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Autore: YolinS    09/11/2016    0 recensioni
Due ragazzi, due modi di essere, due vite vissute in due regioni differenti: Lei a Torino, una grande città del Nord Italia e Lui, in un paesino sperduto della Puglia. Si incontrano ogni tre anni ma, ogni volta, è come se fosse la prima. Due pianeti che orbitano a turno l'uno intorno all'altra, destinati ad avvicinarsi senza mai appartenersi.
O forse...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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7 anni prima

Il sole filtra insistente dalle persiane chiuse della stanza.
Nel letto, Giovanni, si rigira sistematicamente, per evitare un raggio di luce che lo raggiunge sul cuscino.
-Maledetta estate.- impreca, con voce impastata, contro la stagione in cui la sua terra risplende.
Afferra il cuscino e ci sotterra il viso: vuole il buio, vuole la pace ma, nel paesino sperduto in cui abita, la tranquillità è difficile ottenerla.In un posto tanto piccolo, in cui tutti sparlano di tutti, in cui si sa tutto di tutti, in cui una persona “di fuori” si riconosce lontana un chilometro e viene fissata perché estranea, diversa, sconosciuta; è un posto in cui la mattina ci si sveglia per il sole già alto alle sette, per il venditore ambulante che urla, per la voglia di andare al mare per sconfiggere l’afa, per andare a raccogliere le verdure nei campi, per portare le capre o le pecore al pascolo, per i cani che abbaiano liberi e ululano al padrone che esce di casa.
Ci sono mille motivi per cui vale la pena alzarsi al mattino, ma nessuno di questi fa al caso di Giovanni. Niente di ciò che lo circonda lo ha davvero desiderato, né cercato per provare gioia o un quieto vivere.
Giovanni, ha voglia di fare scoperte nuove, di conoscere gente nuova, di abbandonarsi ad esperienze, sapori, novità.
Tutto ciò che desidera, è racchiuso in quest’ultima parola: novità.
Quello che Giovanni non sa, è che questo giorno tanto agognato perché uguale al precedente, sconvolgerà la sua vita per sempre. 

***** 

Stufo della stessa pagina di diario che ogni giorno si ripete all’infinito, si alza dal letto in tutta la sua altezza: le spalle leggermente curve per il peso del sonno, va a girare la manopola delle persiane e le sbarra completamente, senza lasciar filtrare la benché minima goccia di luce nella stanza. 
Soddisfatto dell’oscurità, si ributta sul letto, cadendo in un sonno profondo: per sfuggire alla monotonia.

Dormire sembra essere l’unico metodo che funzioni; anche se, rimanere a letto tutte le mattine fino a tardi, potrebbe dare l’impressione di un’attività monotona.
Si rigira per altri dieci minuti, facendo cadere le lenzuola sul pavimento caldo, prima di riaddormentarsi, con un solo pensiero in testa: il desiderio che quest’estate possa portargli una novità.
Quella fantasia, espressa nel dormiveglia accaldato delle sette e trentacinque del mattino, sarà esaudita: mentre Giovanni dorme, la fantasia in questione, sta compiendo un viaggio in macchina di undici ore per raggiungerlo. 

***** 

-Giovanni!- si sente urlare nella stretta via di casa sua –Giovanni, sei a casa?-
Per tutta risposta, lui, si rigira dall’altra parte coprendosi le orecchie con le mani.
-Giovanni!- chiama ancora quella voce.
Sbuffa e si alza dal letto stiracchiandosi. Non si può proprio stare tranquilli.
-Giovanniii!- chi lo chiama, è certo, deve essere un gran rompiscatole.
-Giovanni, ti chiamano!- gli urla la madre dal piano di sotto.
-Si, ma’, lo so.- dice esasperato.
Infila la maglietta buttata alla rinfusa sulla scrivania e, passandosi una mano tra i capelli per sistemarli, va ad aprire la finestra della camera.
-Oh, Giovanni, perché sei tu Giovanni?- la voce, ha ormai assunto un tono familiare che lo fa sorridere, anche con la semioscurità delle nove e mezzo di sera, riesce ad identificarlo.
-E tu, che cazzo ci fai qui?- gli chiede scherzando.
-Come che cazzo ci faccio!- il ragazzo ride –Oggi è il venti luglio!-
-Già?!- domanda Giovanni sorpreso, lanciando un’occhiata al calendario sulla parete della sua stanza.
-Si, siamo arrivati nel pomeriggio.- dice il ragazzo –Che fai, esci? Sono arrivati oggi anche dei miei amici, te li presento!-
-Va bene, mi cambio e scendo.- dice. Se Salvatore, il suo amico, non ha rivelato i nomi dei suoi amici, significa che lui non li conosce. Questo sta a indicare una sola cosa: persone nuove.
Animato da una nuova prospettiva per la serata, si infila come al solito dei jeans lunghi e una camicia, si lava i denti, saluta sua madre che finisce di asciugare i piatti e apre il portone di casa. 
-Non sei cambiato di una virgola in un anno!- gli dice Salvatore stringendolo nella solita stretta spalla-contro-spalla-pacca-sulla-schiena.
-Nemmeno tu!- gli sorride Giovanni.
-Andiamo, gli altri ci aspettano.- e, sorridendo, trascina l’amico con sé.
-Dimmi un po’…-
-Mmm?-
-Chi sono questi tuoi amici?- chiede Giovanni.
-Villeggianti, miei vicini di casa, li conosco da quando eravamo piccolissimi ma, vengono in villeggiatura ogni tre anni.-
-E non li ho mai visti?- chiede ancora.
-Non lo so Giovanni, magari a Lei un’occhiata l’avrai lanciata sicuro.- e gli fa l’occhiolino.
-Lei?- domanda Giovanni allarmato.
-Si, lei.- ride –Cosa c’è che non va?-
-Niente, solo che siamo una compagnia prevalentemente maschile.- dice infilando le mani in tasca.
-Oh, ma lei è cresciuta con me e i miei fratelli, sta tranquillo, non è una di quelle primedonne che abitano questo posto.-
-Va bene, Sal, mi fiderò.- entrati nella via principale del paese, in mezzo a tanta gente, Giovanni si sente più sicuro.
Camminano per qualche metro fermandosi più volte a salutare amici di vecchia data, zii e genitori, loro e degli amici.
Nessuno si gira più a guardare Salvatore come se fosse un forestiero lì, andando ogni anno, è orma di casa. La stessa cosa non si può dire in piazza in cui, nota presto Giovanni, quasi tutti gli sguardi sono tirati verso destra da fili invisibili. I fili convergono tutti nel punto in cui, i fratelli di Sal, sono disposti in cerchio: cosa assai strana, poiché loro, come il fratello, non sono più considerati “di fuori” da molto.
Uno dei fratelli, Antonio, ridendo si sposta di poco dalla fonte delle sue risate, lasciando intravedere una ragazza dalla folta chioma corvina e con uno splendido sorriso in volto.
D’un tratto tutto gli è chiaro: gli sguardi non sono per loro, sono per Lei. E hanno anche tutte le ragioni per guardarla in quel modo: gambe lunghe strizzate in un pantaloncino stretto e corto; maglia a maniche corte da uomo e lunghi capelli neri mossi che le scendono fin sotto il seno.
-Andiamo.- dice Sal, assestandogli uno schiaffetto sul petto per riportarlo alla realtà: è rimasto folgorato.
-Ehi, Sal!- la ragazza chiama il suo amico, precipitandosi verso di loro.
-Ciao, piccola Deni.- le da un bacio sulla guancia e lei gli salta al collo ridendo.
-Mi ricordavo i tuoi fratelli divertenti, ma non così tanto.- dice ridendo.
-Sono solo una massa di scemi.- risponde facendo la linguaccia ai quattro fratelli, che sono rimasti più indietro.
Giovanni fa spaziare lo sguardo intorno, imbarazzato, notando che gli sguardi, soprattutto quelli maschili, seguono quella figura ovunque vada e si muova.
Sembra avere l’ombra d’oro.
-Lui è mio cugino, Giovanni.- dice a quel punto Sal.
La sua attenzione si concentra di nuovo su di lei mentre la vede rivolgergli un sorriso imbarazzato. 
-Piacere.- le tende la mano. 
-Ciao, sono Denise.- stringe la sua mano –Come mai non l’ho mai visto?- chiede a Sal. 
-
Abbiamo iniziato ad uscire insieme da soli tre anni.- risponde Giovanni, desideroso che la sua attenzione non si sposti più da lui. 
-Che è circa da quanto manchiamo noi.- sorride, facendo illuminare anche i suoi occhi ambra. 
Giovanni, ormai ne è consapevole: la curvatura del Suo sorriso, d’ora in avanti, sarebbe stata cosa sua e di nessun altro; l’addetto alla sua felicità.

   
 
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