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Autore: EvrenAll    12/11/2016    0 recensioni
Ho una regola.
Sì, giuro: nonostante il mio pessimo comportamento sono riuscito a darmi una regola: mai scopare con una ragazza interessante.
_ _ _
Esperimento\spin-off che parte dal capitolo 27 di Elizabeth, ff nella sezione dei Guns N' Roses.
Un risveglio, solo che da ben altro punto di vista ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Day 1




 

L’ho visto entrare stamattina. Dora si è occupata di accertare la sua identità ed io l’ho sbirciato di nascosto da sotto il bordo del bancone.

È bello.

Però non ha un’espressione felice e quando una delle infermiere di servizio gli mostra la strada per arrivare alla sua prima visita la segue controvoglia.

Peccato.




 

Nella sua esplorazione è tornato all’entrata. La guarda scocciato, forse decidendo se fare o no il bravo ragazzo. Sceglie di arrendersi e si volta verso il banco, incrociando il mio sguardo. Non lo abbasso e vedo qualcosa in lui che cambia.

Si avvicina ed appoggia i palmi sulla superficie davanti a me.

-Ciao, piccola-

Cerco di non ridere mentre penso che mi abbia scambiata per una ragazza del liceo. Capita talmente spesso che a volte mi dimentico di essere leggermente più vecchietta. 20 marzo 1961.

-Scusa, sto lavorando-

-Ehm, John? Sì, John, posso parlare almeno in questo posto? La signorina sembra non gradire-

Approfitta della sua posizione di principe viziato parlando con uno degli educatori.

-Fintanto che non esci di qui va bene tutto-

E John glielo permette.

-Visto?-

Vince Neil è davvero un bell’uomo.

Lo sapevo già, ma visto da vicino, senza trucco e coperto da vestiti quasi normali non fa altro che alimentare questo giudizio. Jeans, cintura scura, una canotta nera ed un polsino dello stesso colore. Sì: è decisamente sobrio, rispetto ai suoi standard.

Mi sorride ancora, con quella sua aria da Californiano perennemente sulla spiaggia, appena sceso dalla tavola da surf. Ha dei denti perfetti.

Mentre l’educatore torna nel suo ufficio, il cantante inclina la testa imbastendosi addosso una ben pilotata faccia da bravo ragazzo.

Scuoto la mia e torno a leggere i documenti che ho davanti.

-Cosa stai facendo?-

-Riordino le carte, controllo i conti e metto in archivio-

-Noia-

Lo vedo fissare gli occhi sulle bocce della mia collega, anche se lei è una madre di famiglia di circa quarant’anni. È troppo occupata a compilare l’ennesimo modulo per accorgersi dell’insistenza di quello sguardo.

Mi schiarisco la voce e mi alzo.

-Hai voglia di accompagnarmi in archivio?-

-Fai strada-




 

Mi sento un idiota qui.

-Non avete una sala ricreativa?-

-Mmh, non ti hanno mostrato questo posto?-

-Ci ho fatto qualche giro stamattina, ma è deprimente-

-E non sei stato nel reparto più clinico…-

La sento sbuffare.

Ha i capelli corti, più chiari dei miei. Quasi rasati sulla nuca.

Sotto la camicia bianca a maniche corte che ha addosso vedo il segno nero del reggiseno a metà della sua schiena: pessima scelta, se devi lavorare in ufficio mettine uno chiaro, bimba…

Ma non mi posso lamentare, nè di quella, nè dei jeans attillati che le fasciano le gambe.

Ha un bel culo.

Quasi mi si chiude la porta in faccia, preso come sono a fissarla.

La blocco con il palmo della mano e seguo la ragazza nella stanza.

-Senti un po’, ce l’hai un nome?-

Resto per un attimo sorpreso mentre distolgo lo sguardo dalla porta. Smetto di camminare ignorando il tonfo della chiusura e mi guardo attorno: ci sono scaffali ovunque, alti e pieni di cassetti. Potrebbe sembrare quasi una tomba metallica.

-Faith-

Seguo il suono della sua voce e dello scorrere di un cassetto ritrovandola due corsie più avanti.

-Il mio immagino tu lo sappia-

-Direi di sì-

Mi appoggio con una spalla alla superficie alla sinistra del contenitore che sta esplorando

-Vince Neil-

Si ferma e gira la testa guardandomi con ironia.

-Ti ho detto che lo so-

-Volevo esserne sicuro-

Torna a concentrarsi sulle cartelle e sistema finalmente le dannate carte.

-Conosco la vostra musica-

Non so se sia una buona cosa in realtà. Se è almeno un po’ intelligente non si farà avvicinare in fretta dal sottoscritto.

Continuo a soppesare il suo aspetto.

Sì, sì...

Potrei farmela anche se non è così bella.

Mi piace quel neo che ha affianco all’occhio destro, e le sue mani sono piccole… amo le mani piccole.

Fa ticchettare le dita sulla superficie, visibilmente sovrappensiero. Poi improvvisamente chiude e ricomincia a camminare.

-Album preferito?-

-Dipende dall’umore-

La seguo mentre, decisa, spalanca un cassetto più basso e si china a cercare qualsiasi cosa abbia in mente.

Si piega leggermente in avanti lasciando il sedere in bella mostra.

Ghigno.

-È un invito?-

-Come?-

Gira la testa, disorientata, e copro la bocca prima che possa anche solo immaginare l’espressione da maniaco che ho stampata in faccia.

-Niente-

Ho parlato senza pensare e ho appena fatto la figura dell’idiota che sono.

Ma devo stare in astinenza dall’alcol, insomma, non dal sesso...

Certo è che però non voglio finire di nuovo in galera, soprattutto non con l’accusa di “molestie sessuali”. Dove sono le groupie quando uno ha bisogno di distrarsi?

Scorre fin quasi alla fine del cassetto, finalmente estrae una cartella e chiude.

-Traccia preferita?-

Ci riprovo.

-Dipende dall’umore anche quella-

Ricomincia a camminare, diretta fuori da quella stanza metallica.

-Nah, non ci credo-

Continua. Che nervi.

Le prendo il polso della mano destra e mi appoggio lievemente alla sua spalla prima che lei possa allungarsi verso la porta.

-Guarda che non c’è fretta, puoi anche parlare-

Sussurro vicino al suo orecchio appoggiando la sinistra sul suo fianco in modo che non si possa spostare.

Voglio che crolli in modo da avere il mio giochino per la durata di questo personale inferno.



 

-Forse non te ne rendi conto, ma sto davvero lavorando-

Mugola contrariato rimanendo addosso a me.

È proprio un principino viziato, ed io inizio ad avere caldo.

Libero il polso e mi giro per guardarlo.



 

-Non dovresti provarci con il personale-

Mi ride in faccia e mi dà un buffetto sulla testa con il malloppo di fogli.

-Se chiami questo provarci, mia cara Faith, allora credo che tu abbia un’esperienza decisamente scadente con il sesso opposto-

Mi sistemo i capelli che ha osato mettere fuori posto. Che palle di donna.

-Sai qual è la cosa divertente, Vince?-

Si avvicina, come per sussurrarmi un segreto e si alza sulle punte per arrivare all’altezza del mio orecchio.

-Io conosco te, ma tu non mi conosci per niente-

Rimango di ghiaccio per un attimo: non so se quello che ho sentito sia stato solo il suo fiato umido o se abbia davvero fatto guizzare la sua lingua sul mio lobo per una minima frazione di secondo.

Mi dà di nuovo le spalle, così in fretta che non riesco a cogliere l’espressione sul suo volto.

Tentenno, impalato, con le sopracciglia aggrottate e la fronte… devo rilassarmi se non voglio che mi vengano le rughe.

Non so se mi piace questa ragazza.

Però mi tocca seguirla: non ho intenzione di stare in questo archivio nemmeno un secondo di più.






 
  
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