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Autore: vero_91    02/11/2016    7 recensioni
[Destiel / Established relationship / jealous!Dean /coda 12x02 (circa) ]
Dean non si è mai considerato una persona gelosa; protettiva, certo, con un occhio sempre vigile posato sulle persone che ama. Quindi è piuttosto sicuro che quella punta che sente scavargli tra le costole mentre Castiel prende il numero di Mick e lo infila nella tasca del trench senza esitare non abbia nulla a che fare con la gelosia, solo preoccupazione perché è chiaro che quell'inglese non la racconti giusta. Tutto qui.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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alle mie amiche fangirl, perchè senza di loro disagerei solo la metà. 



Dean non si è mai considerato una persona gelosa; protettiva, certo, con un occhio sempre vigile posato sulle persone che ama. Quindi è piuttosto sicuro che quella punta che sente scavargli tra le costole mentre Castiel prende il numero di Mick e lo infila nella tasca del trench senza esitare non abbia nulla a che fare con la gelosia, solo preoccupazione perché è chiaro che quell'inglese non la racconti giusta. Tutto qui.
 

Decidono di allontanarsi di qualche chilometro prima di fermare le macchine in una strada secondaria e permettere a Castiel di curare loro le ferite. Dean manda avanti suo fratello e sua madre prima di lasciare che la mano dell'angelo si posi sulla sua guancia diffondendo la grazia dall'interno. Gli occhi di Cas non si staccano dai suoi mentre le ferite sul viso si rimarginano lentamente e Dean apre la bocca per dire qualcosa - Ora puoi buttarlo via – Non ti serve – Preferisco conservarlo io – ma gli muoiono tutte in gola e la frustrazione inizia a bollirgli nelle vene.

“Dean, tutto bene?”

Ogni dolore sul suo corpo è scomparso, ma la mano di Castiel è ancora posata sulla sua guancia.

“Sì – Dean annuisce, le sue dita che sfiorano il dorso della mano dell'angelo – grazie, Cas” il cacciatore indugia nel contatto il tempo necessario che Castiel ricambi con un sorriso per poi alzarsi dal cofano dell'Impala e raggiungere Sam e Mary in macchina.

“Ci vediamo a casa?”

“Certo” e Dean si dice che la naturalezza con cui Castiel risponde è più che sufficiente per fargli capire che non ha nulla di cui preoccuparsi. Non che prima fosse preoccupato, ovviamente.

***

 

La prima volta che Dean tira fuori il discorso è quella sera stessa. Una parte di lui gli dice di rovistare nelle tasche del trench mentre Cas è sotto la doccia e porre fine alla questione perché di sicuro non c'è bisogno di parlarne né di farne un dramma, ma dato che lui non è una persona gelosa non ha nulla da nascondere e possono discuterne come due persone adulte e mature. Anche se Dean è sicuro che non ci sia niente di cui discutere.

Dean rovescia sul pavimento la borsa da viaggio lanciando di sottecchi uno sguardo a Castiel, con un libro che sembra aver passato momenti migliori in mano e la schiena poggiata alla testiera del tetto.

“Ah, Cas senti – Dean inizia a rovistare tra i vestiti per terra, gettandone alcuni in un angolo della stanza – quel numero dell'inglese, ce l'hai ancora?” e non ha bisogno di girarsi per sapere che Castiel ha smesso di leggere e ora ha gli occhi puntati sulla sua schiena. “Sì, certo. Ti serve?”

Dean si blocca nel bel mezzo dell'azione, questa non era decisamente la risposta che si aspettava.

“Sì... cioè no, ovvio che non mi serve. E non dovrebbe servire neanche a te” se chiude la cerniera del borsone con più forza del previsto è ovviamente un caso.

Quando si gira Castiel lo sta guardando con la testa leggermente piegata di lato e un'espressione che ormai conosce molto bene. “Pensavo non avessimo preso ancora nessuna decisione al riguardo”.

“Non c'è nessuna decisione da prendere, sentiti libero di gettarlo quando vuoi” Dean si avvicina al letto liberandosi dei jeans e della camicia che ha addosso prima di abbassare la coperta dal suo lato del letto (il fatto che possa definirlo suo è una cosa su cui non si sente troppo di soffermarsi).

“Non dovremmo discuterne prima con Sam e tua madre?”

“Certo, come se potessi sul serio prendere in considerazione l'idea di collaborare con qualcuno il cui biglietto da visita è stato torturare mio fratello”.

Dean percepisce lo sguardo di Castiel mentre sistema il cuscino e si stende accanto a lui, e sa che sta per arrivare un'obiezione ancora prima che apra bocca.

“Lo so, ma ---” Appunto.

“No, Cas, fine del discorso. Non c'è niente che tu possa fare o dire per farmi cambiare idea”.

Il sorriso compiaciuto che riceve in risposta gli fa alzare gli occhi al cielo.

“Parlo sul serio – dice, pizzicandogli un fianco – ora possiamo smettere di parlarne e dormire, per favore?”

Castiel in risposta si limita a posare il tomo sul comodino e a sporgersi dalla sua parte per spegnere la luce, mentre Dean si volta dandogli le spalle, il braccio che lo avvolge da dietro e si posa sul suo bacino è una rassicurante certezza.

Dean sospira contento quando sente le labbra di Castiel posarsi leggere sulla sua spalla, la mano del cacciatore che va a cercare la sua per intrecciarne le dita.

“Buonanotte, Dean”.

Dean stinge la presa rendendola quasi dolorosa, colto dall'improvvisa necessità di sentirlo suo. “ 'Notte, Cas”.

***

 

La seconda volta che Dean ne parla è semplicemente come conferma; non che dubiti di Castiel o altro, vuole solo essere sicuro che quel numero sia stato eliminato in modo definitivo.

Così quando una mattina entra in cucina e trova già tutti seduti al tavolo a fare colazione decide di approfittare dell'assist che Mary gli offre, mentre lui è ancora impegnato a fissare la caffettiera.

“Pensate dovremmo fare qualche ricerca sugli uomini di lettere inglesi?”

Sam alza gli occhi dal giornale che ha davanti, una tazza di caffè in mano. “Sì, potremmo partire dagli archivi che abbiamo qui al bunker”.

Mary annuisce.“Può essere utile sapere con chi abbiamo a che fare”.

Dean scuote le spalle, fingendo indifferenza. “Va bene - la caffettiera inizia a bollire quando si volta verso la tavola - ma non ho intenzione di chiamarli, senza considerare poi che Cas ha gettato il numero” aggiunge, posando lo sguardo su di lui.

Anche Sam e Mary si voltano a guardarlo, mentre Castiel aggrotta le sopracciglia e sostiene il suo sguardo. “In realtà l'ho conservato, ho pensato fosse utile tenerlo in caso di necessità”.

La caffettiera continua a bollire alle sue spalle, la bevanda che inizia a fuoriuscire inconsiderata. “Avevi detto di averlo buttato”.

“No, Dean. Tu avevi detto di farlo senza ascoltare invece la mia risposta”.

“Che sarebbe quale? Chiamarlo nel caso avessimo bisogno del suo aiuto?”

“Con Lucifer in libertà potrebbe essere utile avere delle fonti in più”.

“Ovvio, potremmo anche formare la Scooby Gang e risolvere i casi insieme tanto che ci siamo!”

“Cos'è una Scooby Gang?”

“Non è quello il ---”

Lo schiarimento di gola rumoroso e poco credibile di Sam riporta Dean alla realtà, che consiste in suo fratello e sua madre che lo guardano con la stessa espressione un po' troppo esasperata per i suoi gusti.

“Non ditemi che siete d'accordo con lui”.

Sam fa spallucce, e Dean lo conosce troppo bene per non sapere che il bastardo si sta in realtà divertendo. “Non vedo perché avrebbe dovuto gettarlo, conservarlo per sicurezza non nuoce a nessuno, giusto?”

E Dean si chiede esattamente che cosa ha fatto di male in una vita precedente per meritarsi un fratello del genere. “Ti hanno torturato, Sam. Mi sembra una motivazione più che sufficiente”.

"Nessuno qui sta dicendo che dobbiamo diventare loro amici, infatti - Sam lancia un'occhiata a Castiel, sul suo viso l'ombra di un sorriso che non promette nulla di buono - a meno che tu non sia ---"

"Io non sono proprio niente, tranne che contrario per come avete deciso di affrontare la cosa. Ma fate come vi pare, poi non dite che non vi avevo avvertito" aggiunge, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.

"Dean, aspetta..." e okay, mentirebbe se dicesse che non sperava che il calcare un po' la mano portasse a Castiel a dargli ragione e a strappare quel numero davanti ai suoi occhi così che --- "... hai dimenticato il tuo caffè".

La risata di Sam che lo segue nel corridoio gli fa capire che non è riuscito così bene a nascondere la delusione e la frustrazione sul suo viso.

***

 

D'accordo, Dean può accettarlo perché il ragionamento di Cas ha razionalmente senso e al suo posto anche lui farebbe la stessa cosa. Probabilmente quel numero non verrà mai usato e presto entrambi si dimenticheranno addirittura di averlo. Dean ne è quasi convinto quando raggiunge Sam e Castiel nel salone portando con sé un paio di birre che posa al centro del tavolo.

"Qualche novità?" chiede dando un'occhiata allo schermo del computer dell'angelo da sopra la sua spalla, una mano che gli accarezza leggera i capelli sulla nuca.

Castiel scuote la testa "Sembra che Lucifer sia scomparso nel nulla".

"Così come gli uomini di lettere britannici sembrano essere comparsi dal nulla, invece" interviene Sam, passandosi una mano tra i capelli frustrato.

“Forse i nostri uomini non sapevo neanche della loro esistenza”.

“Mick non ha parlato di una precedente collaborazione, in effetti”.

Mick. La naturalezza con cui Castiel pronuncia il suo nome gli fa venire voglia di rovesciare la sedia accanto a lui senza un motivo preciso. Invece si limita a stringere la presa sulla spalla di Castiel finché quest'ultimo non si volta con un'espressione interrogativa, la conversazione con Sam probabilmente è proseguita senza che vi prestasse alcuna attenzione.

“Qualcosa non va?”

“No, tutto bene” e senza aggiungere altro prende posto sulla sedia che desidera ancora ribaltare, afferrando poi un paio di libri polverosi dalla pila che Sam ha davanti.

Castiel continua a lanciargli sguardi scettici che Dean finge di non vedere, mentre il nome Mick pronunciato dalla voce di Cas gli risuona in testa e neanche la mano dell'angelo posata sul suo ginocchio aiuta a calmarlo, stavolta.

 

Dean sbatte Castiel al muro per reclamare la sua bocca il momento stesso in cui escono dalla sala lasciando Sam ai suoi libri, è tutta una questione di denti e lingua con una sua mano artigliata alla maglia di Cas e si dice che non ha nulla a che fare con la conversazione che hanno avuto qualche ora prima, e di certo non è per zittire quella fastidiosa voce nella sua testa. Castiel geme quando Dean gli morde il labbro inferiore con più forza del previsto e il corridoio del bunker non è di certo il luogo più adatto per una sveltina, con sua madre e suo fratello in giro, ma Dean ha bisogno di sentire Castiel sotto le sue mani e l'effetto che gli fa. E la cosa non è assolutamente patetica come sembra.

Quando abbandona le sue labbra per scendere sul collo, Castiel gli passa una mano tra i capelli e piega il viso così da lasciargli più spazio per il succhiotto su cui sta lavorando. E Dio, può sentirla la voce giudicante di suo fratello perché davvero Dean? Non hai trovato nessun altro modo più ovvio per reclamarlo di tua proprietà?

“Dean... - Cas forza la presa sui suoi capelli, obbligandolo a sollevare il viso - … sei sicuro vada tutto bene?”

E Dean vorrebbe solo dirgli che è terrorizzato dall'idea che si stanchi di lui come una quindicenne alla sua prima cotta, ma si limita ad abbassare gli occhi sul lembo di pelle livido di Castiel per poi rincontrare quelli dell'angelo che lo stanno fissando.

“Certo” e quando si stacca dal suo corpo è sollevato che non gli faccia altre domande anche se entrambi sanno che stava mentendo.

***

 

Un paio di sere dopo il corpo di Castiel è un peso caldo e conosciuto sopra di lui e Dean sente di poter finalmente non pensare a nulla se non alle labbra di Cas sul suo capezzolo e poi sempre più in basso. Sospira e allarga ancora le gambe, le sue dita che cercano di toccare più parti del corpo possibili dell'angelo, come se non sapessero su cosa soffermarsi. Quando la bocca di Castiel raggiunge il suo inguine Dean afferra una ciocca di capelli con la mano già sudata, spettinandolo in ogni direzione.

Immagino che potresti annientarmi senza versare una goccia di sudore, giusto?”

Ad un tratto l'immagine di Castiel gloriosamente nudo sopra a Mick mentre fa cose indicibili gli appare vivida nella mente ed è più che sufficiente a fargli morire la mezza erezione che ha tra le cosce e questa storia deve finire ora.

"Puoi buttarlo?"

"Mmm?"

Dean stringe la presa sui capelli di Castiel, ma non fa forza per sollevargli il viso. È più facile se non lo guarda in faccia. "Il numero di Mick, puoi buttarlo?"

Ed è qui che Castiel si blocca, le labbra ancora posate sulla sua anca. "Scusa, puoi ripetere?"

"Hai capito, Cas”.

"È a questo che stavi pensando adesso?" Non c'è accusa nel tono di Castiel, solo confusione.

"No, cioè sì... ma non in quel senso - Dean fa un verso frustrato, passandosi la mano sul viso - solo tu e lui che... Dio..."

Il silenzio che segue gli permette di pentirsi almeno una decina di volte per aver aperto bocca; alla fine Castiel gli afferra il braccio che ha posato sopra gli occhi, scoprendogli il viso. "Parlami".

Castiel è di nuovo disteso interamente sopra di lui, i gomiti appoggiati ai lati di Dean e il viso a pochi centimetri di distanza.

"Sai che ho fiducia in te, Cas, lo sai... ma da quando ti ha dato il numero non riesco a pensare ad altro a come ti guarda, a come ti ha parlato... e poi tu hai detto quella cosa di collaborare per trovare Lucifer..."

"Dean lo sai ---"

"Lo so, ma a quanto pare la mia mente non riesce a evitare di ripropormi scenari dove tu e lui fate ricerche insieme, lui poi ti offre da bere e una cosa tira l'altra e a un certo punto vi ritrovate così..." Dean fa un gesto vago con la mano, indicando l'intreccio dei loro corpi.

Che Castiel ovviamente non coglie. "Così come?"

"Così, Cas - e per chiarire il concetto Dean alza leggermente i fianchi, provocando una piacevole frizione alle loro erezioni ormai dimenticate – pensavo fossero passati i tempi in cui dovevo farti un disegnino quando si parlava di sesso".

"Oh" ed è tutto ciò che Castiel dice mentre il silenzio fra loro si protrae e Dean inizia a pensare che forse l'angelo non ci aveva mai pensato finché non è stato lui stesso a mettergli l'idea in testa, e forse la cosa non gli fa così schifo come dovrebbe e sarà solo colpa sua se ---

"Sei geloso" dice, come se avesse collegato alla fine tutti i pezzi del puzzle.

"... Se è così che vuoi definirlo".

L'alzata di sopracciglio di Castiel è più che eloquente. "Okay, sì, sono geloso. Sei contento adesso?" e dato che Castiel è una di quelle persone che prende le cose alla lettera riflette davvero sulla domanda.

"Potrei essere lusingato, più che altro".

"Buon per te, mi fa piacere che le mie preoccupazioni aumentino il tuo ego".

Il sorriso in riposta di Castiel gli sembra un po' troppo compiaciuto mentre gli accarezza delicato il viso. "Era per questo che insistevi perché lo buttassi?"

Dean annuisce, umettandosi le labbra. "Pensavo di essere stato abbastanza ovvio".

L'angelo sbuffa una risata tra i suoi capelli. “Non capisco, perché dovrei volere qualcun altro?”

“Perché è quello che le persone fanno”, vogliono di meglio.

“Io non sono le persone – mormora al suo orecchio, per poi cercarne di nuovo lo sguardo – e non ho mai voluto né vorrò nessun altro eccetto te, Dean”.

E Dean ha una serie di obiezioni che gli balenano in testa in quel momento – non lo merito, non posso illudermi, una parte di me desidera scappare ogni volta che mi dici certe cose, te ne pentirai - ma sa che nessuna di quelle è la risposta che Castiel si merita.
Così si limita ad afferrare il viso dell'angelo con entrambe le mani e ad azzerare la poca distanza rimasta tra loro, il bacio che si scambiano non ha più nulla di sessuale ma è solo il suo misero tentativo per comunicare a Cas ciò che non ha ancora il coraggio di dirgli a parole. Ti prego, sì.
Quando si separano per riprendere fiato Cas ha le labbra arrossate e posa la fronte contro la sua, mentre Dean gli accarezza lo zigomo con il pollice, l'altra mano ancora affondata tra i suoi capelli.
Il sorriso in risposta di Castiel dopo che Dean gli mormora “Sarà meglio per te” è l'ultima cosa che vede prima che Castiel cerchi di nuovo le sue labbra. 

  
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