Eredità
« Ho
ricevuto il tuo messaggio. Sei tornato. »
« Ci
sono novità? »
« Dove
sei stato? »
« … »
« Sei
sparito portando via tutto. »
« Beh,
avrei dovuto lasciare tutto in giro? »
« … »
« Che
c’è? Che ti prende? »
« È
stata aggredita due settimane fa. »
«
Aggredita? E tu credi…cr… »
« … »
«
Credi che sia stato io? Non potrei mai farlo. »
« Era
un avvertimento per Declan? »
«
Volevo tenerlo lontano e proteggerti. »
«
Minacciando il mio amico e facendo del male a mia sorella? »
« Ma
non sono stato io! Ti è così difficile credermi? »
« …da
parte di Baylin. »
« “Non
fidarti di Foss”. Perché non te l’ha dato e basta? »
« Me
lo sono chiesto anch’io ma senza risposte. Vuoi davvero che mi fidi di te?! Dimmi dove sei stato. »
«
Torniamo al lavoro. »
« … »
« Aspetta!
Tutto qui? Te ne vai e basta? E il nostro lavoro? »
« Mi
dispiace. »
Guardò Kyle andarsene leggermente infuriato. Aveva sempre fatto di
tutto per proteggerlo, ma lui non voleva vedere. O forse non ne era
consapevole. Forse avrebbe dovuto comportarsi più come un amico che come un
istruttore. Kyle non era un soldato. Era solo un
adolescente. Un adolescente che aveva passato l’intera vita in un contenitore
che fungeva da utero e che ora voleva solo vivere tranquillo, lontano da quel
mondo che lo aveva fatto soffrire, lontano dalle persone che lo trattavano come
un oggetto. Kyle non era una cosa. Era un essere
umano, ma a quanto sembrava solo Baylin lo
considerava tale. Anche Foss pensava che Kyle fosse un persona, ma la sua
opinione aveva poca importanza. Lo aveva salvato perché era giusto farlo,
perché non trovava giusto che lo gettassero via come
un giocattolo rotto. Kyle aveva il diritto di vivere
la sua vita. Aveva il diritto di essere felice e triste, di piangere e di
ridere, di vedere il mondo, di amare e di essere
amato. E ora lui, Tom, si stava comportando esattamente come tutti gli altri.
Non vedeva più Kyle, ma un ragazzo dalle enormi
potenzialità e capacità che doveva sviluppare. Si stava comportando come tutti
quelli che alla Zzyzx giravano attorno a quel
contenitore che lo proteggeva dal mondo esterno, quel contenitore così fragile.
Era logico che Kyle non di fidasse
di lui. Erano davvero partiti con il piede sbagliato. Aveva ucciso Kern davanti ai suoi occhi, aveva piazzato delle telecamere
nella sua casa e lo aveva anche minacciato. No, non era stato un buon modo di
iniziare un rapporto. Certo all’epoca pensava che una volta che il ragazzo
fosse giunto da Baylin, lui non avrebbe più dovuto
averci a che fare. Ma Baylin era morto e Tom si era
ritrovato a doversi occupare dell’istruzione di Kyle.
Come se fosse stato facile. Non capiva un accidenti di quello che Baylin aveva scritto nei suoi appunti, e Kyle era di gran lunga più intelligente di lui. Lo
ammirava, in un certo senso, ne era completamente affascinato. E gli voleva
bene. Non si era mai permesso di affezionarsi a qualcuno dopo la morte di sua
moglie e di sua figlia. Non voleva soffrire ancora. Non voleva assolutamente
che si ripetesse ancora. Eppure non aveva potuto fare a meno di affezionarsi al
ragazzo nel contenitore, non aveva potuto fare a meno di vederlo come un
bambino indifeso che necessitava di cure. E nel seguirlo e proteggerlo, quel
senso di tenerezza si era trasformato in qualcosa di più profondo. Era come
considerarlo un amico, ma anche un figlio. Gli voleva bene e questo era del
tutto irrazionale.
Prese tra le mani il blocco che Kyle aveva abbandonato sul tavolo e osservò il messaggio
che Baylin aveva lasciato al ragazzo. Non poteva
davvero averglielo lasciato lui, Adam non aveva alcun
motivo per non fidarsi di lui. Perché allora aveva detto a Kyle
di non fidarsi? Pensieroso e ormai non più così sicuro dell’opinione che Baylin aveva di lui, si avvicinò alla lavagna e, preso un
gessetto, copiò quanto Kyle aveva scritto sul blocco.
Non aveva idea di dove fosse contenuto quel messaggio - anzi, forse nel CD che Kyle aveva trovato nel
libro? - ma doveva ammettere che se fosse stato per lui non lo avrebbero di
certo mai trovato. Kyle era davvero un genio, ma il
suo animo, che aveva sempre paragonato a quello di un bambino, gli impediva di
pavoneggiarsi e di schernire quelli che non avevano il suo stesso quoziente
intellettivo. Kyle era sempre stato pronto ad aiutare
gli altri, come quando si era offerto di stargli vicino. Era una timida offerta
di amicizia, all’epoca, un tentativo di restituirgli un po’ di felicità. Tom si
era sentito un po’ in imbarazzo, ma aveva accettato. E Kyle
era tornato a salvarlo, mentre rischiava di precipitare nel vuoto, nonostante
avesse promesso a Josh di essere presente alla sua
festa di compleanno. Tom era stato felice di vederlo arrivare, ma aveva anche
avuto paura che potesse succedergli qualcosa. Certe volte non capiva chi dei
due fosse l’adulto. In presenza di Kyle si sentiva
come se i ruoli fossero stati scambiati. Si sentiva un adolescente che si
impuntava sulle cose, mentre Kyle, come un padre, gli
ricordava che doveva anche mantenere le apparenze e tenere segreti i loro
incontri. Il problema forse stava nel fatto che Kyle
era l’unica persona che avesse lasciato avvicinare così tanto a sé da molto
tempo. Si ripeteva spesso, quando i loro rapporti si facevano più amichevoli,
che doveva tenerlo a distanza. Era per questo che si comportava in modo odioso
con lui. La rabbia di Kyle gli permetteva di stargli
lontano, ma lo faceva anche soffrire. E allora si diceva che era stato un
idiota a comportarsi a quel modo, che non doveva per forza impedirsi di
essergli amico. Tornava così a comportarsi gentilmente, cercando di stabilire
un rapporto con il ragazzo, e poi tutto ricominciava da capo, lui tornava ad
essere l’odioso Tom Foss e Kyle
era pervaso di rabbia repressa e scattava per ogni cosa che non gli andava.
Questo suo modo di comportarsi poteva essere riassunto in un’unica parola.
Paura. Già, la sua era solo pura e semplice paura di affezionarsi a Kyle, di amarlo, e di vederselo strappare via dal mondo.
Aveva paura di non essere in grado di reggere un altro abbandono. Se c’era una
cosa che Tom sapeva far bene era tenere al sicuro le persone. Beh, e anche uccidere…Quello
che Tom non era in grado di fare era proteggere le persone a cui era legato.
Non era riuscito a proteggere la sua famiglia, non era riuscito a proteggere Baylin che stimava così tanto, e temeva che questo potesse
ripetersi anche con Kyle, se si fosse permesso di
volergli bene. Ma ormai gli voleva bene. Una cosa che lo faceva preoccupare
sempre più.
Osservò gli appunti di Kyle
e i suoi cercando di venirne a capo. Ci aveva provato non sapeva più quante
volte in tutta la giornata, ma sembrava che fosse proprio quello il messaggio
che Baylin aveva voluto a lasciare al ragazzo. E
ormai non poteva neppure pensare e prendere in considerazione che Kyle avesse potuto sbagliarsi. Non quel genio, non il suo
piccolo genio. A guardarlo a volte gli veniva voglia di abbracciarlo. Sempre
così fragile eppure sicuro di sé. Avrebbe tanto voluto essere come lui. Amare
gli altri incondizionatamente, essere felice per ogni cosa il mondo offrisse.
Doveva essere bello vivere a quel modo.
Cancellò quanto aveva scritto e ricominciò tutto
da capo. Poi un rumore lo fece voltare e vide nell’oscurità dello stabile la
figura di Kyle che avanzava verso di lui. Tornò a
guardare la lavagna.
« Sei
ancora sveglio? Che cos’è quello? »
Cosa avrebbe pensato di lui vedendo i suoi
stupidi ragionamenti? Lo avrebbe ritenuto uno sciocco a cercare di risolvere
con il suo intelletto del tutto normale un problema che neanche lui era
riuscito a risolvere?
« Eh…il
messaggio di Baylin. Non riesco a capire come, ma
qualcuno deve averlo manipolato. »
Kyle
sorrise e i ruoli si invertirono di nuovo. Tom si sentì un ragazzino che non
riesce a risolvere i suoi compiti di matematica e che viene sorpreso dal padre
a cercare di cavarsela da solo.
« Ci hai lavorato tutto il giorno… »
« Non
aveva nessun motivo per non fidarsi di me. »
Si sentiva completamente scoperto. Era
imbarazzante ritrovarsi a dover essere confortato da Kyle,
quando era lui invece che doveva appoggiarlo e farlo sentire al sicuro.
« E
neanche io. »
Si voltò e guardò Kyle.
Chissà perché non riusciva a sostenere quel suo aperto sguardo sincero.
« Ci
sei sempre stato per me. Sono vivo grazie a te. »
Tom non sapeva cosa intendesse dire il ragazzo,
ma sentì l’ansia che lo aveva attanagliato tutta la giornata sciogliersi e
finalmente poté tornare a respirare. Era come se avesse trattenuto il respiro
da quando Kyle era comparso nel magazzino. Lo vide
estrarre una scatola dallo zaino e avvicinarglisi per
porgergliela.
«
Questo era di Baylin. »
Allungò un braccio per afferrarla e se la rigirò
tra le mani.
« Non
riesco ad aprirlo. »
Era forse quella una richiesta di aiuto? Un’offerta
di pace? Beh, se era così, avrebbe colto l’occasione al volo. Non voleva
litigare ancora con Kyle, non voleva che ci fosse del
rancore tra loro.
«
Troveremo il modo. »
Tornò a guardare la scatola, ma non perse di
vista Kyle per un istante. Lui si avvicinò al suo
vecchio e impolverato lettore CD e premette sul tasto
play. Una rilassante e dolce musica si diffuse nello stabilimento. Chissà se la
ricordava, chissà se l’aveva mai sentita davvero quando era dentro l’utero
artificiale…
Vide che Kyle si
voltava a guardarlo con un sorriso e distolse lo sguardo. Quel ragazzo sarebbe
sempre rimasto un enigma per lui, un enigma che non aveva alcuna intenzione di
risolvere. Era parte del suo fascino e Tom non voleva smettere si essere
affascinato da lui. Adorava quella sensazione. Gli si riempiva il cuore di
felicità e orgoglio ogni volta che Kyle riusciva a
superare quelli che reputava dei limiti e che in realtà non lo erano e scopriva
qualche sua nuova capacità. Questa volta sarebbe andato tutto per il meglio.
Non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Sarebbe stata la sua
eredità. Proteggere l’unica persona che poteva cambiare il mondo.
Commento dell’autrice
Che dire? Anche io sono stata conquistata dall’innocente
genietto che ha fatto capolino su Italia1. Ma ancora
di più dal suo povero istruttore. Già, non posso star lontana dagli sfigati, lo
ammetto, e non possiamo negare che Tom Foss non lo
sia. Insomma, il poveretto si sentirà in colpa per tutta la vita perché ha
ucciso moglie e figlia, e sembra tirare avanti solo per forza d’inerzia. Vi
chiedete ancora perché sono stata conquistata dal signor Foss?
Sono certa che questo personaggio ha ancora molto
da dare e rivelare. Per esempio, che cosa ha fatto mentre era via? Perché non
ha mai contattato Kyle? E perché non l’ha chiamato
per dirglielo a voce che se ne andava per un po’? Ok, all’ultima domanda
potremmo rispondere per esigenze di fiction (Kyle non
avrebbe sospettato di lui in egual modo se avesse potuto chiedergli subito
spiegazioni riguardo al messaggio di Adam, e, cosa di
ancor maggior importanza, questa shot non sarebbe mai
nata). Ma per le altre?
Dopo aver visto l’episodio di oggi (giovedì 23
aprile 2009) potrei azzardare delle ipotesi. Tom dice a Kyle
che lui ha già tutto ciò di cui ha bisogno, ossia l’anello, ed esso lo conduce
alla Route 12 e poi ad una casa isolata. Qui, nel
seminterrato, lui e Jessy trovano Adam
Baylin, che è miracolosamente e misteriosamente ancora
vivo (allora non tutti i personaggi che mi piacciono muoiono!). Ma come c’è
arrivato lì? E perché hanno fatto credere a Kyle che
fosse morto? E come
Insomma, dopo che l’hanno torturato usando quella
macchina dall’improbabile (e orrendo, secondo il mio parere) nome di RIC, dopo
che è riuscito a scappare (solo perché volevano che lo facesse), dopo che è
riuscito a mettere in guardia Kyle, non vorrei
proprio che ci lasciasse la pelle. Ma d’altronde, essendo uno dei miei
personaggi preferiti, non ci sarebbe niente di meno scontato.
Alla prossima,
Chiara.
18-23 aprile 2009
Nota: lo so che Adam Baylin non è morto, ma
quando ho cominciato a scrivere questa storia lo era per tutti, tranne che per
chi sapeva che non era così. Alias Tom Foss, che ho
scoperto solo oggi (24 aprile) dove fosse andato quando era sparito. Certo, lo
avevo sospettato, ma non si può mai esser certi…
Insomma, per esigenze di fiction (alias non
voglio riscrivere da capo la storia perché mi piace così com’è) facciamo tutti finta che Baylin sia morto.
Scusa tanto, Adam.