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Autore: Fajander    13/11/2016    0 recensioni
Dragon Ball Vengeance è un universo alternativo all'originale dove Gohan, per una serie di motivi, rimane l'ultimo discendente della stirpe Saiyan in vita. Furioso e guidato dalla sete di vendetta, si ritroverà ad affrontare in una lotta perpetua l'essere che gli ha portato via tutto ciò a cui teneva, cambiando radicalmente la sua personalità. Nel corso della storia egli troverà però dei fidati alleati, con i suoi stessi interessi, che lo aiuteranno in quella che si trasformerà pian piano in una battaglia per la sopravvivenza dell'intero universo.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cooler, Freezer, Gohan, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni successivi Gohan mantenne un profilo basso, o almeno ci provò.
Cercò di evitare ogni rissa, ogni provocazione, ogni lite. Il pelato che aveva affrontato diversi giorni prima era ancora in infermeria, privo di conoscienza.
Un giorno, mentre il giovane saiyan stava prendendo da mangiare alla mensa, un uomo dalla pelle grigiastra lo urtò, facendo cadere il proprio piatto e mandandolo in frantumi per terra.
«Che diavolo fai?!> gli sbraitò contro.
«Non ho fatto niente. Sei stato tu a urtarmi.> disse con calma Gohan. «Sai, tua mamma non ti ha insegnato a non dire bugie?> continuò, mentre un ghigno deformava il suo volto.
Gli altri detenuti, che nel frattempo si erano messi in cerchio attorno a loro, lo acclamavano, dandogli ragione. Era evidente che fosse tutto programmato.
Il terrestre si aspettava tutto ciò, per cui da quando era lì si era allenato ogni volta che poteva in cella, venendo spesso colto in flagrante dalle guardie e di conseguenza punito; era infatto proibito allenarsi e diventare più forti.
«Non nominare mia mamma, verme.> replicò il bambino, scatenando le risa di tutti i presenti. In mezzo alla folla, il vecchio lo osservava serioso. I due erano d'accordo che in questi casi dovesse farsi da parte e lasciare combattere da solo il giovane, dato che sarebbe stato solo un peso per lui.
«Hai detto di non nominare tua madre? Ah! Ora capisco! Mi ricordavo di averti già visto da qualche parte, ma è solo perchè somigli tanto a lei! Sai, tua MAMMA è la puttana del mio pianeta, anzi no... È una puttana intergalattica! Tutta la galassia se l'è montata!> ribattè l'alieno, toccandosi con la sua mano destra il cavallo del pantalone.
«Sapessi quanto mi ha fatto godere... Tuo padre non ha il fegato di far nulla, ovviamente. D'altro canto, tale padre, tale figlio, e se tu sei un rammollito, allora...> concluse.
Questo era troppo. Gli aveva detto di smetterla, ma non lo aveva voluto ascoltare. Ora ne pagherà le conseguenze. Nessuno offendeva la sua famiglia senza soffrire adeguatamente. Ora assaggerà l'odore e il sapore del suo stesso sangue. I capelli di Gohan iniziarono ad ondeggiare, il suo sguardo era assente, la sua aura esplose in un boato che fece indietreggiare di qualche passo tutti i presenti. La sua forza combattiva attuale non era che una mera briciola del suo potenziale, e questo a causa di quel siero che ogni tre giorni gli veniva iniettato.
Ma era comunque sufficiente a massacrare la maggior parte dei detenuti. «Ehi, schifoso: tu sai quanto è lungo il tuo intestino tenue?> domandò il saiyan, sorridendo in modo beffardo e sadico in un modo che non gli apparteneva.
«Cosa? Che razza di domanda è? Lo shock per quello che ho detto prima ti ha fatto perdere il lume della ragione?> ribattè l'altro, aumentando a sua volta la propria aura. «Quello degli esseri umani è lungo circa sette metri, vorrei scoprire se vale lo stesso anche per la tua razza!>. Il terrestre balzò in avanti e iniziò a tempestare di pugni il corpo del detenuto, che urlava di dolore. Il cerchio svanì e le persone si sparpagliarono. L'alieno non riusciva a contrastare l'offensiva, almeno finchè Gohan non lo scaraventò a terra dandogli un calcio sul braccio. Dopo qualche secondo, imprecando e con le ossa dell'arto superiore fracassate, l'uomo si rialzò, preparando una massa di energia sulla mano. Una volta pronta la scagliò contro l'avversario, che la evitò senza troppi problemi inclinando il capo. Non sapendo cos'altro fare, il prigioniero si lanciò sbraitando contro il nemico, maledicendolo di continuo.
Gohan gli andò incontro e, una volta atterrato con una potente ginocchiata sul naso, iniziò a colpirlo con una raffica di pugni sull'addome per poi concludere con uno più deciso che glielo perforò. E mentre fra urla e schizzi di sangue il bambino infieriva con dei calci sulla ferita, gli altri detenuti osservavano impietriti la scena.
Le guardie, incredule quanto loro, si domandavano com'era possibile che quel bambino disponesse di una simile furia. Un tale potere era altamente pericoloso. «Dobbiamo fare qualcosa. Questa cosa va fermata qui e ora!> esclamò una di esse. «Ci penso io, sta' a vedere.>.
Il suo collega si affacciò dalla propria torretta e urlò al microfono: «Chiunque mi porti la testa del moccioso riceverà come ricompensa la libertà!>.
La paura per il ragazzino era tanta, ma quella di rimanere tutta la vita in quel luogo lugubre era molto, molto maggiore. Udite quelle parole, Gohan lasciò perdere il cadavere nemico cosparso in una pozza di sangue. Il saiyan aveva l'intero corpo imbrattato del liquido rossastro; perfino la sua divisa, normalmente grigia, aveva assunto quella colorazione. Ci fu un attimo di silenzio, ma presto l'incertezza dei detenuti fu vinta e, accompagnando la loro carica da un urlo prorompente atto a incoraggiarsi, lanciarono una pioggia di colpi energetici verso il bambino.
Quest'ultimo, riacquisita lucidità e calmatosi, generò una barriera che lo protesse dalla maggior parte degli attacchi. Infatti, essa non resse totalmente, lasciando passare qualche sfera che colpì in pieno il terrestre.
Leggermente ferito si rialzò, e in un attimo molti guerrieri gli furono addosso. Parò e schivò molti dei loro attacchi, qualcuno invece dovette incassarlo per forza di cose: erano semplicemente troppi. "Se continuo così mi sopraffarranno, devo escogitare qualcosa" pensò, dando ogni tanto qualche pugno e calcio a vuoto, nella speranza di colpire qualcuno. Non distingueva infatti i singoli corpi, ma solo una massa indefinita costituita da guerrieri che si muovevano all'unisono. Stringendo i denti l'umano espanse nuovamente la propria aura, liberandosi dei più deboli. Fatto ciò salì in alto, a qualche metro dal suolo, e gridando «Kamehameha!> lanciò contro gli avversari rimanenti un'onda energetica bluastra che impattò violentemente al suolo, dando vita a un bellissimo gioco di luci. Ansimando e respirando affannosamente il giovane tornò a terra, rimettendosi in posizione di combattimento.
Solo quando il fumo si diradò egli notò i corpi inceneriti dei prigionieri cosparsi per tutta la sala. Ma qualcuno era sopravvissuto. Quattro di questi, feriti e con le vesti strappate qua e là, erano pronti a riprendere lo scontro, osservandolo con disprezzo.
«Il mio occhio! Il mio occhio! Piccola carogna, io ti ammazzo!> strillava uno che aveva metà viso ustionato. I rimasti fecero dei passi avanti, incoraggiati dalla visibile stanchezza del loro avversario.
«Ho ancora sufficiente energia per farvi tutti fuori! Andatevene e la cosa finisce qui!> disse Gohan, mettendoli in guardia. Sperava che ciò bastasse a scaturirne la fuga, anche perchè non era sicuro del tutto di quanto appena detto. I suoi nemici si guardarono l'un l'altro, annuirono e dopodichè si lanciarono contro di lui. Fatto qualche metro però un fascio di energia si interpose tra il gruppo e il ragazzino. Entrambe le fazioni, sorprese, alzarono lo sguardo alla ricerca della fonte.
«Questo scontro finisce qui. Tornate alle vostre celle o verrete giustiziati adesso. Avrete modo di uccidervi a vicenda tra due mesi. D'ora in poi i combattimenti sono assolutamente vietati. Andate, ora!> sentenziò una delle guardie.
«Perchè l'hai fatto?> chiese il collega.
«Quel bambino in questo momento è ferito e stanco. Sarebbe stato un peccato se venisse fatto fuori adesso, in più in questo distretto non ci sono molti guerrieri forti. Possiamo sfruttare meglio la cosa: organizziamo un torneo tra tutti i distretti invece, così si sbarazzerà al posto nostro dei detenuti più pericolosi, e se sopravvivrà, ci penseremo noi a ucciderlo.>.
Sorpresi quanto adirati, i quattro carcerati si allontanarono dalla sala, non prima di aver urlato un sonoro «Non finisce qui!> a Gohan, che se ne stava lì, in silenzio, imbrattato di sangue. Avvicinandosi al vecchio, che in tutto quel caos se ne era stato al riparo il più possibile, chiese: «Cosa ci sarà fra due mesi?>
«Il Massacro. Un torneo tra tutti i detenuti. Sostanzialmente serve a togliere di mezzo tutti i guerrieri più forti che potrebbero ribellarsi. Dovrai stare attento, dovremmo farlo tutti.> spiegò l'anziano, sospirando.
«Dovremmo?> continuò il saiyan, trasalendo.
«Il Massacro prevede che tutti combattano. L'ultima volta sono sopravvissuto perchè ero giovane, potevo difendermi. Ma ora...>
«Ti proteggerò io! Li farò fuori tutti, quei bastardi!>. Il suo odio smisurato per Freezer avrebbe trovato sfogo nel distruggere una delle strutture più importanti del suo impero. Quando la guardia li riaccompagnò nelle corrispettive celle, arrivata la notte Gohan dormì come un sasso, esausto com'era.

Luogo: Sala di Alimentazione, Corpo Centrale
Epoca: un mese dopo

Quella volta era il turno del distretto 44 ad occuparsi di fornire il carburante all'alimentatore della stazione spaziale. Per compiere tale operazione era stato scelto un gruppo di poche decine di persone, tra cui rientrava sia il terrestre che Grend, il suo anziano amico. Il loro lavoro consisteva nel prelevare da dei grossi container, appena arrivati da un pianeta dell'impero, delle celle contenenti dei nuclei energetici che dovevano essere inseriti all'interno di uno strano macchinario al centro della sala. Qualcosa di molto complicato che il piccolo saiyan non comprendeva appieno, sebbene un tempo fosse stato appassionato di scienza. Quando le guardie che avevano portato il carico arrivarono, dissero qualcosa che attirò l'attenzione di Gohan.
«Ah, che brutto affare che abbiamo fatto! Stavolta è costato più del solito>
«Già, da quando Lord Freezer è scomparso quei miserabili non rispettano più la legge ed aumentano i prezzi come gli pare.>
"Cosa?" pensò il ragazzo. "Quel mostro è sparito? Che significa?!". Assorto nei suoi pensieri egli non si accorse che la guardia aveva notato la sua inattività.
«Che fai tu?! Lavora, verme schifoso!> ringhiò, dandogli una scossa di media intensità tramite il braccialetto che aveva ogni detenuto. Ciò non fece altro che riportare il saiyan alla realtà e ricordargli qual era il suo obiettivo primario: uscire da lì il più presto possibile e capire cosa diavolo stesse succedendo nel mondo esterno.
Il piano ideato da lui e Grend però procedeva molto a rilento, principalmente perchè le uniche occasioni in cui potevano incontrarsi e quindi discuterne erano durante i pasti. L'anziano alieno aveva spiegato a Gohan tutto ciò che sapeva e che aveva capito nei molti anni di permanenza alla prigione.
«Bene, partiamo dalle guardie. Come ti ho già detto diversi giorni fa vivono nel Corpo Centrale, nell'edificio che sta sopra la Sala di Alimentazione. Non è una posizione casuale, devono proteggere la sala o l'intera stazione spaziale potrebbe smettere di funzionare. Gravità artificiale, corrente elettrica, motori, tutto viene alimentato dal reattore all'interno della sala. Solo pochi detenuti per volta vi hanno accesso, hanno lo scopo di ricaricarlo con il carburante che arriva ogni tanto da fuori, ma ovviamente non possiamo fare nulla perchè siamo sorvegliati dai migliori soldati, inoltre ci mettono un braccialetto che ci friggerebbe il cervello all'istante. Dov'eravamo...>
«Dovevi parlarmi delle guardie...> sottolineò il bambino.
«Ah sì, giusto. Ci sono tre tipi di guardie: la guardia semplice, la guardia scelta e la guardia di èlite. La prima è ovviamente il tipo più scarso, ma anche il più numeroso. Grazie all'impiego di questi sieri che ci iniettano continuamente sono comunque temibili. I soldati semplici si occupano di alcune mansioni come il "cibo" dei detenuti, la scorta di questi dalle celle ad altri luoghi e altro ancora. La guardia scelta ha un livello combattivo leggermente più elevato. Nell'anello più esterno di Trazlaac ve ne sono poche e hanno il compito di presidiare le torri, ma in quello più interno, più vicino al reattore, ve ne sono molte di più. Infine abbiamo la guardia di èlite, la punta di diamante dell'intera struttura. Sono circa una decina e si occupano di sorvegliare la Sala di Alimentazione dall'interno, la zona più delicata e importante. Ognuna di essa potrebbe fronteggiare un intero distretto, si dice. Ma ora che ci sei tu, scommetto che non ne sarebbero più tanto capaci.> concluse, sorridendo.
Il terrestre ricambiò il gesto, ma al contempo aggrottò la fronte.
«C'è una cosa che non mi torna: perchè arrivata la notte se ne vanno tutti?> domandò.
«Perchè non hanno bisogno di controllarci anche di notte. Quando fa buio un gas stordente altamente potente si diffonde nell'intera struttura, fatta eccezione per l'edificio in cui vivono le guardie e le nostre celle, protette da una barriera energetica. In casi particolari, se vedi circolare qualche soldato noterai che hanno delle maschere.>
Gohan si ricordò del suo primo giorno in quel posto orrendo, e di come erano andate le cose. Finalmente aveva tutto più chiaro, e molte delle cose che aveva notato adesso avevano una spiegazione plausibile. Certo che ne era passato di tempo dal suo arrivo lì. In quel mese era notevolmente cambiato. Era diventato più aggressivo, diffidente, teso e sempre pronto a difendersi; non abbassava mai la guardia. Sentiva qualcosa crescere dentro di sè. Qualcosa che prima veniva fuori solo quando era arrabbiato o facevano del male ai suoi amici. Il problema è che ora era costantemente furioso. Qualcosa di oscuro, di temuto dallo stesso Gohan.
Quel posto tetro, privo di speranza e felicità lo stava lentamente ma radicalmente cambiando, trascinando la sua personalità in un punto di non ritorno. Ma c'era una sola cosa che era rimasta la stessa fin dal suo arrivo: la determinazione. Non aveva ancora perso la voglia di andarsene via e lasciare quell'orrida cella, quella divisa insanguinata e lurida e quella zuppa dal sapore marcio.
Tornando al presente, Gohan stava iniziando a scaricare il carico per portarlo al reattore, insieme ad altri detenuti. Ognuno di essi aveva tre guardie che scrutavano attentamente ogni singolo movimento che facevano, per evitare ribellioni o incidenti. Ma se il compito era tanto delicato, perchè farlo fare ai prigionieri e non ai soldati stessi? Semplice: indebolirli e farli lavorare non era una cosa molto saggia, sia per evitare la loro inefficienza in caso di necessità, sia per la loro superbia.
In ogni caso i prigionieri non sarebbero potuti andare tanto lontano, poichè le poche navicelle spaziali disponibili erano quelle delle guardie di èlite, ma la loro ubicazione era sconosciuta; per cui, la malfunzionalità dei motori di Trazlaac avrebbero portato alla morte tutti quanti. Durante il lavoro il saiyan riuscì a scambiare qualche parola con l'amico Grend, ed insieme decisero che quella zona era troppo controllata per tentare un assalto lì. Per tale motivo il piano si sarebbe attuato durante il Massacro, dove in teoria ci sarebbe dovuta essere confusione. Mentre tutti i detenuti si sarebbero uccisi a vicenda, i due sarebbero sgattaiolati via, verso l'edificio centrale, luogo in cui secondo loro si trovavano i veicoli. La loro fuga sarebbe dunque passata inosservata.
Restava però un dubbio: come avrebbero superato le guardie d'èlite? Secondo Grend, che partecipò a un Massacro anni orsono, la maggior parte di essa supervisionerà l'evento, mentre una manciata di loro resterà di guardia. Gohan sostenne che poteva affrontarle perfettamente, dato che, nonostante il siero che lo indeboliva parecchio, con i suoi allenamenti continui avrebbe dovuto farcela. Quasi un'ora più tardi, con la fronte grondante di sudore e la tuta bagnaticcia appiccicata al corpo, il gruppo di carcerati venne riportato nel rispettivo distretto. Durante il tragitto il terrestre osservò per la seconda volta l'enorme ponte che permetteva la comunicazione tra gli anelli concentrici che costituivano la prigione. Tutto ciò che riuscì a scrutare fu solo il massiccio e arruginito metallo delle pareti e del tetto.
«A proposito, che tipo di metallo è questo?> chiese Gohan avvicinandosi all'amico.
«È il Tamel, uno dei più resistenti della galassia. Scommetto che hai provato a sfondare le grate della tua cella, eh?> rispose questi, ridacchiando.
«Eheh, già.>.
Il tempo trascorse lento ed inesorabile, scandagliando le monotone e noiose giornate, finchè il fatidico giorno arrivò. La prima fase del torneo era costituita dalle lotte tra i singoli distretti: poichè i detenuti totali di Trazlaac superava una decina di migliaia, era impossibile e pericoloso farli scontrare tutti insieme, per questo motivo vennero istituite delle eliminatorie, in cui i prigionieri dovevano letteralmente eliminarsi, appunto.
«Finalmente. Oggi faremo il primo passo per guadagnarci la nostra via d'uscita.> aveva detto quel giorno il terrestre, galvanizzato, all'anziano. Quest'ultimo lo fissava leggermente impaurito: era sicuro di aver scorto nei suoi occhi una vena di eccitazione. Che fosse diventato un amante delle guerre? Degli omicidi? Che ci provasse gusto? Non conosceva il suo passato nei dettagli, ma sapeva che qualcuno gli aveva fatto del male ed aveva ucciso i suoi genitori e amici. "Il tuo cuore sta abbracciando l'oscurità e la vendetta, ragazzino. Cerca di fare attenzione, o ne diventerai schiavo." stava per dire, ma poi il giovane era sceso sul campo di battaglia senza dargliene il tempo.
Nei primi momenti Gohan non incontrò nessun avversario poichè, consci della sua forza, tutti lo evitavano come la peste, preferendo di gran lunga massacrarsi fra di loro. Gli unici ad affrontarlo furono i quattro alieni che lo avevano combattuto tempo addietro.

   
 
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