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Autore: SailorDisney    11/11/2016    0 recensioni
"Ti presento Bo Peep." disse Woody sorridendo amaro fissandola mentre lei richiamava le sue pecore. "E' la mia fidanzata."
"Fidanzata?" credo di avere storto il naso e inclinato il viso, come un gattino poco convinto.
"Non te la prendere Jessie, magari adesso può sembrarti strana ma... ti innamorerai. Ne sono sicuro." disse cingendomi le spalle.
"Oh ne dubito seriamente!" dissi senza smettere di fissarla.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bo Peep, Jessie
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non rividi Bo il giorno dopo e nemmeno il giorno seguente. Era rimasta evidentemente nella cameretta di Molly.

"Non capisco... non capisco proprio. Perchè non è tornata in camera di Andy? L'ho aspettata tutta la notte!" si corrucciava Woody cercando di infilare una batteria nel telecomando.

"Hmm... non saprei. Magari è stata impegnata..." risposi rimanendo sul vago guardando da un'altra parte.

"Jessie! Se volesse, potrebbe venire qui in qualsiasi momento! Eh no... ma non sarò io ad andare lì questo no!" Woody cercava di rispondersi da solo continuando la sua lotta con la batteria.

"Magari aveva voglia di stare da sola... non sai cosa può passare per la testa di una ragazza..." dissi calandomi il cappello sul viso e facendo la disinteressata.

"Io no... ma tu si!" disse Woody come illuminandosi.

"Uh? Che...? No, Woody, non lo farò." dissi quasi cadendo dal mattoncino sul quale ero distesa.

"Oh si che lo farai! Me lo devi!" mi rinfacciò lui spingendo con lo stivale la batteria.

"Cosa? Bell'amico che sei! Solo perchè mi hai tirata fuori da un aeroplano in corsa!" dissi stizzita alzandomi in piedi.

"Jessie... ti prego... solo per stavolta... chiedile se c'è qualcosa che non va, quando tornerà qui e soprattutto se è arrabbiata con me per qualche motivo!" disse guardandomi con lo sguardo da cucciolo abbandonato.

In realtà ero tremendamente curiosa di sapere dove fosse Bo e cosa stesse facendo ma il nostro ultimo incontro era stato imbarazzante. Cosa avrei dovuto dirle? Con che faccia mi sarei presentata? Però questa storia di Woody era un'ottima scusa per avere delle risposte e soprattutto... rivederla.

"Uff... e va bene, cowboy noioso! Lo farò!" dissi sbuffando, mi avvicinai a lui, presi la batteria e la infilai subito dal lato giusto. "Più è positivo, meno è negativo." feci un sorriso saccente, girai i tacchi e me ne andai.

 

Non appena la notte calò, silenziosamente aprii la porta della cameretta di Andy, attraversai il corridoio e feci capolino in quella di Molly. La bimba dormiva serenamente e così anche i suoi giocattoli... per più piccini. Cominciai a guardarmi intorno, dove poteva essere Bo? Sentii ridacchiare dallo scaffale e mi avvicinai, sperando si trattasse di lei. E di lei purtroppo si trattava. Bo era seduta con una Barbie di Molly dentro la "casa da sogno". Barbie le acconciava i capelli mentre ridevano guardandosi allo specchio. Poi Bo notò la mia immagine riflessa.

"Jessie?" chiese alzandosi di scatto.

"Credevo... pensavo... che ti fosse successo qualcosa, n-noi lo pensavamo. Eravamo preoccupati..." farfugliai evidentemente infastidita dalla situazione davanti a me.

"Beh... non è così." rispose gelida seppur titubante.

"Oh. Bene. Allora... hai intenzione di tornare in camera o no?" chiesi cercando motivo di restare.

"Credo di essere libera di decidere da sola." disse tornando a sedersi. Vidi Barbie decisamente in imbarazzo, indecisa se tornare all'acconciatura o meno.

"Bo, non mi sembra il caso di comportarsi così. Woody è in pensiero." dissi provando ad avvicinarmi.

"Woody..." sorrise amaramente. "E tu... non vorresti che il tuo amico soffrisse, vero?" mi chiese cercando il mio sguardo nel riflesso dello specchio.

"Ma cosa c'entra con... io... " capii che vi era un lontano riferimento a qualcosa. Corrucciai lo sguardo, mi voltai verso Barbie che divenne di tutti i colori. "Senti, se sei arrabbiata con me per qualche motivo possiamo parlarne ma..."

"No! Non possiamo parlarne!" Bo si alzò di scatto. "Senti, Jessie... lasciami... lasciami in pace." concluse.

"Ma io voglio che torni con me!" cercai di insistere. Lei mi voltò le spalle e si mise a sedere. "Bo, ti prego io... se ti ho fatto del male mi dispiace. Io... voglio solo che torni. Non ho mai avuto un'amica e non so se io e tu lo siamo ma... sicuramente sei quella che ci si avvicina di più." feci un respiro. "Sai, Emily era tutto il mio mondo. Ma non potevo parlare con lei, non potevo toccarla, abbracciarla, potevo esserci quando aveva bisogno ma... tutto quello che mi è rimasto è il ricordo di essere gettata in uno scatolone, nel bosco, guardandola allontanarsi. Ti prego, torna con me, non ho nessuna intenzione di avere anche le tue di spalle, come ultimo ricordo. Io... ho bisogno di te." ammisi, sfiancata.

Per qualche istante nessunò parlò.

"Barbie, la sai fare la treccia alta?" chiese alla sua amica ignorando completamente le mie parole, come se non fossi nemmeno presente nella stanza. La guardai addolorata, come se le ultime parole mi avessero pugnalata dritta nel petto. Mi toccai nervosamente la treccia, mi presi di coraggio e andai via.

Che stupida, stupida. Mi ero affezionata ad una persona che nemmeno teneva in considerazione la mia esistenza, che aveva finto di essermi amica senza alcuna buona ragione e alla prima occasione mi aveva voltato le spalle. Possibile che mi fossi inventata tutto? Possibile che gli ultimi momenti passati insieme, quelli così intensi, fossero frutto della mia immaginazione? Sentii un rumore in lontananza ma non ci feci caso, ero così presa dalla confusione, dal dolore, dalle mille domande che mi passavano per la testa che non ci feci caso. Il rumore si faceva sempre più vicino, erano passi veloci. Piccoli, rapidi. Feci per aprire la porta ma non ne ebbi il tempo. Mi girai non appena avvertii una presenza alle mie spalle, lei si fiondò su di me come una macchina in corsa, mi abbracciò con tutta la sua forza gettandosi tra le mie braccia incapaci di sapere quale fosse la cosa giusta da fare, così fecero la cosa più istintiva. La afferrai con forza e ci ritrovammo l'una nell'altra per parecchi secondi. Lei mi stringeva con tutte le sue forze, sentii sulla camicia le sue lacrime silenziose.

"Scusa, scusa...scusa scusa scusa..." continuava a ripetere.

"Ehi... non... non c'è bisogno..." le accarezzai i capelli. "Le amiche non si chiedono mai scusa..." sussurrai.

"Certo che siamo amiche, certo che lo siamo..." disse ancora con il viso affondato nell'abbraccio.

Sorrisi istintivamente senza smettere di accarezzarle i capelli. "Avevo ragione..."

"Su cosa?" chiese lei tirando su il naso senza ancora avere la forza di guardarmi.

"I capelli ti stanno proprio bene così, Barbie ha fatto proprio un bel lavoro..." dissi sorridendo anche se lei non poteva vederlo.

Lei scoppiò a ridere, e io con lei. Rimanemmo così per un po', abbracciate nel buio davanti alla porta a ridere come matte senza sapere il motivo preciso ma scoprimmo quella notte che se una di noi rideva era impossibile che non trascinasse anche l'altra.

Da quel giorno tutto cambiò. Diventammo inseparabili, passavamo ogni minuto della giornata insieme. Non saprei dire nemmeno a fare cosa ma quel che era certo è che non appena una di noi apriva gli occhi, l'altra era già pronta ad aspettarla. Ogni volta che Andy usciva dalla stanza era una buona occasione per raggiungere l'altra, parlare, fare una passeggiata ma soprattutto ridere. Ricordo quelle risate come i momenti più intensi della mia vita, potrei catalogare ogni risata, le ricordo tutte, inutile dire che le motivazioni più assurde erano motivi per ridere. Quel che era assurdo è nessun altro poteva entrare nel nostro cerchio. Il nostro era un rapporto impossibile da condividere con qualcun altro, sarebbe stato impossibile spiegarlo, sarebbe stato impossibile che un altro individuo potesse minimamente comprendere quello che c'era tra di noi. Vi è mai capitato di passeggiare e notare qualcosa di buffo? Un aspetto di una normale situazione che gli altri non riescono a vedere? Ad esempio, un anziano seduto sulla panchina con due calzini differenti. I passanti vanno dritti, nessun gatto si ferma incuriosito, le macchine scorrono veloci nel traffico, mani sul volante. Io però vedo quel qualcosa che cattura la mia attenzione, il mio mondo si ferma per un istante, tutte quelle persone che camminavano diventano statue del mio museo, quel gatto si congela proprio nel mentre di un balzo, il guidatore arrabbiato agita il pugno fuori dall'auto. Io sorrido di quei calzini, li fisso per un attimo, poi alzo lo sguardo. In quel mio mondo immobile, lei è davanti a me e sorride. Perchè lei è questo, ciò che non devo spiegare, la mia condivisione, il mio fermo immagine che non ha bisogno di spiegazioni, perchè lei ride con me e lo farà per sempre e quando smetteremo di ridere, finiremo sempre col guardarci, perchè siamo sempre alla ricerca di noi. Noi siamo noi e ci sentiamo anche un po' in colpa verso gli altri perchè quel noi non lo potremo mai spiegare a nessuno, ci proveremo, ci arrabbieremo, non ci guarderemo per un po' ma torneremo sempre a essere noi, perchè abbiamo bisogno di vedere quel sorriso quando ne avremo più bisogno.

Ecco, lei era questo per me. Ed io ero questo per lei.

Ricordo bene quel pomeriggio passato sul prato in giardino. Andy era andato via per il weekend e la primavera aveva fatto capolino proprio in quei giorni. Giocammo a chi trovava più margherite ma io fingevo di non vederle per farla vincere. Ma non sapevo che lei stava facendo la stessa identica cosa, ad un certo punto dopo parecchi minuti con in mano una sola margherita a testa, ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere. Ecco noi eravamo questo. Quindi senza alcun preavviso, l'una diede la propria margherita all'altra. Ricordo il suo sorriso, era così felice, come se quella che le avevo donato fosse il fiore più bello che avesse mai visto.

Passarono i giorni, i mesi, passò il tempo così e capii che quel giorno all'aeroporto, presi la scelta più giusta. Tante volte ne parlammo, tante volte le raccontai la mia vita prima di arrivare da Andy, parlavo di Emily, parlavo di Bullseye, parlavo del buio, con lei parlavo di ogni cosa. E lei mi ascoltava senza perdersi nemmeno una sillaba.

Un giorno, eravamo appoggiate alle radici dell'albero in giardino a goderci il sole dell'estate, io le mettevo il mio cappello in testa per paura che si rovinasse e lei rideva imitando la mia voce. Improvvisamente, Woody fece capolino, attraversò il prato con passo deciso.

"Bo... avevamo appuntamento oggi. In realtà anche ieri ma non ti sei fatta viva. Vieni con me, si o no?" chiese spalancando le braccia.

"Ehm... veramente... io e Jessie avevamo da fare..." disse lei in evidente difficoltà.

"BO! Si può sapere che cos'hai?! Sono settimane che provo a passare un po' di tempo con te ma tu trovi sempre una scusa!" disse esasperato il cowboy.

"Ehm... forse è meglio che io vada...." dissi alzandomi piano piano.

"No! Jessie, resta! Ne ho anche per te! Sono mesi che Buzz ti segue con sguardo languido e tu dopo avergli dato false speranze hai deciso di ignorarlo completamente!" disse Woody additandomi.

"Ehi! Io non ho dato false speranze a nessuno!" dissi facendomi avanti verso di lui.

"No! Ne sei proprio sicura?" disse con aria di sfida.

"Assolutamente! Io..." lo guardai rabbiosa poi mi venne in mente che un fondo di verità in quella storia c'era eccome. "... senti non ho colpe se lui ha pensato chissà cosa!" ribattei orgogliosa.

"Sei senza cuore!" disse lui con cattiveria.

"Come ti permetti? Vuoi prenderle?" dissi ancora più arrabbiata.

"Ehi! Finitela, adesso basta!" si mise in mezzo Bo guardando Woody negli occhi.

"Non sarai dalla sua parte?!" chiese Woody sorpreso.

"Non è colpa mia se non posso provare quello che prova lui!" dissi esasperata.

Buzz venne fuori da dietro l'albero, lo sguardo perso, un cuore distrutto.

"Buzz..." mormorai.

"N-non fa niente, cioè, io... devo andare. Devo scappare." e si volatilizzò senza permettermi di seguirlo.

Io, Bo e Woody rimanemmo in silenzio per parecchi, lunghissimi istanti. Mi sentivo una pezza.

"Jessie, mi dispiace... è tutta colpa mia. C'è un'altra persona, quindi? Per questo non puoi provare quello che prova lui?" disse Woody guardando a terra.

Io non avevo più parole, più emozioni. Provavo solo tanta tristezza per quanto accaduto e soprattutto non avevo modo di rispondere a Woody se non con la verità.

"Si, Woody. C'è un'altra persona."

"Ora capisco perchè tu e Bo passate tanto tempo insieme... hai davvero bisogno di un'amica in questo momento. Mi dispiace, io... cercherò di farmi perdonare. Vado... vado a cercare Buzz." disse Woody, diede un bacio sulla guancia a Bo e sorrise. "A dopo."

Io e Bo rimanemmo in silenzio, il vento confondeva i nostri capelli. Il suono delle foglie degli alberi era l'unico ad avere la forza di parlare.

"Davvero c'è un'altra persona?" chiese rompendo il silenzio.

Non risposi, mi voltai. La guardai. "Si."

Le sue guance divennero rosa, quel rosa che piaceva a me. L'unico rosa che mi piaceva.

Si avvicinò a me lentamente e cercò la mia mano. Le nostre dita si incontrarono, poi si afferrarono.

"Sei coraggiosa, cowgirl." mi disse sussurrando.

"Perché?" chiesi scostandole i boccoli dalla spalla.

"Perchè sei onesta. Chi è onesta è anche coraggiosa." disse sorridendo.

"Non sono onesta..." dissi guardando a terra. Lei mi toccò il naso con la punta del suo dito e riportò il mio sguardo sul suo.

"Allora... facciamo in modo che tu lo sia." disse avvicinandosi a me.

Senza pensarci due volte, senza ulteriore indugio, le mie labbra toccarono per la prima volta le sue. Le nostre mani ancora si toccavano ma le divisi per stringerla a me mentre lei mi teneva dal viso. Era un bacio immenso, liberatorio, privo di confusione, estremamente chiaro, limpido, giocoso, sensuale, nostro.

Non durò molto, ci distanziammo. Ci guardammo terrorizzate, poi successe qualcosa di inaspettato. Scoppiammo a ridere come mai avevamo riso. Ci prendemmo in giro, non era una risata imbarazzata anche se le nostre guance erano in fiamme. Ci guardammo e di nuovo, incredibilmente sentimmo l'esigenza di incontrarci in un bacio e in un altro ancora e in un altro dopo ancora.

Sembrava tutto fantastico, non sapevamo che lì aveva inizio il peggiore dei nostri incubi.

Da quel momento in poi, ogni cosa diventò estremamente complicata, falsa, tutto crollò mentre solo i nostri cuori rimanevano in piedi su quella rupe franosa, tenendosi l'un l'altro.

Quel pomeriggio, quando il sole scomparve dietro lo steccato, ci sentivamo felici ma non eravamo affatto stupide, sapevamo che quello che stava succedendo aveva bisogno di tempo, tempo per capire, tempo per razionalizzare. E sapevamo che quel tempo doveva essere silenzioso, segreto. Probabilmente la cosa ci intrigava anche e di questo ne sono consapevole. Ma purtroppo la consapevolezza non basta per smacchiare una colpa.

"Allora... è un segreto?" mi chiese Bo con quel suo sorriso sulle labbra.

"Si, è un segreto. Il nostro segreto." le dissi sfiorandole la mano.

Adesso quel che contava era correre ai ripari, tornammo in fretta nella stanza, in imbarazzo, come se tutti potessero leggere il nostro segreto nei nostri occhi.

Bo corse da Woody, mentre io andai alla ricerca di Buzz nella vana ricerca delle parole più adatte da usare. Quel che era peggio è che il mio sentimento per Buzz non era svanito, sentivo ancora quell'attrazione, quell'affetto nei suoi confronti. Certo, non era paragonabile alle emozioni che mi suscitava la sola presenza di Bo ma... la confusione era tale che cercavo di razionalizzare ad ogni passo, finchè lui non mi si parò inaspettatamente davanti.

"Ehm, Jessie. Mi dispiace, io... non volevo andare via così. Mi dispiace per il tempo che ti ho rubato in questi mesi, ero convinto di... e invece..." cercava di trovare le parole, probabilmente convinto che avrebbe potuto mettere su un discorso di senso compiuto.

"Buzz! Sono io a dovermi scusare!" dissi frenando quel farfugliamento. "Mi dispiace molto, non sono stata chiara sin dall'inizio. E' tutto così confuso per me e avevo bisogno di più tempo per capire molte cose, potrai perdonarmi?" chiesi cercando le sue mani.

"V-vuoi... vuoi dire che non c'è nessun altro?" chiese lui cercando il mio sguardo.

Nella testa mi comparve il suo viso, il suo sorriso, le sue labbra. Il nostro segreto.

"N-no. Nessuno." mentii.

Ricordo ancora che sul viso di Buzz comparve un sorriso abbozzato, una sorta di respiro di sollievo.

"O-ok. Allora... forse ho corso troppo e... Jessie! Conquisterò il tuo cuore... quando meno te lo aspetterai!" disse con entusiasmo, come se si trattasse di una sfida.

Sorrisi, intenerita dalla sua forza di volontà.

"Sfida accettata..." dissi sorridendo. "Io invece cercherò di farmi perdonare..."

"Oh... lo hai già fatto..." disse lui sorridendo e dandomi un dolce bacio sulla guancia. Arrossii istintivamente. Era così dolce in ogni suo gesto, impossibile non cascarci.

Tornammo dagli altri, quella sera c'era in programma una festa sul letto di Andy.

Ricordo come io e Bo ci guardammo tutta la sera, lei stava abbracciata a Woody cercando il mio sguardo. Io ballavo con Buzz al centro della pista mentre la musica ci circondava. Ma ogni piroetta era una scusa perchè gli sguardi miei e di Bo si incrociassero. Così condividevamo il nostro segreto, così un dolore intenso cresceva pian piano senza che ce ne accorgessimo.

Da qui in poi i ricordi si fanno torbidi, un miscuglio di vergogna e rabbia. Una presunzione mista a sottomissione in un vortice di parole.

Bo mi prese con forza il polso e mi tirò sotto il letto.

"Hai intenzione di farmi impazzire?" urlò spalancando le braccia.

"Ma di cosa stai parlando?" risposi sgranando gli occhi.

"Lo sai benissimo di cosa sto parlando! Lo fai apposta!" disse gridando ancora più forte.

"Sssh... abbassa la voce! E cerca di stare calma, io..." provai a placare quella rabbia.

"Non dirmi di stare calma! Ogni volta che ti sono vicina, tu ti aggrappi a Buzz come una scimmia! Vi ho visti adesso mentre ti baciava la mano!" disse furibonda girando su se stessa.

Rimasi in silenzio e la guardai.

"Bo..." allungai la mano.

"Jessie! Io non riesco... io... Oh!" sbuffò e fece per andare via ma la afferrai prontamente dal polso, lei rimase ferma come ad aspettarmi, la voltai come una bambola, le afferrai la mano e le diedi un dolce bacio sul dorso, sorridendo. Lei sorrise istintivamente, poi andò via di corsa.

Non appena andò via, mi fermai a riflettere. Era la prima volta che si lasciava andare ad un sentimento simile, non avevo mai conosciuto la Bo gelosa, mi faceva sentire importante e al contempo mi inquietava. Stavolta ero stata fortunata ma... non sapevo cosa aspettarmi.
 
   
 
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