Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    08/11/2016    0 recensioni
Può un incontro improvviso cambiare radicalmente la tua vita? Sì, se accade tutto ciò che non ti aspettavi...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La vedeva tutti i giorni all’università e tutti i giorni, sistematicamente, cambiava strada per non essere costretto a incrociarla. Lei e i suoi occhi ridenti e sinceri, forse troppo sinceri. Lei e la sua pancia che cresceva ogni giorno di più, ma che, non sapeva per quale strano motivo, pareva renderla ancor più bella di quanto ricordasse. Accidenti, che stupida. Se solo quel giorno avesse accettato l’offerta che le era stata fatta, se quel giorno nemmeno troppo lontano avesse acconsentito a fare ciò che lui le aveva chiesto, probabilmente ora non si troverebbe in questa situazione. Già, stupida e testarda oltre ogni immaginazione, esattamente come lui che non riusciva a smettere di pensarla nemmeno durante le prove, quando, con la testa fra le nuvole e le mani tremanti non era nemmeno in grado di tenere il tempo, finendo così per innervosire i suoi amici.

- Christian, tutto bene? È la terza volta che sbagli!

Esclamò Ethienne, strappandolo bruscamente ai suoi cupi pensieri e facendolo trasalire.

- Già, si può sapere che problemi hai? Di solito sei così pignolo.

Aggiunse Nicolas, rivolgendogli un’occhiata curiosa.

- Lascialo stare, probabilmente la sua coscienza lo distrae…

Continuò il primo, pungolandolo apposta e solo per scrutare di sottecchi la sua reazione. Erano giorni ormai che andavano avanti così e la miccia rischiava di accendersi di nuovo, sfociando nell’ennesima lite che a quel punto Nicolas non sarebbe stato in grado di sopportare. Mise così fine a quei commenti sarcastici prima che gli amici venissero alle mani, cosa molto probabile visto l’atteggiamento ostile di Christian, dichiarando una breve pausa per tutti.

- Perché non andiamo a prenderci qualcosa al bar e la smettiamo con queste inutili chiacchiere?

Propose quindi, placando di colpo gli animi. Anche se solo per poco tempo. L’insopportabile tensione in quella stanza fu però di colpo dissipata dall’arrivo delle ragazze, che allegre ed eleganti come sempre presero subito posto vicino ai rispettivi fidanzati, parlottando a lungo della faticosa mattinata appena trascorsa all’università.

- E Johanna?

Chiese a quel punto Nicolas mentre Christian, dal suo angolino prediletto non poteva fare a meno di sussultare. Gli bastava solo sentir pronunciare il suo nome, infatti, per tornare schiavo della struggente malinconia che ormai da qualche tempo gli stringeva il cuore, impedendogli categoricamente di ignorarla, come invece avrebbe tanto desiderato fare.

- Oh, lei sta benissimo – rispose Hèléne – ha persino trovato un lavoro come commessa in un negozio del centro. È un po’ stanca, poverina, questo sì, ma capita quando uno deve dividersi tra lavoro e università…

- Già – intervenne Cathy, assumendo d’un tratto un tono velatamente ostile – una nel suo stato, poi, non ha molta scelta, specialmente se si trova a dover affrontare la cosa da sola. Ma Johanna è una in gamba e non scappa certo dalle proprie responsabilità, come invece continua a fare qualcuno di mia conoscenza…

Lasciò apposta la frase in sospeso, guardando con intenzione Christian che, accortosi di essere stato indirettamente interpellato scattò in piedi come una molla, i pugni stretti e lo sguardo truce di chi è appena stato pesantemente offeso.

- Bene, vedo che anche tu muori dalla voglia di prendertela con me quindi coraggio, spara pure la tua velenosa sentenza, tanto qui ormai non sapete far altro che darmi addosso!

Esclamò, fuori di sé dalla rabbia mentre Nicolas cercava inutilmente di rabbonirlo.

- Non ne avremmo alcun motivo – continuò Cathy, impietosa – se tu avessi dimostrato di avere un po’ di sale in zucca. Ti sembra forse corretto il modo in cui ti stai comportando? Il tuo menefreghismo di fronte a ciò che sta succedendo è intollerabile!

- Che cosa pretendi che faccia, si può sapere? Se quell’idiota si è fatta mettere incinta dal primo che passa non è certo un mio problema, e non lo è neanche quel bambino che, tra parentesi, lei sta cercando in tutti i modi di far passare per mio, dando così l’idea che il mostro della situazione sia io e mettendovi tutti contro di me!

- Che cosa hai detto? Non provare mai più a chiamarla idiota, o giuro che oggi faccio uno sproposito! Hai davvero un bel coraggio a parlare in questo modo, lo sai? Sei solo un…

- Va bene, ora basta – la interruppe Nicolas, stanco di tutta quella assurda e insostenibile  situazione – chiudiamola qui, tanto discutere con lui è inutile.  

- Bravo – sibilò a denti stretti Christian – vedo che finalmente qualcuno qui ha capito l’antifona. Proprio così, con me discutere è del tutto inutile, e sapete perché? Perché non c’è assolutamente nulla di cui discutere, e mentre voi continuate a crogiolarvi sulla triste sorte toccata alla povera, piccola, innocente Johanna, io me ne vado da un’altra parte! Fatemi sapere quando avete finito, così possiamo finalmente riprendere queste stramaledette prove!

Poi lasciò il garage, richiudendosi violentemente la porta alle spalle e mandandoli tutti al diavolo mentre come una furia si dirigeva verso la sua auto, mettendo in fretta in moto e partendo a gran velocità. Vagò a lungo per la città senza una meta precisa, finchè d’un tratto non seppe esattamente dove voleva andare…

 

3 aprile 1994

Ore 23.45

L’ho aspettata. Ho passato tutto il pomeriggio in un angolo solitario e nascosto ma abbastanza vicino al negozio da permettermi di sbirciarla attraverso le porte a vetri, mentre con un sorriso instancabile serviva un cliente dietro l’altro, fino alla chiusura. L’ho vista infine sospirare e togliersi di dosso l’uniforme per indossare lo stesso cardigan colorato di questa mattina, abbondante ma non abbastanza da  riuscire a nascondere le sue forme, sempre più arrotondate. Perché, perché lo fai, Johanna? Dove trovi la forza di portare avanti tutto questo, pur sapendo cosa ti aspetta…ne vale davvero la pena? Eri pallida stasera alla luce della luna, mentre ti stringevi nelle spalle per proteggerti da quella fredda folata di vento che io, chiuso in macchina, al caldo, non ho neppure sentito. Il tuo orribile catorcio fa sempre uno strano rumore ogni volta che metti in moto, e mi viene da pensare che un giorno o l’altro potrebbe anche lasciarti a piedi, se non ti decidi a fare qualcosa per rimetterlo in sesto. Ma tu hai ben altri piani, adesso. Precisi, scontati. Piani dei quali ti stai coraggiosamente occupando da sola, facendomi sentire improvvisamente  piccolo e insignificante di fronte a tutto questo. Avrei voluto fermarti, Johanna, solo per poterti parlare. Ma non ne ho avuto il coraggio. Così, come un vigliacco ho lasciato che ti allontanassi lentamente, probabilmente esausta per la lunga giornata che hai appena trascorso. Sola, in balìa degli eventi. Eventi che tu stessa hai scelto, eventi di cui non faccio parte. Eppure…eppure, ogni volta che ti guardo credo di sapere esattamente a cosa stai pensando. Perché, Johanna, è la stessa cosa a cui nemmeno io, nonostante tutto, riesco a smettere di pensare…

 

 

   
 
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