Love Crime
AMMIRO l’imponente e suntuosa villa, ancora non credo che i miei mi abbiano fatto questo. Stringo il manico del trolley così forte per la voglia di spaccarlo, i vent’anni persi ad amare i miei genitori sono scomparsi, morti. Ed ora mi ritrovo a dover vivere con uno sconosciuto. Mi faccio forte citofonando fuori dalla “casa”, mentre la mia ansia sale. Vorrei uccidere i miei genitori in questo instante, peccato che sono una poliziotta, sarebbe vergognoso commettere un crimine quando lavori per risolverli. Eppure qui in Canada case del genere non ne ho mai viste, nonostante ne ho girate abbastanza. Il telefono squilla, lo prendo dai jeans rispondendo subito, qualsiasi cosa pur di non pensare all’inganno dei miei. «Pronto? Chi è?» «Violetta devi venire subito in centrale!» la mia collega di lavoro, nonché migliore amica; Francesca, mi fa capire con quel tono preoccupato ed esigente che c’è stato un omicidio. «Ora non posso, dammi una ventina di minuti e sono lì da te» intanto alla porta aperta c’è una signora anziana, che a quanto pare è la domestica. «Ciao Francesca, ciao» saluto prima di una sua qualsiasi risposta ed attacco. Alzo lo sguardo con un sorriso falso dipinto sulle labbra squadrando la signora. «Lei deve essere Violetta Castillo, prego, entri pure» annuisco prendendo le valigie e sorpassandola sull’uscio. Mi soffermo in mezzo al corridoio, sono a bocca aperta, letteralmente. Pavimenti così puliti da poter rispecchiarcisi, muri abbelliti da quadri costosissimi, divani in vera pelle e mobili moderni quasi da poter dire di essere in un film futuristico. Un signore in giacca e cravatta scende con l’ultimo modello di un IPhone all’orecchio con un’espressione assai preoccupata. «Arrivo subito» attacca la telefonata guardandomi, la domestica sta portando le mie valigie di sopra ed io aspettando una sua presentazione. «Scusami l’accoglienza ma devo correre al lavoro» annuncia poco dopo, così approfitto dell’occasione, sussurrando un: «sì; anch’io». Mi fa uscire per prima e poi entra nella sua Porsche* nera sfrecciando giù per la collina. Entro nella mia Peugeot** grigia dirigendomi in centrale. In auto penso a tutti gli anni con i miei, nella nostra piccola casetta in campagna. Ero felice, tanto felice. Arrivata a lavoro saluto i colleghi per strada bloccandomi quando vedo Francesca parlare con un uomo a me molto familiare. «Salve Castillo, sono il suo nuovo capo»
BlancoMyObsession’ s Note:
*Porsche 718 boxter
**Peugeot 308
ehilà! Sono nuova qui, ma ho già letto moltissime storie con una mia amica. Il capitolo è corto ma solo perché è il prologo. Spero che questa storia vi piaccia, mi scuso per eventuali errori e aspetto qualche recensione! Grazie.
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