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Autore: Destielwinchester94    13/11/2016    2 recensioni
Destiel!
Castiel si voltò lentamente verso il suo interlocutore, inclinò la testa su un lato e lo fissò stranito.
-Sam ha un’espressione da cucciolo alle volte, ma non avrei mai detto di trovare una cosa simile in un’altra persona. – Ammise Dean sorridente. Castiel corrugò la fronte senza capire. – Voglio dire che sembri un cagnolino quando fai così. –
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Ciao a tutti, sono nuova :) ho sempre letto fic ma non mi ero mai iscritta, ora invece l'ho fatto e ho deciso di pubblicare qualcosa. Spero sia di vostro gradimento, chiedo già scusa ora per gli errori sottostanti, e per incongruenze con qualcosa. Attendo con ansia un vostro parere, alla prossima! :)

Era dicembre, faceva molto freddo, in casa Winchester si tenevano i riscaldamenti accessi tutto il giorno senza mai spegnerli se non per poche ore. Mary non sopportava quella temperatura così come anche i figli. John Winchester era l’unico a lamentarsi, ma d’altronde però non poteva fare nulla al riguardo. Stavano facendo colazione quando Sam guardando il giornale lesse un articolo riguardante qualcuno che cercava una baby setter, passandolo a Dean che lo fissò torvo.
-Io non sono una donna, e non mi va di fare da balia a un bambino. -
-Prova, qua c’è scritto che non importa se sia uomo o donna. - Insistette il fratello.
-No, Sammy! -
Mary afferrò il giornale leggendosi l’articolo, ritenendolo valido, suo figlio non lavorava da tanto tempo, aveva venticinque anni e aveva smesso da ben cinque. Sam frequentava il college, non poteva lasciare che il maggiore se ne rimanesse tutto il giorno a ciondolare per le strade.
-Dean, io dico che tu debba andarci. - Osò la madre.
Alla fine dopo svariati tentativi il maggiore si fece convincere. Così il giorno successivo raggiunse l’abitazione che gli era stata indicata per via telefono. Quando suonò sentì l’improvvisa voglia di scappare via, ma si trattenne anche solo per non fare la brutta figura.
-Lei è Dean Winchester? - chiese una donna sulla trentina, doveva trattarsi della madre del bambino. Sperava davvero di non superare il colloquio. Fu portato in una stanza vuota, dove c’era solo una scrivania dove si sedette lei. Lo squadrò dalla testa ai piedi, poi fu curiosa di vedere il suo curriculum, per lo più si trattava di lavori svolti nell’ambito delle auto, ma c’era un attestato riguardante la croce rossa, sua madre anche quella volta aveva costretto sia lui che Sam ad iscriversi, e con sua somma sorpresa era riuscito a passare anche gli esami con voti discreti, quell’attestato sembrò colpire la donna.
-Perciò fa volontariato? - chiese curiosa.
-Beh, ecco… qualche volta! – in realtà aveva partecipato solo una volta.
-È una persona affidabile, vero? – sinceramente Dean non riusciva a capire che razza di colloquio fosse quello. Ne aveva fatti tanti, ma quello era il più strano.
-Sì, certo. –
-Lo spero! Perché me ne devo liberare al più presto! – esordì la donna, portandosi le mani ai capelli.
-Che vuole dire? Mica si può liberare di suo figlio! –
La donna si fermò un attimo, quasi le venne da ridere ma si trattenne.
-Non è mio figlio. Quell’articolo l’ho semplicemente messo così per attirare più persone. Ma dopo che sono venute a conoscenza della verità sono andate tutte via. –
-Quale… Quale verità? –
-Non è un bambino. Lo so, molta gente ama lavorare con loro. Per questo ho finto si trattasse di un bambino, ma non lo è. –
-Allora cosa è? – chiese a quel punto, scioccato.
-Un ragazzo, un uomo… ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui. Sua madre l’ha mollato a me per ben tre mesi, me ne voglio liberare. –
-Ora vuole mollarlo a me? –
-Lui pagherà abbastanza. Si tratta pur sempre di lavoro. –
-Se fosse tutto rose e fiore, lei non sarebbe qui quasi a supplicarmi di prendermene cura io. –
-Purtroppo non è una persona molto semplice da gestire. –
-Senta, io non credo di sentirmela. Già non credevo di farcela con un bambino, nonostante abbia avuto a che fare con mio fratello minore, ma un adulto proprio no. –
-La prego, aspetti! Glielo presento. –
-Ma anche no. –
-La prego! Se non troverò nessuno entro una settimana, andrò via lasciandolo alla madre ormai anziana, e ciò che vorrà farne ne farà. –
Alla fine Dean si lasciò convincere, fu costretto ad entrare nella stanza dell’uomo che avrebbe potuto dargli un lavoro, quando lo vide rimase perplesso, era davvero molto giovane poteva essere poco più grande di lui, aveva i capelli scuri e gli occhi blu, poi si accorse anche di una sedia a rotelle lì accanto, indietreggiò di qualche passo, non poteva assolutamente prendersi cura di una persona così invalida.
-Castiel, lui è Dean, Dean Winchester. – Lo presentò la donna sorridente.
-Hannah, non mi rompere. – La donna si grattò la testa con un dito, facendo un’espressione indecifrabile, poi sorrise a Dean che la fissava poco convinto. –Vi lascio soli. –
-Co-Cosa? –
La donna corse immediatamente via, speranzosa di poter trovare davvero qualcuno. Era ormai stanca, non ne poteva più di quel lavoro.
-Perciò… ti chiami Castiel? –
-Non si usa più il rispetto? – domandò il moro guardandolo male.
-Scusa, è che mi è venuto naturale. Io sono Dean, ah già, ci ha presentati prima Hannah. Pensavo di avere a che fare con un bambino, e invece… - Castiel si voltò da un altro lato senza dargli alcuna considerazione, ma questo non fermò Dean: - Sono abituato a parlare con persone che non mi rispondono. Ad esempio Sam il mio fratellino lui non mi risponde mai sul momento, lo fa dopo. Non dico che anche tu… lei… insomma tu mi risponda, però in realtà non so nemmeno se mi stai ascoltando. – Si bloccò per qualche istante, facendo roteare gli occhi, guardando nel frattempo come fosse quella stanza. Era una casa mediocre, nulla di particolare, ma doveva prendere un bel po’ di pensione. –Se tu non parli molto io potrei anche accettare questo lavoro. Certo però devo capire tutte le problematiche ti affliggono, non sono per niente affidabile, anche se prima ho detto ad Hannah che lo ero. Ma credo di essere abituato a badare a un bambino, Sammy quand’era piccolo lo lasciavo nei bar, andavo in giro e poi ritornavo, lo trovavo sempre seduto al bancone che mi aspettava, la maggior parte delle volte dormiva, era così carino. – Castiel si voltò lentamente verso il suo interlocutore, inclinò la testa su un lato e lo fissò stranito.
-Sam ha un’espressione da cucciolo alle volte, ma non avrei mai detto di trovare una cosa simile in un’altra persona. – Ammise Dean sorridente. Castiel corrugò la fronte senza capire. – Voglio dire che sembri un cagnolino quando fai così. –
Dean si accorse di aver fatto praticamente un monologo, però forse aveva attirato l’attenzione dell’altro, ma non era ancora certo di voler accettare quel lavoro. Insomma non era semplice. Ritornò da Hannah che lo guardò interrogativa.
-Allora? Cosa ne pensi? –
-Beh, non è che sia molto propenso al dialogo. –
-No. E quando apre bocca diventa insopportabile. Ma ottocento al mese penso facciano comodo a un tipo come te. –
-Che vorrebbe dire? – chiese Dean arrabbiato.
-Niente, niente. – Si giustificò la donna intimorita.
-Se devo accettare, prima vorrei sapere qualcosa su di lui. –
-Qualche mese fa ha avuto un incidente che l’ha costretto a stare nella sedia a rotelle, però qualche passo riesce a farlo, è che non ne ha voglia. Perciò tutto diviene dalla testa, ha subito un’emorragia cerebrale, ed è vivo per miracolo. Ti scriverò per bene tutte le medicine e le cure di cui ha bisogno. –
-Aspetti, aspetti! Io non ho ancora accettato. –
-Ha il mio numero, appena decide cosa fare mi chiama, ma non deve passare una settimana, cerchi di decidere in fretta. –
Alla fine andò via ritornando a casa ancora pensieroso, quando raccontò tutto ai suoi genitori e a Sam, il fratello scoppiò a ridere, ovviamente. Ci pensò su per due giorni, poi chiamò Hannah annunciandogli che avrebbe accettato, sapendo di renderla immensamente felice. 

 
   
 
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