Prologo.
-Ti voglio bene! Ti voglio bene!-Mi senti? Mi senti bastardo?! Ho detto che ti voglio bene! Ti voglio bene! – Urlava una voce maschile.
-Ti voglio bene quindi torna, torna da me… - disse flebile.
Un ragazzo accasciato al suolo, sotto la pioggia, in un parco, di sera, urlava al cielo con le lacrime agli occhi, ormai confuse con la pioggia.
-Ti voglio bene papà… - Sussurrò stringendo l’erba bagnata nel pugno, singhiozzando.
Quella mattina c’era stato il funerale di suo padre.
Suo padre.
L’uomo a cui non aveva mai detto ti voglio bene.
L’uomo che lo aveva cresciuto dandogli tutto il suo amore.
L’uomo che lo aveva protetto da qualsiasi cosa.
L’uomo che lo aveva amato dal primo momento in cui era nato, anche se non era sangue del suo sangue.
-Perché? Perché non torni da me?! Ho mentito! Non ti odio! Perciò… perciò torna…
Preso dalle lacrime, dalla tristezza non si accorse che una persona gli si stava avvicinando.
-I morti non tornano indietro.
Una voce femminile arrivò flebile alle sue orecchie. Alzò il viso e ciò che vide lo lasciò di stucco.
Una ragazzina dai capelli biondo castano e gli occhi grigi si trovava davanti a lui.
Completamente bagnata dalla pioggia, aveva un braccio proteso verso di lui, nella mano teneva un fazzoletto di carta ormai fradicio e con tranquillità glielo porgeva.
-Come ti chiami? – Chiese guardandolo incuriosita.