Love Wins
1 Parte
Ti devo
Tutto
17 dicembre
1990
Tutte
le cose belle che le erano successe erano iniziate nel momento in cui Jim era
entrato nella sua vita.
Era
questo il pensiero che accompagnava costantemente Elena negli ultimi mesi, ogni
volta che abbassava lo sguardo e vedeva la sua pancia crescere sempre di più.
Lo
aveva detto anche ad Adam e lui aveva riso, dicendo: “Tesoro, se non sapessi
che il tuo migliore è gay inizierei ad avere qualche dubbio. Insomma, anche
questo è merito suo?”, toccandole affettuosamente la pancia e poi dandole un
bacio sulla fronte.
Elena
aveva riso e poi scosso il capo ma non aveva assolutamente cambiato idea.
Ed
eccola lì, quel freddo pomeriggio di inizio dicembre del 1990, seduta su una
delle soffici poltrone del soggiorno di Jim mentre lui le preparava qualcosa da
mangiare, decisa a condividere quel pensiero.
“Ti
devo tutto, Jim”.
Lo
disse così, con il sorriso sulle labbra, con calma, in un modo che la faceva
sembrare più bambina forse anche a causa della salopette di jeans abbinata ad
una maglia a maniche lunghe rosa.
Jim
appoggiò varie fette di torta alle mele sul tavolino che le stava di fronte e
la guardò, con il suo tipico sguardo perplesso che caratterizzava il suo volto
quando leggeva la battuta di un copione e non sapeva come interpretarla.
“Che
vuoi dire?” chiese infine, guardandola in maniera profonda.
Elena
scrollò le spalle ma continuò a sorridere.
“E’
così. La prima volta che ci siamo visti avevo ventitrè anni, duecento dollari
in tasca e vivevo in un monolocale in pessime condizioni. Se non fosse stato per
te io non avrei tutto ciò che ho ora” disse, per poi prendere un piattino e
servirsi con una fetta di torta.
“Ma
cosa dici? Voglio dire, sei tu che hai deciso di trasferirti...”.
“No,
io non ho deciso niente. Ho fatto il provino per “Crisis” per gioco, per poter
dire una volta tornata in Italia “Ehi gente, sono stata ad un’audizione, che
figo!”, sono stata presa solo perché le due ragazze scelte prima di me avevano
di meglio da fare. Ero disperata”.
Jim
continuava a non capire il perché di quelle confessioni, si passò una mano tra
i capelli biondi abbastanza lunghi e si limitò e continuare a guardare la sua
migliore amica.
“Tutti
abbiamo avuto problemi economici all’inizio, El. Io lavoravo in due ristoranti
diversi e...”.
“Ecco,
io non ho mai dovuto fare questo perché se ricordi bene mentre stavamo girando
il secondo episodio tu hai intuito qualcosa e mi hai invitato a cena, hai visto
la topaia in cui vivevo e mi hai invitato a vivere qui con te e Glenn” continuò
a ricordare la ragazza, seppur con un sorriso nostalgico. “Ci sto pensando
perché qualche mese fa ho letto un articolo in cui si parlava delle vite di
vari attori e sceneggiatori prima di diventare famosi e ho notato che io non ho
mai fatto mille lavori tra un’audizione e l’altra, non ho mai pregato per
ottenere un ruolo, non ho mai... Sofferto. Non capisco. Prima di venire qui
ogni aspetto della mia vita era sofferto, ogni scelta, ogni aspirazione... E ho
capito. E’ stato grazie a te”.
Jim
era sempre stato affascinato dai pensieri di Elena, amava il modo in cui era in
grado di trasformare un semplice pensiero in qualcosa di complesso con mille
spunti e idee diverse; era proprio questo che l’aveva spinto a leggere delle
storie scritte sul suo computer e a convincerla a proporle a qualche produttore
per convertirle in sceneggiatura per uno show.
“Magari
ti ho dato un tetto per un po’, ma il resto ce lo hai messo tu, davvero”.
“No!
Tu... Mi hai fatto capire le mie potenzialità! Sono migliorata come attrice pur
non avendo mai studiato ma sono la sceneggiatrice di un drama che ha avuto due
stagioni e di una sitcom che è stata rinnovata per la terza! Inoltre, il fatto
che tu interpreti il protagonista mi ha aiutato moltissimo, voglio dire, sei
ormai uno degli attori di sitcom più famosi e...”.
“Elena,
basta”.
Invece
di prendersela, lei ridacchiò e ne approfittò per mangiare un generoso boccone
di torta.
Amava
vedere Jim in imbarazzo quando si tessevano le sue lodi, era uno spasso vedere
le sue interviste.
“La
tua sitcom è apprezzata perché i tuoi copioni sono esilaranti e io mi diverto
tantissimo ad interpretare il tuo strambo professore di letteratura”.
La
ragazza si prese qualche minuto per finire il dolce, borbottando qualche
“Buonissima!” e “Mi ci voleva!”, poi tornò a sorridergli e si alzò, prendendo
posto al suo fianco.
“Lo
sai che il produttore era incerto finché non ho fatto il tuo nome. Non voglio
rimuginarci o altro, semplicemente devi capire che ci ho ragionato e, sì, è
tutto merito tuo. Anche la mia storia con Adam!”.
“Anche!”
rise di cuore Jim, portandosi le mani in faccia.
“Ovvio!
Ragiona: tu hai trovato il file con la storia di “Drama Queen” e lo hai letto,
mi hai parlato della possibilità di convertirlo in una sceneggiatura, mi hai
aiutato con tutto il procedimento e quando era tutto pronto, quando quello
stronzo di Ian ha mollato me e la parte di Justin per quel film in Messico, mi
hai aiutato a trovare il sostituto. L’agente di Adam ti conosceva, glielo ha
proposto, e lui ha accettato”.
“Adam
accettò solo perché le riprese si sarebbero tenute vicino alla città in cui
lavorava l’ex moglie” sospirò Jim, cercando di trovare una pecca nelle idee
dell’amica.
“Ma
non c’entra! L’agente conosceva te e per questo gli ha fatto leggere il
copione! Si fidava!”.
Jim
roteò gli occhi nocciola e si morse il labbro.
“Dai,
dimmi pure che hanno divorziato a causa mia!”.
Elena
scoppiò a ridere e fece un cenno di dissenso, per poi prendere un cioccolatino.
“Nah,
quello è successo perché lei era ancora innamorata dell’ex fidanzato e lo ha
tradito. Però, capisci, lo conosco grazie a te. Quindi non ho sbagliato: ti
devo tutto. Ah, e sei tu quello che ha capito al volo che voleva farmi la
proposta quando ti ha accompagnato da Cartier a comprare un orologio”.
“Gli
ho anche detto che dopo solo due anni e un precedente divorzio alle spalle
magari doveva aspettare un po’, eh”.
“Ma
lo hai aiutato a scegliere l’anello che più mi rappresenta”.
Elena
mostrò l’anello con il diamante rosa antico con una finta aria fiera, come se volesse
imitare le ragazze che lo mostrano per la prima volta alle amiche.
Rassegnato,
Jim l’abbracciò calorosamente.
“Sì,
ma io non ho niente a che vedere col bambino, eh!” si difese, ridendo.
“No,
no, questa è l’unica cosa con cui non ci hai aiutato”.
“E
ci mancherebbe!”.
La
ragazza si toccò la pancia con fare materno visto che ormai, raggiunti i cinque
mesi, era sempre più vistosa.
“Venerdì
vedremo se si vede il sesso del bambino” disse così, distrattamente.
“Per
me è femmina”.
Elena
non disse niente, pensierosa.
“A
volte ho paura, sai?” aggiunse, deglutendo.
“Del
parto?”.
“No,
no. Cioè, sì, ma... Non era come lo avevamo programmato. Sai, volevamo
aspettare un po’, dopotutto ho solo ventotto anni, ho la responsabilità dello
show sulle spalle, e invece nonostante tutto è capitato dopo nemmeno due mesi
dal matrimonio e mi sta costando molto non lasciare a qualcun altro il ruolo di
sceneggiatore. Scrivere e recitare in gravidanza non è il massimo”.
Jim
annuì, comprensivo.
Tante
volte, quando Adam e Glenn tornavano tardi per lavoro, lui andava a trovarla,
cenavano insieme e l’aiutava ad andare avanti con il lavoro visto che Elena non
poteva assumere caffeina in gravidanza.
Le
dava un parere, studiavano il copione insieme, a volte si addormentavano sul
divano e la mattina andavano a lavoro insieme.
“Stai
andando alla grande!” la incoraggiò.
“Mi
sento stupida per aver fatto rimanere incinta il mio personaggio...”.
“Ma
dai! La storyline della studentessa all’ultimo anno di college incinta è
spassossima”.
Comprendendo
di dover smettere di piagnucolare, visto soprattutto il periodo natalizio e le
ferie, la ragazza annuì e si appoggiò meglio con la schiena contro il divano.
“Organizziamoci
per le feste, dai. I miei verranno qui visto che è il primo Natale da sposata,
ma se ti fa piacere possiamo pranzare tutti insieme il venticinque” propose,
cambiando argomento.
“Per
me va bene, è Glenn che è strano. Vuole andare fuori, non so perché”.
“Magari
vuole farti la prop... Oh”.
Immediatamente,
Elena si zittì e si passò una mano sul viso per la vergogna causata
dall’argomento trattato.
Quando
si era fidanzata ufficialmente con Adam, l’unica cosa che non l’aveva resa
felice al cento per cento era sapere di dover esibire la sua felicità davanti al
suo migliore amico che per la legge non poteva sposarsi con il suo compagno di
vita.
Era
un argomento spinoso, dopotutto Jim e Glenn stavano insieme da quasi nove anni
e a causa del sistema giudiziario americano non potevano coronare ufficialmente
il loro sogno perché le unioni tra le coppie omosessuali non erano
riconosciute.
Vivevano
insieme da sei anni, senza nascondersi, anche perché l’anno prima Jim aveva
deciso di fare coming out con la stampa e sfidare i pregiudizi.
Quella
sera, Elena era con lui seppur dietro le quinte dello show in cui aveva deciso
di dare la notizia e alla fine lo aveva accolto nel camerino con una torta
dicendo di non preoccuparsi perché l’amore, alla fine, vince sempre.
Glenn
non c’era, era fuori per lavoro, quindi si era sentita in dovere di
supportarlo, proprio come lui aveva fatto con lei ogni volta durante
un’occasione importante, dal compleanno alla prima di uno show scritto da lei.
“Tranquilla.
Abbiamo deciso che quando vorremo, ci faremo la fatidica proposta, senza
fregarcene della legge. Non possiamo sposarci, ma non possono vietarci di
fidanzarci!” la rassicurò l’amico, accarezzandole il braccio.
“Secondo
me il governo di Bush promette bene! Non si può mai sapere, sono sicura che un
giorno io verrò al tuo matrimonio e ovviamente sarò la tua damigella”.
“Ma
non stavamo parlando delle vacanze di Natale?”.
“Giusto!
Beh, vedi cosa ne pensa Glenn, l’invito ve l’ho fatto...”.
24 Dicembre
1990
“Quindi
Jim sta ancora con il suo... Fidanzato, vero?”.
Maria
Sartori, sposata da ventinove anni con suo marito, l’italoamericano Tony Borghesi,
era una donna che credeva di averle viste tutte durante i suoi numerosi anni di
lavoro come direttrice di un supermercato in provincia di Roma, ma si era
dovuta ricredere quando si era ritrovata ospite di un uomo che viveva con un
altro uomo due giorni prima delle nozze di sua figlia.
Lei,
Tony e suo figlio Chris volevano andare in hotel, ma Elena aveva detto che il
suo migliore amico aveva una bellissima villa nella zona di Tribeca, a New
York, e non vedeva l’ora di ospitarli in vista del matrimonio.
Elena
le aveva detto che Jim era omosessuale, ma lei non aveva capito.
Solo
davanti alla realtà dei fatti, vedendo questi due uomini che vivevano insieme e
condividevano il letto, aveva capito che quelli che la gente chiamava “gay”
esistevano sul serio.
Ovviamente,
Tony non era stato sveglio quanto lei, quindi aveva chiesto: “Scusate, capisco
che siete coinquilini, ma perché condividete il letto? Avete una casa enorme”.
La
spiegazione dei ragazzi lo aveva lasciato pietrificato e, ovviamente, la cena
venne rovinata.
Elena
aveva pianto, Jim cercava di far capire la normalità della situazione, solo che
ovviamente nessuno capì veramente.
Adam
era stato molto carino, questo sua moglie lo ricordava bene: aveva preso in
disparte il futuro suocero e gli aveva spiegato che magari in Italia le cose
sembravano diverse ma non lo erano, perché l’omosessualità è sempre esistita,
era considerata normale ai tempi dell’Antica Grecia e le cose erano cambiate
con l’avvento del Cristianesimo.
Ora,
a distanza di circa sette mesi, Maria e Tony erano tornati a New York ed Elena
aveva fatto loro mille raccomandazioni.
“Comportatevi
bene, non c’è nulla di strano e ricordate che loro mi hanno accolta quando ero
da sola” aveva detto.
“Eri
sola per scelta tua! Sei tu che hai deciso di diventare improvvisamente
un’attrice, dopo aver studiato all’università ben altro!” le aveva rinfacciato
suo padre.
“Tony,
non di nuovo. Ora Elena è felice, lavora, è sposata...”.
“Con
un divorziato, Maria, con un divorziato!”.
“Piantela,
ok?”.
Memore
di questa conversazione, la ragazza si era decisa a fare in modo che tutto
filasse liscio visto che era il primo Natale che lei ed Adam avrebbero passato
come marito e moglie e in attesa di un bambino.
Alla
fine, dopo le preghiere di Jim, Glenn aveva deciso di accettare l’invito della
coppia di amici e Elena aveva distrubuito bene i posti: da una parte i suoi
genitori e quelli di Adam, dall’altra gli amici, suo fratello e le sorelle del
marito.
“Andrà
tutto bene” le sussurrò Adam, cingendole la vita e accarezzandole la pancia
mentre preparava gli antipasti.
“Sembri
nervoso” osservò la donna, percependo una nota di incertezza nella voce.
Il
marito le diede un bacio sulla tempia per poi negare il tutto per rassicurarla.
Nello
stesso istante, le figure di Jim e Glenn entrarono nella stanza.
“Ce
l’abbiamo fatta, scusate il ritardo, in ufficio regnava il caos” si scusò
quest’ultimo. Mostrò la sua ventiquattrore che, evidentemente, non aveva
nemmeno posato per la fretta.
“Gli
avvocati non vanno mai in vacanza” sbottò Jim, palesemente frustrato e
arrabbiato.
Il
volto era arrossato, le nocche delle mani erano fin troppo pallide e per
questo, conoscendolo bene, Elena immaginò che avessero discusso.
“Non
fa niente, sono tutti di là, tranquilli, non siamo nemmeno all’aperitivo” cercò
di rassicurarli. “Anzi, datemi i cappotti che iniziamo”.
“Ti
aiuto io”.
Pochi
minuti dopo, i due migliori amici erano nella stanza degli ospiti più piccola,
usata momentaneamente come cabina armadio per tutti i cappotti e le borse degli
invitati.
“Non
ce la faccio più, è assurdo, ultimamente non mi pensa più” sbottò l’attore,
gettando il suo cappotto sul letto e portandosi una mano sulla fronte. “Pensa
solo al lavoro, esce ad orari assurdi per incontrare i clienti, pare stia
difendendo un pezzo grosso di Wall Street...”.
Elena
accennò un sorriso di comprensione e gli si avvicinò con cautela,
appoggiandogli una mano sulle spalle.
“Anche
Adam fa così, ma è normale...”.
“Senti,
tu fai praticamente due lavori, scrivi di notte, sei anche incinta e mi sembri
decisamente più presente. Volere è potere! Non mi dà un bacio da, boh, ho perso
il conto!”.
“Ne
saranno contenti i miei. Scherzo, scherzo, battuta pessima. Dai, si aggiusterà!
Appena vuoi ci facciamo una bella serata con una cassetta noleggiata e tanta
cioccolata e ti sfoghi quanto vuoi” lo rassicurò, abbracciandolo con calore.
Jim
avvolse le braccia attorno alla schiena della ragazza e poi annuì.
“Grazie”.
Elena
gli fece l’occhiolino e poi aprì la porta, facendo entrare nella stanza il
riflesso di tutte le lucine di Natale sparse per la casa.
“Andiamo,
ci sono vari pacchi che aspettano solo di essere scartati! E magari stanotte
scarti quello di Glenn...”.
“Gli
ormoni ti rendono sporcacciona, eh?”.
4 Novembre
1993
“Elena,
c’è una chiamata per te, è l’asilo di Sophie!”.
Elena
sobbalzò, facendo cadere il copione per terra e guardò stralunata la sua
assistente.
“Cosa?”.
“Sì,
sbrigati a rispondere!”.
“Ma...”.
Guardò l’orologio, erano le cinque e venti e la scuola solitamente chiudeva
circa un’ora prima.
Deglutì
e si affrettò a correre verso il suo ufficio, cercando di non inciampare a
causa dei tacchi vertiginosi che indossava per la scena che dovevano girare a
breve.
Prese
la cornetta, disse un agitato: “Pronto!” e più ascoltava la sua interlocutrice,
la direttrice Peacock, più il suo volto si riempiva di rughe per la
preoccupazione.
Pochi
minuti dopo era di nuovo nella stanza in cui avrebbero dovuto girare, intenta
nell’implorare il regista.
“Ma
non posso far slittare tutto a causa tua! Chiama qualcuno!”.
“No,
non capisci? Adam ha dimenticato di prendere la piccola e devo andare io a
rimediare, non ci tengo a fare la parte della madre diva che ha troppo da fare
per prendersi cura della figlia! Scusami ma devo andare!”.
Con
ancora addosso l’abito stretto per la scena, prese rapidamente il cappotto e la
borsa con le chiavi e si avviò verso la macchina, preoccupata.
Adam
stava bene?
Come
aveva potuto dimenticare che toccava a lui prendere la bambina a scuola visto
che lei avrebbe girato il nuovo episodio dalle sedici a sera inoltrata?
Non
lo sentiva da ora di pranzo, e il terrore che gli fosse successo qualcosa la
pervadeva a ondate, ondate che lasciavano spazio alla preoccupazione per la
piccola Sophie che di sicuro si era sentita abbandonata.
Prese
un sospiro di sollievo quando ricordò che un eventuale incidente sarebbe finito
subito in prima pagina e sarebbe stata avvertita.
I macabri vantaggi dell’essere
famosi...
Sophie
stava bene, le aveva sorriso appena l’aveva vista e si era lasciata coccolare
per minuti interi.
Elena
era così felice che a stento notò lo sguardo pieno di pregiudizi della maestra
Anne, che sembrava voler dire: “Questa gente famosa che sforna figli e poi se
ne dimentica”.
Appurato
che fosse tutto ok, chiese la cortesia di usare il telefono della segreteria
per chiamare a casa e provare a capire cosa fosse successo a suo marito.
Uno
squillo.
Due
squilli.
Tre
squilli.
Quattro
squilli.
Cinque.
Sei.
Sette...
Rispondi, ti prego.
“Pronto?”.
“Adam,
idiota, che ti passa per la testa? Dovevi prendere la bambina all’asilo,
ricordi? Oggi lavoro fino a tardi e se ricordo bene tu non hai nulla da fare,
idiota!” sbraitò la donna, presa dalla rabbia ma allo stesso tempo rassicurata
nonostante la voce strana del marito.
Uno,
due, tre secondi di attesa, poi udì uno strascicato: “Sì, scusami, è che... Ho
perso la cognizione del tempo, sto male, ho... Intossicazione sì,
intossicazione alimentare...”.
“Cosa?
Ma potevi avvertirmi!”.
“Te
l’ho detto, ho perso la cognizione del tempo, ero in bagno...”.
“Come
vuoi, ho capito, spero che Adeline mi faccia il piacere di badare a Sophie sul
set. Riprenditi”.
Elena
era davvero, davvero arrabbiata e cercò di non farlo percepire a nessuno,
minimizzando il tutto davanti ai suoi colleghi e pregando il regista di
perdonarla.
Era
normale, queste cose capitano in un matrimonio, no? Specialmente quando si è in
tre e non più in due e le responsabilità e gli impegni triplicano.
Tuttavia,
la rabbia le passò quando, tornata a casa, trovò un bracciale di brillanti come
regalo per farsi perdonare.
Ma
sì, dopotutto, Adam era l’uomo migliore del mondo.
24 dicembre
1993
New
York, come casa sua, era addobbata a festa in onore delle vacanze di Natale, ma
Jim non aveva retto a quell’atmosfera, troppo preso dai ricordi in cui lui e
Glenn nemmeno dieci giorni prima si passavano le luci di Natale e addobbavano
l’albero, litigando per i colori da scegliere.
Alla
fine, come sempre, l’idea di Glenn – blu e argento – aveva avuto la meglio e
Jim si domandava a che pro lottare così tanto per poi porre fine a tutto così,
da un momento all’altro.
Sotto
il sole di Los Angeles, lui, Elena e Sophie cercavano una risposta tra le onde
del mare.
“Grazie
per essere qui. Non ho parole, è Natale e tu sei qui con tua figlia...”
sussurrò, ringraziando gli occhiali da sole che celavano il suo sguardo
smarrito e vuoto.
Elena
abbozzò un sorriso e scrollò le spalle.
“Ci
voleva. Il nuovo film di Adam lo stressa troppo ed è meglio prenderci un po’ di
tempo da soli, così al ritorno le cose andranno meglio grazie alla lontananza”
sussurrò, per poi stendersi sulla sdraio al suo fianco.
Sophia
creava indisturbata un castello di sabbia e sembrava serena e felice.
Jim
sospirò.
“Mi
sento in colpa, nemmeno voi ve la passate bene e...”.
“Non
dire idiozie! E’ un momento assurdamente difficile per te, quell’idiota ti ha
lasciato così, senza una ragione precisa...”.
“Non
mi ama più, Elena”.
“Ma
non è possibile! Insomma, state insiema da una vita, dodici anni, non...”.
Jim
le fece segno di zittirsi con un sorriso triste seppur cortese come sempre.
“Elena,
ti voglio bene ma, per favore! Ho bisogno di te, della tua presenza, ma non
voglio parlare di lui. Voglio concentrarmi sulle cose belle, questa città, le
spiagge, te e Sophie. Ti prego” la implorò, con una voce flebile e malinconica.
La
donna annuì, scusandosi, e tornò a prendere il sole dopo aver guardato di nuovo
la piccola che giocava: le onde avevano infranto il suo castello e Sophia
sembrava smarrita.
Quella
visione le fece un strano effetto ma non capiva perché, così, per distrarsi, si
avvicinò alla figlia e l’aiutò a pulirsi dalla sabbia grazie all’acqua del
mare, per poi tornare vicino Jim e avvolgere la bambina in un grande
asciugamano rosa.
“Però
c’è una cosa positiva” mormorò Jim, mettendosi a sedere e togliendosi
finalmente gli occhiali da sole.
“Cioè?”.
“Non
ci siamo potuti sposare e almeno grazie a questo non sarò un divorziato che
deve tornare in pista e raccontare il suo matrimonio fallito ad ogni
appuntamento. E’ come avere la fedina penale
pulita dopo aver comunque commesso un crimine. Sono troppo giovane per essere
divorziato!”.
Elena
scoppiò a ridere e lui la imitò, regalandole la prima risata genuina dopo una
settimana.
Sophie
rise a sua volta a lui la prese in braccio, scontrando il suo naso con quello
della piccola, ed Elena rimase così, a guardarli.
Tutto
passa piano piano.
Sì,
non aveva senso stare male per una preoccupazione infondata.
Anche
la sua fedina penale sarebbe rimasta
pulita.
Continua...
Milly’s
Corner:
Eccomi
qui dopo un po’ di assenza in questa sezione, di nuovo.
Questa
storia è nata così, avevo voglia di scrivere e prima che me ne rendessi conto i
personaggi avevano già preso vita.
Come
avrete visto, la struttura è simile a quella di varie flash fic messe insieme,
in modo da far sì che piano piano i due protagonisti possano avere modo di
farsi conoscere.
Presto
pubblicherò la seconda e ultima parte.
Mi
rendo conto che il tema trattato è molto difficile e spero di non essere stata
banale :D
A
presto,
fatemi
sapere che ne pensate se vi va!
Milly.