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Autore: i_am_here_for_u    08/11/2016    4 recensioni
John, sono un uomo assurdo. Mi riscattano solo il calore e la costanza dell'amicizia dell'uomo più coraggioso, gentile e saggio che abbia mai avuto la fortuna di conoscere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era un normale mercoledì a Londra, le nuvole grigie e nere continuavano a coprire il cielo e la pioggia leggera, ma incessante cadeva sui turisti sprovveduti che correvano a cercare un riparo.
«Non sono la tua donna delle pulizie Sherlock.
Quante volte te lo devo ricordare?»
Domandò la donna che, nonostante la sua età avanzata, stava pulendo energicamente il tavolo della cucina dove aveva delicatamente appoggiato in bilico il the del pomeriggio su strumenti scientifici di ogni tipo.
«Quando la smetterai di creare confusione ovunque tu vada?» chiese contrariata di nuovo la donna spostandosi in salotto. 
«Le chiederei gentilmente di fare silenzio Signora Hudson, sono già abbastanza annoiato senza che lei continui a rimproverarmi come mia madre...Di rimproveri ne ho già avuti abbastanza quando ero un bambino» le rispose sottovoce l'uomo a cui erano indirizzati i rimproveri mentre era sdraiato scompostamente sul divano.
«Suvvia Sherlock potresti anche essere un po più gentile- Oh John, finalmente sei arrivato» si interruppe felicemente.
In quel momento era infatti entrato John Watson, il migliore amico di Sherlock Holmes.
«Cos'è successo questa volta, Signora Hudson?» le chiese appoggiando l'ombrello appena fuori l'appartamento e togliendosi la giacca.
«È stata così gentile da portarci il the del pomeriggio, peccato che manchino i biscotti» rispose al suo posto Sherlock spingendo delicatamente la donna verso l'uscita.
«Puoi comprarteli da solo Sherlock...Meglio che vi lasci soli, cerca solo di non far impazzire John» 

Dopo che la Signora Hudson uscì tornò nuovamente il silenzio nell'appartamento, rotto solamente dalle gocce che picchiettavano contro le finestre.
«Allora» iniziò John sedendosi al tavolo e accendendo il suo portatile «Non hai nessun nuovo caso oggi?»
«Nessun caso rilevante» disse sbuffando «È tutto così noioso senza avere la mente occupata!» esclamò andando verso la cucina e prendendo qualcosa dal frigo. 
«Nessun nuovo visitatore sul nostro sito» disse John stiracchiandosi sulla sedia «A quanto pare oggi sono tutti molto tranquilli, di certo il tempo non aiuta»
«Ormai noi tutti dovremmo sapere che il tempo a Londra non è mai dei migliori» puntualizzò Sherlock appoggiando una birra di fianco al portatile di John.
«E questa per cosa sarebbe?!» domandò uno stupefatto John alzando lo sguardo verso il suo amico che ne aveva una anche per sé in mano.
«È ovvio che tu sia stanco per tutto ciò che riguarda il matrimonio con Mary e l'altra cosa sai...» spiegò facendo un veloce gesto con la mano per poi sedersi sulla sua poltrona.
«Cosa vorresti dire?» chiese sedendosi anch'egli sulla sua poltrona.
«Il fatto di tua sorella Harriet, il problema che continua ad avere con l'alcol di certo non ti aiuta a rilassarti.
Ecco spiegato il motivo di tutto ciò, inoltre devo sapere come reggi l'alcol» finì iniziando a bere la sua birra.
Il volto di John diventò prima perplesso, per poi aprirsi ad un sorriso.
«Mi sembra leggermente contraddittorio il fatto che io beva per dimenticare il problema dell'alcol di mia sorella» disse guardando la bottiglia.
«Potrebbe sembrarlo» concordò Sherlock sorridendo e bevendo un altro sorso.
«Nonostante questo non ho alcuna intenzione di iniziare a parlare di questo argomento» rispose mettendosi comodo.

Continuarono a bere finché le scorte che aveva preso due settimane prima John per il suo prossimo addio al celibato furono sul punto di finire.
Fuori il vento urlava ancora, e la pioggia non aveva smesso di scendere, con il calare della notte aveva anzi iniziato a cadere sempre più fitta. 
«Tanto non ci servivano per sai» iniziò un poco sobrio Sherlock «Il tuo addio al celibato...Ho intenzione di organizzare qualcosa di più speciale»
«Mmh...Non vedo l'ora di scoprire che cosa organizzerai» disse John finendo la sua birra e appoggiandola a terra, cosa che rischiò di farlo cadere in avanti.
«Non mi sembri molto stabile John» osservò Sherlock ridendo per un attimo del suo amico per poi scrivere qualcosa sul suo cellulare.
«E tu non mi sembri molto intelligente» gli rispose togliendosi le scarpe per allungare le gambe fino alla poltrona di Sherlock.
Passarono alcuni minuti di silenzio tra i due, rotto solo dai tuoni in lontananza e dal rumore delle macchine che sfrecciavano in strada. 
«Non so come funzionino queste cose» disse Sherlock con un tono serio «Non so se riuscirò a fare tutto nel modo giusto John, dovresti prepararti ad uno dei miei soliti disastri per quanto riguarda le relazioni sociali»
Lui lo guardò per un attimo in quei suoi occhi azzurri che potevano sembrare l'oceano cristallino, ma che in quel momento nascondevano una fragilità mai vista nel suo amico.
«L'unica cosa che mi interessa è che tu sia te stesso Sherlock» gli rispose dopo un paio di minuti «E se anche farai qualcosa di sbagliato a me non importerà»
«Cercherò di non deluderti John» bisbigliò posando anch'egli la sua birra.
«Non potrai mai deludermi Sherlock, sei l'uomo migliore che io conosca» confessò John appoggiando la sua mano sul ginocchio di Sherlock.
«Cosa c'era in quella birra per farmi dire queste cose?!» esclamò divertito John alzandosi dalla poltrona su cui era seduto per andare in bagno.
«Magari ti ho avvelenato»
«È meglio per la tua incolumità che tu non lo abbia fatto di nuovo Sherlock»
«Non hai mai superato quell'episodio eh John?!»
«E indovina di chi è la colpa?!» disse scherzosamente prima di entrare in bagno.

Un tuono rombò fuori dall'appartamento facendo traballare la Signora Hudson che entrava nuovamente con un vassoio su cui erano posati dei tramezzini.
«Avete bisogno di qualcosa ragazzi?» domandò riprendendo il the e posando il vassoio che aveva portato «Stai bene Sherlock?» disse avvicinandosi a lui e vedendolo sull'orlo delle lacrime.
«Va sempre tutto bene Signora Hudson» rispose alzandosi velocemente in piedi e andando verso uno dei posti segreti in cui teneva le sigarette.
«Lo sai che fumare non ti fa bene Sherlock» disse una preoccupata signora Hudson mentre tornava nel suo alloggio.
Per lui la sigaretta fungeva sempre da consigliera nei momenti difficili e dopo averla accesa si appoggiò all'indietro, contro lo schienale della poltrona avvolgendosi in dense spirali di fumo e con nel viso un'espressione di infinito languore mentre la pioggia picchiettava prepotente contro le finestre.
Non avrebbe mai dovuto bere così tanto, adesso la sua mente era tutta in subbuglio, senza un preciso ordine tra i suoi pensieri.
«Sai John» iniziò mentre l'amico ritornava in soggiorno con dei tramezzini e le poche birre superstite tra le mani «Non riesco a capire perché tu abbia scelto di sposarti»
«Ed io non capisco perché tu continui a fumare» puntualizzò John «Comunque direi che il motivo di fondo sia il fatto che io sia innamorato di lei, Sherlock» spiegò semplicemente mentre addentava il tramezzino prima di tornare a sedersi davanti al suo amico.
«Secondo me il matrimonio è una celebrazione di tutto ciò che è falso, irrazionale e sdolcinato in questo mondo decadente e moralmente compromesso» spiegò mentre un'altra nuvoletta di fumo lasciava le sue labbra.
«Forse non hai ancora trovato il "fascino" nella persona giusta con cui condividere questa celebrazione di falsità e irrazionalità»
«L'unico fascino del matrimonio consiste nel fatto che rende una vita tessuta di inganni assolutamente necessaria per entrambe le parti» aggiunse Sherlock spegnendo la sigaretta nel posacenere.
«Mi sembra che tu sia troppo duro con il concetto di matrimonio»
«Diciamo che se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti...Dopotutto, guarda com'è finito quello di Lestrade o quello di tua sorella»
«Preferirei lasciare da parte Harry» disse John  «Ed anche tutto questo discorso sul matrimonio pochi giorni prima del mio»
«Hai ragione» concordò pochi secondi dopo alzandosi barcollante «Allora permettimi di provare il mio discorso in quanto testimone di nozze»
«Non so Sherlock» disse titubante John «Dovrebbe essere una sorpresa e poi-»
«Puoi stare tranquillo» lo interruppe Sherlock «Questa è solo una prima bozza»
«Allora prego, parola al testimone» disse in modo teatrale picchiettando con le dita su una birra vuota. 
«Signore e signori, amici e famigliari. Dunque...Prima di tutto i telegrammi»
iniziò facendo finta di sfogliare vari foglietti sotto le sue dita.
«Non potendo essere presenti di persona , non potendo esservi vicini, spiritualmente presenti...Brindiamo alla vostra gioia, i nostri più cari auguri, vi giungano i nostri più sinceri auguri di felicità e di amore...
Tutto molto dolce e amorevole; per quanto mi riguarda temo John, di non potermi congratulare per questa tua scelta. Ormai sei a conoscenza che per me le emozioni e l'amore in particolare, si oppongono alla fredda e pura razionalità che considero al di sopra di tutto»
«Non è un bellissimo inizio Sherlock» commentò John prendendo un'altra birra mentre Sherlock gli lanciava un'occhiata di disappunto.
«Parliamo di John» continuò «Se mi prendo carico di un piccolo aiutante per le mie avventure, non è per sentimentalismo o capriccio, ma perché ha ottime qualità che si è lasciato sfuggire, preso dall'ossessione per me; la reputazione che ho riguardo la mia acutezza mentale e intelligenza viene, in realtà, dallo straordinario contrasto che John offre altruisticamente.
Il paragone è, dopotutto, un piano stesso di Dio per esaltare la bellezza delle sue creazioni. O lo sarebbe se Dio non fosse una ridicola invenzione creata alla scopo di offrire una carriera anche agli idioti» 
«Ti odieranno tutti al matrimonio, Sherlock» commentò John bevendo un sorso di birra.
«In poche parole» continuò senza il minimo indugio «Io sono il più sgradevole e maleducato degli ignoranti, lo stronzo più irritante che si possa avere la sfortuna di incontrare; sono incurante delle virtù, inconsapevole della bellezza e incapace di comprendere il volto della felicità.
John, sono un uomo assurdo. Mi riscattano solo il calore e la costanza dell'amicizia dell'uomo più coraggioso, gentile e saggio che abbia mai avuto la fortuna di conoscere»
«Se questa è solo una prima bozza Sherlock» disse John interrompendolo con un singhiozzo «Ho paura per come sarà il discorso vero e proprio»
«Perché?» domandò confuso Sherlock «Sto solamente riferendo l'ovvio in quanto tu-»
«Vai pure avanti Sherlock» gli rispose con un sorriso interrompendolo.
«Allora» disse chiudendo leggermente gli occhi per concentrarsi «Dove ero rimasto...Ah già!
Mary, quando dico che tu meriti quest'uomo, è il più grande complimento di cui sono capace. John, hai patito guerre e ferite, ma sappi che oggi sei seduto fra le due persone che ti amano di più al mondo. E so di parlare anche a nome di Mary quando dico che non ti deluderemo mai, e abbiamo una vita intera per dimostrarlo»
Nel momento esatto in cui Sherlock finì la frase, venne avvolto dalle forti braccia di John.
«In realtà non ho ancora finito John» disse con un nodo alla gola.
«Si scusami» disse allontanandosi e ritrovando un po di autocontrollo prima di tornare a sedersi.
«Tutti qui i presenti saranno probabilmente a conoscenza del blog di John Watson, e nessuno del mio» disse bisbigliando tra se e se.
«Dai Sherlock» disse divertito John che aveva colto l'ultima frase «Lo sai che ci sono molte persone che leggono il tuo blog»
«Comunque...Il suo blog è la storia di due uomini e delle loro sincere e ridicole avventure, di omicidi, misteri e confusione.
Se vi servissero i nostri servizi, io risolverò il vostro omicidio, ma servirà John Watson per salvarvi la vita. Credetemi, lo so, mi ha salvato così tante volte e in così tanti modi» continuò sull'orlo delle lacrime mentre la pioggia non intendeva cessare di scendere.
«E continua a salvarmi ogni giorno, da me stesso» un tuono vibrò nell'aria fredda di Londra mentre Sherlock stava cercando di trovare il controllo su se stesso inutilmente.
«Sono stato fortunato a trovare un posto nel mondo e un'altra anima con cui la mia solitudine potesse convivere.
Da quando le nostre strade si sono incrociate John, ho sempre sperato di partecipare al tuo matrimonio, perché ero sicuro che ti saresti sposato.
Ho sempre voluto parteciparvi John, ma non volevo essere il testimone»
«Mi dispiace» disse dopo aver acceso un'altra sigaretta «Pensavo di poterci riuscire, ma non riesco più a trattenermi»
Alzò lo sguardo, rimasto fisso sul tappeto per la maggior parte del tempo, verso John.
«Perciò, qui, il mio primo e ultimo voto. John, in qualunque modo, qualunque cosa succeda, da oggi in poi, giuro che ci sarò sempre. Sempre.
Non lascerò mai il tuo fianco, il mio cuore apparterrà sempre a te perché tu sei la mia altra metà, la mia metà migliore»
Silenzio. 

«Quello che sto cercando di dirti John,è che io ti amo»

Un tuono rombò nell'aria tranquilla di Londra.
«Durante i due anni trascorsi lontani da Baker Street, lontani da te John ho avuto modo di trovarmi in posizioni molto pericolose e ho avuto anche modo di pensare a ciò che avrei lasciato se fossi morto.
Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile che sia, deve essere la verità.
E la verità è che sono follemente innamorato di te John, lo sono sempre stato»
John era rimasto in silenzio per tutto il tempo, aveva portato lentamente le mani alla bocca come per trattenere un urlo di stupore.
Come poteva Sherlock sapere quello che provava veramente John nel profondo del suo cuore? Neanche lui lo sapeva.
«Non ho bisogno di una risposta John» incominciò Sherlock andando lentamente nel panico dal silenzio del suo amico «Dopotutto la conosco già, avevo solamente bisogno di dirtelo...Anche una volta soltanto» disse appoggiandosi alla mensola del caminetto, quasi incapace di sorreggersi sulle proprie gambe.
«Guardami, ho paura, John. Paura»
«Sherlock»
«Sono sempre stato in grado di rimanere distaccato. A tenermi lontano dai sentimenti, ma guarda... vedi?» disse guardando la sua mano tremante che teneva tra le dita la sigaretta.
«Il mio corpo mi tradisce. Interessante, no? Le emozioni? Come polvere sulla lente, il baco nella mela»
«Si va bene, Sherlock, basta, stai zitto» disse con tono autoritario John mentre si portava le mani verso la fronte per massaggiarsi le tempie.
«Mi dispiace John, ma io avevo bisogno di rivelartelo, so che può sembrare egoista e mi dispiace ma»
«Fai silenzio Sherlock!» urlò tirando un pugno al mobiletto di fianco alla poltrona.
Passarono più di un paio di minuti prima che John parlasse di nuovo. 
«Tu, una volta mi hai detto che non eri un eroe. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che non fossi umano, ma ti dico una cosa, sei l'uomo migliore e il più saggio che io abbia mai conosciuto, e niente e nessuno mi convincerà mai del contrario.
Certo, per due maledetti anni mi hai lasciato solo Sherlock» disse guardandolo furioso nei suoi occhi azzurri «Mi hai lasciato nel lutto e con mille domande senza risposta»
«Ti prego, John, perdonami per tutto il dolore che ti ho causato io-»
John alzò un dito per intimargli di fare silenzio.
«Ero davvero molto solo e ti devo davvero molto»
«Io ti devo molto di più John » disse interrompendolo nuovamente «Mi hai reso l'uomo che sono oggi.
L'averti incontrato quel giorno nel laboratorio è stata la cosa migliore che potesse accadermi.
Mi hai reso un uomo migliore John, grazie a te ho capito cos'è l'amore» disse tutto d'un fiato guardandolo dritto negli occhi.
«Mi ero ripromesso di non farmi coinvolgere, ma non si possono controllare tutti i sentimenti John»
«Sherlock...Io non-»
«Lo so, non importa John.
Va bene così» disse con un sorriso che nascondeva un cuore ormai distrutto.
«Riesco a capire quando menti Sherlock» gli rispose alzandosi dalla poltrona e mettendosi davanti a lui «E vorrei che mi lasciassi finire le frasi»
«Io non sono sicuro di corrispondere i tuoi sentimenti...Dio! Tra pochi giorni mi sposo e tu arrivi qui con questa tua dichiarazione» iniziò, andando anche lui lentamente nel panico ed iniziando a camminare velocemente avanti e indietro per il soggiorno «Quando ti ho visto cadere da quell'edificio, quando ti ho visto morire davanti ai miei occhi senza che io potessi fare niente ho sentito il mio cuore infrangersi in mille pezzi.
Ho incontrato Mary e ci siamo innamorati, lei ha raccolto i cocci del mio cuore infranto, ma la ferita poteva essere guarita solamente da una sola persona...Tu Sherlock.
Solo tu eri e sei in grado di ricostruire il mio cuore» disse fermandosi davanti a Sherlock che lo sovrastava con tutta la sua altezza «Io sono tremendamente confuso Sherlock, non riesco a creare un pensiero logico in questo momento...Dio!!» esclamò frustrato tirando un pugno al torace di Sherlock.
Bastò quel contatto per mandare tutto a monte, bastò un contatto per spingere Sherlock a chinarsi verso John, prendendogli i polsi e appoggiando le sue labbra contro le sue.
John rimase immobile, fermo nella stretta di Sherlock, nonostante sarebbe stato in grado di liberarsi di lui in pochi secondi lui non lo fece.
Rimase immobile per quei pochi secondi di stupore e poi si lasciò andare schiudendo le sue labbra a quelle desiderose di Sherlock, si liberò dalla sua stretta e fece passare le sue dita tra i capelli mossi e corvini di Sherlock che a quel contatto inaspettato perse quel briciolo di autocontrollo.
«Ti amo così tanto John» confessò staccandosi quel poco che gli permettesse di guardarlo direttamente negli occhi.
«Anch'io Sherlock» gli rispose dopo qualche secondo rendendosi finalmente conto dei sentimenti nascosti nel profondo del suo cuore.

Continuarono a baciarsi senza staccarsi l'uno dall'altro, non volendo in qualche modo allontanarsi a vicenda; si baciarono finché l'alcol non ebbe la meglio su di loro e li costrinse ad addormentarsi.
Quei due, così come erano, erano reciprocamente necessari e questo modo d'essere è definito amore.

SABATO 18 MAGGIO

«Tu, sei sempre tu. John Watson, mi fai fare sempre la scelta giusta» esclamò Sherlock indicando il suo amico.
«Cosa devo fare?» gli domandò preoccupato alzandosi in piedi.
«Lo hai già fatto. Non risolvere un omicidio, ma salvare una vita. Scusate, mi sono distratto un attimo» disse scherzosamente alla folla di invitati che lo guardava in modo preoccupato «Torniamo a noi, adesso, facciamo un gioco...Giochiamo all'omicidio» iniziò con un tono più serio.
«Sherlock» esclamò una contrariata Signora Hudson.
«Immaginate che qualcuno stia per essere ucciso ad un matrimonio. Chi scegliereste?»
«Penso che tu sia una scelta popolare in questo momento, caro» commentò nuovamente la Signora Hudson.
«Se qualcuno potesse allontanare il bicchiere dalla portata della Signora Hudson sarebbe fantastico» disse facendo un movimento fluido con la mano in direzione della Signora Hudson.
«Più importante, chi potrebbe essere ucciso solamente ad un matrimonio» continuò girando su se stesso per guardare tutti gli invitati.
«La maggior parte delle persone possono essere uccise ovunque. Come esercizio mentale, ho spesso pensato l'assassinio di amici e colleghi» confessò continuando a camminare lungo la stanza per poi indicare John.
«Ora, John lo avvelenerei» disse indicandolo mentre Mary lanciava un'occhiata preoccupata a suo marito «Mangia distrattamente, muore facilmente.
Gli somministrerei sostanze e composti chimici, così non se ne accorgerebbe neppure» 
«Ha dimenticato un intero mercoledì, una volta e non ne aveva idea» confessò muovendosi freneticamente tra gli invitati mentre un'ombra di tristezza gli passava sul volto.

   
 
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