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Autore: AnEnglishKitten    06/11/2016    4 recensioni
Sherlock, fino all'età di trent'anni, era convinto di quasi ogni sfumatura della sua vita.
Era certo di ciò che odiava e di ciò che gli piaceva, di cosa riconosceva essere degno di rispetto e ammirazione e cosa no, di cosa sopportasse e di cosa, invece, non tollerasse per niente al mondo. Sapeva quel che voleva, nella maggior parte dei casi anche come ottenerla, e da che cosa si sarebbe certamente tenuto alla larga fino alla morte.
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Oneshot piccola piccola che porta uno spaccato introspettivo dello Sherlock Holmes precedente al fatidico gennaio 2010.
Johnlock? Giusto un sussuro.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Whisper Of Hope





Sherlock Holmes, per prima cosa, odiava la quotidianità.
La trovava profondamente noiosa e banale; il rifugiarsi nelle abitudini e nei gesti di ogni giorno, per lui, anima eccentrica ed indomabile, era un qualcosa di impensabile, irrealizzabile. 
L'investigatore privato... pardon, consulente investigativo, arricciava con fare disgustato il naso di fronte alle persone che proclamavano la sacralità della loro routine giornaliera, considerandola come l'unica cosa in grado di garantirgli sicurezza e normalità.
La monotonia, per lui, era mortalmente tediosa. Trovava assurdo considerare rassicuranti fatti come tornare a casa e trovare tutti i giorni una persona pronta ad accoglierti con una tazza di tè fumante, o accompagnare ogni dì i figli a scuola, ritrovarsi ogni venerdì sera al pub con i colleghi, passare il sabato mattina al supermercato per fare la spesa oppure cucinare una volta alla settimana il piatto preferito del partner.
Sherlock fuggiva dalla banalità da fin quando ne aveva ricordo, non si sarebbe di certo arreso ad essa ora che era un adulto.
 
Dopo la quotidianità, Sherlock trovava odiosa la compagnia.
Quando, da bambino, fece il primo tentativo di "amicizia" con un essere umano diverso da uno dei suoi famigliari, ottenne un disastro.
Dal preciso istante in cui il bambino con cui aveva provato ad instaurare una conversazione lo aveva guardato male e gli aveva detto "Stammi alla larga, strambo", Sherlock aveva deciso che non ne valeva la pena.
Con il tempo, aveva imparato a cavarsela da solo in ogni situazione, e tanto gli bastava. Non desiderava l'amicizia di nessuno, ritenendola una relazione inutile in senso pratico.
Non aveva bisogno di aiuto o di supporto, questo era chiaro. Non necessitava di confrontarsi sulle sue scelte o pensieri con nessuno; per sfogarsi c'erano i muri e i mobili, e se aveva bisogno di parlare con qualcuno aveva il cranio Billy.
Per distrarsi suonava il violino, compiva degli esperimenti o particolari ricerche, alle volte beveva. Tutto molto semplice ed essenziale.
Stava bene così.
 
Una cosa che, invece, Sherlock non era mai riuscito né ad accettare né a capire, era la fiducia.
Come si poteva essere così ingenui da affidarsi completamente ad un'altra persona?
Tutti, dall'amico più caro ad un genitore od un fratello, Sherlock ne era assolutamente convinto, in un modo o nell'altro potevano tradire.
Dare fiducia incondizionata ad un altro essere umano era uno tra gli errori più madornali che, secondo Holmes, una persona poteva compiere.
Lo considerava una sorta di atto di masochismo. Come potevano, gli individui sprovveduti che lo circondavano, illudersi che quella fede, quelle aspettative, o speranze, riposte nel prossimo, potessero venire rispettate?
È ovvio che una situazione inaspettata, un'incomprensione, un litigio, anche un commento fatto a sproposito, possano mandare tutto all'aria, cambiando le carte in tavola dall'oggi al domani. 
Non appena aveva superato il periodo della prima infanzia, in cui si vive esclusivamente grazie ai genitori, in quanto ancora troppo piccoli per presentare anche solo una parvenza di autosufficienza, Sherlock, avendo intuito a grandi linee come girava il mondo, aveva deciso che non si sarebbe mai fidato totalmente di nessuno. 
Alla soglia dei trenta, non era ancora mai venuto meno al suo credo.
 
Conseguenza diretta di questi presupposti, era l'imposizione di un'assoluta e ben definita distanza da ogni tipo di sentimento ed emozione.
Avvicinarsi quanto più possibile al livello emotivo di una macchina, fredda e calcolatrice, questo era l'obiettivo.
L'impassibilità, la fermezza, la durezza, il "cuore di ghiaccio", l'insensibilità: tutte cose da coltivare il più possibile.
Sherlock aveva saputo voler bene in passato, ma per questo non era stato premiato.
Preoccuparsi per qualcun altro, curarsi di ogni aspetto della sua vita, dalla salute ai dettagli più insignificanti che lo caratterizzano, provare nostalgia per la lontananza e, all'inverso, gioia nella vicinanza, la serenità del tempo trascorso assieme... Sherlock aveva capito che non avrebbero mai portato a niente di positivo.
A sue spese aveva compreso che i sentimenti sono solo godimenti effimeri e passeggeri.
Infatti, "Tutte le vite finiscono, tutti i cuori vengono spezzati. Soffrire non è un vantaggio" gli riassumeva sempre suo fratello Mycroft.
Aveva maledettamente ragione, doveva riconoscerglielo.
Ovviamente, emozioni come l'odio, la paura, la repulsione o l'esaltazione, erano, visto il suo carattere, più difficili da soggiogare, ma ci stava lavorando.
Tuttavia, era dal sentimento numero uno che Sherlock fuggiva con maggior impegno. L'amore.
E tutti gli annessi e connessi.
Una relazione affettiva portava con sé tutto ciò da cui si era ripromesso di stare alla larga: compagnia costante, quotidianità, fiducia reciproca e incondizionata, e un insieme letale di emozioni. 
Gli faceva ribrezzo.
Sherlock, nella sua vita, aveva visto molte persone innamorarsi e, ogni volta, la sua convinzione si era fatta sempre più ferrea. Era la dinamica fondante della cosa che lo faceva rabbrividire.
Come poteva essere considerato quasi alla pari di un miracolo incontrare una persona e perdere la testa?
Perché era questo che aveva visto succedere. Individui che potevano essere considerati seri e (più o meno) intelligenti, diventare, tutto ad un tratto, sognatori ingenui e superficiali, dominati dalla passione e dal bisogno di passare tutto il tempo a loro disposizione con quella donna o quell'uomo da cui tanto erano attratti, lasciando da parte la propria vita, dimentichi delle loro priorità.
Qualcuno aveva addirittura trovato quella che si usa definire "l'anima gemella" e quello era stato ciò che più aveva fatto paura a Sherlock, in un certo senso. Aveva visto evolversi una trasformazione radicale che trovava, sinceramente, autodistruttiva. La volontà di fare qualsiasi cosa per l'altro, dal sacrificio più ordinario all'offerta della propria vita, o della propria libertà, era un qualcosa di estremo ed inconcepibile.
Lui non ne avrebbe mai avuto a che fare, di questo era certo. Come lo era anche di ogni singola cosa elencata precedentemente.
 
In conclusione, quindi, Sherlock, fino all'età di trent'anni, era convinto di quasi ogni sfumatura della sua vita.
Era certo di ciò che odiava e di ciò che gli piaceva, di cosa riconosceva essere degno di rispetto e ammirazione e cosa no, di cosa sopportasse e di cosa, invece, non tollerasse per niente al mondo. Sapeva quel che voleva, nella maggior parte dei casi anche la maniera per ottenerla, e da che cosa si sarebbe certamente tenuto alla larga fino alla morte.
 
Ma poi era arrivato John Watson, e tutto si era invertito.




Angolo autrice:
E rieccomi qui, questa volta con una cosina piccola piccola, completamente in antitesi con l'ultima storia pubblicata.
Sono 1000 parole senza un vero capo ne coda, ve lo riconosco. Il fatto è che ogni tanto mi piace scrivere cose così, pure descrizioni, oppure riflessioni introspettive come questa. Di per sé non hanno poi così senso, in quanto non sono vere e propre storie, ma delle sorte di spaccati su determinati pensieri, emozioni, situazioni. So che cose del genere, inserite in una fanfiction "normale" potrebbero risultare noiose, per questo mi piace pubblicarle così, libere e leggere.
Da un po' mi frullava per la mente l'idea di affrontare la situazione "Sherlock prima di John", e così è uscita questa cosuccia, buttata giù tra una maratona di studio e l'altra. (evviva la scuola, sempre e comunque -.-).
Il titolo è lo stesso di una soundtrack meravigliosa di Gothic Storm, il cui ascolto mi ha ispirata moltissimo alla scrittura. Vi consiglio di ascoltarvela anche voi.
Un'ultima cosa importante e poi mi dileguo.
Questa oneshot è dedicata alla mia socia (e beta!!) Elisabetta, che oggi compie gli anni. Quindi fatele gli auguri insieme a me, questo angioletto di ragazza si merita tanto amore, è un giorno speciale. AUGURI STELLINA <3 Ti voglio bene, grazie per ogni cosa <33

Bene ora, come promesso, me ne vado. Grazie a chiunque leggerà la storia e la recensirà. Un bacio grande a tutti <3xx
  
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