Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    06/11/2016    0 recensioni
Può un incontro improvviso cambiare radicalmente la tua vita? Sì, se accade tutto ciò che non ti aspettavi...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Si può sapere dove stai andando, Christian?

Gli chiese Nicolas, osservandolo di sottecchi da un angolo della stanza sistemarsi il bavero della giacca davanti allo specchio. Una giacca molto elegante, come del resto  il completo che indossava. Il ragazzo si voltò verso l’amico, sorridendo compiaciuto.

- Dove vado? – disse – A riprendere in mano la mia vita, finalmente!

Ed era vero, o almeno questo era ciò che desiderava in quel momento. Rimanere ancorati al passato non sarebbe servito a niente, esattamente come rimanere fedele a qualcuno di cui riusciva a malapena a ricordare il viso. Ma il suo nome, eccome se lo ricordava, e ogni volta che lo sentiva pronunciare gli faceva sempre uno strano effetto. Sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa non appena Nicolas riprese a parlargli di lei, ma non avrebbe ceduto. Non questa volta.

- Non vedo per quale strano motivo dovrei restarmene qui buono ad aspettare il suo ritorno – replicò così, maledettamente punto sul vivo – del resto non si è neppure presa la briga di farsi sentire almeno una volta in questi due mesi, di darmi notizie di sé, ragion per cui da questo momento mi comporterò come se non fosse mai esistita! Sono libero, mio caro amico, libero di fare tutto quello che mi pare!

- Ah, sì? E con questo vorresti dire che sei libero di cambiare una ragazza a settimana solo per il gusto di fargliela pagare? Non è così che ci si comporta, Christian! Ascolta, so che stai soffrendo per questi suoi continui silenzi, ma soffocare in questo modo ciò che provi per lei solo perché sei arrabbiato e ferito non ti aiuterà a dimenticarla più in fretta. Lo capisci questo?

Christian scosse la testa mentre il suo sorrisetto sghembo rimaneva immutato. Cosa poteva saperne di ciò che provava, di come si sentiva da quando Johanna era improvvisamente scomparsa dalla sua vita? Lui ed Ethienne potevano passare tutto il tempo che volevano con le loro fidanzate, poiché loro erano sempre lì vicino e non certo lontane mille miglia in un luogo praticamente sconosciuto e a fare chissà cosa. Non aveva alcun diritto di parlargli a quel modo, nessuno lo aveva e, per quanto lo riguardava, per la primissima volta nella sua vita aveva completamente aperto il suo cuore a una ragazza, e lei lo aveva abbandonato. Era questa l’unica cosa che riusciva a ricordare adesso, e anche l’unica che desiderasse davvero dimenticare. Non l’avrebbe mai perdonata per quella voragine nell’anima che in quei mesi non aveva fatto che crescere, crescere a dismisura fin quasi a soffocare la sua mente, impedendogli persino di ragionare. Di respirare. No, non avrebbe mai più permesso a nessuna di usarlo in un modo così ignobile per poi gettarlo via come una scarpa vecchia, senza neppure pensarci due volte.

Qualche giorno più tardi, dopo essersi a lungo intrattenuto con la ragazza di turno e averla infine riaccompagnata a casa, sentì il bisogno di tornare in garage per restare un po’ da solo con i suoi pensieri. Si accasciò così sul divano, sospirando rumorosamente e chiedendosi fino a che punto Nicolas avesse davvero ragione sui  sentimenti che provava, quando un rumore improvviso aveva catturato la sua attenzione. La porta si era aperta di colpo, rivelando la figura alta ed esile di colei che in quel momento non si sarebbe mai più aspettato di vedere.

- Oh mio Cri Cri adorato, sapevo che ti avrei trovato qui! Perdonami per non essermi più fatta sentire, ma ho davvero così tante cose da raccontarti che…

Si interruppe di colpo, gettandogli le braccia al collo e tempestandolo di baci in un turbine di emozioni a cui il ragazzo mise però subito fine, scostandola da sé con malo garbo e allontanandosi da lei fino a darle le spalle, lasciandola confusa.

- Christian, si può sapere cosa ti prende?

Biascicò, senza capire.

- Che cosa mi prende? Hai veramente un bel coraggio a chiedermelo, lo sai? Come ti permetti di prenderti certe libertà con me dopo tutto questo tempo! Chi sei, ci conosciamo per caso?

Replicò sarcastico facendo leva sul senso di colpa della giovane americana, che in quell’attimo tornò a farsi sentire, riprendendo a tormentarla senza pietà.

- Mi dispiace, le cose non sono state facili per me e avrei davvero voluto chiamarti, ma avevo paura.

- Non essere ridicola, di che cosa avresti mai potuto avere paura? Di un mio rifiuto, per caso? Avrei solo voluto sentire la tua voce, non c’era nulla che desiderassi più di questo.

Rispose, la voce ridotta a un sussurro.

- Oh Christian, anch’io, non sai quanto ho desiderato di poterti parlare. Ma sapevo anche che, se lo avessi fatto, non sarei riuscita a nascondertelo ancora a lungo, e io invece volevo dirtelo di persona.

Disse, afflitta, costringendolo a voltarsi verso di lei solo per incontrare di nuovo i suoi occhi chiari, ora inspiegabilmente sfuggenti.

- Dirmi che cosa, si può sapere di che stai parlando?

- Sto aspettando un figlio.

La sentì annunciargli finalmente, giocherellando a lungo con i lembi della sua maglietta troppo larga prima di decidersi a incrociare il suo sguardo, sussultando quando vi lesse ciò che mai avrebbe voluto vedere.

- Stai scherzando, spero!

Esclamò Christian dopo un lungo momento di silenzio, passandosi nervosamente una mano fra i capelli.

- Niente affatto. Sono incinta di nostro figlio e so che può essere sconvolgente, voglio dire, lo è stato anche per me quando me ne sono accorta, ma…

- Con che coraggio torni a Parigi a dirmi una cosa del genere dopo essere stata lontana per tutto questo tempo a fare il diavolo sa cosa?

Esplose di nuovo, incalzandola con rabbia.

- Non parlarmi in questo modo, per favore, sai benissimo perché sono stata costretta a partire!

- Certo, come so benissimo che devi essertela spassata di brutto prima di tornare qui a supplicarmi di starti a sentire, e solo per potermi incastrare!

- Che cosa vorresti dire con questo?

- Che se vuoi darmi a bere che il bambino che aspetti sia mio sei totalmente fuori strada, mia cara, perché non credo a una parola di quello che dici! Mi hai forse preso per uno stupido, per caso? Come se non conoscessi come siete fatti voi americani, liberi e spregiudicati oltre ogni dire, così diversi da noi! Cos’è, il belloccio di turno ha deciso di scappare dalle sue responsabilità e così eccoti qui, a cercare di riversare su di me i tuoi sporchi  divertimenti sessuali? Dio, come ho fatto a credere che fossi diversa dalle altre, che con te avrei potuto…

- Christian, non sai nemmeno quello che dici. Così mi stai offendendo, non te ne rendi conto? Non c’è stato nessun altro nella mia vita in questi mesi, e questo perché io amo te, soltanto te. Ti prego di credermi.

I suoi occhi si riempirono di lacrime mentre parlava ma lui non vi badò nemmeno. Niente importava più, a quel punto.

- Senti, lasciamo perdere.

Fu tutto ciò che disse, richiudendosi infine la porta alle spalle senza neppure guardarsi indietro.

 

 

5 febbraio 1994

Ore 22.00

Rivederla è stato un colpo al cuore, come lo è stata la verità. Questa scomoda verità di cui mai l’avrei creduta capace e che con tutta la naturalezza del mondo ha cercato di riversare su di me, facendomi così male che adesso non riesco quasi a non pensare a lei senza sentirmi sopraffatto da tutto questo. Aspetta un figlio da un altro, e per di più si prende gioco di me e dei miei sentimenti per la seconda volta, senza neppure chiedersi cosa possa aver passato in sua assenza. No, no Johanna, non posso perdonarti per quello che hai cercato di fare oggi, ma forse…sì, forse una cosa posso ancora farla…

 

   
 
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