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Autore: primimesi    04/11/2016    3 recensioni
“Sam era tuo fratello, vero?”
A quel punto Dean preso da un impeto di rabbia, afferrò il moro dal maglione facendolo sbattere contro il muro, un dolore lancinante percorse la schiena del povero ragazzo, che stava solo cercando di fare conversazione, anche se non nel modo giusto.
“Tu! Maledetto figlio di puttana!!! Hai pure osato prendere informazioni su di me!?”
“Che… che stai dicendo?”
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Rieccomi con una Destiel dopo un po' di tempo, mi dispiace per non essere stata molto attiva in questo fandom, ma in realtà non sono stata attiva in nessuno! >.< purtroppo a causa di problematiche di salute non indifferenti sono stata molto assente. Spero comunque che questa fic sia di vostro gradimento! ^_^ perdonatemi gli errori.

Era già metà novembre, quando la professoressa entrò in classe con fare solenne, annunciando che da quel giorno in poi ci sarebbe stato un nuovo compagno. Tutti i ragazzi fissarono il nuovo arrivato, chi aveva gli occhi a cuoricino ovvero le femmine, e chi invece lo guardava con astio cioè i maschi.
“Lui è Castiel Novak, si è trasferito dalla Russia fino a qua per motivi di lavoro, parla bene l’inglese, ma potrebbe ancora avere qualche difficoltà. Trattatelo bene.”
Castiel aveva i capelli scuri e gli occhi di un blu intenso, anche l’insegnante quando l’aveva incontrato la prima volta si era persa in quegli occhi. Il ragazzo fu costretto a sedersi all’ultimo banco, era l’unico posto libero, accanto a lui c’era un compagno che fino in quel momento stava solo. Aveva i capelli biondo scuro e gli occhi verdi.
“Che palle.” Sentì dire Castiel dal nuovo compagno, che si voltò dall’altro lato non appena lo vide.
“Piacere io sono…”
“So chi sei. Ti ha appena presentato. Io sono Dean, Dean Winchester.”
Il moro stava per rispondere, ma fu interrotto dalla professoressa che cominciò la lezione, matematica. Durante le ore di scuola, Dean evitò completamente di stare attento, anche di fare gli esercizi, passava il tempo a fare tutt’altro, come se niente gli importasse, effettivamente non gliene fregava proprio nulla, ormai aveva sedici anni, mancava poco al diploma, e poi poteva smetterla di studiare, il college non lo avrebbe visto neanche con il binocolo.
“Vuoi una mano?” gli chiese Castiel ad un certo punto.
“Cosa? Forse dovrei darla io a te, dato il tuo accento russo.”
“Mi dispiace.”
“Ecco il classico tipo che verrà preso per il culo fino al diploma.”
“Che vuoi dire?”
“Ma insomma! In Russia siete tutti così idioti?”
Castiel lasciò perdere, non gli piaceva quando le persone lo trattavano male, era una cosa che proprio non reggeva. Per una settimana i due evitarono totalmente di rivolgersi la parola, ognuno stava per conto proprio; le cose cambiarono una mattina durante le ore dedicate allo sport, i maschi erano nello spogliatoio a cambiarsi, tutti furono pronti in fretta tranne Dean che perse tempo con la tuta.
“Perché tu non ti cambi?” chiese poi a Castiel, che era rimasto lì a fissarlo tutto il tempo, rimanendo con il maglione azzurro e i jeans.
“Io non aderisco a questa pratica.”
“Cosa?”
“Non faccio sport.”
“Ma che stai dicendo?”
Dean scosse la testa infastidito ma anche perplesso, lui amava qualsiasi tipo di sport specialmente il basket.
“Chi è Sam?” chiese ad un certo punto Castiel, notando nel braccio di Dean un tatuaggio con scritto Sam con dei cuoricini in torno. Dean a quella domanda si irrigidì, preferì non rispondere e lasciò perdere.
“Sarà importante se hai tatuato il suo nome.” Continuò il moro.
“Smettila Castiel! Non sono cose che ti riguardano.”
“Sam era tuo fratello, vero?”
A quel punto Dean preso da un impeto di rabbia, afferrò il moro dal maglione facendolo sbattere contro il muro, un dolore lancinante percorse la schiena del povero ragazzo, che stava solo cercando di fare conversazione, anche se non nel modo giusto.
“Tu! Maledetto figlio di puttana!!! Hai pure osato prendere informazioni su di me!?”
“Che… che stai dicendo?”
“Allora come sai che Sam era mio fratello!?”
Dean urlò così forte da finire completamente la voce, ma non gli interessò, doveva capire perché un’idiota del genere si fosse permesso di chiedere di lui alla gente.
“Dean… io non ho chiesto a nessuno di te, lo giuro.”
“Immagino che allora mio fratello ti sarà apparso in sogno stanotte!” disse sarcasticamente.
“Be’ non proprio così, però…”
“Però?”
“Posso, io ecco… posso percepire che è accanto a te.”
Il biondo scoppiò a ridere, mollò la presa su Castiel e andò a sbattersi la testa a muro, pure un imbecille simile doveva capitargli.
“Ascoltami Dean… Sam è qui, lo vedo, lo sento. Posso aiutarti a…”
“Smettila!!!”
Castiel si accorse di come Dean lo avesse fulminato con gli occhi, quegli occhi verdi diventarono lucidi ma anche cattivi.
“Te lo giuro!”
“Come pensi io possa crederti?”
“Chiedimi qualsiasi cosa, ti saprò rispondere.”
“Non voglio sapere niente! Tu non sei normale!”
Dean raggiunse i suoi compagni lasciando indietro Castiel, l’insegnante non appena lo vide gli chiese del moro, preoccupato.
“Non so, era nello spogliatoio.” Riferì il biondo con disinteresse.
“Ma stava bene?”
“Di testa non di certo.”
“Winchester! Non ti permettere mai più di dire una cosa simile!” lo bacchettò l’uomo infastidito.
Il professore non vedendo ritornare l’alunno decise di cercarlo, con Dean a seguito; non aveva mai visto il suo insegnante preoccuparsi in quel modo, perciò l’atteggiamento lo incuriosì parecchio. Castiel stava seduto su una panchina, respirava a fatica e stava sudando molto. Dean non era così che l’aveva lasciato, ma non comprese cosa stesse accadendo.
“Novak! Stai bene?” gli domandò il professore sempre più apprensivo.
“Diciamo…” rispose il ragazzo fingendo un sorriso.
“Ti fa male la spalla?”
Castiel teneva ben salda la spalla sinistra con la mano destra, la respirazione era faticosa, ma non voleva creare problemi. Alla fine preferì alzarsi e seguire l’insegnante che non lo perdeva di vista neanche un istante. Quando le lezioni finirono, Dean si premurò di raggiungere l’insegnante di educazione fisica chiedendogli spiegazioni per il suo comportamento così apprensivo. Ma non ricevette alcuna risposta, tutto ciò lo innervosì parecchio, forse il suo nuovo compagno di banco aveva davvero qualche rotella fuori posto, per questo si preoccupava per lui. Quando lo vide davanti al cancello ad attendere che qualcuno andasse a prenderlo si avvicinò a lui.
“Come stai ora? Ti è passata la spalla?”
“Ah, Dean! Sì, tranquillo.”
“Senti… mi dispiace per come ti ho trattato negli spogliatoi, è che non credo a queste cose, però vorrei davvero che mi dicessi chi ti ha detto di Sam.”
“Dean, ti ho già risposto a questa domanda. Chiedimi qualcosa che solo tu e lui sapevate.”
Il biondo ci pensò un po’ su prima di domandare, voleva stare al suo gioco, vedere fino a dove si sarebbe spinto.
“Cosa avrebbe voluto fare da grande Sam? Non lo sapeva nessuno, solo io.”
Il moro sembrò indirizzare lo sguardo da un’altra parte, cosa che non risultò indifferente agli occhi di Dean, impiegò qualche secondo prima di rispondere:
“L’avvocato.”
“Qua-Qual era il nostro gioco preferito da bambini?” chiese ancora Dean senza demordere.
“L’acchiappa fantasmi o acchiappa demoni, dipendeva dalle circostanze.”
Ad un certo punto Dean si bloccò, non aveva mai parlato a nessuno dello stupido giochino che facevano con il fratello quand’erano piccoli, solo i genitori lo sapevano e dubitava fortemente che Castiel potesse avere avuto la possibilità di parlargli, anche perché non si conoscevano.
“Tu… Tu chi sei in realtà? Come fai a…”
“Dean…”
Castiel fu costretto comunque ad andare via, sua madre era finalmente arrivata per prenderlo, non era il momento di parlare di certe cose, così gli giurò che avrebbero continuato l’argomento il giorno successivo.
  
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