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Autore: Layla    31/10/2016    1 recensioni
Trascino il corpo fino ai sotterranei, là lo lego non troppo stretto e accendo due lanterne giapponesi che illuminano la tetra stanza di pietra, l’altra fonte di luce è una finestra posta molto in alto con le sbarre e nascosta da teli indiani rossi.
Io mi siedo su di una sedia – dopo avergli strappato delicatamente un capello biondo e averlo messo in una piccola bambola di paglia con sembianze umane – e mangio una mela, presto l’effetto del sonnifero finirà e io dovrò parlare con lui.
Dopo un po’i suoi occhi iniziano a muoversi e poi si spalancano, lui inizia a scalciare e urlare, vendendo le manette, le corde e le catene che pendono dal soffitto: qui una volta venivano puniti gli schiavi.
“Non agitarti, nessuno userà quelle contro di te.”
Lui si blocca e mi guarda terrorizzato.
“Chi sei?”
Esala alla fine.
“Sono quella che diventerà la tua ragazza.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Voodoo doll  (La casa delle donne tristi).

Katrina p.o.v.

Mi chiamo Katrina Crane e sono la vostra tipica ragazza alternativa: lungo ciuffo di capelli rossi tinti che mi copre un occhio, il resto dei miei capelli prevalentemente neri, occhi verdi contornati da uno spesso strato di matita nera, collare e braccialetti con le borchie, tante collane, vestiti neri pieni di buchi e strappi.
La tipica ragazza alternativa che però ha qualcosa che la rende più alternativa delle altre: sono una strega.
Non pratico la wicca, quella la lascio alle mie sorelle più buone, comunque non sarebbe il mio dono, sono un’esperta nei riti voodoo.
Lavoro come apprendista in un negozio di tatuaggi, ma il lavoro è solo uno sfizio, il denaro non mi manca. Mia nonna mi ha lasciato una grande casa in stile vittoriano alla periferia di Sidney e tanti soldi, perché io sono una strega come lei. Mia madre non lo è, il dono ha saltato una generazione, e penso che la cosa non le sia mai andata giù, perché da quando ha capito che non avrebbe avuto poteri ha iniziato a disprezzare sua madre e il mondo magico.
Quando ha scoperto che io il dono l’avevo – a quattro anni levitavo, a otto spostavo le cose con il pensiero e le distruggevo, a sedici ero in grado di teletrasportarmi, leggere il futuro, comunicare con i morti e usare il voodoo – mi ha cacciato di casa.
Sono stata cresciuta da mia nonna ed è stato naturale che mi lasciasse tutto, che tutto andasse al suo piccolo mostriciattolo, come mi chiamava. La famiglia di mia madre emigrò qui alla fine dell’Ottocento dalla Louisiana, da New Orleans precisamente, portandosi dietro qualche schiava fedele tra cui una che insegnò alla figlia del suo padrone i segreti della magia voodoo.
La schiava venne uccisa, ma i suoi segreti continuarono a vivere nelle donne della famiglia che da allora divennero i veri capofamiglia, spodestando gli uomini sotto la minaccia della morte.
In una famiglia normale una bambola nelle mani di una bambina è vista come un’immagina tenera che prefigura la futura maternità, nella mia è sinonimo di terrore e morte.
Adesso io sono fuori da un locale molto chic di Sidney, Luke Hemmings è appena entrato da solo senza nemmeno una guardia del corpo.
Io esco dalla macchina, indosso una canottiera nera con una stella a cinque punte capovolte che mi lascia scoperto l’ombelico visto che termina in tante strisce di tessuto, un paio di shorts neri, una cintura di borchie, della parigine di rete con un fiocchetto sbarazzino e anfibi con la zeppa.
Con aria indifferente sorpasso la coda di persone che vuole entrare nel locale e cammino fino alla fine del viale fumando una sigaretta, poi prendo una stradina che passa parallela a quella principale e trovo un vicolo che sbuca proprio sul retro del locale in qui Luke è entrato.
Mi metto un paio di guanti neri e un passamontagna dello stesso colore, poi controllo il contenuto della mia borsa: una siringa e una fiala. Riempio la siringa con il contenuto della fiala e aspetto.
So che Luke uscirà dalla porta che dà sul retro per fumarsi una sigaretta di nascosto dalla sua ragazza Arzaylea e sarà in quel momento che colpirò.
Dal mio aspetto si direbbe che io sia una Michael girl, ma Luke mi è sempre piaciuto con quella sua aria angelica, è esattamente tutto quello che io non sono.
Luce quando io sono tenebra.
Dolcezza quando io sono cattiveria.
Simpatia quando io sono stronza.
Perdono quando io sono vendetta.
Ed ecco che esce con aria distratta, io mi porto alle sue spalle, lui forse capta qualche rumore, ma ormai è troppo tardi, con un braccio lo tengo fermo, con la mano libera gli pianto una siringa nella gamba esattamente dove passa un’arteria.
Lui lotta un po’, poi cade esanime tra le mie braccia, gli ho dato un buon sonnifero!
Mormoro qualche parola e sento come se un manto freddo ci avvolgesse, siamo invisibili al mondo ora, Luke è mio.
Lo trasporto delicatamente fino alla mia macchina, poi lo chiudo nel baule, nessuno mi vede dato che ho scelto un parcheggio buio. Una cosa o la fai bene o non la fai affatto, soprattutto se illegale.
Salgo e metto in moto, poi esco dal parcheggio e guido lungo le vie di Sidney verso la periferia a velocità moderata e con l’aria più innocente del mondo.
La villa dove abito è all’estrema periferia, circondata da un grandissimo parco e si affaccia su una spiaggia privata, è apparentemente un luogo a sogno, ma dentro ci solo incubi: pareti dipinte di nero, tendaggi di varie tonalità di rosso e ricamate d’oro e argento, mobili tropicali scuri, paraventi, statue africane, quadri con scene violente, surreali, strane e candele, tappeti persiani, teschi di animali incisi, acchiappasogni e scacciapensieri fatti di campanellini o vetro o acciaio, lanterne occidentali e orientali, furin, gabbie vuote.
Arrivo al grande cancello in stile liberty, lo apro, entro e mormoro altre parole: adesso questa tenuta è protetta da incantesimi che tengono visitatori indesiderati e la polizia lontano.
Torno in macchina e la parcheggio nel garage, apro il baule e tiro fuori un Luke ancora incosciente, immediatamente Charlene appare.
Charlene era la schiava che insegnò il voodoo alle donne della mia famiglia, una ragazza che indossa un vestito arancione con fantasie nere che le lascia scoperte le spalle, il turbante coordinato, al collo ha l’ndebele, il tipico collare africano d’oro e hai pesanti braccialetti sempre d’oro alle braccia.
Charlene è un fantasma che protegge le donne della mia famiglia.
“Signorina, chi è quel ragazzo?”
Mi chiede con un leggero accento strascicato, del sud degli Stati Uniti.
“Quello che diventerà il mio ragazzo, Charlene.”
“E come, signorina?”
“Ti ho detto mille volte che puoi chiamarmi Katrina e comunque con i sistemi che le donne della mia famiglia usano con gli uomini che piacciono loro.”
Lei scuote la testa, facendo tintinnare gli orecchini circolari che ha alle orecchie.
“Non sono buoni sistemi, signorina, non possono creare l’amore se questo non c’è.”
“Io dico di sì.”
Trascino il corpo fino ai sotterranei, là lo lego non troppo stretto e accendo due lanterne giapponesi che illuminano la tetra stanza di pietra, l’altra fonte di luce è una finestra posta molto in alto con le sbarre e nascosta da teli indiani rossi.
Io mi siedo su di una sedia – dopo avergli strappato delicatamente un capello biondo e averlo messo in una piccola bambola di paglia con sembianze umane – e mangio una mela, presto l’effetto del sonnifero finirà e io dovrò parlare con lui.
Dopo un po’i suoi occhi iniziano a muoversi e poi si spalancano, lui inizia a scalciare e urlare, vendendo le manette, le corde e le catene che pendono dal soffitto: qui una volta venivano puniti gli schiavi.
“Non agitarti, nessuno userà quelle contro di te.”
Lui si blocca e mi guarda terrorizzato.
“Chi sei?”
Esala alla fine.
“Sono quella che diventerà la tua ragazza.”
“Sei pazza!”
Urla lui, io non mi scompongo: è una vita intera che mi sento dire che sono fuori di testa.
“Così non va bene.”
Prendo un lungo spillo dal tavolino accanto alla sedia e lo infilo nel braccio destro della bambola, Luke comincia a urlare tenendosi proprio quel braccio.
“Mi fa male il braccio, mi  fa male il braccio!”
“Lo so, tesoro. Sono io che te lo sto facendo, non vorrei farlo, ma tu mi ci hai costretto.
Ripartiamo da capo, io sono Katrina, piacere di conoscerti.”
Lui ansima forte, ma poi si arrende.
“Io sono Luke, molto piacere di conoscerti.”
Tolgo lo spillo e lui si massaggia la spalla sollevato.
“Ti piaccio, Luke?”
“Sei marcia dentro, come fai a piacermi?”
Io infilzo l’altro braccio della bambola e Luke riprende a urlare.
“Mi dispiace, amore. Mi hai costretto di nuovo a farti male, ma sei stato sgarbato.
Ti piaccio, Luke?”
“No.”
Prendo un altro spillone e trapasso la gamba destra, lui urla più forte, io fischietto “Amnesia”.
“Allora, Luke.”
“Non lo so, non ti conosco.”
Io tiro fuori gli spilloni e lui riprende a respirare normalmente, io mi alzo dalla sedia.
“Per stasera può bastare. Dietro quella porta c’è il bagno e un cambio di vestiti e adesso arriva il letto.”
Con noncuranza lo faccio apparire, lui si guarda i polsi legati.
“I nodi sono deboli, tra un po’ li disferai. Sei libero di girare per la casa e per il giardino, tanto non puoi scappare da qui.
Buonanotte, amore.”
Mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla fronte che lo paralizza, per stasera mi basta.


Luke p.o.v.

Luke ha visto tante cose strane nella sua vita, ma la ragazza che ha appena lasciato la stanza le batte tutte.
Katrina.
Le braccia e le gambe gli fanno ancora male e la sua testa è confusa, di preciso come ci sia arrivato in quella stanza non lo sa. Era in un club di Sidney con Arzaylea, si annoiava ascoltano le chiacchiere vuote della ragazza e aveva pregato Dio che gliene mandasse una con un po’ più di cervello, ma la preghiera doveva averla intercettata Satana. Era uscito a fumarsi una sigaretta e qualcuno lo aveva immobilizzato e addormentato e si era ritrovato davanti a lei: capelli rossi e neri, trucco pesante, piercing e occhi verdi.
Una ragazza più adatta a Michael che a lui, ma lei sembrava pensarlo in modo diverso: vuole che lui diventi il suo ragazzo e quella terribile bambola è un buon modo per forzare la volontà di chiunque.
Luke sospirando inizia a provare a sciogliere i nodi che gli legano i polsi e dopo qualche tentativo ci riesce, dopotutto su quello Katrina non ha mentito, sono deboli.
Si libera anche i piedi e si alza, muovendo le mani e gironzolando per la stanza, il letto lo tenta immensamente, ma come è arrivato lo fa morire di paura. Lei lo ha semplicemente fatto apparire con un’occhiata, se prima aveva dei dubbi ora ha un paio di certezze: è prigioniero e la sua carceriera è una strega.
Si toglie le scarpe e salta sul letto, posizionato sotto dei lunghi teli indiani rossi, alto com’è Luke riesce ad arrivare in cima e a scostarli, dietro c’è una lunga finestrella con delle sbarre. Forse se si impegnasse un po’ potrebbe provare a scappare da lì.
“Fossi in te non lo farei.”
Gli dice una voce femminile.
Una ragazza di colore è apparsa nella stanza, vestita di arancione, con un turbante, braccialetti e un pesante collare d’oro, scalza.
“Chi sei?”
“Mi chiamo Charlene.”
“Io sono Luke, puoi aiutarmi a uscire?”
“No, non posso. Io sono al servizio della signorina Katrina.”
“E se tu ti ribellassi?”
Tenta disperato.
“Sì, potrei farlo. Tuttavia anche se lo facessi non potrei comunque aiutarti a scappare.”
Lui la guarda senza capire.
“Io sono morta due secoli fa, io sono un fantasma.”
Luke lancia un urlo che farebbe la felicità del suo manager viste le note alte che riesce a raggiungere,  farebbe invidia persino a Hayley Williams.
“Perché posso vederti? E cosa ci fai qui?”
“Questa casa è quella che definiresti una casa stregata, le barriere dei mondi sono più deboli e persino le persone che non sono magiche possono vedere i fantasmi. Tu mi vedresti lo stesso anche se le barriere fossero normali. La padrona mi può vedere e adesso siete legati perché ha una bambola con le tue sembianze per controllarti. Sono qui per accettarmi che tu riposi.”
“Come posso dormire in un letto che è apparso dal nulla?”
La ragazza rimane un attimo in silenzio.
“Presto ti abituerai a tutte queste stranezze. Buonanotte, signorino Luke.”
La ragazza sparisce così come è apparsa e Luke si lascia cadere sul letto: è morbido e sa di pulito.
Ricapitolando Luke è alla mercé di una strega spietata e di un fantasma, le possibilità di fuga sono pari allo zero, meglio dormirci sopra, dicono che la notte porti consiglio.
Luke si toglie jeans scuri e calzini e si infila sotto le coperte che sanno di pulito, spera con tutto il cuore che sia un incubo e di risvegliarsi nel suo letto la mattina dopo.
La mattina dopo Luke è ancora lì, quello che ha inventato il detto sulla notte che porta consiglio probabilmente non pensava a un adolescente prigioniero mentre dava forma ai suoi pensieri ottimisti.
Scalcia vie la coperte e si accorge che accanto al letto c’è un piccolo tavolo con sopra del cibo: latte caffè, the, biscotti, brioches uova con il bacon, panini, una scatola di cereali.
“Scusa, ma la padrona non era sicura su cosa preferissi per colazione.”
“Oddio!!”
Luke guarda la fantasma di colore con una mano sul cuore, non è ancora abituato.
“Ci farai l’abitudine.”
Dice lei sorridendo.
“Comunque io per colazione mangio latte e cereali, dillo alla tua padrona.
Dove è, a proposito? Come mai non è qui a trafiggermi?”
“È al lavoro.”
“Pensavo che una che vive in una villa del genere non avesse bisogno di lavorare.”
“Non ne ha bisogno infatti, le piace quello che fa e basta. È un’apprendista tatuatrice.”
“Capisco.”
La donna scompare, Luke mangia di corsa la sua colazione e poi corre al piano superiore, spalanca la porta d’entrata e attraversa come una furia il giardino fino ad arrivare al cancello in ferro battuto. È alto e le sbarre terminano in punte acuminate, ma non impossibile da scalare.
Lui vorrebbe provarci, ma non ci arriva nemmeno al cancello, una forza misteriosa lo butta a terra.
“Tutto il cancello è protetto da incantesimi.”
Gli dice paziente Charlene.
Luke torna verso la casa, le fa il giro e poi scopre il giardino posteriore e il sentierino che porta alla spiaggia, li percorre di gran carriera e quasi non si accorge che i suoi piedi calpestano la sabbia più chiara, fine e morbida di tutta Sidney. Vede solo il mare, non vede l’ora di tuffarcisi dentro e nuotare via da quell’incubo, scatta verso l’alto, ma invece di atterrare nell’acqua viene spinto via dalla stessa forza del cancello.
“Tutta la tenuta è protetta da incantesimi, non c’è modo di scappare da qui.”
Luke bestemmia e torna in casa, solo lì si accorge della stranezza della casa:
pareti dipinte di nero, tendaggi di varie tonalità di rosso e ricamate d’oro e argento, mobili tropicali scuri, paraventi, statue africane, quadri con scene violente, surreali, strane e candele, lampadari di cristallo, tappeti persiani, teschi di animali incisi, acchiappasogni e scacciapensieri fatti di campanellini o vetro o acciaio, lanterne occidentali e orientali, furin, gabbie vuote.
“Dio, come mai questa casa è arredata così?”
La mano di Charlene fa suonare uno scacciapensieri di vetro azzurro lavorato come se fossero gemme, quello emette un suono triste.
“Questa è una casa di donne sole e tristi, si circondano di cose per dimenticare il mondo che non le vuole.”
“Cosa significa?”
“Le donne di questa famiglia conquistano i loro uomini con il voodoo, è stato così sin da quando questa famiglia è arrivata qui dalla Louisiana ed è in parte colpa mia.”
“Non ti capisco.”
“Sono io che ho insegnato il voodoo alla figlia più giovane di questa famiglia quando arrivarono qui, eravamo cresciute insieme, era la mia migliore amica. La sua famiglia voleva che sposasse un vecchio e ricco industriale di Sidney, lei amava un giornalista.
Era disperata e la iniziai ai riti, ben presto il suo futuro marito morì. La famiglia ne scelse un altro e poi un altro, ma morivano tutti. Un giorno scoprirono la verità, picchiarono la mia amica fino quasi a ucciderla e uccisero me. Pensavano di avere risolto il problema, ma il seme del male era stato piantato e non passa giorno per cui me ne penta.
La mia padrona uccise tutta la famiglia, ereditò la loro fortuna e poi chiese al suo innamorato di sposarla, lui rifiutò. Dio mi perdoni per quello che sto per dire, ma lei lo costrinse a giacere con lei sicura che sarebbe rimasta incinta e poi lo uccise. Lanciò una maledizione su questa casa, le donne si sarebbero sposate solo grazie al voodoo torturando i loro amati e uccidendoli una volta diventati inutili.
Era colpa mia, la mia anima era in purgatorio per questo. Un giorno però Dio venne da me, mi disse che dovevo rimediare a quello che avevo combinato, le mie intenzioni erano buone, ma avevo causato un disastro. Dovevo proteggere le donne di questa famiglia e trovare il modo di rompere questa maledizione, pensavo di avercela fatta con la madre di Katrina, ma è successo solo perché lei non aveva poteri. Katrina è come tutte le altre.”
Luke rimane in silenzio, tutto quello che gli ha raccontato Charlene ha scalfito un paio delle sue certezze: Katrina non è una pazza ossessionata da lui e pericolosa, è solo il frutto di una lunga linea di sangue e odio.
È solo il prodotto di una reazione a catena iniziata duecento anni fa e che non sembra destinata a finire.


Katrina p.o.v.

La mattina trascorre noiosa nello studio dove lavoro, disegno, tatuo e penso a Luke.
Non vedo l’ora di vederlo di nuovo, voglio stare con lui per sempre e l’unico modo che conosco è procurargli dolore perché il dolore piega i desideri delle persone alla tua volontà ed è l’unico modo per far amare a qualcuno una persona come me.
Arrivato mezzogiorno e mezzo me ne vado dopo aver salutato i colleghi e guido verso casa mia, non appena arrivo al cancello scopro subito che Luke ha provato a scappare da qui e dalla spiaggia. Me lo aspettavo.
Sciolgo la protezione e poi la riattivo una volta dentro, parcheggio in garage ed entro in casa, Charlene è in cucina come al solito, Luke sta facendo pigramente suonare un furin.
Io mi accendo una sigaretta.
“Buongiorno.”
Lui mi guarda spaventato.
“Ti ho detto buongiorno.”
“Oh, ciao.”
“Ho saputo che hai provato a scappare, ma non importa, adesso andiamo a mangiare.”
“Non ho molta fame.”
“Ho detto che si mangia.”
Il corpo di Luke si alza a un mio movimento, lui mi guarda ancora più terrorizzato.
“Come è possibile?”
“Con la mia bambola non solo posso farti del male, controllo anche il tuo corpo, se ti dicessi di pugnalarti lo faresti. Sei in mio potere.”
Lui scuote la testa, ma lo farà ancora per poco.
Ci sediamo al tavolo, mi sembra ancora arrabbiato, ma in lui avverto anche un cambiamento, come se ci fosse della pietà dietro a quegli occhi azzurri.
Forse Charlene gli ha detto qualcosa, ma non importa, la gente come me non può essere amata in modo spontaneo, sarebbe come amare un drago cattivo.
“Charlene, cosa c’è per pranzo?”
“Cous cous con pollo e verdure, signora.”
“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi signora?
Mi fa sentire vecchia.”
“Scusa, Katrina.”
Il fantasma arriva con due piatti pieni di cous cous e li depone davanti a noi.
“Mangialo, Luke. Il cous cous è uno dei piatti forti di Charlene.”
Lui affonda il cucchiaio nella semola e poi se lo porta alla bocca.
“È buono, ma preferire mangiare da solo.”
“Voglio solo assicurarmi che tu ti nutra, ti servirà.”
“Per sopportare il dolore? Perché non mi lasci andare?
Possiamo vederci in un bar e fare qualcosa insieme, qualcosa tipo andare al mare o in giro per Sidney, magari così riesci a sedurmi.”
Io scoppio a ridere.
“Sono innamorata di te, ma non ho perso la ragione. Se ti lasciassi andare tu spariresti come un ninja, cosa sono io per te? Una fan come le altre.
Per quanto ne so potresti anche chiamare un prete o un esorcista per proteggerti da me.”
“Katrina, come fai a saperlo se non provi?”
“Lo so cosa fanno i ragazzi davanti alle ragazze come me: scappano e di corsa anche.
Lo hanno sempre fatto e lo faranno sempre, in questa casa non c’è mai stato amore perché l’amore come lo intendi tu per le creature come noi non esiste. Noi otteniamo l’amore attraverso il dolore perché è l’unico modo in cui possiamo farlo, tu non puoi rompere questa regola.”
“Charlene dice che si potrebbe.”
“Charlene è una cara ragazza, ma anche la più disgraziata delle creature. Mandata da Dio a raddrizzare il torto che ha creato pur sapendo che è impossibile, la maledizione che ha lanciato la mia antenata è più forte di qualsiasi potere divino perché sale dalle profondità dell’inferno più nero.
Dove c’è così buio la luce non dura a lungo o non dura affatto. Lei pensa di poterci salvare, ma la verità è che può solo tenerci a bada per evitare che facciamo troppi danni e adesso mangia!
Le chiacchiere mi hanno stancato!”
“È così perché voi non volete che cambi, la maledizione esiste perché siete voi a crederci, il giorno in cui smetterete di farlo sparirà e potrete amare senza usare il dolore.”
“STAI ZITTO!”
Urlo e tutti i vetri della casa vanno in frantumi, con un movimento della mano li faccio tornare come nuovi.
“Noi siamo diverse, questo è quello che sappiamo fare: distruggere.
Non è questione o meno di credere alla maledizione, che io ci creda o meno essa esiste, scorre nel mio sangue e non si fermerà perché io decido di ignorarla.
Tu hai visto solo un quarto dei miei poteri, tu non sai cosa sono in grado di fare ed è meglio che tu non lo sappia. Se solo volessi potrei radere al solo da sola questa città!
E adesso mangia.”
Comandate dalla mia volontà le sue mani prendono forchetta e coltello e tagliano il pollo, per poi farglielo arrivare alla bocca. Luke tace, per fortuna.
Charlene ci serve il dolce e la frutta in silenzio, finito, faccio alzare Luke e andiamo nei sotterranei.
“Cosa vuoi fare?”
Mi chiede spaventato Luke.
“Ti farò innamorare di me.”
“Non è in questo modo che…”
Con un gesto della mano lo faccio tacere, apro la porta della sua stanza e lo faccio entrare, poi la chiudo la chiave e tiro fuori la bambola e gli spilloni da un cassetto del comodino.
“Siediti.”
“Voglio stare in piedi.”
“Come vuoi, ma farà più male.
Allora, Luke… Ti piaccio?”
“Non lo so, non ti conosco.”
Io infilo lo spillone in pancia, lui si piega in due per  il dolore e finisce per rotolare a terra, gemendo.
Tolgo lo spillone.
“Ti piaccio?”
“Perché non provi a conquistarmi in un altro modo, accidenti a te?
Perché non puoi fare come tutte le ragazze?”
Io infilo lo spillone nella testa, lui urla.
“Mi dispiace, amore. Io non avrei voluto farlo, ma tu sei stato sgarbato e dici cose che non hanno senso.”
“Perché? Perché cazzo fai così?
Dici di amarmi e mi ammazzi di dolore? Non si fa del male a chi si ama!”
“Ti ammazzo di dolore per far sì che tu mi ami a tua volta, qui l’amore si ottiene attraverso il dolore.
Sono le regole della casa, lo sai.”
“Le regole sono fatte per essere infrante.”
Questa volta lo spillone finisce nel braccio destro, in testa ne ha ancora un'altro.
“Basta! Basta! Basta!”
“Smettila di dire a me come vivere in casa mia!
Dimmi che mi ami o che almeno ti piaccio!”
“No, non smetterò mai di dirtelo! Per troppo tempo ti hanno lasciato vivere in una follia, serve qualcuno che ti riporti alla realtà.”
“Smettila!”
Urlo mandando in frantumi le finestre, il vetro cade su di noi e per un attimo i miei occhi diventano neri come quelli di un demone. Sto per perdere il controllo e in questo stato potrei uccidere Luke e non voglio, lo amo! Con un gesto rabbioso riparo le finestre, tolgo gli spilloni e scappo via con la mia bambola in mano.
Sconfitta per la prima volta.
Chi l’avrebbe mai detto.


Luke p.o.v.


Luke giace sulle fredde pietre della cella, il dolore sale ancora a ondate, ma diminuisce gradualmente.
Respira affannosamente, nella sua mente ci sono gli occhi di Katrina per un attimo completamente neri e la sensazione acuta di pericolo. L’ha fatta arrabbiare troppo, se lei non si fosse fermata in tempo l’avrebbe ucciso, quel rumore di vetro che esplode lo perseguiterà a lungo nei suoi incubi ne è sicuro.
Le gocce di sudore scivolano lente sul collo intanto che lui cerca di riprendere il controllo del suo corpo, alla fine riesce ad alzarsi sebbene le sue gambe siano malferme e nota che c’è un bicchiere di acqua sul comodino. Lo beve e scopre che qualcuno ci ha aggiunto dello zucchero, Charlene probabilmente, per ridargli energia. Lo manda giù tutto d’un fiato come se fosse vodka e si sente subito meglio, così riesce ad abbandonare i sotterranei, in salotto trova il fantasma con le braccia incrociate sul petto in un gesto di protezione.
“Ha esagerato, signorino Luke! Deve andare per gradi con la signora, se non si fosse fermata l’avrebbe ucciso!”
“Lo so, ma quella ragazza ha bisogno di qualcuno che le sputi in faccia la realtà.”
“Lo so, ma non così. È pericoloso per lei, la prego, non lo faccia più.”
“Charlene…”
Il fantasma prende una sua mano tra le sue, la sensazione è strana è come stare tra due blocchi di ghiaccio.
“Signorino Luke, io so che lei è il prescelto, quello che può spezzare la maledizione.
Lo sento, lo so, lo sapevo fin dalla prima volta che lei ha varcato quella soglia perché le mie conchiglie me lo avevano annunciato. Però non può farlo così, ci vuole tempo.
Katrina è potente almeno quanto la mia vecchia amica ed è piena di odio come lei, deve andarci piano, molto piano. La madre l’ha abbandonata a quindici anni e non ha più voluto vederla, il padre non c’è mai stato perché la mia vecchia padrona lo ha ucciso e sua nonna le ha inculcato tutti i principi delle donne di questa famiglia oltre a insegnarle a usare i suoi poteri.”
“Sua nonna ha ucciso suo padre?”
“Sì, perché la madre di Katrina lo aveva conquistato con l’amore.”
“Questa famiglia è folle.”
“È una famiglia di donne tristi, di una tristezza profonda che si è accumulata generazione dopo generazione, ci vada piano.”
“Va bene.”
Il fantasma lo lascia e lui sale ai piani superiori, apre qualche porta, ma sono tutte stanze deserte e ingombre di cose. La terza la trova più vissuta, con un letto a baldacchino nero, un armadio, una scrivania ingombra di cose, le tende di pesante velluto rosso e il solito casino di gabbie e acchiappasogni. Uno è fatto di ossa.
Luke apre un cassetto e trova un vecchio quaderno, lo apre alla data di un anno prima e legge.
“Oggi è passato un anno da quando Mordred, il mio amato gatto, è morto. L’ho disseppellito, ho sistemato le ossa e mi appresto a costruire un acchiappasogni con esse. Ogni volta che suonerà sarà come avere lui accanto.”
Rimane colpito da quell’annotazione e accarezza le ossa fragili di quello strano acchiappasogni, probabilmente dopo il diario parlerà di lui e lui non si sente pronto a leggerlo.
Lo riprende in mano e lo apre alla prima pagina.
“Mia madre mi ha buttato fori casa, dice che ha partorito un mostro.
Vorrei solo che mi volesse bene per come sono, poteri compresi, non sono stata io a chiederli, mi sono stati dati fin dalla nascita perché discendo da una famiglia di streghe. Sono stanca di essere continuamente mandata da esorcisti, ci vado fin da quando avevo quattro anni e ormai so a memoria tutto il rituale.
Non ho un demone in corpo, sono semplicemente fatta così e probabilmente per volontà di quel Dio che prega ogni sera. Dovrei odiarlo quel Dio, ma non ci riesco, perché penso che mi abbia messo al mondo per qualche ragione e che i miei poteri serviranno nel suo disegno o non me li avrebbe dati.
Vorrei che mia madre lo capisse e mi accettasse, vorrei che mi volesse semplicemente bene come ogni madre dovrebbe. Vado a stare dalla nonna.”
Salta qualche pagina.
“Sono dalla nonna da una settimana e mi sento meglio, più accettata. Lei dice che i miei poteri sono una risorsa che devo imparare a usare, che non ho bisogno di nessun esorcismo e che sono semplicemente una donna di questa famiglia. Mamma è l’eccezione, non la regola.
Mamma non si è fatta più sentire, ho provato a chiamarla, ma lei mi ha sbattuto il telefono in faccia.
Spero che le passi.
L’unica cosa su cui non vado d’accordo con la nonna è che l’amore vada conquistato con il dolore, io sono sicura che là fuori c’è un ragazzo che mi accetterà per come sono.”
Luke è sinceramente stupito.
“Oggi mi sono dichiarata a Davis, mi ha riso in faccia e mi ha detto che non è interessato a un mostriciattolo come me. Mi ha detto quello che mia madre ha detto prima di lui: che sono un mostro, che lo sanno tutti che sono pericolosa e che nessuno sano di mente si metterebbe con me.
Inizio a pensare che la nonna abbia ragione.”
A lui si stringe il cuore, Katrina non è altro che un uccellino a cui continuano a danneggiare crudelmente le ali.
“Ho trovato un’amica, si chiama Allie. È una wiccana, insieme parliamo di magia, mi ha mostrato i riti che fa e la connessione con la natura. È davvero forte.
Dovrei mostrarle i miei poteri?
Nonna dice che le wiccane non sono altro che delle fighette e che scapperebbero davanti a una vera strega, ma io penso che con lei possa essere diverso.
Ci penserò.”
Luke salta ancora qualche pagina.
“Allie mi ha presentato al suo gruppo di seguaci della wicca, è andata bene, ma non sanno ancora dei miei poteri.”
Sfoglia.
“Ho preso coraggio a due mani e ho mostrato ad Allie e alle sue amiche quello che so fare, si sono spaventate. Dicono che ho in corpo un demone e che non vogliono più avere più nulla a che fare con me, rovino le loro vibrazioni con la mia magia nera.
Allie non mi parla più, mi ignora. Una volta l’ho beccata a sparlare con Angie, una cheerleader, su di me e su quanto io sia strana e mostruosa.
Nonna aveva ragione sulle wiccane.”
Luke sospira.
“Oggi ho visto Davis e Allie entrare mano nella mano, sono scioccata, pensavo non gli piacessero le streghe, ma Allie è alta, bionda e con le curve al posto giusto. Li ho seguiti dopo la scuola, hanno iniziato a scopare nello spogliatoio della squadra di football, lui diceva che il suo essere strega lo eccitava.
Qualcosa si è spezzato dietro di me, ho urlato e la parete dietro cui mi sono nascosta è andata in pezzi, loro sono rimasti sotto. LI HO UCCISI.
Due giorni dopo c’è stato il memorial, adesso mormorano tutti che sono un’assassina e hanno ragione, ma non mi interessa. Qualcosa è morto dentro di me.
Adesso so che la nonna ha ragione, che nessuno accetterà mai una persona come me e che l’unico modo per ottenere l’amore è il dolore, come per tutte le donne della nostra famiglia.
Sono diventata il mostro che tutti hanno sempre detto che fossi.”
Luke chiude il diario con il cuore stretto dal dolore, adesso sa perché Katrina è a quel modo.
Esce dalla stanza e guarda la tv per un po’ rimuginando su come potrebbe aiutarla, come potrebbe farle sentire di nuovo l’affetto che tutti le hanno sempre negato.
“Hai letto il diario, vero, signorino Luke?”
Chiede Charlene.
“Sì, l’ho letto e non so cosa fare. Non posso riparare al male che le è stato fatto, è stato troppo.”
“Puoi invece, signorino. In fondo al cuore di Katrina c’è ancora la quindicenne piena di sogni e speranze che è entrata in questa casa, devi solo trovarla.”
Lui non dice nulla e si concentra sulla tv, danno un documentario sulle tartarughe, pur essendo animato di buona volontà si sente sopraffatto dal compito che gli è stato affidato: è troppo per lui, ma Katrina va salvata. Nessuno merita di vivere a quel mondo, nemmeno una pazza che ti ha rapito e torturato.
“Dicono che l’amore sia la risposta, signorino. Scruta nel tuo cuore e vedi se non ce n’è un po’ per la mia padrona.”
Lui non dice nulla e poco dopo la porta di casa si apre: Katrina è arrivata e probabilmente le torture inizieranno di nuovo.


Katrina p.o.v.

Tornare a casa mi preoccupa, quello che è successo oggi mi ha terrorizzato.
Mi è sembrato di tornare a quando ho ucciso senza volerlo Allie e Davis, loro si meritavano la morte da un certo punto di vista, ma Luke no. Lui non mi ha fatto alcun male, inizio di nuovo ad avere paura dei miei poteri e non deve succedere. La prima chiave del loro controllo è non temerli.
Entro nel cancello e parcheggio la macchina, apro la porta di casa e lancio solo un mezzo sguardo a Luke, la mia meta è la spiaggia. Fumo una sigaretta e poi apro il cancellino che porta alla spiaggia privata di questa casa, mi siedo sulla sabbia morbida con le gambe incrociate e chiudo gli occhi.
Cerco di concentrarmi per riprendere il controllo di me, nel frattempo delle nuvole nere si ammassano sulla mia testa, un lampo e poi un tuono fragoroso e inizia a piovere. Io sto lì sotto la pioggia a meditare fino a che qualcuno non mi butta addosso una coperta e mi fa alzare. Torno in me e mi accorgo che Luke mi sta portando in casa, mi fa sedere sul divano, toglie la coperta bagnata e mi avvolge in una asciutta, poi torna con del the caldo.
“Perché?”
“Non avevo voglia di vederti annegare sotto quel temporale.”
Io guardo fuori e la pioggia ha già smesso di cadere, sono io che l’ho creata, come un vero mostro.
“Stasera ti porto in un posto speciale e… grazie.”
“Di niente.”
Lui se ne va ad apparecchiare la tavola, quando mi sono sufficientemente riscaldata mi siedo e aspetto la cena. Charlene arriva con dello zhiginì: carne di montone cotta in umido, accompagnata da berberè, un sugo ricco di paprika piccante, e verdure varie. Il tutto servito su uno strato di injera, una specie di piadina, io e Luke iniziamo a mangiarlo e questa volta non ho bisogno di obbligarlo a farlo.
Finita la cena lavo i piatti e verso le dieci faccio cenno a Luke di seguirmi, camminiamo nel giardino fino a un boschetti di alberi particolari: è decorato con delle lucine di Natale gialle e dei barattoli di vetro appesi agli alberi, alcuni vuoti e altri con una candela all’interno. È il posto preferito delle lucciole, che aggiungono altra luce a questo posto, che altro non è una specie di camera di contenimento creata da me per evitare di perdere il controllo.
“Che posto è questo?”
“Il mio posto preferito, ma potrebbe diventare il nostro se solo tu dicessi che ti piaccio.”
“Se la smettessi con il voodoo e provassi a conquistarmi in un altro modo.”
“Amore attraverso il dolore. Siediti.”
Dico brusca.
“Non funziona così.”
“In questa casa sì. Ti piaccio?”
“Non ti conosco, perché non mi parli un po’ di te invece di usare quegli spilloni?”
“Risposta sbagliata, amore.”
Prendo il solito spillo e lo infilo in una delle gambe della bambola, lui urla.”
“Ti piaccio?”
“Parlami di te.”
Tolgo lo spillone.
“No, rifacciamo. Ti piaccio?”
“Parlami di te.”
Uso di nuovo lo spillone, lui urla di nuovo.
“Dimmi qualcosa di te.”
“Lavoro come apprendista in un negozio di tatuaggi.”
Sputo alla fine grazie alla magia di questo posto e alla consapevolezza che potrei ucciderlo davvero senza volerlo.
“Ottimo, io sono un cantante. Parlami della tua famiglia.”
“Ti piaccio?”
“Rispondimi e forse ti risponderò.”
Uso di nuovo lo spillone e lui urla di nuovo.
Questa sera va così, a spizzichi e bocconi rispondo a qualche sua domanda, quando torniamo nella villa sono esausta e do l’incarico a Charlene di scortarlo nei sotterranei. Dormo male, sogno cose del mio passato che credevo dimenticate come Davis e Allie e la loro morte.
Il mio urlo pieno di rabbia che ha stroncato la loro vita, perché sono soprattutto pericolosa, prima di essere un essere umano.
La mattina dopo sono uno straccio e continuo a esserlo anche nei giorni seguenti, Luke sta iniziando a  prendere lui il controllo del gioco, nonostante usi la bambola voodoo come sempre continuo a raccontargli qualcosa di me ogni sera.
E ogni sera sto male, sono esausta, ho gli incubi, al lavoro sono distratta. Non sto vincendo la partita più importante della mia vita e non ce la faccio ad accettarlo.
Ogni giorno è sempre peggio, non è lui che sta cedendo sono io.
Questa sera lo lascerò libero, ho incontrato il ragazzo che ha resistito a tutto quello che gli ho fatto e che non mi amerà.
“Ciao.”
Dico spenta.
“Ciao, Katrina.”
“Puoi andartene.”
“Sì, mi piacerebbe andare in giardino con te.”
“Non hai capito, sei libero. Hai vinto tu, puoi andartene anche subito da questa casa.”
“Tu mi piaci.”
Un sorriso amaro deforma il mio volto.
“Non devi mentire, Luke. Oggi non ho la bambola, ho tolto il tuo capello da essa, ossia quello che mi permetteva di controllarti, e l’ho bruciata. Non ti torturerò più.”
“Io non sto mentendo, mi piaci davvero.”
Io lo guardo a occhi spalancati.
“Ma come? Perché?”
“Perché ho imparato a conoscerti direttamente e indirettamente. Tu sei il risultato di lunga storia di dolore e io voglio rompere la catena.”
“Vuoi dire che io ti piaccio anche senza bambola voodoo e sapendo che ho ucciso due persone?”
“Sì.”
“Non ci credo.”
Lui mi prende delicatamente il mento tra le mani e mi bacia, io rimango immobile per un attimo, poi rispondo con passione e gli accarezzo timida i capelli.
“Come è possibile?”
“L’amore non si ottiene con il dolore, si ottiene attraverso la fiducia e tu me ne hai data.”
Io mi giro di scatto, Charlene sta sorridendo in un angolo.
“La maledizione è spezzata, signorina.
Gliel’ avevo detto che sarebbe successo.”
“No, così tu te ne andrai.”
“Ce ne andremo insieme, signorina.
Quando morirai io tornerò nell’aldilà insieme a lei e al signorino Luke.”
“Quindi rimarrai?”
“Sì.”
“Sono felice, sei l’unica amica che ho.”
Lei sorride e svanisce, Luke mi guarda.
“Ti va se facciamo una passeggiata in giardino? Magari andiamo nel tuo posto segreto e magari domani andiamo a prenderci qualcosa insieme.”
“Sì, va bene.”
Ci alziamo insieme e lui prende la mano nella sua: è calda.
È una sensazione piacevole, soprattutto il senso di libertà che provo, adesso il dolore di questa casa è stato sanato.
Un nuovo futuro con lui mi aspetta e io sono pronta a viverlo.

Angolo di Layla.

Beh, che dire.

Buon Halloween e spero che vi piaccia.

Questa è Katrina.



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