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Autore: LaVampy    29/10/2016    3 recensioni
dal testo : Osservare la sua camera buia, perché accendere la luce era colore, colore era lui. Il buoi invece aiutava, nel buoi forse non c’era ricordo. Nel buio c’era la pace. Nel buio non c’erano ricordi. Forse!
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Potremmo ritornare Tiziano Ferro
 
"Ogni preghiera è una promessa a Dio
che non ho mai dimenticato
ogni preghiera non raggiunse poi
o almeno ancora la strada che avrei sperato
perdonare presuppone odiarti
e se dicessi che non so il perché dovrei mentirti

e tu lo sai che io con le bugie
mi manchi veramente troppo troppo troppo
ancora"

 
Perché per Lilith, perché il ragazzo che lui amava, il ragazzo con cui sperava di costruire un futuro lo aveva tradito, perché era così curioso della sua vita passata, lui che la odiava. Gli ricordava quanto fosse stao inutile, di quando la gente lo temeva e lo considerava amico solo perché averlo per nemico era troppo. Perché doveva interessarsi ai suoi ex amanti di cui lui nemmeno si ricordava i volti e ancor peggio i nomi. Come aveva potuto credere ad una vampira e mettere in dubbio la sua vita. “Perdonare presuppone odiarti” ma lui non ci riusciva. Lui odiava se stesso. a Lui mancava il suo amore!
 
"Ho passato tutto il giorno a ricordarti
nella canzone che però non ascoltasti
tanto lo so che con nessuno
avrai più riso e piano come con me
e lo so io ma anche te
quasi trent’anni per amarci proprio troppo
la vita senza avvisare poi ci piovve addosso
ridigli in faccia al tempo quando passa
per favore ricordiamoglielo al mondo
chi eravamo e che potremmo ritornare"

 
Incapace di comprendere quello che provava, se non odio profondo verso se stesso, dopo aver rovinato l’unica cosa bella che lo aveva avvolto negli ultimi mesi. Gli mancava fare l’amore e ridere come bambini, tra baci e carezze. Gli mancava sentirsi vivo. Gli mancava il compagno e i suoi scherzi, quando correvano sotto la pioggia, nonostante potessero usare la magia per aprire un portale, ma era bello sentire la pioggia bagnare i loro visi. Arrivare a casa, spogliarsi e asciugarsi a vicenda dopo una doccia calda. E a lui, ora a lui, tutto questo mancava, si odiava, si odiava profondamente. Avrebbe voluto morire, forse quella sarebbe stata la giusta punizione, alla sua fame di sapere. Alla sua stupidità.  Alla sua fiducia riposta nelle persone sbagliate. Lui non voleva avere il compagno mortale, a lui quello interessava secondariamente…. Lui voleva conoscere il suo uomo, e lo voleva per evitare errori. Lui non conosceva l’amore e aveva tremendamente paura di sbagliare. Lui lo rivoleva, ma perdonare se stesso , quello , non lo avrebbe mai fatto.
 
"Passo la vita sperando mi capiscano
amici e amori affini prima che finiscano
e ancora sempre e solo
una strada, la stessa
scelgo sempre la più lunga, la più complessa
quindi perché mi scanso invece di scontrarti
e tu perché mi guardi se puoi reclamarmi
ricordi ce lo insegnò il 2007 (*)
io e te all’odio non sappiamo crederci"

 
Il telefono era buttato contro il muro, spento, non voleva sentire nessuno. Chi poteva capirlo? Chi poteva capire un mezzo demone innamorato e ferito a morte nel cuore. Lui che da secoli non dava segno di attaccamento, che schivava l’amore nascondendosi dietro emozioni forti, confuse. Sesso e alcool, i suoi unici amori. Lui che viveva sfidando se stesso, forte del fatto che immortale nulla poteva scalfirlo. Nulla poteva ucciderlo. Porre fine alla sua esistenza. Tranne che un paio di occhi blu, a cui era impensabile sopravvivere. Lui che era fuggito quando l’amore aveva bussato alle sue porte. Un mezzo demone che amava, che cosa ridicola. Amare voleva dire ricordare, ricordare i secoli in cui, sbagliando aveva dato fiducia. E ne era rimasto ferito, quando era diventato la seconda scelta, e poi era stato scartato. Lui che in quel trono, il trono d’oro, lui ci era di casa. Ed ora ricordare faceva male. Ferito, deluso, amareggiato, nessuno poteva capirlo. Nemmeno quelli che da secoli camminavano con lui, fianco a fianco.
 
"Ho passato tutto il giorno a ricordarti
nella canzone che però non ascoltasti
tanto lo so che con nessuno avrai
più riso e pianto come con me
lo so io ma anche te
quasi un anno(*) per amarci proprio troppo
la vita senza avvisare poi ci piovve addosso
ridigli in faccia al tempo quando passa
per favore ricordiamoglielo al mondo
chi eravamo e che potremmo ritornare"

 
Osservare le foto, di loro insieme. Senza versare lacrime era impossibile. Capire che quello che aveva era perso per sempre lo avrebbe portato alla follia. Non un messaggio, non una chiamata, essere odiato sarebbe stato meglio, ma ignorato. Essere ignorato era peggio, molto peggio. Essere ignorato era la fine di tutto. Ed è brutto, tremendamente, oscenamente brutto, quando ami, e l’altro ti ignora. Perché non c’è suono, odore o oggetto che non ti ricorda lui. Dalle piccole cose alle grandi. Osservare la sua camera buia, perché accendere la luce era colore, colore era lui. Il buio invece aiutava, nel buio forse non c’era ricordo. Nel buio c’era la pace. Nel buio non c’erano ricordi. Forse!
 
"Musica più forte
che sfidi la morte
accarezza questa mia ferita
che sfido la vita"

 
Nel loft, in silenzio, i vestiti stropicciati, il viso magro, il trucco sbavato, le guance bagnate. Ti alzi, arranchi, ti osservi allo specchio. Ti osservi e osservi e osservi e osservi e ti disgusti di ciò che vedi. Decidi di fare qualcosa, ti alzi, schiocchi le dita, ma troppo debole, sei umano. Perché quando l’amore ti delude, stregone, demone cacciatore in realtà lui intacca la tua parte umana. E ti rende un piccolo ammasso di carne e dolore. Incapace di risollevarti. E basta una sola nota di una canzone. Il rumore della pioggia che sbattè nel vetro e ti ritrovi a piangere ed urlare, spaventando te stesso.
 
"Ho passato tutto il giorno a ricordarti
nella canzone che però non ascoltasti
tanto lo so che con nessuno avrai più riso e pianto come con me
lo so io ma anche te
quasi un anno(*) per amarci proprio troppo
la vita senza avvisare poi ci piovve addosso
diglielo in faccia a voce alta di ricordare
quanto eravamo belli e di aspettare
perché potremmo ritornare"

 
Due anime ferite, incapaci di perdonarsi. Due anime divise dall’orgoglio. Due anime perse. Ferme immobili, lontane ma se solo sapessero di come anche in questo dolore sono simili. Forse il perdono sarebbe l’unica soluzione. Ma l’orgoglio non permette di andare avanti. Alzarsi, osservare il cielo, fissare la stessa stella senza saperlo. E tornare sul letto, compiendo le stesse azioni, perché due anime che si lasciano, dopo che si sono ritrovate , restano per sempre legate. E il ricordo fa solo più male, il ricordo uccide quella tua parte ancora viva che lotta per sopravvivere.
 
L’angolo della Vampy
La canzone è l’ultimo singolo di Tiziano Ferro, che io amo, in tanti anni non mi ha mai deluso, e stanotte ascoltandola di getto ho prodotto questo, per condividerlo con voi. Dove vedete questo segno -> (*) è perché l’ho modificata per adattarla ai Malec. attendo i vostri pareri....
LaVampy
 
   
 
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