata dalle implicazioni delle parole di Serena “Quello è importante. Nessuna coppia è perfetta, romantica e non. Ciò che davvero porta un rapporto ad essere sano e forte è la capacità di saper superare gli ostacoli assieme, saper accettare i difetti e impegnarsi per migliorare.”

“Fin’ora mi è sembrata però una strada a senso unico… fin da quando eravamo bambini mi è sembrato sempre lui quello che mi ha aiutata” Era stato lui a darle la spinta per partire, oltre al desiderio di lasciare casa, così come era sempre stato lui ad incitarla. 

A quell’affermazione, la donna agitò la mano, come se avesse appena sentito una sciocchezza “Suvvia, sono sicura che l’hai aiutato più di quanto credi, altrimenti non sarebbe sempre così felice di passare il tempo con te. Pensi che le ore di parlantina che ho ascoltato dopo il suo ritorno da Kalos non ti includessero?”

“E-Ehm…” 

“Mi ha raccontato tante cose e anche se fossi stata così folle da dubitare, non potrei mai dopo quello che hai fatto venendo qui. Se te sei fortunata ad averlo, anche lui è fortunato ad avere te. Vi guardate le spalle, vi sostenete e avete fiducia l’uno nell’altra, ma soprattutto vi rendete felici a vicenda ed è questa la cosa più importante.”

Delia prese gentilmente la mano di Serena tra le sue e la stringe con gentilezza “Vorrei sperare che non vi troviate mai in una brutta situazione in futuro, ma so che nella vita non va tutto rose e fiori, quindi sarò molto più tranquilla sapendo che ci sarete l’uno per l’altra. Ogni giorno che passa sono sempre più convinta che Ash non sia come suo padre, quindi per favore non temere che venga mai a mancare nei tuoi confronti, anche se non doveste mettervi assieme”

Serena ricambiò la presa, stringendo ora le mani della donna nelle sue con sicurezza e determinazione “Non avrei mai avuto dubbi, Ash non lascia indietro nessuno e nemmeno io ho intenzione di farlo”

La tensione di Delia sembrò pian piano svanire, mentre lasciava che le rassicurazioni della ragazza di fronte a lei le entrassero nel cuore. 

Suo figlio aveva sperimentato l’abbandono e per quel motivo mai avrebbe abbandonato. Ciò era meraviglioso ma allo stesso tempo spaventava enormemente Delia per come avesse potuto reagire Ash in caso avesse perso qualcuno a lui caro. 

Non voleva passasse quello che aveva passato lei e non potendosene assicurare, dovendolo lasciar andare per la sua strada, tutto ciò che poteva fare era affidarsi a qualcuno che tenesse a lui quasi quanto lei. 

Sapeva che tutti i suoi amici rientravano probabilmente in tale cerchia, ma conosceva anche le tendenze del figlio. Avrebbe sempre sostenuto gli altri prima di sostenere se stesso, sarebbe stato disposto a caricarsi nuovamente il peso della solitudine se necessario. 

Le prime conseguenze di questo suo atteggiamento si erano viste dal suo ritorno da Kalos. Dopo anni di viaggi in cui aveva stretto legami e si era separato dai suoi amici per permettere loro di seguire strade diverse. Inevitabilmente poi, nel momento in cui più aveva avuto bisogno di tenersi circondato da quelle persone ma non aveva osato farlo, era arrivato il punto di rottura.

“So che è estremamente egoista da parte mia ma non posso non chiedertelo...”

Il prossimo gesto che Delia compì fece sobbalzare il cuore di Serena, togliendole il fiato. La donna si chinò in avanti in un mezzo inchino formale, mettendo tutta l’anima nelle sue parole “Non lasciarlo.”

Il silenzio di sottofondo divenne tanto profondo quanto fu simbolico quel momento.

“Non mi sognerei mai di chiederti di dedicarti a lui tutta la vita o di seguirlo ovunque, rinunciare alla tua indipendenza, a rincorrere la tua strada o a trovare un futuro con qualcun altro che saprebbe renderti felice...”

“D-D..-”

“Lui ti fa star bene, giusto?”

Senza esitazione, Serena confermò “Certo”

“Allora ti chiedo solo di non dubitare che anche te fai star bene lui. Ash ha la tendenza a mettere il bene degli altri prima del suo e a distanziarsi inconsciamente dalle persone per paura di desiderare troppo e rimanere ferito.”

“...”

“Non dubitare anche se doveste prendere strade separate. Se dovesse chiudersi in se stesso, non dubitare mai e poi mai che tenga a te. Non avere paura ad affidargli il tuo cuore, ok?”

Volere bene ad una persona non significa solo prendersene cura, ma sostenerla da vicino e lontano, darle forza nelle difficoltà e condividerne gioie e dolori. Significa correggerla se sbaglia ma anche non abbandonarla se è disposta a lavorare per migliorare, mettere il suo bene prima del proprio ma non così tanto da esserne accecati. Rispettare se stessi quanto l’altro.

Delia non le stava chiedendo di fingere di essere attaccata ad Ash in caso non se la sentisse più di averci a che fare, non voleva addossarle un fardello simile. Ma da madre voleva anche assicurarsi che il figlio non avrebbe perso una presenza così importante della sua vita.

La ragazza si abbassò e si mise al livello di Delia, abbracciandola dal basso. La donna rimase sorpresa dal gesto e si sbilanciò un po' “Non si preoccupi, se è Ash, è impossibile non volergli bene, e continuerò a farlo.”

Quelle parole furono come una freccia, una scagliata nel suo cuore…

La donna ricambiò l’abbraccio con una particolare forza, provata da quelle parole. Mormorò dei ringraziamenti mentre le lacrime scendevano dalle sue guance, sempre però mostrando un sorriso sul suo volto.

Erano lacrime di gioia.

“Grazie”

“Grazie a te Delia” rispose Serena. “Davvero”

Per aver messo al mondo Ash, per averlo cresciuto nella persona che era, e per amarlo in così tanto.


.
.
.
 

Nota d'autori:
Chissà cosa è successo a Serena ad Hoenn? Prima o poi lo scopriremo.

Il raccondo di Delia è strettamente collegato alla novel di Shudo. Ogni informazione dalla maternità di Delia, il padre di Ash, il bullismo subito dal figlio, la locanda ecc.. sono tutte canoniche.
Il loro viaggio sta per cominciare... chissà che pieghe prenderà la loro avventura!
   
 
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