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Autore: _Reve Baggins_    13/11/2016    0 recensioni
Osservavo la porta che ci separava, sforzandomi di immaginarti in piedi, magari con qualche spartito davanti.
Ed il violino.
Non te l’ho mai detto, ma ho sempre preferito il violino al pianoforte.
Non so, forse perché davanti il pianoforte sembri solo un mero oggetto nelle sue grinfie.
Col violino, invece, la scena è tutta per te.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccole note giungevano da lontano. Le sentivo chiare e limpide riempire l’aria attorno a me come se le avessi chiamate.
Accadeva ogni volta. Proprio così. 
Sempre alla stessa ora.
Quelle note si univano, dando vita ad un tripudio di melodie. 
Ed io le aspettavo perché sapevo.
Sapevo e mi ero ormai rassegnato all’idea che non sarei riuscito mai a resistervi. 
Nessun movimento, nessun rumore. Tutto taceva. Era la musica a parlare al posto tuo.
Osservavo la porta che ci separava, sforzandomi di immaginarti in piedi, magari con qualche spartito davanti.
Ed il violino. 
Non te l’ho mai detto, ma ho sempre preferito il violino al pianoforte.
Non so, forse perché davanti il pianoforte sembri solo un mero oggetto nelle sue grinfie. 
Col violino, invece, la scena è tutta per te.
Ed io riesco a vederti, a vedere il tuo viso, le espressioni che illuminano il tuo volto ad ogni corda pizzicata, i movimenti: lievi e calibrati, quasi fosse una danza.
Non ti ho mai detto neanche questo, ma amavo immaginarti danzare insieme a me.
Dovevo poterti sentire vicino. 
A volte chiudevo addirittura gli occhi, e tutte quelle immagini si scalfivano rapidamente nella memoria. A fondo. Troppo a fondo, così a fondo che ero costretto a riaprirli subito dopo per evitare di crollare.
Ognuno ama a modo suo.
Io amavo la tua musica.
Arrivava anche il momento in cui cercavo di darmi un contengo, e allora mi immaginavo entrare in quella stanza piano piano. 
Tu ti saresti accorto di me solo quando un flauto si sarebbe unito a quelle note. E lo suonavo proprio io!
Assumevi ogni volta un’espressione diversa, ma non smettevi di suonare. Infondo non ti infastidiva, perché io ero bravo e riuscivo a starti dietro.
Ovviamente. Ti pare che in una mia fantasia io non manchi di eccellere?
Una fantasia, già. Solo una dannatissima fantasia.
Quante volte ho pensato di infrangere questa realtà. E quante volte non ci sono riuscito.
Era impossibile. Improvvisamente tutte quelle note si trasformavano in tanti ostacoli, un passo verso quella porta significava sbatterci contro e non riuscire ad attraversarli.
Quindi perché tentare. 
La mia mente faceva già il suo lavoro. Per me tu avresti continuato a suonare, ed io ti sarei venuto dietro. Sempre.
Due semplici strumenti che sarebbero potuti diventare qualcosa di più.
I portavoce di parole mai dette. 
Ci saremmo fatti bastare loro per dirci tutto ciò che non si poteva.
Proprio come sto facendo io adesso.
E ci saremmo capiti.
E ci saremmo amati. 
   
 
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