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Autore: Simposio    02/11/2016    0 recensioni
In quel momento capì che dietro House c’era un cuore che pulsava, anzi, che ruggiva. E che in realtà il diagnosta non era solo sguardi sarcastici e frecciatine infantili.
E lo contemplò, perdendosi nella realtà di poter sentire quel ruggito e nella consapevolezza della rarità di quel dono.
[...]
"Non credi nell’amore, raggio di sole?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy, Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Contesto generale/vago
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Credi nell'amore, raggio di sole?
 Capitolo 4




Era pronto. Si sistemò meglio il papillon e prese il bastone, quello elegante, comprato apposta per l’occasione. Ci giocherellò qualche istante prima di guardare l’orologio e rendersi conto che stava iniziando davvero a essere tardi per fare ciò a cui stava pensando. Si guardò un’ultima volta allo specchio, compiacendosi. Luigi aveva fatto un ottimo lavoro con l’abito. Mosse alcuni passi, precari, senza l’utilizzo del bastone, e si accostò alla porta. Rifletté ancora qualche secondo, poi, prendendo un respiro profondo, si decise a uscire.

Fuori dal lussuoso albergo l’aria gelata della notte gli sferzò il volto, e si maledisse per non aver pensato di indossare un cappotto sopra la leggera giacca dell’abito.

Si guardò intorno cercando delle indicazioni, o quantomeno, un taxi libero.

Lo trovò poco dopo e, mettendosi in viaggio, si interrogò ancora su quanto potesse risultare giusto il proprio gesto.

Il negozio era in procinto di chiudere, poche le luci aperte.

Quando entrò poté sentire l’odore di fiori freschi.

Lo aveva sempre odiato.

Si guardò intorno, cercando qualcosa di adatto all’occasione.

Una signorina, seccata per l’orario, gli domandò cosa volesse.

La guardò incuriosito, alzando un sopracciglio.

“Ho bisogno di alcuni fiori per una mia amic-er, collega. Sì, collega.”

La commessa sorrise.

“Beh, questa sua collega, ha dei gusti particolari?”

House scrollò le spalle. Poi ci pensò per un attimo.

“Non lo so, faccia lei, andrà bene tutto, credo.”

“Okay, allora, che ne dice di un mazzo di rose? Certamente farà colpo.”

“Non voglio fare colpo, è già pazza di me.” House sorrise.

“Bene, le rose no.” La commessa si guardò intorno. “Che dice di un mazzo di margherite? Semplici, belle, pure, senza secondi fini.”

House sbuffò e scosse la testa in segno di diniego.

“Andiamo, non sono un moccioso che raccoglie fiori di campo.”

“Certo che no, bene, lasciamo stare. Deciderò io.”

House annuì.

Poco dopo uscì con un variopinto mazzo misto e, rientrando in un nuovo taxi, si diresse verso l’appuntamento.

                                                                            ooo
 

Era pronta. Finì di rassettarsi il trucco, semplice e sobrio, e si disse contenta del risultato.

Si voltò verso l’orologio, notando che le nove erano scattate in quel medesimo istante.

Qualcuno bussò alla porta.

House.

Fu la prima cosa a cui pensò, e si meravigliò per l’estrema puntualità.

“Arrivo.” Affermò, ancora davanti allo specchio mentre si sistemava i capelli un’ultima volta, per poi, elegantemente, dirigersi verso la porta e aprirla.

“In perfetto orario, complimenti.” Sfoderò un magnifico sorriso mentre, sicura, guardava l’altro.

“Oh, quindi hai cambiato idea sul mio invito? Sei incantevole.”

"Howard, ciao.-La Cuddy arrossì, maledicendosi per la propria impulsività- Credevo fossi House. Grazie."

"Perdonami, non sarà mica in ritardo?"

La Cuddy si voltò, guardando nuovamente l'orologio. Le nove e cinque.

"Di cinque minuti, posso ancora sopportarlo." Sorrise rivoltandosi.

"Non si dovrebbe mai far aspettare una magnifica signora.-Howard sorrise a sua volta. -Dovremmo prenderlo per le orecchie. Ma prima, temo di dover andare al bagno. Posso?" Il medico indicò la porta all'interno della camera.

La Cuddy si spostò per farlo passare, richiudendosi la porta alle spalle.

"Bene, scusa il disturbo, ero venuto qui unicamente per cercare di convincerti a cambiare idea, non vorrei che tutta questa bellezza venisse persa stasera." Howard uscì dallo stretto bagno.

"Non ti preoccupare, il mio cavaliere non tarderà ancora."

"Bene, allora, essendo di troppo, credo che me ne andrò. Ma ti avverto, se entro venti minuti non ti vedo arrivare, verrò a prenderti con la forza."

La Cuddy lo accompagnò nuovamente fuori, nel corridoio.

"Bene, allora a tra poco." Danton sorrise.

"A tra poco. -La Cuddy fece una breve pausa- Guarda che hai la cerniera aperta." Sorrise.

"Che sbadato, la prossima volta che faremo certe cose cercherò di essere più attento." Scherzò Danton, congedandosi.

Intanto le porte dell'ascensore si chiudevano rumorosamente, come la porta della camera della Cuddy.


ooo


"Comunque guarda che hai la cerniera aperta."

"Che sbadato, la prossima volta che faremo certe cose, cercherò di essere più attento."

Un attimo prima, si disse House stringendo convulsamente il pomo del bastone, un attimo prima e li avrebbe trovati nella stessa stanza, Dio solo sa a fare cosa.

Un attimo dopo, invece, e non avrebbe saputo niente, e il suo fegato non avrebbe iniziato a corrodersi mentre si precipitava fuori da quell'infernale ascensore, catapultandosi nell'aria gelida della notte, non dopo aver gettato sul comodo divano la bella composizione di fiori.

Voleva urlare, o correre, o pestare a sangue qualcuno, ma si limitò a prendere due vicodin e un nuovo taxi, diretto al bar più vicino, per aiutare il decorso infelice del suo fegato e annegarlo nell'alcool.

Erano le nove e quindici, chiaramente il bar era ancora vuoto, tranne che per il barista e altri due giovani, probabilmente scapoli, che si preparavano al sabato sera non nel migliore dei modi.

Dopo essersi guardato intorno, si avvicinò al bancone chiedendo:"qualcosa di forte".

E qualcosa di forte era stato il suo unico compagno sino a quando, un'ora e poco più dopo, il bar non si era riempito.

Un grassone, lo aveva invitato a gareggiare contro di lui: chi cedeva prima nel bere, avrebbe offerto un giro all'intero locale.

C'era stato.

Si erano posti l'uno di fronte all'altro.

Lo sconosciuto aveva una sudicia canotta chiazzata di macchie scure a coprire la grande pancia da ubriacone.

Candidato per il prossimo trapianto di fegato, pensò House.

Alcuni secondi dopo arrivarono due enormi caraffe di birra.

"Cinque litri", urlava qualcuno dietro di lui.

Si sciolse il papillon, sbottonandosi i primi bottoni della camicia e  cercando un po' di lucidità che ormai mancava da troppo.

"Bene!" esclamò un giudice improvvisato, "Al mio tre. Vince chi ne beve di più. Uno, due, TRE!"

E House bevve, talmente velocemente e voracemente che il mondo parve fermarsi.

Non sentiva più niente intorno a lui, solo il rumore della sua gola che, serrandosi intorno al liquido ambrato, lo mandava giù.

Alcuni minuti infernali, mentre la sua testa diventava leggerissima e la sua trachea bruciava, poi vide l'altro abbandonare la caraffa a se stessa, mentre, sfinito, si arrendeva.

Qualcuno gli tolse ciò che rimaneva della sua birra dalle mani, mentre altri lo alzavano come un trofeo, acclamandolo.

"L'uomo in frac ha vinto! L'uomo in frac ha vinto!"

Il bellissimo frac su misura, adesso, veniva stropicciato da mani sudaticce.

Dopo alcuni interminabili minuti, sentì i propri piedi tornare per terra e qualcuno gli passò il bastone, un altro, invece, lo avvertì che il suo telefono stava suonando.

Lo prese, osservò per un lunghissimo lasso di tempo lo schermo prima di capire.

Dodici chiamate perse, tutte da Lisa Cuddy.

"Prostituta." Biascicò tra i denti, poi si diresse verso l'esterno, in cerca di aria, e di una panchina dove riposare la sua gamba.

La trovò poco più avanti, in una piccola villetta con due altalene e una fontanella. Si diresse verso la fontana esi sciacquò la faccia, cercando ancora la lucidità. Finalmente, poi, si sedette. Nel mentre si domandava perché mai fosse arrabbiato con Lisa Cuddy se per lui la Cuddy non era altro che un demonio estremamente seccante che, come solo un capo risoluto sa fare, gli imponeva delle regole. E cosa poteva mai importargli se lei faceva sesso con un vecchio amico?

Non erano niente, loro due, se non colleghi poco meno che amici.

Distese i muscoli, prese un respiro profondo, mentre la rabbia scemava, rendendosi conto che solo un pazzo o un bambino si sarebbero accesi per quella minuzia.

Si mise a ridere, così, senza motivo. Come solo i pazzi, i bambini o gli ubriachi sanno fare.

E House, in quel momento, si sentiva un po' tutti e tre.



A.A.: Tra tipo 40 minuti sarà mercoledì, ma per adesso è ancora martedì, pertanto sono in orario! Ed è il penultimo capitolo! E, davvero, non ci posso credere.
Grazie a tutti coloro che sono passati anche solo per una lettura veloce, grazie davvero.
Baci,


Simposio 

 

  
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