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Autore: Anown    17/11/2016    0 recensioni
Leshawna e Harold vengono chiamati a scuola perché sembra che loro figlia abbia combinato qualcosa, ma si tratta di una bambina di cinque anni... cosa potrebbe aver fatto di così grave?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Quel giorno, nell’ufficio della preside erano rimasti un padre assonnato con un bimbetto biondo, la preside e due bimbetti creoli che aspettavano l’arrivo dei genitori. Il più piccolo aveva i capelli castano scuro, stava in piedi dondolando avanti e indietro. Sembrava molto agitato e ogni tanto lanciava un’occhiata intimorita alla sorella. Lei aveva i capelli neri, di media lunghezza, molto arricciati, a differenza del fratellino sembrava molto infastidita e stava seduta con le gambe incrociate. Avevano rispettivamente quattro e cinque anni e mezzo, cosa avevano potuto fare di tanto grave dei bimbi così piccoli per ritrovarsi in quella stanza?
-Permesso?- chiese sospirando una voce maschile. -Scusi per il ritardo…-
-Avanti.- rispose la preside, una donna di mezza età, di corporatura media con i capelli castani. Nella stanza entrarono un uomo allampanato e magrolino con gli occhiali e i capelli rossi e una donna di colore, robusta e di statura medio bassa, anche lei come la bambina sembrava parecchio infastidita dalla situazione. Appena entrarono, il bambino corse ad attaccarsi alla gamba della madre ripetendo agitato:
-Non sono stato io, non sono stato io, non sono stato io!- la preside fece un’espressione avvilita e prese un profondo respiro.
-Per favore, piccino, calmati un attimo...- disse la madre cercando di farlo smettere.
-Ok, Cheever, lo abbiamo capito. Non sei stato tu.- disse la donna cercando di essere paziente. Il bambino si girò verso di lei stupito.
-Ah?! Quindi mi crede?!- esclamò con una vocetta stridula e sorpresa. La preside si mise le mani nei capelli. -Oh! Allora perché mi trovo quiii?- le chiese cantilenando, la povera donna sembrava sempre più esaurita.
-Ehm, ehm.- fece la bambina per attirare l’attenzione del fratello.
-Ah… ho capito!- disse piuttosto soddisfatto.
-Allora, cos’ha combinato?- chiese la madre, aveva l’aria di avere molta fretta.
-Non si sono capite le dinamiche ma c’è stato un litigio, poi…- la donna venne interrotta dalla bambina che alzava insistentemente la mano con uno sguardo piuttosto contrariato, dopo un po’ si diede da sola il permesso di rispondere.
-Potrei dire io cos’è successo dato che non si è capito?- chiese nervosa.
-Brooke, potrai esporre la tua versione dei fatti, quando finisco di parlare.- rispose secca, Brooke sbuffò e si guardò intorno sempre più nervosa, il biondino la fulminava con lo sguardo, lei gli fece una smorfia. -Lei e altri due bambini stavano litigando, poi c'è stata una specie di colluttazione e qualche tirata di capelli. I bambini si sono messi a piangere e, giustamente, i genitori si sono lamentati…- la coppia di coniugi si guardò a torno, c’erano solo un padre con un bambino a parte loro in quella stanza. -Se ve lo state chiedendo i genitori dell’altro bambino sono andati, era stanchi di aspettare il vostro arrivo… comunque non è la prima volta che vostra figlia ha dei litigi con quei bambini a quanto ha detto la maestra e quello non è certamente il modo di reagire.- disse dura la donna mentre il bambino faceva delle linguacce.
-Ehy! Non è giusto!- sbottò la bambina. -Hanno cominciato quei due!- disse indicando l’altro bambino. -La maestra ha provato a farci contare a uno a uno fino a cento, voleva vedere chi ci riusciva ed io sono stata l’unica a farcela! Così quei due scemi si sono messi a canticchiare “secchiona, secchiona”- imitò canticchiando. -Poi io gli ho detto che non era mica colpa mia se loro avevano dei cervellini piccoli da uccellino neonato, loro hanno continuato così gli ho tirato una gomma da cancellare, così mi hanno tirato i capelli e poi glieli ho tirati anche io… Ma non forte, sono stata delicata, delicatissima sul serio!- disse accorgendosi che nessuno sembrava credere alla sua delicatezza nel tirare capelli. -Non gli ho fatto male, ma loro per incolparmi si sono messi a piangere.- concluse a braccia conserte.
-Non è affatto vero, non lo abbiamo fatta per incolparti!- protestò il bambino offeso.
-Ah, ma davvero Claus? Allora ti fai male così facilmente?- chiese la bambina per sfidarlo.
-Ma che dici?! Tiri così piano che neanche un poppante si farebbe male! Ehm… volevo dire…-
-Ah! Fregato!- esclamò soddisfatta.
-Ah!- il fratello la imitò. Poi Brooke si accorse di aver fatto tutto il discorso davanti al padre del bambino che la guardava storto e arrossì imbarazzata.
-Però non è giusto… l’ho ha detto anche la maestra, anche loro non fanno altro che tirarmi i capelli e farmi arrabbiare ma io non mi sono mai lamentata e andata a piangere da mamma e papà…- disse a voce bassa e con tono un po’ triste. Cheever annuì -A saperlo prima… era meglio che mi mettevo a piangere subito così venivate puniti voi!- disse con tono maligno fissando intensamente il bambino che deglutì.
-Ehm… senta…- cominciò a dire Harold rivolgendo al padre del biondino. -Non potremmo chiuderla qui? L’importante è non approvare e incoraggiare questo tipo di atteggiamento, ma in fondo si è trattato solo di una lite fra bambini… non vorrà mica una punizione esemplare o qualcosa del genere. Vede, in fondo hanno cinque anni…- cercò di convincerlo, inizialmente l’uomo aveva un’espressione contrariata poi qualcosa, che probabilmente si trovava alle spalle di Harold, gliela fece cambiare… il rosso lo fissò interrogativo.
-Sì… credo che  lei abbia ragione…- Harold fece un sospirò di sollievo.
-Ma è tutta colpa sua!- esclamarono all’unisono Brooke e Claus. Poi la bambina osservò la madre, non ricordava di averla mai vista così irritata, così si zittì intimorita… ah… ecco cosa aveva visto alle sue spalle…

Arrivati in macchina Cheever cominciò a prendere sonno appoggiando allo sportello mentre la bambina stava in silenzio un po’ spaventata. L’umore della madre non era cambiato affatto, cercò comunque di farsi coraggio.
-S-Sc…- cominciò a sussurrare. -Mi dispiace!- esclamò poi con lo sguardo basso.
-Uhm?- Leshawna sembrava confusa. -Per cosa?- chiese gentilmente.
-Per quello che ho fatto a scuola… n-non, non eri… furiosa?-
-Non con te, penso solo che sia una caz…-
-Ehy…- la interruppe Harold fulminandola con lo sguardo.
-Eh, eh… mi stava scappando.- ridacchiò irritata. -Penso che sia una cavolata chiamarci lì per un litigio così scemo. Sul serio… due bambini che si tirano i capelli? Non mi sembra cosa di farne un affare di stato! In fin dei conti abbiamo un lavoro, dei tempi da rispettare e degli impegni, non possono chiamarci come se fosse accaduto un massacro e poi farci scoprire che non era nulla di che. Una nota sul diario, da qualche parte, non bastava? E poi, se si lamentano per una cosa del genere ora, cosa succederà quando alle medie daranno fastidio al bambino sbagliato e verranno pestati? È meglio che imparino subito.- si sfogò la donna.
-Vero! Anzi, gli ho fatto un favore a tirargli i capelli io, non possono mica dare fastidio non aspettandosi niente di brutto in cambio.- disse inorgoglita la bambina.
-Scusate se interrompo i vostri discorsi darwinisti…- disse Harold. -Ma allora una persona più debole può essere infastidita perché non può difendersi, no?-
-No, se una persona è debole piange, così i furbastri che la infastidiscono vengo incolpati.- affermò Brooke.
-Beh, funziona così all’asilo e forse anche alle elementari… e comunque se sei un maschio non funziona così bene…- disse amaramente. -Purtroppo, se gli esseri umani non vivessero in una società con delle regole non potrebbero fare a meno di aggredirsi fra loro, quindi sarebbe meglio rispettare queste regole tranne che non ci si trovi in situazioni serie, o di vita o di morte e questo francamente… non mi sembra proprio il caso. Mi spiace, ma anche se non avevano ragione, considerando il contesto, sono stati più furbi di te.- guardando l’espressione offesissima della figlia nello specchietto retrovisore gli veniva quasi da ridere… -Comunque, addirittura, secondo Hobbes per riuscire ad obbedire alle regole, e non scannarsi fra loro, gli uomini avrebbero bisogno di stare sotto un potere…- cominciò spiegare allegro, ma venne brutalmente interrotto.
-NO! Ok, non vorrai mica metterti a discutere di storia qui in macchina! Sul serio sono già abbastanza stanca di mio, sarà per un’altra volta, ok?- Leshawna intervenne in fretta per fermarlo, Harold abbassò il capo deluso.
-Eh? Ma perché?- disse delusa la bambina. -A me ascoltare le storie di papà piace! Sono molto interessanti!- disse sorridendo. Leshawna deglutì allarmata.
-Ehm… Cheever? Tu hai sonno, giusto? Non vuoi ascoltarlo parlare per tutto il tragitto, vero?- domandò speranzosa. Il bambino sollevò la testa dallo sportello e sbattè le palpebre assonato.
-P-perché no? Anche a me piace ascoltarlo… e poi concilia il sonno…-
-Eh… tre contro uno… mi spiace cara, ma ho vinto. Comunque più che storia è sociologia.- disse soddisfatto l’uomo. Leshawna cercò di non farci caso e guardare la strada. Sarebbe stato un lungo, lunghissimo straggito…
-Va beh, parlerò di Hobbes più tardi.- disse infine Harold sospirando.
-Eh?!- esclamò la bambina.
-Sul serio…?- disse sorpresa la donna, l’uomo annuì, per fortuna col tempo aveva imparato ad essere meno inopportuno. -Ehm… grazie, ne parlerai dopo allora. Sul serio, ora sono un po’ stanca…- ora però era lei a sentirsi un po’ in colpa… -No, va bene… parla pure a ruota libera. Io mi concentrerò sulla guida.- alla fine acconsentì.

Note:
-Hobbes(1588-1679) era un filosofo e matematico britannico autore del l’opera politica Leviatano e della frase ogni uomo è lupo per l’altro uomo(homo homini lupus) insomma, un uomo simpatico e pieno di fiducia nella natura umana… sì, livello di sarcasmo piuttosto alto…
-Che razza di nome è Cheever?! Boh, è uno dei nomi di Harold… non sapevo come altro chiamarlo, con i nomi non sono granché… Sempre meglio di Doris comunque.
Comunque, prendetemi per pazza ma mi piace questa coppia, o comunque ce li vedo bene con una famigliola, mi era venuta in mente questa sorta di scenetta così l’ho scritta… Se volete lasciarmi una recensione, anche negativa o neutra mi fa piacere… anche se spero di non aver combinato un disastro… 
  
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