Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: milly92    07/11/2016    1 recensioni
New York. Elena e Jim si sono conosciuti sul set di una sitcom e sono diventati subito migliori amici.
Lui sta da nove anni con il suo fidanzato storico e lei si è appena sposata e aspetta un bambino.
E' il 1990 e tante cose stanno per cambiare nelle loro vite.
Storia ambientata tra il 1990 e il 2015, tra amori, errori, amicizia e un mondo in constante cambiamento che piano piano inizia ad accettare cose normali come l'amore tra due persone dello stesso sesso.
"Tutte le cose belle della sua vita erano iniziate nel momento in cui Jim le aveva proposto di cenare inisieme dopo la lettura del copione, un freddo giorno di ottobre.
Era questo il pensiero che accompagnava costantemente Elena negli ultimi mesi, ogni volta che abbassava lo sguardo e vedeva la sua pancia crescere sempre di più.
Lo aveva detto anche ad Adam e lui aveva riso, dicendo: "Tesoro, se non sapessi che il tuo migliore amico è gay inizierei ad avere qualche dubbio. Insomma, anche questo è merito suo?", toccandole affettuosamente la pancia e poi dandole un bacio sulla fronte.
Elena aveva riso e poi scosso il capo ma non aveva assolutamente cambiato idea".
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
love wins

Love Wins

1 Parte

Ti devo Tutto

 

17 dicembre 1990

 

Tutte le cose belle che le erano successe erano iniziate nel momento in cui Jim era entrato nella sua vita.

Era questo il pensiero che accompagnava costantemente Elena negli ultimi mesi, ogni volta che abbassava lo sguardo e vedeva la sua pancia crescere sempre di più.

Lo aveva detto anche ad Adam e lui aveva riso, dicendo: “Tesoro, se non sapessi che il tuo migliore è gay inizierei ad avere qualche dubbio. Insomma, anche questo è merito suo?”, toccandole affettuosamente la pancia e poi dandole un bacio sulla fronte.

Elena aveva riso e poi scosso il capo ma non aveva assolutamente cambiato idea.

Ed eccola lì, quel freddo pomeriggio di inizio dicembre del 1990, seduta su una delle soffici poltrone del soggiorno di Jim mentre lui le preparava qualcosa da mangiare, decisa a condividere quel pensiero.

“Ti devo tutto, Jim”.

Lo disse così, con il sorriso sulle labbra, con calma, in un modo che la faceva sembrare più bambina forse anche a causa della salopette di jeans abbinata ad una maglia a maniche lunghe rosa.

Jim appoggiò varie fette di torta alle mele sul tavolino che le stava di fronte e la guardò, con il suo tipico sguardo perplesso che caratterizzava il suo volto quando leggeva la battuta di un copione e non sapeva come interpretarla.

“Che vuoi dire?” chiese infine, guardandola in maniera profonda.

Elena scrollò le spalle ma continuò a sorridere.

“E’ così. La prima volta che ci siamo visti avevo ventitrè anni, duecento dollari in tasca e vivevo in un monolocale in pessime condizioni. Se non fosse stato per te io non avrei tutto ciò che ho ora” disse, per poi prendere un piattino e servirsi con una fetta di torta.

“Ma cosa dici? Voglio dire, sei tu che hai deciso di trasferirti...”.

“No, io non ho deciso niente. Ho fatto il provino per “Crisis” per gioco, per poter dire una volta tornata in Italia “Ehi gente, sono stata ad un’audizione, che figo!”, sono stata presa solo perché le due ragazze scelte prima di me avevano di meglio da fare. Ero disperata”.

Jim continuava a non capire il perché di quelle confessioni, si passò una mano tra i capelli biondi abbastanza lunghi e si limitò e continuare a guardare la sua migliore amica.

“Tutti abbiamo avuto problemi economici all’inizio, El. Io lavoravo in due ristoranti diversi e...”.

“Ecco, io non ho mai dovuto fare questo perché se ricordi bene mentre stavamo girando il secondo episodio tu hai intuito qualcosa e mi hai invitato a cena, hai visto la topaia in cui vivevo e mi hai invitato a vivere qui con te e Glenn” continuò a ricordare la ragazza, seppur con un sorriso nostalgico. “Ci sto pensando perché qualche mese fa ho letto un articolo in cui si parlava delle vite di vari attori e sceneggiatori prima di diventare famosi e ho notato che io non ho mai fatto mille lavori tra un’audizione e l’altra, non ho mai pregato per ottenere un ruolo, non ho mai... Sofferto. Non capisco. Prima di venire qui ogni aspetto della mia vita era sofferto, ogni scelta, ogni aspirazione... E ho capito. E’ stato grazie a te”.

Jim era sempre stato affascinato dai pensieri di Elena, amava il modo in cui era in grado di trasformare un semplice pensiero in qualcosa di complesso con mille spunti e idee diverse; era proprio questo che l’aveva spinto a leggere delle storie scritte sul suo computer e a convincerla a proporle a qualche produttore per convertirle in sceneggiatura per uno show.

“Magari ti ho dato un tetto per un po’, ma il resto ce lo hai messo tu, davvero”.

“No! Tu... Mi hai fatto capire le mie potenzialità! Sono migliorata come attrice pur non avendo mai studiato ma sono la sceneggiatrice di un drama che ha avuto due stagioni e di una sitcom che è stata rinnovata per la terza! Inoltre, il fatto che tu interpreti il protagonista mi ha aiutato moltissimo, voglio dire, sei ormai uno degli attori di sitcom più famosi e...”.

“Elena, basta”.

Invece di prendersela, lei ridacchiò e ne approfittò per mangiare un generoso boccone di torta.

Amava vedere Jim in imbarazzo quando si tessevano le sue lodi, era uno spasso vedere le sue interviste.

“La tua sitcom è apprezzata perché i tuoi copioni sono esilaranti e io mi diverto tantissimo ad interpretare il tuo strambo professore di letteratura”.

La ragazza si prese qualche minuto per finire il dolce, borbottando qualche “Buonissima!” e “Mi ci voleva!”, poi tornò a sorridergli e si alzò, prendendo posto al suo fianco.

“Lo sai che il produttore era incerto finché non ho fatto il tuo nome. Non voglio rimuginarci o altro, semplicemente devi capire che ci ho ragionato e, sì, è tutto merito tuo. Anche la mia storia con Adam!”.

“Anche!” rise di cuore Jim, portandosi le mani in faccia.

“Ovvio! Ragiona: tu hai trovato il file con la storia di “Drama Queen” e lo hai letto, mi hai parlato della possibilità di convertirlo in una sceneggiatura, mi hai aiutato con tutto il procedimento e quando era tutto pronto, quando quello stronzo di Ian ha mollato me e la parte di Justin per quel film in Messico, mi hai aiutato a trovare il sostituto. L’agente di Adam ti conosceva, glielo ha proposto, e lui ha accettato”.

“Adam accettò solo perché le riprese si sarebbero tenute vicino alla città in cui lavorava l’ex moglie” sospirò Jim, cercando di trovare una pecca nelle idee dell’amica.

“Ma non c’entra! L’agente conosceva te e per questo gli ha fatto leggere il copione! Si fidava!”.

Jim roteò gli occhi nocciola e si morse il labbro.

“Dai, dimmi pure che hanno divorziato a causa mia!”.

Elena scoppiò a ridere e fece un cenno di dissenso, per poi prendere un cioccolatino.

“Nah, quello è successo perché lei era ancora innamorata dell’ex fidanzato e lo ha tradito. Però, capisci, lo conosco grazie a te. Quindi non ho sbagliato: ti devo tutto. Ah, e sei tu quello che ha capito al volo che voleva farmi la proposta quando ti ha accompagnato da Cartier a comprare un orologio”.

“Gli ho anche detto che dopo solo due anni e un precedente divorzio alle spalle magari doveva aspettare un po’, eh”.

“Ma lo hai aiutato a scegliere l’anello che più mi rappresenta”.

Elena mostrò l’anello con il diamante rosa antico con una finta aria fiera, come se volesse imitare le ragazze che lo mostrano per la prima volta alle amiche.

Rassegnato, Jim l’abbracciò calorosamente.

“Sì, ma io non ho niente a che vedere col bambino, eh!” si difese, ridendo.

“No, no, questa è l’unica cosa con cui non ci hai aiutato”.

“E ci mancherebbe!”.

La ragazza si toccò la pancia con fare materno visto che ormai, raggiunti i cinque mesi, era sempre più vistosa.

“Venerdì vedremo se si vede il sesso del bambino” disse così, distrattamente.

“Per me è femmina”.

Elena non disse niente, pensierosa.

“A volte ho paura, sai?” aggiunse, deglutendo.

“Del parto?”.

“No, no. Cioè, sì, ma... Non era come lo avevamo programmato. Sai, volevamo aspettare un po’, dopotutto ho solo ventotto anni, ho la responsabilità dello show sulle spalle, e invece nonostante tutto è capitato dopo nemmeno due mesi dal matrimonio e mi sta costando molto non lasciare a qualcun altro il ruolo di sceneggiatore. Scrivere e recitare in gravidanza non è il massimo”.

Jim annuì, comprensivo.

Tante volte, quando Adam e Glenn tornavano tardi per lavoro, lui andava a trovarla, cenavano insieme e l’aiutava ad andare avanti con il lavoro visto che Elena non poteva assumere caffeina in gravidanza.

Le dava un parere, studiavano il copione insieme, a volte si addormentavano sul divano e la mattina andavano a lavoro insieme.

“Stai andando alla grande!” la incoraggiò.

“Mi sento stupida per aver fatto rimanere incinta il mio personaggio...”.

“Ma dai! La storyline della studentessa all’ultimo anno di college incinta è spassossima”.

Comprendendo di dover smettere di piagnucolare, visto soprattutto il periodo natalizio e le ferie, la ragazza annuì e si appoggiò meglio con la schiena contro il divano.

“Organizziamoci per le feste, dai. I miei verranno qui visto che è il primo Natale da sposata, ma se ti fa piacere possiamo pranzare tutti insieme il venticinque” propose, cambiando argomento.

“Per me va bene, è Glenn che è strano. Vuole andare fuori, non so perché”.

“Magari vuole farti la prop... Oh”.

Immediatamente, Elena si zittì e si passò una mano sul viso per la vergogna causata dall’argomento trattato.

Quando si era fidanzata ufficialmente con Adam, l’unica cosa che non l’aveva resa felice al cento per cento era sapere di dover esibire la sua felicità davanti al suo migliore amico che per la legge non poteva sposarsi con il suo compagno di vita.

Era un argomento spinoso, dopotutto Jim e Glenn stavano insieme da quasi nove anni e a causa del sistema giudiziario americano non potevano coronare ufficialmente il loro sogno perché le unioni tra le coppie omosessuali non erano riconosciute.

Vivevano insieme da sei anni, senza nascondersi, anche perché l’anno prima Jim aveva deciso di fare coming out con la stampa e sfidare i pregiudizi.

Quella sera, Elena era con lui seppur dietro le quinte dello show in cui aveva deciso di dare la notizia e alla fine lo aveva accolto nel camerino con una torta dicendo di non preoccuparsi perché l’amore, alla fine, vince sempre.

Glenn non c’era, era fuori per lavoro, quindi si era sentita in dovere di supportarlo, proprio come lui aveva fatto con lei ogni volta durante un’occasione importante, dal compleanno alla prima di uno show scritto da lei.

“Tranquilla. Abbiamo deciso che quando vorremo, ci faremo la fatidica proposta, senza fregarcene della legge. Non possiamo sposarci, ma non possono vietarci di fidanzarci!” la rassicurò l’amico, accarezzandole il braccio.

“Secondo me il governo di Bush promette bene! Non si può mai sapere, sono sicura che un giorno io verrò al tuo matrimonio e ovviamente sarò la tua damigella”.

“Ma non stavamo parlando delle vacanze di Natale?”.

“Giusto! Beh, vedi cosa ne pensa Glenn, l’invito ve l’ho fatto...”.

 

24 Dicembre 1990

 

“Quindi Jim sta ancora con il suo... Fidanzato, vero?”.

Maria Sartori, sposata da ventinove anni con suo marito, l’italoamericano Tony Borghesi, era una donna che credeva di averle viste tutte durante i suoi numerosi anni di lavoro come direttrice di un supermercato in provincia di Roma, ma si era dovuta ricredere quando si era ritrovata ospite di un uomo che viveva con un altro uomo due giorni prima delle nozze di sua figlia.

Lei, Tony e suo figlio Chris volevano andare in hotel, ma Elena aveva detto che il suo migliore amico aveva una bellissima villa nella zona di Tribeca, a New York, e non vedeva l’ora di ospitarli in vista del matrimonio.

Elena le aveva detto che Jim era omosessuale, ma lei non aveva capito.

Solo davanti alla realtà dei fatti, vedendo questi due uomini che vivevano insieme e condividevano il letto, aveva capito che quelli che la gente chiamava “gay” esistevano sul serio.

Ovviamente, Tony non era stato sveglio quanto lei, quindi aveva chiesto: “Scusate, capisco che siete coinquilini, ma perché condividete il letto? Avete una casa enorme”.

La spiegazione dei ragazzi lo aveva lasciato pietrificato e, ovviamente, la cena venne rovinata.

Elena aveva pianto, Jim cercava di far capire la normalità della situazione, solo che ovviamente nessuno capì veramente.

Adam era stato molto carino, questo sua moglie lo ricordava bene: aveva preso in disparte il futuro suocero e gli aveva spiegato che magari in Italia le cose sembravano diverse ma non lo erano, perché l’omosessualità è sempre esistita, era considerata normale ai tempi dell’Antica Grecia e le cose erano cambiate con l’avvento del Cristianesimo.

Ora, a distanza di circa sette mesi, Maria e Tony erano tornati a New York ed Elena aveva fatto loro mille raccomandazioni.

“Comportatevi bene, non c’è nulla di strano e ricordate che loro mi hanno accolta quando ero da sola” aveva detto.

“Eri sola per scelta tua! Sei tu che hai deciso di diventare improvvisamente un’attrice, dopo aver studiato all’università ben altro!” le aveva rinfacciato suo padre.

“Tony, non di nuovo. Ora Elena è felice, lavora, è sposata...”.

“Con un divorziato, Maria, con un divorziato!”.

“Piantela, ok?”.

Memore di questa conversazione, la ragazza si era decisa a fare in modo che tutto filasse liscio visto che era il primo Natale che lei ed Adam avrebbero passato come marito e moglie e in attesa di un bambino.

Alla fine, dopo le preghiere di Jim, Glenn aveva deciso di accettare l’invito della coppia di amici e Elena aveva distrubuito bene i posti: da una parte i suoi genitori e quelli di Adam, dall’altra gli amici, suo fratello e le sorelle del marito.

“Andrà tutto bene” le sussurrò Adam, cingendole la vita e accarezzandole la pancia mentre preparava gli antipasti.

“Sembri nervoso” osservò la donna, percependo una nota di incertezza nella voce.

Il marito le diede un bacio sulla tempia per poi negare il tutto per rassicurarla.

Nello stesso istante, le figure di Jim e Glenn entrarono nella stanza.

“Ce l’abbiamo fatta, scusate il ritardo, in ufficio regnava il caos” si scusò quest’ultimo. Mostrò la sua ventiquattrore che, evidentemente, non aveva nemmeno posato per la fretta.

“Gli avvocati non vanno mai in vacanza” sbottò Jim, palesemente frustrato e arrabbiato.

Il volto era arrossato, le nocche delle mani erano fin troppo pallide e per questo, conoscendolo bene, Elena immaginò che avessero discusso.

“Non fa niente, sono tutti di là, tranquilli, non siamo nemmeno all’aperitivo” cercò di rassicurarli. “Anzi, datemi i cappotti che iniziamo”.

“Ti aiuto io”.

Pochi minuti dopo, i due migliori amici erano nella stanza degli ospiti più piccola, usata momentaneamente come cabina armadio per tutti i cappotti e le borse degli invitati.

“Non ce la faccio più, è assurdo, ultimamente non mi pensa più” sbottò l’attore, gettando il suo cappotto sul letto e portandosi una mano sulla fronte. “Pensa solo al lavoro, esce ad orari assurdi per incontrare i clienti, pare stia difendendo un pezzo grosso di Wall Street...”.

Elena accennò un sorriso di comprensione e gli si avvicinò con cautela, appoggiandogli una mano sulle spalle.

“Anche Adam fa così, ma è normale...”.

“Senti, tu fai praticamente due lavori, scrivi di notte, sei anche incinta e mi sembri decisamente più presente. Volere è potere! Non mi dà un bacio da, boh, ho perso il conto!”.

“Ne saranno contenti i miei. Scherzo, scherzo, battuta pessima. Dai, si aggiusterà! Appena vuoi ci facciamo una bella serata con una cassetta noleggiata e tanta cioccolata e ti sfoghi quanto vuoi” lo rassicurò, abbracciandolo con calore.

Jim avvolse le braccia attorno alla schiena della ragazza e poi annuì.

“Grazie”.

Elena gli fece l’occhiolino e poi aprì la porta, facendo entrare nella stanza il riflesso di tutte le lucine di Natale sparse per la casa.

“Andiamo, ci sono vari pacchi che aspettano solo di essere scartati! E magari stanotte scarti quello di Glenn...”.

“Gli ormoni ti rendono sporcacciona, eh?”.

 

 

4 Novembre 1993

 

“Elena, c’è una chiamata per te, è l’asilo di Sophie!”.

Elena sobbalzò, facendo cadere il copione per terra e guardò stralunata la sua assistente.

“Cosa?”.

“Sì, sbrigati a rispondere!”.

“Ma...”. Guardò l’orologio, erano le cinque e venti e la scuola solitamente chiudeva circa un’ora prima.

Deglutì e si affrettò a correre verso il suo ufficio, cercando di non inciampare a causa dei tacchi vertiginosi che indossava per la scena che dovevano girare a breve.

Prese la cornetta, disse un agitato: “Pronto!” e più ascoltava la sua interlocutrice, la direttrice Peacock, più il suo volto si riempiva di rughe per la preoccupazione.

Pochi minuti dopo era di nuovo nella stanza in cui avrebbero dovuto girare, intenta nell’implorare il regista.

“Ma non posso far slittare tutto a causa tua! Chiama qualcuno!”.

“No, non capisci? Adam ha dimenticato di prendere la piccola e devo andare io a rimediare, non ci tengo a fare la parte della madre diva che ha troppo da fare per prendersi cura della figlia! Scusami ma devo andare!”.

Con ancora addosso l’abito stretto per la scena, prese rapidamente il cappotto e la borsa con le chiavi e si avviò verso la macchina, preoccupata.

Adam stava bene?

Come aveva potuto dimenticare che toccava a lui prendere la bambina a scuola visto che lei avrebbe girato il nuovo episodio dalle sedici a sera inoltrata?

Non lo sentiva da ora di pranzo, e il terrore che gli fosse successo qualcosa la pervadeva a ondate, ondate che lasciavano spazio alla preoccupazione per la piccola Sophie che di sicuro si era sentita abbandonata.

Prese un sospiro di sollievo quando ricordò che un eventuale incidente sarebbe finito subito in prima pagina e sarebbe stata avvertita.

I macabri vantaggi dell’essere famosi...

 

Sophie stava bene, le aveva sorriso appena l’aveva vista e si era lasciata coccolare per minuti interi.

Elena era così felice che a stento notò lo sguardo pieno di pregiudizi della maestra Anne, che sembrava voler dire: “Questa gente famosa che sforna figli e poi se ne dimentica”.

Appurato che fosse tutto ok, chiese la cortesia di usare il telefono della segreteria per chiamare a casa e provare a capire cosa fosse successo a suo marito.

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli.

Quattro squilli.

Cinque.

Sei.

Sette...

Rispondi, ti prego.

“Pronto?”.

“Adam, idiota, che ti passa per la testa? Dovevi prendere la bambina all’asilo, ricordi? Oggi lavoro fino a tardi e se ricordo bene tu non hai nulla da fare, idiota!” sbraitò la donna, presa dalla rabbia ma allo stesso tempo rassicurata nonostante la voce strana del marito.

Uno, due, tre secondi di attesa, poi udì uno strascicato: “Sì, scusami, è che... Ho perso la cognizione del tempo, sto male, ho... Intossicazione sì, intossicazione alimentare...”.

“Cosa? Ma potevi avvertirmi!”.

“Te l’ho detto, ho perso la cognizione del tempo, ero in bagno...”.

“Come vuoi, ho capito, spero che Adeline mi faccia il piacere di badare a Sophie sul set. Riprenditi”.

Elena era davvero, davvero arrabbiata e cercò di non farlo percepire a nessuno, minimizzando il tutto davanti ai suoi colleghi e pregando il regista di perdonarla.

Era normale, queste cose capitano in un matrimonio, no? Specialmente quando si è in tre e non più in due e le responsabilità e gli impegni triplicano.

Tuttavia, la rabbia le passò quando, tornata a casa, trovò un bracciale di brillanti come regalo per farsi perdonare.

Ma sì, dopotutto, Adam era l’uomo migliore del mondo.

 

24 dicembre 1993

 

New York, come casa sua, era addobbata a festa in onore delle vacanze di Natale, ma Jim non aveva retto a quell’atmosfera, troppo preso dai ricordi in cui lui e Glenn nemmeno dieci giorni prima si passavano le luci di Natale e addobbavano l’albero, litigando per i colori da scegliere.

Alla fine, come sempre, l’idea di Glenn – blu e argento – aveva avuto la meglio e Jim si domandava a che pro lottare così tanto per poi porre fine a tutto così, da un momento all’altro.

Sotto il sole di Los Angeles, lui, Elena e Sophie cercavano una risposta tra le onde del mare.

“Grazie per essere qui. Non ho parole, è Natale e tu sei qui con tua figlia...” sussurrò, ringraziando gli occhiali da sole che celavano il suo sguardo smarrito e vuoto.

Elena abbozzò un sorriso e scrollò le spalle.

“Ci voleva. Il nuovo film di Adam lo stressa troppo ed è meglio prenderci un po’ di tempo da soli, così al ritorno le cose andranno meglio grazie alla lontananza” sussurrò, per poi stendersi sulla sdraio al suo fianco.

Sophia creava indisturbata un castello di sabbia e sembrava serena e felice.

Jim sospirò.

“Mi sento in colpa, nemmeno voi ve la passate bene e...”.

“Non dire idiozie! E’ un momento assurdamente difficile per te, quell’idiota ti ha lasciato così, senza una ragione precisa...”.

“Non mi ama più, Elena”.

“Ma non è possibile! Insomma, state insiema da una vita, dodici anni, non...”.

Jim le fece segno di zittirsi con un sorriso triste seppur cortese come sempre.

“Elena, ti voglio bene ma, per favore! Ho bisogno di te, della tua presenza, ma non voglio parlare di lui. Voglio concentrarmi sulle cose belle, questa città, le spiagge, te e Sophie. Ti prego” la implorò, con una voce flebile e malinconica.

La donna annuì, scusandosi, e tornò a prendere il sole dopo aver guardato di nuovo la piccola che giocava: le onde avevano infranto il suo castello e Sophia sembrava smarrita.

Quella visione le fece un strano effetto ma non capiva perché, così, per distrarsi, si avvicinò alla figlia e l’aiutò a pulirsi dalla sabbia grazie all’acqua del mare, per poi tornare vicino Jim e avvolgere la bambina in un grande asciugamano rosa.

“Però c’è una cosa positiva” mormorò Jim, mettendosi a sedere e togliendosi finalmente gli occhiali da sole.

“Cioè?”.

“Non ci siamo potuti sposare e almeno grazie a questo non sarò un divorziato che deve tornare in pista e raccontare il suo matrimonio fallito ad ogni appuntamento. E’ come avere la fedina penale pulita dopo aver comunque commesso un crimine. Sono troppo giovane per essere divorziato!”.

Elena scoppiò a ridere e lui la imitò, regalandole la prima risata genuina dopo una settimana.

Sophie rise a sua volta a lui la prese in braccio, scontrando il suo naso con quello della piccola, ed Elena rimase così, a guardarli.

Tutto passa piano piano.

Sì, non aveva senso stare male per una preoccupazione infondata.

Anche la sua fedina penale sarebbe rimasta pulita.

 

Continua...

 

Milly’s Corner:

Eccomi qui dopo un po’ di assenza in questa sezione, di nuovo.

Questa storia è nata così, avevo voglia di scrivere e prima che me ne rendessi conto i personaggi avevano già preso vita.

Come avrete visto, la struttura è simile a quella di varie flash fic messe insieme, in modo da far sì che piano piano i due protagonisti possano avere modo di farsi conoscere.

Presto pubblicherò la seconda e ultima parte.

Mi rendo conto che il tema trattato è molto difficile e spero di non essere stata banale :D

A presto,

fatemi sapere che ne pensate se vi va!

Milly.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: milly92