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Autore: Esseinlove    13/11/2016    0 recensioni
A Min Yoongi l’idea di avere le iniziali di un'altra persona tatuate sul polso faceva letteralmente schifo. Odiava pensare che qualcuno potesse decidere al posto suo. Non aveva forse il diritto di innamorarsi di chi cazzo gli pareva? Perché doveva far girare la sua vita esclusivamente attorno a quelle due lettere tatuate?
Jeon Jungkook è un ragazzino di 15 anni e tra meno di cinque minuti sarà la mezzanotte, il giorno del suo sedicesimo compleanno, e finalmente avrà l’onore di scoprire a chi è destinato.
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Sente un lieve bruciore. La pelle pallida del polso che comincia a pizzicare e una macchia scura che si espande lentamente
‘MY.’
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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My Person

 

A Min Yoongi l’idea di avere un nome tatuato sul polso, che poi nome non era, ma solo le iniziali del nome e del cognome, faceva letteralmente schifo.
Odiava pensare che qualcuno potesse decidere al posto suo. Non aveva forse il diritto di innamorarsi di chi cazzo gli pareva? Perché doveva far girare la sua vita esclusivamente attorno a quelle due lettere tatuate?
Le stronzate, come la leggenda del filo rosso o lo storia di Zeus che aveva diviso gli esseri umani in due, costringendoli nell’eterna ricerca della loro metà, lo mandavano in bestia.
Ed era per questo motivo che le aveva provate tutte.
Era andato da un buon tatuatore, il più costoso di tutti non appena aveva compiuto 16 anni e quelle iniziali gli avevano marchiato la pelle. Si era fatto tatuare un maledettissimo teschio proprio li sopra sperando di aver risolto il suo problema, cosa che non fu, quando oltre ad aver speso 120 cazzutissimi Won aveva anche passato la restante settimana a vomitare, letteralmente l’anima, mentre il teschio pian piano scompariva dalla pelle, e quei segni si ripresentavano, agli occhi di Yoongi, più spessi e più scuri.
Non l’aveva ancora conosciuta la sua persona, poteva essere una ragazza, un ragazzo, o un ultra sessantacinquenne con la pancia e il callo del bevitore. A Yoongi veniva da vomitare ogni volta che provava ad immaginarsi la sua figura.
Si era rifiutato di parlare con qualsiasi persona che avesse anche solo il nome che coincideva con la lettera sul polso. Scappava via, o faceva talmente tanto lo stronzo che erano direttamente gli altri ad andarsene. Alla fine, aveva trovato l’unica soluzione possibile, per quanto l’idea di tagliarsi il polso fosse allettante, non era certo intenzionato a perdere la mano perché suonare il piano con una sola era una cosa piuttosto complessa, e quindi aveva optato per un orologio, di quelli con il cinturino spesso che copriva l’intero nome.
All’inizio facevano tutti domande, sembrava che fosse l’unico ad odiare l’idea di essere destinato a qualcuno già ancor prima di nascere, razza di idioti, ma con il passare del tempo e l’aumentare della sua scontrosità anche i suoi genitori, oltre che ai suoi amici e le poche persone che per caso conosceva quando era in giro, avevano smesso di chiedere.

Ora di anni ne ha 20, il mondo continua a fargli schifo, ma ha relegato in un angolo del suo cervello che sul suo polso ci siano scritte le iniziali della sua anima gemella e quando qualcuno gli domanda chi sia il fortunato, semplicemente risponde che lui ha avuto la fortuna di non aver nessun nome.

Stronzate.




Jeon Jungkook è un ragazzino di 15 anni, ama la vita,gli piace la scuola, leggere e studiare, e tra meno di cinque minuti sarà la mezzanotte, il giorno del suo sedicesimo compleanno, e finalmente avrà l’onore di scoprire a chi è destinato. E’ emozionato, se ne sta nel letto, la luce spenta e la stanza illuminata dal chiarore lunare, gettando continue occhiate alla sveglia sul comodino.

23.59
Ha fantasticato tanto su chi possa essere la sua persona, spera in un ragazzo, perché nonostante non abbia esperienze, si è reso conto di essere più attratto da loro che dalle ragazze, spera in una persona gentile e amorevole, che si prenda cura di lui che lo ami con tutto il cuore. Ma soprattutto, spera di incontrarla presto.

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Sente un lieve bruciore. La pelle pallida del polso che comincia a pizzicare e una macchia scura che si espande lentamente. Trattiene il fiato, un po’ per l’emozione, un po’ per l’ansia, un po’ per il dolore, e chiude gli occhi. Aspetta e aspetta, finche il male non c’è più, nella stanza l’unico rumore che si sente è il suo respiro leggermente affannato, e prima apre un occhio, poi l’altro e abbassa lo sguardo con una lentezza estenuante. E’ il momento più importante della sua vita, e non può che nascergli un sorriso dolce sulle labbra quando intravede le iniziali

MY

Sorride, e poi ride, e poi piange, ed è felice e ride ride e ride ancora.
‘Ciao MY, spero di incontrarti presto.’ Pensa prima di lasciarsi cadere tra i cuscini, il polso marchiato posato sul cuore.

Alla fine tanto presto non l’ha incontrato, sono passati due mesi dal suo compleanno e nonostante si guardi intorno alla costante ricerca di qualcuno che si distingua tra la folla ai suoi occhi, ancora non l’ha trovato. E’ un po’ demoralizzato, soprattutto perché il suo migliore amico ha trovato la sua anima gemella esattamente il giorno del suo sedicesimo compleanno, si sono scontrati,non hanno neanche faticato a trovarsi, si sono guardati e hanno capito subito di essere destinati. Mentre lui, a distanza di mesi ancora non ha avuto la scintilla che l’aveva fatto restare sveglio ad osservare quelle iniziali i primi giorni dopo la loro comparsa.
Ci rimugina un po’ su quando, per ripararsi dalla pioggia, decide di entrare in un bar, è un posto carino e li non c’è mai stato, è piuttosto lontano da casa sua però è a metà strada dalla scuola di danza, è in anticipo di una buona mezz’ora e spera che il tempaccio passi in fretta. Si siede in uno di quei tavolini alti,con gli sgabelli lunghi che non ti permettono di toccare il pavimento. Si stava divertendo a guardare i suoi piedini andare avanti e indietro con un sorriso imbarazzante sul volto quando qualcuno si schiarisce la gola. Solleva la testa velocemente, rosso in viso, e un po’ muore mentre guarda il ragazzo più bello che abbia mai visto, che lo fissa come se fosse un idiota, un sopraciglio alzato e un ghigno in faccia.
'Che ti porto?.’ Ha una bella voce, si trova a pensare Jungkook, perdendosi ad osservare il taglio di capelli simile al suo, la forma perfetta a mandorla degli occhi scuri e quei capelli adorabilmente rosa.
‘Quindi?.’
‘Oh, umh, io… un caffè macchiato?.’
‘E’ una domanda o ciò che vuoi?.’ Si da del cretino, perché non è in grado di avere una conversazione normale con il cameriere più bello della storia dei camerieri?.
‘Emh,no?... cioè no, un caffè macchiato va bene, si.’ Il ragazzo ride e si allontana scuotendo la testa. Kookie vorrebbe sotterrarsi.

‘Ecco a te.’ Sobbalza al suono di quella voce, mentre riporta la sua attenzione verso il locale. Era rimasto ad osservare la pioggia che cadendo lasciava la sua scia sulla vetrata, guardava le persone che correvano per ripararsi o che camminavano tranquillamente sotto l’ombrello.
‘Scusa non volevo spaventarti.’ Kookie lo guarda prima di rivolgergli un sorriso tutto denti e aggrotta le sopraciglia perplesso quando il cameriere distoglie lo sguardo irrigidendo la mascella , lasciando sul tavolo il suo caffè e allontanandosi in fretta. Che strano pensa mentre soffia per raffreddare la bevanda e gioca col bicchiere per scaldarsi le mani.
Alla fine smette davvero di piovere, cosi si alza, dopo aver finito il più buon caffè macchiato che abbia mai bevuto e raggiunge la cassa per pagare. Non nega che mentre il cameriere gli fa lo scontrino, si guardi intorno alla ricerca di una testa rosa, testa che spunta quando ormai ha già pagato ed è il tempo di andarsene. Si guardano, per secondi che sembrano infiniti e Jungkook si ritrova a sperare che sia lui la sua persona, lo vorrebbe davvero tanto ma poi si rende conto di essere fermo, che sta ostacolando il passaggio degli altri ed è costretto a girarsi e andarsene.



‘Perché non gli hai chiesto il nome?.’
‘Volevo conoscerlo mica spaventarlo. Cosa avrei dovuto dirgli? Ciao scusa potresti dirmi come ti chiami? No perché potresti essere l’amore della mia vita e mi piacerebbe saperlo sai com’è… Davvero Nam?.’
Namjoon, quello che teoricamente dovrebbe essere il suo migliore amico, si mise a ridere divertito, sembrava trovar gusto nel tirarlo per il culo e spingerlo verso un esaurimento nervoso. Era arrivato alla scuola di danza dopo pochi minuti, trovando Nam fuori ad aspettarlo, la prima cosa che gli aveva detto nel vederlo era che aveva la faccia di uno appena uscito da un sexy shop. Aveva riso mentre pazientemente gli raccontava l’accaduto, arrossendo quando il suo amico alludeva al fatto che poteva davvero aver trovato la sua anima gemella.
Ma era impossibile no? Quel ragazzo era troppo, troppo tutto per uno come lui. Non era possibile che chiunque facesse quella cosa delle iniziali avesse messo insieme proprio loro due. A Kookie sarebbe piaciuto tanto, ma sapeva che fondamentalmente era una cosa improbabile giusto?

 


La seconda volta che lo vide fu pura coincidenza. Si era fermato più del dovuto agli allenamenti scordandosi dell’orario e del fatto che avrebbe dovuto prendere il pullman per tornare a casa. Sfortunatamente quando decise di spegnere la musica l’orologio appeso al muro segnava le 22.30 e l’ultimo pullman passava alle 21.30.

Stava davvero cominciando ad odiare quella serata, era stanco, affamato ,fuori faceva veramente freddissimo e avrebbe dovuto camminare per più di mezz’ora per arrivare a casa. Con la borsa che sbatteva contro un fianco e la musica nelle orecchie si era indirizzato verso la sua abitazione, non sicuro neanche della strada da seguire.

Riconobbe un’insegna in legno, con la luce blu che risplendeva nella notte. Gli si era fermato il cuore mentre l’immagine del ragazzo dai capelli adorabilmente rosa si formava nella sua mente, aveva anche provato a non pensarci, ma proprio quando era a pochi passi dall’entrata la porta si era aperta, rivelando un cameriere con in mano un sacco dello sporco nero, l’aveva appoggiato contro il muro, probabilmente stavano chiudendo, e poi nel girarsi per tornare dentro i loro occhi si erano incontrati ancora. Fu un attimo, uno solo, in cui il mondo decise di fermarsi, poi il ragazzo con i capelli adorabilmente rosa rientrò dentro, solo in quel momento Jungkook si rese conto che entrambi si erano bloccati, uno nel bel mezzo del marciapiede, mentre l’altro proprio davanti all’entrata.

Mentre tornava a casa l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che forse quel giorno non faceva proprio cosi schifo.

 

La terza volta che si videro fu ancora più strana rispetto alle prime due.

Era stato invitato a casa di Namjoon, perché lui e il suo fidanzato Jin, avrebbero festeggiato il loro primo anniversario da quando si erano trovati. Jin gli piaceva, era più grandi di loro, anche se lo stesso Nam era più grande di Kookie di due anni, era un ragazzo sempre allegro e con un sorriso perenne sulle labbra, inoltre preparava il miglior cibo che lui avesse mai assaggiato e questo, a sua detta, era la miglior qualità che possedeva. Si era preparato in fretta dopo gli allenamenti, si era vestito con i pantaloni di jeans neri che tanto gli piacevano, quelli strappati sulle ginocchia e sopra ci aveva aggiunto la sua camicia anch’essa nera. Si era pettinato, e questo non succedeva mai, Namjoon avrebbe sicuramente dovuto ringraziarlo. Era arrivato un po’ in ritardo, perché la strada era tanta e aveva dovuto aspettare che la madre tornasse da lavoro. Ma alla fine era arrivato e ad aprirgli la porta era stato lo stesso Jin, che lo aveva abbracciato con trasporto scompigliandogli i capelli, maledetto!.

L’aveva notato immediatamente, appena era entrato nel salone principale, i capelli rosa, la camicia bianca che lo rendeva ancora più pallido e la sua aurea scura che aleggiava intorno a lui. Lo trovava adorabile.

‘Kooookie.’ Aveva strillato Nam, attirando l’attenzione su di loro dell’intera stanza, arrossire per lui fu il minimo, mentre il suo migliore amico lo attirava in un abbraccio stritolatore.
‘Ehi ragazzi questo è Kookie, il ragazzo che sfortunatamente mi è capitato come migliore amico.’ Disse ridendo presentandolo a tutti. Aveva sbuffato una risata guardando verso il cielo, mentre gli pizzicava un fianco, sapeva i punti deboli di Namjoon.
‘Io credo che sia lui lo sfortunato.’ Aveva aggiunto Jin scatenando l’ilarità di alcuni presenti. Alla fine Nam l’aveva trascinato a fare la conoscenza di tutti. Non è che non gli importasse, ma soppesava il nome di colui che gli si presentava attendendo in grazia il momento in cui Namjoon gli avrebbe presentato lui.
‘Ecco Kookie, lui è Yo-.’
‘Suga.’ Aveva concluso il ragazzo rosa per lui.

Suga, gli piace come nome, gli dona, suga, come zucchero. A Jungkook viene voglia di baciarlo.

‘Piacere.’

Non si sa bene come, ma a metà serata si ritrovano seduti sullo stesso divano, mentre parlano di ogni cosa possibile ed immaginabile. Kookie è venuto a conoscenza che il ragazzo ama rappare, suonare il piano e giocare a basket, sa anche che il suo colore preferito è il verde e che vive da solo perché suo padre è uno stronzo e preferisce vederlo il minimo indispensabile. Mentre al contrario Suga sa che lui ama la danza, ha una bella voce ma non la usa quasi mai, che è il maknae del gruppo, e che è il ragazzo più adorabile che abbia mai conosciuto.

Il fatto poi che il suo nome cominci con la K e non con J non fa che migliorare la sua serata.

Alla fine passano entrambi la miglior serata della loro vita.

 

 

‘E quindi… tu e Suga…’ Si mise a ridere Kookie, l’aveva notato da un po’ che Namjoon stava provando a tirare fuori l’argomento.
‘Si?.'
‘Vi frequentate.’
‘Non ci stiamo frequentando Nam.'
'Ti ha chiesto di uscire … Sei sicuro che non sia tua persona?.’

Il cuore di Jungkook perse un battito a quelle parole. Lui e Suga si erano scambiati il numero dopo quella serata e avevano passato le due settimane successive a riempirsi di messaggi, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Fino a quando il più grande non gli aveva chiesto di vedersi, era caduto dalla sedia sulla quale era seduto, e si era anche fatto male al sedere, ma aveva preso a saltellare per l’intera casa dimenticandosi di rispondere al messaggio per almeno un’ora buona. Alla fine aveva accettato ovviamente.

‘Usciamo come amici Nam, nulla di più. E comunque no, il suo nome non coincide con la mia iniziale.'

Odiava questa cosa, voleva maledettamente tanto che lui fosse la sua persona, con tutto il cuore. Gli piaceva e questo era sbagliato no? Avrebbe dovuto piacergli qualcuno con cui il nome iniziava per Y, non per S.

‘Uscire come amici? Per carità Jeon Jungkook, l’hanno notato anche i muri che volevate saltarvi addosso e mangiarvi la faccia a casa mia.’ Kookie arrossisce fino alla punta delle orecchie, per quale motivo frequento ancora questo deficiente?, pensa sconsolato mentre lo spintona di lato prima di superarlo per entrare in palestra.


‘Era entrato tutto trafelato, in ritardo di quasi un’ora, ero convinto che sarebbe svenuto ai nostri piedi, ti giuro aveva gli occhi fuori dalle orbite.’ Rise di gusto Jungkook, mentre raccontava a Suga come lui e Namjoon si fossero conosciuti, durante la prima lezione di danza a cui lui aveva preso parte. Suga si mise a ridere, appoggiando la tazza di caffè davanti a sé. Alla fine si erano accordati per uscire, nulla di speciale, erano semplicemente finiti in un bar piuttosto carino a metà strada dalle abitazioni di entrambi. Kookie aveva ordinato il solito caffè macchiato, mentre Suga un caffè amaro. Aveva fatto una faccia disgustata il più piccolo, scatenando l’ilarità del maggiore che aveva contagiato anche lui. La giornata stava trascorrendo piacevolmente quando decisero di uscire dal bar.
‘Ti va di fare un giro?.’ Gli aveva domandato Suga, e Jungkook non capiva il motivo per il quale fosse cosi agitato, ma comunque aveva accettato di buon grado, e si era ritrovato nel parco più grande che avesse mai visto. 
‘Non ci sono mai stato qua.’ Afferma mentre si guarda introno stranito, eppure avrebbe dovuto notarlo no?.
‘E’ poco conosciuto, perché c’è solo un’entrata e non è molto visibile.’ In effetti non aveva tutti i torti. Il parco era si gigantesco ma a popolarlo erano meno di una decina di persona.'
Oh guarda, un laghetto.’ Fu istintivo per Kookie afferrare la mano del più grande, e trascinarlo verso lo stagno. Si fermarono sul bordo, osservando le paperelle che spensierate starnazzavano e giocavano con le anatre. Si mise a ridere e portò la sua attenzione su Suga, fu inevitabile sentire il cuore battere più velocemente, quando notò lo sguardo dell’altro già fisso su di se. Gli sorrise dolcemente e solo in quel momento si rese conto delle mani che giacevano lungo i loro fianchi ancora intrecciate. Non seppe bene chi fu il primo ad avvicinarsi, ma si trovarono con il viso a meno di un centimetro, e si sarebbero sicuramente baciati se proprio in quel maledettissimo momento non avesse cominciato a piovere.
‘Che cazzo?.’ Suga aveva sollevato il viso verso il cielo, osservando le gocce d’acqua piovana che cominciavano a cadere sempre più grosse. Ma mentre lui osservava il cielo, Jungkook si perse ad osservare lui. E’ bellissimo, è l’unica cosa che riesce a pensare mentre guarda la linea pronunciata della mascella, gli zigomi sporgenti e le labbra, porca miseria quelle labbra. Cosi non ci pensa due volte, mentre la pioggia li inzuppa da capo a piedi, non appena Suga riporta la sua attenzione sul minore, di alzarsi sulle punte prendendo lo slancio e appoggiare la bocca sulla sua. E’ un attimo in cui entrambi restano immobili, ma poi le braccia del più grande si stringono intorno ai suoi fianchi, lo trascina verso di se annullando qualsiasi distanza che ci sia tra di loro ed il tutto si fa molto più frenetico ed intenso.

‘Andia- andiamo da me.’ Sussurra Suga ansimante ancora sulle labbra umide di Kookie.
‘E’ più vicino, cosi non ti ammali.’ Conclude infine. Jungkook annuisce soltanto, in questo momento accetterebbe qualsiasi cosa lui gli proponesse. Ci mettono poco meno di cinque minuti ad arrivare a casa. Sono bagnati fradici e Kookie si preoccupa di rovinargli il pavimento ma viene letteralmente trascinato in casa. Si guardano in silenzio, a Jungkook trema il labbro inferiore e non sa spiegarsi quale sia il motivo.

E’ sempre una questione di secondi tra di loro. Un attimo prima si guardano e l’attimo dopo il minore si ritrova con le cosce allacciate dietro la schiena di Suga mentre quest’ultimo sale le scale. Apre una porta e forse Kookie si permette di preoccuparsi un po’, ma quando apre un occhio si rende conto di essere all’interno del bagno. Suga lo rimette con i piedi per terra, mentre si gira per accendere una piccola stufetta li vicino.
‘Che fai?.’
‘Impedisco che tu ti prenda la polmonite no?. Aspetta qua.’ Non gli lascia il tempo di rispondere perché esce dalla stanza, nella quale fa ritorno poco dopo con in mano dei vestiti puliti e caldi. Li appoggia sulla lavatrice mentre estrae dall’armadietto sotto il lavandino un asciugamano. Glielo appoggia sulla testa e gli friziona i capelli con una dolcezza infinita, tanto che a Kookie viene quasi da piangere. E ancora non ci pensa quando si sporge e lo bacia, di nuovo. E’ un bacio semplice, non c’è niente di malizioso o avventato, è uno di quei baci che dai alla persona che ami solo per il gusto di ricordargli che lo fai, che la ami con tutto il cuore. E sorridono entrambi, mentre i capelli gli ricadono scomposti e scoordinati sulla testa.
‘Tieni, mettili che sono asciutti.’ Sussurra baciandogli la fronte prima di uscire dal bagno.
‘Grazie.’

 

‘Suga?.’
‘Sono giù.’ Jungkook lo raggiunge in salotto, è seduto sul divano, indossa anche lui vestiti asciutti e i suoi capelli adorabilmente rosa sono ancora un po’ umidi.
‘Che dici, guardiamo un film?.’ Il moro annuisce regalandogli un sorriso smagliante.

‘Ma perché un horror? Andiamo non dirmi che non ti piacciono quei film dove escono folletti ed unicorni colorati, daidaidai.’ Sbotta Kookie affondando il viso nelle mani per la paura. Fondamentalmente è un cagasotto. Odia tutto ciò che fa paura e vedere un Horror con il ragazzo che ti piace facendo urletti che neanche le ragazzine di tredici anni in piena crisi ormonale alla vista del loro idolo, lo fa sentire un po’ impotente. Lo stronzo comunque ride, mettendogli un braccio introno alle spalle a trascinandolo verso di se. Fanculo dovremo vedere horror più spesso, pensa mentre, all’ennesima scena spaventosa si permette di affondare il viso nell’incavo del suo collo. Non è intenzionato ad uscire dal suo nascondiglio, un po’ perché li è caldo, perché li il suo profumo si sente di più ed è convinto che ci potrebbe passare la vita su quell’angolino di pelle e un po’ perché il più grande ha preso ad accarezzargli la testa e lasciargli baci dolci su essa.
Nonostante ciò non aveva assolutamente messo in conto l’idea di addormentarsi.

 

Si risveglia non sa bene quando, è sdraiato sul divano e una coperta lo avvolge fino ai piedi, sorride mentre si alza, portandosi dietro la coperta mentre raggiunge l’unica altra stanza illuminata. Lui è li, girato di schiena mentre fischietta un motivetto pubblicitario. Jungkook sente lo sfrigolio della carne che cuoce e un profumo invitante raggiunge le sue narici. Si avvicina piano, abbracciandolo da dietro e poggiando la nuca al centro della sua schiena. Suga sobbalza spaventato e Kookie ridacchia.
‘Ehi.’
‘Ehi… scusa, non volevo addormentarmi.’
‘Non fa niente, eri bello mentre dormivi.’
‘Pf, io sono bello sempre.'
‘Questo è vero.’ Jungkook si stacca da lui, permettendogli di girarsi nella sua direzione.
Sei bello anche tu.’ Glielo sussurra imbarazzato, lo sguardo basso e il viso in fiamme. Glielo solleva piano, carezzando gli zigomi con i pollici, un sorriso meraviglioso ad incorniciargli le labbra e poi lo bacia, con una tenerezza infinita, la lingua che chiede permesso per entrare e Jungkook che non le nega l’accesso.
E’ uno scontrarsi infinito di denti e labbra e lingua, prendono tutto ciò che l’uno mette a disposizione dell’altro e poi ne voglio ancora ancora ancora. La carne abbandonata al fuoco, nessuno ci pensa più, mentre si perdono ognuno all’interno della meraviglia dell’altro.

Stava andando tutto troppo bene.

 

Jeon Jungkook piccolo stronzo, da quanto tempo è che non ti fai vedere?.’ Grida Hoseok, un suo compagno di danza, nell’esatto momento in cui lui e Suga entrano nella stanza.
‘Hoseok-Hyung.’ Ride gettandosi tra le sue braccia, adora quel ragazzo, non ha mai incontrato nessuno con la stessa voglia di vivere che ha lui. Forse solo Taehyung. Ritorna vicino a Suga, ma nota immediatamente che c’è qualcosa che non va. La mascella è rigida e non appena si guardano gli rivolge uno sguardo di ghiaccio.
‘Ch-che c’è?.’
‘Mi stai tirando per il culo vero?.’
‘Cosa?.’ Jungkook si guarda attorno nella stanza, il suo sguardo che si ferma su Nam e poi su Jin, e lo vede, dal modo in cui quest’ultimo ha spalancato gli occhi che c’è qualcosa che gli sfugge.
‘Mi avevi detto che il tuo fottuttissimo nome era Kookie.’ Gli grida addosso Suga.
‘Kookie? E’ il mio soprannome, io non ho mai detto di chiamarmi cosi. Pensavo lo sapessi il mio nome, ma non capisco, che problema c’è?.’
‘Stronzate, mi hai preso per il culo tutto questo tempo cazzo.’ A Jungkook gira la testa, meno di cinque minuti fa erano in macchina a pomiciare e ora stavano litigando, e non riusciva a capirne il motivo.
‘Preso per il culo? Suga ma di cosa stai parlando? Per favore davvero io non capisco.’
'Yoongi.’ Ad intervenire fu Jin, che si affiancò a Kookie. Gli venne un mezzo infarto al sentire quel nome, mentre l’immagine delle lettere tatuate sul polso si faceva largo trai suoi pensieri. MY
Yoongi?.’ Portò la sua attenzione prima su Suga e poi si Jin, i due si stavano guardando malissimo, Kookie pensò che da un momento all’altro probabilmente si sarebbero saltati addosso.
‘E’ solo un ragazzino Yoongi, non ti azzardare.’
‘Col cazzo che non mi azzardo Jin, levati dai coglioni.’
‘Non lo sa neanche lui quale sia il tuo nome.’
‘Porca puttana smettetela di escludermi. Ditemi che cazzo sta succedendo.’ Sbotta il più piccolo dei tre. ‘Perché ti ha chiamato Yoongi? Dimmi il perché?.’
‘Perché mi chiamo cosi.’
‘Ma non è possibile, credevo che tu fossi Suga… il-il cognome, dimmelo, dimmi com’è.’ Ci fu un lungo momento di silenzio, che fu interrotto da Namjoon

‘Min.’

In quel momento, sentì la terra aprirsi sotto di lui. L’aveva trovata, aveva trovato la sua persona.

‘MY, se-sei tu, io.. sei sempre stato tu.’ Sorrise Kookie, finalmente tutto tornava. Non si era innamorato di una persona sconosciuta, si era innamorato della sua persona.
‘NO. Questa cosa, queste lettere, fanno schifo. Io non le voglio. Non le voglio chiaro?.’
‘Cos-cosa vuol dire che-che non le vuoi? Ma sono sempre io.’
‘Non è vero, sono stronzate. Volevo Kookie, non te, non queste cazzo di lettere con la quale ho avuto la sfortuna di nascere. Decido io di chi innamorarmi. Nessun Dio, nessun destino.’
‘Kookie, Jungkook, non capisco cosa cambia? Sono io, in qualsiasi caso. Lo ero anche prima, solo che non lo sapevi, quello che ti ho dato, ero io, sono sempre stato io, non c’è differenza.’
‘Già, è per questo che mi fa schifo. E’ per questo che lo nascondo.’ Disse allungando il polso coperto da uno spesso orologio nero.

A Jungkook mancò il respiro mentre guardò Yoongi uscire di casa sbattendosi la porta alle spalle.


Era arrabbiato, anzi no di più, era infuriato. Si stava dirigendo a passo di marcia verso il bar dove lavorava Suga, o meglio Yoongi. Faceva ancora strano pensarci, sapere di aver trovato la propria anima gemella ed essere consapevole che questa ti odi, beh fa schifo.

Ma Jungkook, non gliel’avrebbe permesso maledizione, non gli avrebbe permesso di impedirgli di vivere il suo grande amore solo perché era troppo stupido da accettare i suoi sentimenti. Nossignore.

Ed è per questo, che dopo un mese passato prima a piangersi addosso, poi a rimuginare e poi a ideare piani omicidi nei confronti della sua persona, si era deciso finalmente a prendere in mano la situazione. Era spaventato si, ed era anche agitato perché non lo vedeva da troppo tempo, sentiva la sua mancanza fisica e aveva una voglia matta di baciarlo. Ma ciò non gli impedì di aprire la porta del bar, andare alla ricerca di una testa, non più rosa, ma verde menta, e bloccarlo con in mano un vassoio con dentro l’ordinazione di qualche cliente. Era sorpreso dal vederlo li, Jungkook poteva benissimo notarlo dal suo sguardo.
‘Parliamo. Mi ignori da un mese. Prenditi una pausa e vieni fuori.’ Non aveva aggiunto altro, si era voltato ed era uscito dal negozio. Meno di due minuti dopo un Min Yoongi assolutamente bellissimo l’aveva raggiunto. Non l’aveva guardato però, mentre lo superava per infilarsi in un vicoletto chiuso. Si erano fermati, uno di fronte all’altro, osservandosi in silenzio, sostenendo una lotta silenziosa per vedere chi sarebbe stato il primo a cedere.

Jungkook non era li per quello.

‘Ciao.’
‘Ciao.’
‘Possiamo parlarne? Ti prego, Sug… Yoongi.’
‘Ti ho già detto tutto ciò che cera da dire.’
‘Io…io, sarò Kookie e non Jungkook se è ciò che vuoi, puoi anche continuare a tenere il tuo orologio non mi interessa. Esistono coppie in cui solo uno è con l’anima gemella mentre l’altro è destinato ad un’altra persona.’
‘Vuoi davvero renderti ridicolo per il resto della vita?.’
‘Io voglio essere felice. Con te. Voglio quello che hanno Jin e Nam, perché vuoi privarmi dell’amore della mia vita?.’
‘Non c’è nessun amore della tua vita cazzo!.’
‘Questa è una fottutissima stronzata e lo sai anche te. La verità è che hai paura, hai paura perché ti sei innamorato di me ma credi di poter perdere il controllo su te stesso. Beh la vuoi sapere una cosa? Guardami! Sono un cazzo di scricciolo di sedici anni, anche se volessi, e.non.voglio. non potrei mai toglierti ciò che è tuo, non ne sarei capace, perché non è da me. E questo lo sai vero? E’ per questo che vuoi costringerti ad odiarmi.’

Lui non disse niente, e Kookie si trovò a sospirare affranto, abbassando lo sguardo verso le sue mani che tremavano. Sperò di sentire qualcosa, anche solo una minima parola, ma cosi non fu.
‘I-io ora devo andare, se no faccio tardi a danza.’
Non ce la fece a sollevare lo sguardo, cosi lentamente senza aggiungere altro si voltò lasciandosi lui e il vicolo alle spalle.


Erano passati due mesi, non l’aveva più visto, ci girava alla larga perché vederlo sarebbe stato doloroso. Quando Nam e Jin organizzavano feste raramente ci andava, e quelle poche volte che lo faceva lui non c’era.
‘Namjoon, rallenta, lo so che siamo in ritardo ma sta piovendo.’ Sbottò il minore gettando un occhiata al suo migliore amico.
‘Stai calmo Kookie, so cosa faccio.’
‘Su questo ne ho i miei dubbi.’ Quello probabilmente fu l’attimo fatale, perché Namjoon distolse lo sguardo per puntarlo su di lui. Furono solo pochi attimi, un gran baccano, vetri sparsi ovunque e poi il buio.

 

BIP.

Aveva mal di testa, sentiva le articolazioni pesanti e gli occhi non ne sapevano di aprirsi. Stava forse sognando?
Poi in lontananza dei singhiozzi, voci familiari e parole confuse.
‘Calmati… colpa tua… starà… bene… rimetterà’

Poi più niente.

 

BIP.

‘Come cazzo è successo? Chi cazzo te l’ha data la patente razza di cretino?.’
‘Non parlargli in questo modo.’
‘Me ne frego il cazzo. Guardalo, cristo santo, come hai potuto ridurmelo cosi?.

Stava ancora sognando?

 

BIP.

‘Svegliati, svegliati, svegliati, ti prego.’

 

BIP.

‘Sono un cretino, e tu hai ragione. Lo so, lo so, ti prego, svegliati.’
Senti qualcosa di caldo sulla guancia, non capì bene cosa fosse.

Ma tanto sognava giusto?

 

BIP.

‘Ehi Kookie, sono io, Nam, sai, quello che… quello che dovrebbe essere il tuo migliore amico. Mi disp-dispiace cosi tanto. Ti prego svegliati.’ Senti singhiozzare, ma continuò a non capire.

 

BIP.

‘Perché non si sveglia dottore?.’
‘Il corpo ha bisogno del suo tempo per recuperare le energie.’
‘Si ma sono passati cosi tanti giorni.’
‘Starà bene.’

 

BIP.

‘Mi arrendo ok? Maledizione Jungkook mi arrendo, hai vinto. Avevi ragione, fin da subito. Sono un cretino che ha preferito scappare pensando di essere in tempo, ma la verità è che lo sapevo. L’ho sempre saputo sin dalla prima volta che ti ho visto. Ti ricordi eh? Te lo ricordi?. Io si, eri la seduto al tuo tavolo che muovevi i piedi come se fosse la cosa più bella del mondo. Mi è bastato guardarti un attimo Kookie, uno solo, mi hai sorriso ed io ero già perso, già innamorato. Perché lo sono, e mi dispiace di averlo capito tardi, di non averti fermato quando sei venuto da me. Ero solo spaventato, ho passato una vita ad odiare il marchio e mi è bastato vederti per un solo istante per far crollare tutti i miei muri. Lo capisci vero? Era difficile anche per me. Ora non lo è, ora ho capito. Ti amo e sei tipo la mia persona giusto? Si lo sei, lo so che è cosi. Perché se penso di poter avere qualcun altro mi viene da vomitare. Non voglio qualcun altro, voglio te. Quindi ti prego, ti prego Jeon Jungkook, svegliati.

 

BIP.

Aveva mal di testa, e quando aprì gli occhi fu inondato di luce.

Bianco, il bianco era ovunque, i muri, le lenzuola e le tende. C’era un lieve brusio causato dalla televisione appesa al muro, ma la stanza era vuota. Provò a muoversi ma senti dolore un po’ ovunque, si stava agitando e il rumore di una macchinetta posta vicino al letto aumentò perforandogli l’udito incrementando il suo mal di testa. La prima persona ad entrare fu un’infermiera, anch’essa tutta bianca. Si fermò sulla porta, evidentemente sorpresa di vederlo sveglio.
‘Oh, bentornato Signor. Jeon.’
‘Umh, ho sete.’ Biascicò a fatica. L’infermiera si avvicinò e con un sorriso rassicurante gli porse un bicchiere di plastica, poi suonò il campanello, evidentemente per avvertire il dottore.
‘Gli altri? Dove sono? E Nam? Sta bene?.’
Lei rise, era carina.
‘Stanno tutti bene, sono qua da una settimana sa, sono usciti a prendere una boccata d’aria, saranno contenti di sapere che sta bene.’ Jungkook annui, mentre alla mente gli saltavano spezzoni di conversazioni. Erano reali o se le era immaginate?.
Spalancò gli occhi, si erano reali allora Yoongi aveva ammesso di amarlo giusto?.
La porta si aprì rivelando un dottore, più o meno giovane, gli sorrise e fece un cenno all’infermiera invitandola ad uscire.
‘Non far entrare nessuno Susie, grazie.’ Quest’ultima annui, prima di chiudersi la porta alle spalle.
‘Allora, come si sente?.’
‘A pezzi? Potrei sollevarmi?.’ Il medico lo aiutò a sistemare i cuscini e ad abbandonare la posizione sdraiata per mettersi comodamente seduto. ‘Devo farle delle semplici domande, per vedere che non ci siano problemi va bene?.’
‘Si.’
‘Come ti chiami?.’
‘Jeon Jungkook.’
‘Anni?’
’16.’
‘Quando sei nato?.’
‘L’1 settembre del 1997.’

‘SIGNORE LE HO DETTO CHE NON PUO’ ENTRARE!.’ La porta andò a sbattere contro il muro, mentre una figura alta e slanciata, con i capelli verde menta e i vestiti sgualciti entrava nella stanza. Il suo sguardo vagò finche non si soffermò su Jungkook, chiuse gli occhi sospirando. ‘Dovrebbe uscire, non può stare qua.’
‘No.’ Fu la semplice risposta.
‘Non fa niente dottore.’ Disse il moro. Il medico sospirò affranto prima di riprendere la serie di domande.

‘Bene, non ci sono danni alla memoria a breve e lungo termine. La botta fortunatamente non è stata troppo forte. Ti consiglio tanto riposo e di prendere le medicine tre volte al giorno dopo ogni pasto. Comunque resterà in osservazione ancora per una settimana.’ Il dottore si congedò, dopo ciò e nella stanza cadde un silenzio opprimente. Yoongi si avvicinò al letto, si guardarono senza dire niente, anche quando la porta si apri facendo entrare tutti gli altri, anche quando gli occhi del più grande si riempirono di lacrime.
‘Mi dispiace.’ Fu l’unica cosa che disse prima di piegarsi sul più piccolo, affondando il viso nell’incavo del collo, mentre calde lacrime gli scivolavano lungo le guancie.

Alla fine, gli avevano dato il permesso di uscire ancor prima del tempo prestabilito. Secondo Namjoon il tutto era dovuto al fatto che avesse amici molesti, che disturbavano l’intero piano e non vedevano l’ora di sbarazzarsi di loro. Anche Kookie la pensava a quel modo. Lui e Yoongi non avevano più parlato. Ma il più grande l’aveva chiamato dicendogli di vestirsi perché in meno di cinque minuti sarebbe arrivato sotto casa sua. Erano al parco dove si erano scambiato il loro primo bacio, di nuovo di fronte allo stagno a guardare le anatre.
‘Kookie.’ Voltarsi, forse per lui in quel momento, fu ancor più doloroso rispetto all’incidente.
‘Non fa niente Yoongi, davvero. Ho capito e magari possiamo restare amici, mi farebbe piacere.’ Gli sorrise, ma non era ciò che voleva e questo lo sapevano entrambi.
‘No. Non voglio essere tuo amico. Non voglio vederti con qualcun altro, non voglio doverti guardare da lontano. Sono un cretino, un cretino che ha bisogno dei suoi tempi, però l’ho capito Kookie, sei esattamente tutto ciò che voglio. Non so se sia un bene o un male, ma se quel qualcuno mi ha collegato a te, forse, forse è perché insieme saremo felici. Io, io non lo so. Ho passato troppo tempo ad odiare questa idea, ma odio di più il pensiero di non averti. Quindi se vuoi, se sei disposto a darmi, a darci, un’altra occasione, Jeon Jungkook vorresti essere la mia persona?.’
‘Si.’
Gridò ridendo prima di gettargli le braccia al collo.

Finalmente sarebbero stati felici anche loro.

   
 
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