Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Letizia25    28/10/2016    0 recensioni
A volte, la discesa verso l’inferno comincia senza rendersene conto, fino a che non è troppo tardi.
Troppo tardi per tornare indietro, per cambiare le cose, per salvare qualcosa di ciò ch’è rimasto.
O almeno, la nostra è iniziata così.
Si cerca una luce per salvarsi, o anche solo per non perdere del tutto la speranza.
Eppure ogni sforzo sembra comunque vano, perché le cose non cambiano, mai.
Restano immutabili, almeno fino a che due universi opposti non si scontrano.
Perché quando due universi opposti si incontrano all’improvviso, cambia tutto, radicalmente.
Le certezze che c’erano prima svaniscono, sommerse da quel qualcosa che accomuna quei mondi.
Tutto scompare; dubbi, paure, sogni, maschere, muri. Resta una sola certezza: quella di non cadere.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=evr4rKlJ1RA
*
ATTENZIONE: La storia tende al rating rosso e contiene alcune scene descritte in maniera molto approfondita (guardare trailer per capire). Quindi, se siete deboli di cuore o se potrebbe darvi fastidio in qualsiasi caso, non leggete, dato che l’ultima cosa che voglio è far star male qualcuno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic



Trentacinque
 
 
 
Qualcuno a cui, alla fine, si mostra ciò che si tiene nascosto da troppo tempo.
Qualcuno di cui ci si fida talmente tanto da non aver più paura.

Qualcuno che, costantemente, si dimostra essere la cosa più bella di tutte.
 
 
 
Sono passati undici mesi da quando Calum è entrato nella sua vita, riempiendola. Mesi che, per entrambi, sono stati un susseguirsi di emozioni talmente forti e intense che nessuno dei due riuscirebbe mai a descrivere a parole.
E Letizia ormai non si chiede più perché il cielo le abbia fatto un regalo così grande, perché la vita le abbia messo accanto quell’angelo prezioso ed unico. Perché sa che non avrà risposta, in nessun caso. Perché sta cominciando a capire che molte cose non avranno mai una spiegazione vera e propria; succedono, forse per caso, forse no. Sta di fatto che, quando accadano, sconvolgono sempre tutto quanto. La mora lo sa bene.
Perché non avrebbe mai immaginato che, dopo aver conosciuto il suo vicino di casa, la sua vita avrebbe preso quella piega. Non avrebbe mai pensato di attraversare così tanti alti e bassi, di superare così tanti ostacoli. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe ricevuto molto più di quanto aveva sperato per tutta la vita. Non avrebbe mai creduto di poter avere una seconda occasione per ricominciare.
Perché Calum è la sua seconda occasione. Ecco perché sta cercando in tutti i modi di aiutarlo, di capirlo fino in fondo, per farlo uscire dal buio che lo ha risucchiato e che l’ha privato di quella luce che, solo per poco, era riuscita a vedere in quegli occhi disperati. Occhi che sono sempre stati capaci di vederla veramente, di spogliarla di ogni sua maschera, di abbattere ogni suo muro, di accarezzare l’angolo più profondo della sua anima. Occhi che le hanno dato molto più di quanto lei abbia mai sognato.
E la ragazza non può ignorare il fatto che la persona che ama sta male e non riesce a sfogarsi, a parlare del suo dolore; che sta soffrendo per un qualcosa più grande di lui. Come non può, non riesce ad ignorare il fatto che si sente completamente impotente, incapace, perché non riesce a trovare una soluzione a tutto quel casino. Perché non riesce a salvare l’unica persona che le ha dato amore, in un modo che lei non aveva mai sperimentato prima.
Lo guarda, Letizia. Guarda Calum negli occhi, mentre lui la sta abbracciando forte. Sono stesi sul letto della mora, eppure nessuno dei due si sente ancorato al suolo. È come se fossero in un mondo fatto solo per loro, da cui non vogliono uscire, per nessun motivo. Un mondo che è dentro gli occhi dell’altro, in un gioco che lega indissolubilmente i loro sguardi, che colma ogni loro spazio vuoto.
Guarda gli occhi del ragazzo, lei, perdendosi in quel colore scuro che per tutto quel tempo ha soltanto cercato di proteggerla, anche se non sempre ci è riuscito, dimostrando ad entrambi che solo stando insieme possono rimarginare le ferite e lasciarsi definitivamente alle spalle i pesi che si portano dietro da anni e che non fanno altro che renderli sempre più deboli ad ogni secondo che passa.
Però… Letizia non conosce i pesi che Calum ancora si porta dietro. Perché sa, sente che il ragazzo le ha raccontato una minima parte della sua storia, lasciando in sospeso ciò che maggiormente lo tormenta; quello stesso qualcosa contro cui anche lei sta cercando di combattere, per il bene del moro. Perché non può permettersi di perderlo, non adesso che l’ha finalmente ritrovato.
Vorrebbe… Vorrebbe soltanto che si lasciasse aiutare, che si aprisse, almeno per quel tanto che serve per cambiare le cose. Ma sa, lei, che per aprirsi a qualcuno ci vuole tempo. Lo sta sperimentando sulla sua pelle da mesi ormai. Mesi passati a chiedersi perché non è mai riuscita a trovare il coraggio sufficiente per parlare al suo ragazzo di ciò che l’ha resa la persona che è adesso, di ciò che l’ha ferita, che le ha lacerato il cuore e distrutto l’anima pezzo dopo pezzo, come se si divertisse a vederla persa, con più alcuna certezza a cui ancorarsi per non cadere.
Certezza. Una parola di cui ha cominciato a capire il significato e l’importanza solo quando Calum è piombato all’improvviso sulla sua strada. Una parola che, passo dopo passo, l’ha guidata fino a dov’è ora.
Perché adesso Letizia è pronta a raccontare la sua storia, ad aprirsi, a mostrare ogni parte di sé al moro, ad affrontare le ferite e le cicatrici che si porta dietro da troppo tempo, a voltare pagina una volta per tutte, a fare quel salto di cui, fino a poco tempo prima, aveva paura. Una paura che l’aveva bloccata, che l’aveva resa incapace di ribellarsi, di cambiare le cose. Una paura che adesso non c’è più, che ha lasciato posto ad un coraggio che la giovane, fino a quel momento, non credeva di avere.
«Cal?» lo chiama, e la sua voce risuona limpida, quasi timida, nel silenzio della stanza.
Il ragazzo le sorride e le sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, per vedere meglio quegli occhi color del cioccolato in cui non ha mai avuto timore di perdersi. «Che c’è, Leti?»
Lei sospira. Chiude un attimo gli occhi, cercando il coraggio che era riuscita a trovare. Poi li riapre.
«Ti… Ti ricordi del mio compleanno? Quando mi chiedesti del tatuaggio?»
Calum annuisce in silenzio, ricordando fin troppo bene il brusco cambiamento nel comportamento della ragazza non appena aveva accennano alla L sulla sua spalla; ricordando la curiosità che l’aveva sempre spinto ad osservare quel tratto di inchiostro, domandandosi che cosa significasse, quale storia celasse.
«È la L di Libertà, che in italiano vuol dire libertà.» comincia allora Letizia. Ma è come se le parole le morissero in gola, come se non volessero uscire, come se la paura che aveva creduto di aver vinto stesse tornando più forte di prima, impedendole di essere libera.
Allora prende uno, due, tre respiri, cercando di tranquillizzarsi, di rimettere in ordine le idee, di placare il battito fin troppo veloce del proprio cuore. Sa che deve farlo, che deve parlare e superare le sue insicurezze. Perciò chiude gli occhi, cercando l’ultimo grammo di coraggio che le serve. Poi si butta, lasciando che le parole abbiano la meglio sul suo timore. Perché ha bisogno, vuole andare avanti una volta per tutte.
«Avevo circa undici dodici quando ho scoperto… Di essere stata adottata.» inizia. E subito il dolore le attanaglia il cuore, lacerando tutto quello che trova. Lei però cerca di non pensarci, di non preoccuparsi, perché sa che presto finirà. E dopo non dovrà più riaprire nessuna di quelle ferite.
«Era pomeriggio ed io stavo cercando dei fogli per fare un disegno… Per Azura… Per appenderlo insieme a quelli degli altri bambini all’ospedale…» e ricorda l’allegria che, anni prima, quel pensiero le aveva dato: era felice di fare quella piccola sorpresa, voleva rendere l’ospedale più colorato, come la sua camera che, a quel tempo, aveva le pareti dipinte dei colori dell’arcobaleno. Era sgargiante la sua stanza, proprio come lo era lei: un’esplosione di vita e di allegria, di sorrisi luminosi ed energia da vendere.
«Stavo rovistando tra i cassetti e… Ad un certo punto mi sono ritrovata con una busta in mano.» e subito il cuore torna a batterle forte, a chiedere una pausa. Perché, raccontando, a Letizia sembra di star vivendo ogni cosa da capo ancora una volta, come se non fossero bastati gli incubi o le notti insonni avuti per anni dopo quel pomeriggio. Dopo che tutto era andato a rotoli.
«Era dell’ospedale dove adesso lavora Azura e…»
Ma non ci riesce, Letizia. Non riesce ad andare avanti, a spiegare del tutto quella verità troppo grande persino per lei; una verità che aveva sconvolto ogni cosa nella frazione di un attimo, che l’aveva resa diffidente, debole, insicura; che l’aveva ferita in un modo che aveva creduto irreversibile.
Non riesce a parlare. È come se la sua stessa voce si ribellasse e non volesse uscire. Al contrario delle lacrime, silenziose, brucianti, che hanno cominciato a scorrerle sulle guance senza che potesse impedirlo. È come se non fosse più padrona di se stessa, come se avesse perso il controllo e non riuscisse più a tenere le fila di niente.
Calum allora la stringe a sé, cercando di proteggerla, di tenere insieme i pezzi di quella persona che sta cadendo ad ogni secondo che passa. Non dice niente, perché non sa che come rispondere a ciò che gli sta raccontando la mora. Perché aveva pensato a tante cose, lui; si era dato tante possibili risposte sul perché gli occhi di Letizia fossero distrutti quanto i suoi, sul perché la mora provasse un dolore così atroce da farla chiudere in se stessa come un riccio. Ma non aveva mai pensato a niente di simile. Perché è troppo assurdo persino per lui che, adesso, sta cercando di capire in che modo può aiutare la ragazza che ama.
Continua a stringerla, ad ascoltare in silenzio i suoi singhiozzi, a sentire tra le proprie braccia il suo corpo scosso dai tremiti, come se stesse per rompersi in mille pezzi da un momento all’altro. Come se non fosse più in grado di sopportare oltre. Come se non avesse più abbastanza forza per resistere.
Eppure… Eppure lei continua a parlare, a lottare contro se stessa, contro il passato e le paure, contro le ferite e le insicurezze. E non le importa se dovesse fare ancora più male, se dovesse mancarle il respiro per il dolore, se dovesse rimetterci tutto quanto ancora una volta. Perché adesso sa che non deve mollare, che non deve rinunciare a riprendersi quella rivincita per cui sta combattendo da una vita. Perché c’è ancora tanto da fare, da dire, prima di mettere un punto fermo ad ogni cosa.
«Dentro c’era il mio certificato di nascita e… Al nome dei miei genitori… C’erano quelli di Elizabeth Lee e Adam Lewis…» sospira e chiude gli occhi, ricacciando indietro le lacrime. «Io non… Non riuscivo a capire… Avevo sempre vissuto da sola con Azura… Lei era sempre stata mia mamma… Non capivo perché ci fosse un altro nome su quel foglio… Credevo che si fossero sbagliati… Che avessero scritto male…» e si ricorda fin troppo bene della confusione provata in quel momento, del freddo che, lentamente, aveva iniziato ad impossessarsi di lei, come se avesse già cominciato a pregustare la fine di tutto, del vuoto che aveva cominciato a scavarle dentro.
«Azura è entrata nella stanza e… Mi ha vista con quel foglio in mano e ha detto: “Devo raccontarti una storia”.» e ripensa a come si sia sentita strana in quel momento; al fatto che, mentre guardava Azura, non riusciva più a vedere la persona che fino ad allora aveva sempre chiamato mamma; a come ogni cosa, in un modo o nell’altro, le era sembrata solo un brutto sogno dal quale era sicura che si sarebbe svegliata presto. Ripensa alle parole che la donna le disse in quell’occasione. Le stesse che sta ripetendo adesso a Calum, come se una macchina priva di emozioni stesse parlando al posto suo, mentre le lacrime continuano a rigarle il viso, piano.
«Elizabeth era la sorella di Azura… Lei… Rimase incinta del suo ragazzo quando aveva sedici anni e… Al momento del parto non… Non ce l’ha fatta…» e ricorda quanto male le fece sentire quella storia, ascoltare quelle parole; ricorda quanto freddo le entrò dentro, come se non aspettasse altro che le sue difese calassero per prendere il sopravvento. Ricorda gli occhi lucidi di Azura, il tremito delle sue mani mentre le accarezzava la testa. Proprio come adesso sta facendo Calum, che la sta stringendo forte a sé, che sta cullando delicatamente ogni più piccola parte di lei, come se avesse paura di farle male con il più piccolo gesto. Come se avesse tra le mani qualcosa di estremamente fragile che non vuole rompere, di cui vuole soltanto prendersi cura.
«Adam chiese ad Azura di occuparsi della… Di me perché lui… Non aveva idea di come fare…» e ripensa a come possa essere stato difficile per Azura – che all’epoca aveva da poco compiuto vent’anni – prendersi cura di lei per tutto quel tempo, imparando da sola ogni cosa, perché i suoi, di genitori, erano morti, lasciando troppo presto lei ed Elizabeth da sole. Ripensa a come quella donna, che una volta chiamava mamma, si sia fatta forza completamente da sola, sia stata coraggiosa ed abbia lottato con tutta se stessa, pur di far funzionare le cose.
«Da quel momento, lui… Non ha più voluto sapere niente di me… Non mi ha mai voluta conoscere, nonostante Azura gliel’abbia chiesto più volte… Non è mai venuto ad un mio compleanno o a vedere come stavo quando ero più piccola… Lui… Non c’è mai stato…» e ricorda troppo bene quanto, qualche mese dopo aver scoperto la verità, quella considerazione le fece male, quanto la ferì, sconvolgendo la sua vita così velocemente che lei non seppe più da che parte ricominciare. E sa che, se Madison non fosse stata al suo fianco, adesso non sarebbe tra le braccia di Calum. Braccia che non vogliono lasciarla andare per nessun motivo; che, nonostante la droga le stia rendendo sempre più deboli, la stanno stringendo così forte da scaldarle il cuore in un istante; che riescono a farla sentire al sicuro anche in quel caso, mentre sta combattendo contro le sue stesse catene.
«Io… Giuro che non sapevo che cosa fare… Avevo cominciato a pensare che non meritavo più l’amore di nessuno, né di Azura, né di Madison… Pensavo di essere un errorre… Credevo di meritare di soffrire perché, se i miei veri genitori non mi avevano amata, nessun altro l’avrebbe fatto al posto loro… Avevo iniziato ad allontanare tutti, a chiudermi, a costruire muri su muri… Eppure… Azura e Madison sono sempre rimaste con me… Anche quando le cose tra me e Azura hanno cominciato a peggiorare, lei… Lei mi ha sempre voluto bene… L’ha sempre fatto e… Me l’ha sempre dimostrato… E faceva male… Faceva troppo male… Perché io non riuscivo a capire, non… Non mi vedevo come una persona che potesse meritare affetto...» e ricorda, Letizia. Ricorda troppo bene i giorni in cui in casa sua era calato il silenzio tra lei ed Azura; ricorda la difficoltà di stare con la donna, di parlarle, di lasciarsi amare; ricorda il dolore provato ogni volta che l’altra la cercava, pur di farle sapere che non se ne sarebbe mai andata. Ricorda tutto come se lo avesse appena vissuto, come se non fosse passato neppure un attimo da quando la sua vita era andata a rotoli.
«Prima che ci conoscessimo, io… Stavo cercando di capire che cosa volessi davvero e… L’unica cosa a cui continuavo a pensare era… Che volevo essere libera…» sospira un attimo, come se volesse riprendere fiato prima di finire la sua storia. «Libera dal passato, dal dolore… Libera da tutto quanto…» e si ricorda il giorno in cui si è fatta il tatuaggio, quella piccola L che le ha dato la spinta per cominciare a cambiare. Si ricorda il lieve dolore, quelle piccole punture che le hanno fatto capire di essere viva, di potercela ancora fare. Si ricorda la promessa che ha fatto a se stessa: non mollare mai, per nessun motivo, soprattutto se trovi qualcuno per cui vale la pena farsi male.
Punta allora gli occhi in quelli di Calum. E sente che, all’improvviso, ogni ferita, ogni dolore scompare.
«Poi però sei arrivato tu, Cal… E hai cambiato tutto… Mi hai fatta tornare a respirare… Mi hai fatto il regalo più bello che potessi desiderare… Mi hai fatta sentire completa e…» ma non riesce a proseguire oltre. Perché nuove lacrime le stanno scendendo dagli occhi e non sa come farle smettere. Non sa come frenare quel calore immenso che le è appena nato dentro al cuore, a causa di quella felicità che solo il ragazzo è stato capace di darle.
«Grazie, Cal. Per tutto quanto. Io–»
Ma non riesce ad andare avanti, lei. Perché subito le labbra di Calum sono sulle sue.
 
E si baciano, loro due. Si baciano a lungo, allontanandosi dalla realtà, dal passato, rifugiandosi in quella bolla che, giorno dopo giorno, hanno costruito insieme, affrontando le loro paure, le loro insicurezze, mettendo in gioco se stessi pur di far funzionare l’unica cosa davvero bella di tutta la loro vita. Si baciano, si curano delicatamente l’anima, come se tra le mani avessero il più importante di tutti i tesori.
Quelle stesse mani che, pian piano, si stanno facendo strada sotto i vestiti, accarezzando la pelle tiepida dell’altro, sentendo i muscoli irrigidirsi e stendersi sotto le dita, percependo ogni singolo brivido, ogni più piccola scossa come se, in quel momento, le loro sensazioni si fossero amplificate oltre ogni limite.
La bacia intensamente, Calum. La bacia, la ama con tutto se stesso. Perché sa che è l’unica risposta che può dare a Letizia, alle parole che gli ha appena detto, all’affetto che non ha fatto altro che donargli dal primo istante in cui i loro occhi si sono incontrati. Fare l’amore con lei è l’unico modo che il ragazzo conosce per dimostrarle quanto la voglia, quanto necessiti di lei, quanto abbia bisogno che sia felice. Perché vuole cancellare le sue lacrime, lui; vuole che gli occhi color cioccolato dell’altra tornino ad essere completamente luminosi; vuole combattere l’ombra del passato che continua a ferirla. Vuole amare la ragazza che ha tra le braccia, vuole proteggere la persona più forte e bella che abbia mai conosciuto. Vuole cancellare tutto ciò che l’ha ferita. Vuole farla stare bene.
E non gli importa della morfina, adesso. Non gli importa dell’inferno che ha alle spalle e da cui non è riuscito a scappare del tutto. Non gli importa di niente. Sa che Letizia è troppo per uno come lui, è troppo per chiunque; sa di non meritarla. Eppure… Non vuole lasciarla andare. Non vuole perdere quell’angelo che ha deciso di fidarsi proprio di un caso perso come lui. Non vuole perdere l’unica persona capace di farlo sentire vivo davvero.
Letizia si lascia baciare, si lascia cullare da quelle mani che ormai sono diventate familiari sul suo corpo; mani che ne conoscono ogni millimetro, ogni punto debole. Quelle stesse mani a cui lei si è affidata per stare bene. E sa, sente fin dentro le ossa, di aver fatto la scelta giusta. Perché sa che Calum non la ferirebbe mai di proposito.
Si tolgono lentamente i vestiti, lasciandoli cadere sul pavimento. E non smettono di baciarsi neppure per un secondo. Non smettono di accarezzarsi, di marchiare l’altro con la traccia umida delle proprie labbra. Non smettono di amarsi, di dimostrasi quanto abbiano bisogno l’uno dell’altra. Non smettono di guardarsi, di perdersi negli occhi dell’altro, pur di trovare quell’amore che ha dato loro speranza, che li ha cambiati e sta continuando a farlo, passo dopo passo. Non smettono di ringraziare il cielo per aver ricevuto un regalo così importante.
Un regalo che sentono scorrere dentro le proprie vene, del quale non riescono a fare a meno. Perché è grazie a quel regalo se adesso, finalmente, si sentono davvero a casa.
Poi Calum si mette a sedere sul letto e tira Letizia su di sé. La ragazza sorride e gli bacia la fronte, gli occhi, le guance prima di accarezzargli le labbra con le proprie. Il moro la marchia sul petto, sui seni, sulle spalle, gustando ad ogni bacio quella pelle tiepida di cui adora il profumo, dolce e unico, proprio come la persona che sta amando con tutto se stesso. Lei si lascia andare e lui la fa sua, delicatamente, come se avesse tra le mani qualcosa di talmente flebile che potrebbe svanire in un soffio. Intanto, i loro cuori battono forte, facendosi sentire dappertutto.
E mentre Letizia accarezza il collo dell’altro con il respiro lievemente più accelerato, Calum si protende e bacia quel piccolo tatuaggio, di cui adesso conosce il significato. Bacia quella L perché vuole dare alla sua ragazza la libertà e l’amore che ha sempre meritato. E la mora, a quel gesto, si irrigidisce per un istante, prima di distruggere ogni sua difesa e lasciarsi andare completamente, permettendo alle lacrime di scenderle sul viso.
Lacrime che Calum asciuga con un bacio. Lacrime che anche il giovane ha negli occhi.
Lacrime che dimostrano ad entrambi che la loro vita, nonostante tutto, non potrebbe essere più bella di così.
 
Non riesce a smettere di guardare la mora, Calum. Perché non riesce a credere che tutto ciò che ha sempre voluto è lì, davanti a lui, racchiuso in una ragazza che non ha fatto altro che dargli tutta se stessa, con cui il moro vorrebbe passare ogni singolo istante della propria vita. E sa che è troppo presto per pensare ad una cosa simile. Sa di essere troppo giovane, sa che pure Letizia lo è. Eppure… Lo sente fin dentro l’anima. È come se, in qualche modo, il suo cuore gli stesse dicendo che è lei quella giusta, la persona che vorrebbe vedere ogni giorno appena si sveglia, con cui vorrebbe condividere tutto. La persona con cui vorrebbe avere un futuro, sul serio. Un futuro in cui non gli importa più della morfina, in cui non si vede più come un disastro completo e in cui non si vergogna più di se stesso. Un futuro completamente diverso dalla sua vita attuale, di cui conserverebbe intatta soltanto una cosa: Letizia, e tutto ciò che lei ha portato con sé.
Ed è mentre pensa a questo, che la ragazza gli si avvicina; lo sguardo divertito e il sorriso sulle labbra, incuriosita dall’espressione che l’altro ha, così seria che lei non gli aveva mai visto addosso prima e che un po’ la fa preoccupare, perché non sa che cosa aspettarsi.
«Come mai sei arrossito?» gli chiede, curiosa, cominciando ad accarezzargli le braccia con la punta delle dita, senza distogliere gli occhi dal viso di Calum, che lentamente sta diventando sempre più roseo.
Lui sorride e prende la mano di lei tra le proprie, intrecciando le loro dita e riempiendo gli spazi vuoti.
«Stavo pensando.» risponde vago, divertendosi nell’osservare l’espressione sorpresa dell’altra.
«A cosa?»
«A qualcosa.»
Letizia sbuffa e sistema meglio il cuscino sotto il petto. «Perché deve essere sempre così con te?»
Calum ridacchia e la abbraccia forte, passando lentamente le mani tra i lunghi capelli scuri della mora, percependo distintamente il suo cuore battere veloce dentro al petto a pensare all’importanza delle parole che da tempo ha sulla punta della lingua. Parole che vorrebbe dire perché sono preziose, uniche. Parole che gli fanno compagnia da mesi. Perché da mesi ha in testa quell’immagine, quella speranza che, nonostante tutto, diventa sempre più luminosa, sempre più potente. Eppure… Non ci riesce, non riesce a dire ciò che pensa. Perché ha troppa paura di dar corpo a quel qualcosa veramente troppo importante. Qualcosa che non aveva mai detto a nessuno e che mai, prima di conoscere Letizia, aveva preso davvero in considerazione.
«Stavo pensando a noi. A cosa faremo tra qualche anno. A come andranno le cose.»
La ragazza sorride. Perché, da un po’ di tempo, i pensieri del ragazzo sono gli stessi che stanno popolando la sua mente. E tutti hanno come fine il cercare di vivere con Calum il più a lungo possibile. Perché non vuole lasciarlo, non vuole stare senza di lui. Non vuole perdere l’unica persona che sia mai riuscita a farla sentire davvero completa. Perché sa che, senza il moro, tutti i suoi sforzi non avrebbero senso, che la sua vita non avrebbe senso.
«E stavo pensando che…» ma non riesce a continuare, Calum. Non riesce ad ammettere ad alta voce quel piccolo grande sogno in cui spera, nonostante l’immenso casino che è ancora la sua vita. Non riesce ad ammettere la sua speranza più importante, ciò per cui farebbe qualsiasi cosa pur di continuare a vivere, quel sogno nel cassetto a sui sta pensando da mesi. Perché potrebbe rivelarsi quell’occasione in più che ha sempre cercato; quell’occasione in più per ricominciare, per ricostruire la sua vita dalle fondamenta.
Poi i suoi occhi incontrano quelli di Letizia. E all’improvviso ogni paura scompare, lasciando posto ad un coraggio che il moro non avrebbe mai creduto di avere. Un coraggio che gli fa battere il cuore molto più velocemente di quanto si sarebbe immaginato, mentre lascia che quelle parole trovino la strada per uscire, mentre lui comincia a sperare che quel piccolo grande sogno, un giorno, diventi realtà.
«Voglio avere una famiglia con te, Leti.»
La mora trattiene il respiro, mentre sente il proprio cuore correrle dentro al petto. Resta in silenzio.
Non sa come rispondere a quelle parole, che gli sono arrivate dritte al cuore come una freccia. Parole importanti, che mai avrebbe pensato di sentir pronunciare da Calum. Parole che le mostrano quanto grande sia il sentimento che il moro prova nei suoi confronti, quanto forte sia l’amore che li lega. Parole che, nella frazione di un istante, le hanno scaldato l’anima, le hanno incendiato il cuore.
Perché ha fatto una promessa a se stessa, Letizia, che vuole mantenere ad ogni costo, non le importa quanto dovrà mettere in gioco. Perché avere una famiglia è sempre stato anche il suo sogno – soprattutto da quando la sua vita è andata in pezzi. Perché ha sempre sperato di avere qualcuno su cui contare ogni giorno, con cui condividere la propria vita, i brutti momenti e quelli meravigliosi. Un sogno in cui ha sempre sperato per curare del tutto le sue ferite, per cancellare completamente il dolore. Eppure… È strano parlarne così, con il moro, come se fosse qualcosa che si può avverare sul serio, che in futuro potrebbe davvero diventare realtà. Come qualcosa in cui credere con tutti se stessi pur di renderlo possibile.
«Io–» comincia. Ma non sa davvero come rispondere ad un qualcosa estremamente più grande di lei, che l’ha colta di sorpresa, spiazzandola, lasciandola senza fiato, solo con un calore dolce e tenero all’altezza del cuore.
Calum sorride e le bacia la fronte, cercando di rimanere tranquillo. «Non serve che ci pensi o che mi dia una risposta adesso. Mi basta sapere che tu sarai con me. Il resto verrà dopo.»
Letizia sorride a sua volta, senza riuscire a trattenerlo, mentre sente la propria anima scaldarsi, mentre circonda il corpo dell’altro con le braccia che tremano, senza pentirsi in alcun modo delle parole che decide di lasciar andare. «Anche io voglio avere una famiglia, Cal.»
Perché non le importa se si conoscono da poco tempo. Non le importa se sono inesperti, se hanno ancora tanta strada da fare, tante cose da capire. Non le importa delle difficoltà che dovranno affrontare, di ciò che riserverà loro la vita. Hanno già combattuto tanto insieme e sa che riusciranno sempre a cavarsela, fin tanto che resteranno l’uno nella vita dell’altra, ad amarsi, a darsi forza, a spronarsi a dare sempre il massimo.
E prima che possa aggiungere altro, le labbra del ragazzo raggiungono nuovamente le sue, per rubarle un bacio che sa di felicità senza alcun limite.
«Vorrei avere un bambino.» continua allora lui. E ad ogni parola alterna un bacio, mentre l’altra non riesce a smettere di sorridere. «Vorrei che avesse i tuoi occhi e il tuo talento per la scrittura.»
«Ed io vorrei che avesse la tua passione per la musica e che riuscisse ad amare come ami tu.»
Calum sorride ancora più ampiamente e bacia di nuovo la mora, più a lungo, più intensamente, come se non fosse in grado di farne a meno, come se avesse bisogno di quei baci per accertarsi che ciò che sta succedendo è reale e non frutto di un sogno o della morfina.
«Vorrei un figlio da te perché so che sarebbe la cosa più bella della nostra vita.»
Stavolta è la ragazza che sorride, con gli occhi lucidi, con il cuore che quasi sembra scoppiarle nel petto perché troppo pieno di un qualcosa che neppure lei riesce a spiegarsi fino in fondo; qualcosa che riesce a scaldare ogni sua più piccola parte, mentre cerca le labbra dell’altro con le proprie. Perché stava pensando esattamente la stessa cosa. Perché anche lei è sicura che avere un bambino con il moro sarebbe meraviglioso E perché non avrebbe mai creduto che, grazie al ragazzo che la sta stringendo a sé adesso, i suoi sogni sarebbero potuti diventare realtà.
E sorridono, Calum e Letizia. Sorridono, perché non avrebbero mai immaginato che la loro vita sarebbe potuta diventare così, piena di felicità, piena di quel qualcosa che entrambi hanno sempre cercato, senza mai riuscire a trovarlo prima di conoscersi. Una vita piena d’amore.






Letizia
Tesori miei, salve a tutti! <3
E... FINALMENTE SCOPRIAMO ANCHE IL PASSATO DI LETI!!!
Alleluia insomma, ahahah :).
Scusate se ci ho messo così tanto ad arrivare a questo punto della storia. Ma era necessario che Leti si fidasse al mille per cento di Cal prima di rivelargli una cosa simile.
Siete sorpresi? Avevate pensato a qualcos'altro? Adesso cosa pensate del personaggio di Azura?
Dai dai, fatemi sapere che sono curiosa!
E... A proposito...
CAL E IL DISCORSO SULLA FAMIGLIA!!! Io muoio ora, tipo seduta stante, ma who cares *^* Cioè, ma vi immaginate Calum con un bambino in braccio?! Io svengo, giuro *^*
Che cosa pensate del bellissimo desiderio del nostro moro? E della nostra piccola Lewis? Fatemi sapere, ci conto!
Detto questo, per oggi chiudo qui e vi ringrazio infitamente per ogni cosa. Siete fantastici! <3
Un bacione e a presto, Letizia <3
P.s.: ho aggiornato oggi perché domani sono al Lucca Comics, ahahah ;). Ciau! <3
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Letizia25