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Autore: benzodiazepunk    17/11/2016    2 recensioni
«Ricordo quella leggenda dei fili rossi, a te non è mai piaciuta perché dicevi che è troppo sdolcinata ma io ci ho sempre creduto, che le anime gemelle sono legate da un filo indistruttibile che le unisce da sempre e per sempre, ovunque esse siano.
E le nostre sono indubbiamente legate, solo che la leggenda non lo diceva che quando le anime gemelle sono lontane fa così tanto male.»
One Shot ambientata nel periodo di tempo dopo lo scioglimento della band.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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the Red String


 

È tutto troppo buio, è tutto troppo fottutamente luminoso.

Stringo le palpebre, non cambia niente, niente, niente, assolutamente niente, e la luce nera che mi acceca continua a ferirmi gli occhi e non capisco il perché.

Cado a pezzi, nessuno può salvarmi, non Lyn, non mio fratello, nessuno.

No, non è vero.

Frank può, ma lui non è qui e chi vuole salvarmi da me stesso non può farlo e chi potrebbe non vuole.

Frank con Jamia è felice. Io non ho nessun diritto di rivendicare nulla perché se noi siamo nulla è tutta colpa mia. Di nessun altro. Non di entrambi, non di Frank, solo mia perché lui avrebbe avuto il coraggio di dirlo a tutti, di fregarsene della gente e di rendere pubblico il nostro tutto, ma io no.

È tutta colpa mia se noi siamo nulla, è tutta colpa mia se ora cado a pezzi, e non ho nessun diritto di aspettarmi che qualcuno mi salvi.

Non questa volta.

Era da tanto che non bevevo ma questa è proprio una giornata no, se sgarro Mikey capirà. Capirà che lo faccio per te, Frankie.

Ho già fumato fino a tossire e quasi a vomitare, ma l'erba non mi ha aiutato e non mi ha calmato, e quindi ora bevo mentre, steso sul pavimento, penso a te, penso a noi, penso a ciò che potevamo essere e che non siamo e nella mia mente si creano immagini in movimento che mi raccontano la nostra storia, e sarebbe stata così bella, così perfetta.

Hai presente, Frankie, quando sei giù per qualcosa, magari hai litigato con qualcuno o semplicemente ti senti depresso e non sai il perché, poi metti le cuffie e fai partire 'La canzone'. Si, perché tutti quanti hanno 'La canzone', quella speciale che permette alla mente di liberarsi, di tornare a star bene e di eliminare tutto il resto. Beh, tu per me sei come quelLa canzone, ma io per te non lo sono più e tutto per colpa mia.

Ricordo quella leggenda dei fili rossi, a te non è mai piaciuta perché dicevi che è troppo sdolcinata ma io ci ho sempre creduto, che le anime gemelle sono legate da un filo indistruttibile che le unisce da sempre e per sempre, ovunque esse siano. E le nostre sono indubbiamente legate, solo che la leggenda non lo diceva che quando le anime gemelle sono lontane fa così tanto male.

Ma sai cosa? A me sta bene. Mi sta bene anche star male se questo vuol dire che le nostre anime sono legate per sempre.

Solo che ho paura, così tanta paura. E se io non fossi abbastanza forte? E se non ce la facessi, a vivere senza di te?

Tutta la mia vita sta andando a rotoli, tutta la mia vita è solo una fottuta bugia e io ci credevo, credevo davvero che sciogliendo la band saremmo stati meglio, io e te. Senza doverci vedere ogni giorno e dover ricordare che entrambi dormiamo con qualcun altro, ora, senza i litigi e le tragedie e senza lo stress e senza i ricordi dolorosi che ci passano davanti agli occhi ogni volta che ci guardiamo.

Ma mi sbagliavo.

Tu mi odi, io mi odio, e stiamo male più di prima solo che ora senza poter vedere l'uno il viso dell'altro non abbiamo sollievo, e vedere il tuo viso mi ha sempre calmato così tanto, Frank. Mi bastava guardarti per stare meglio e ora non posso più farlo.

Ho sbagliato tutto, ancora, e non capisco come sia possibile sbagliare sempre tutto come faccio io, non lo so proprio ma so solo che tu mi odi ora, quando un tempo mi amavi.

E tu mi odi ora, mentre io ancora ti amo.


 

Il locale dove ci troviamo è troppo, troppo affollato. Non ce la posso fare.

Odio gli eventi come questo e per di più c'è troppo alcool in giro. Voglio bere, e lo voglio ancora di più perché Frank è in questo stesso maledetto locale.

Si, va bhe, ci siamo tutti noi della band ma è un sacco di tempo che non ci vediamo, io e Frank. Ed è troppo strano, fa troppo male vedere che lui neanche mi guarda.

Non lo so se lo fa apposta, ma ora come ora non mi importa. L'unica cosa che vorrei sarebbe abbracciarlo, non chiedo molto, ma questo non può essermi concesso e allora voglio bere, fumare, drogarmi, qualsiasi cosa che mi permetta di mandare a puttane il mio cervello una volta per tutte.

Sento che sto morendo, ogni giorno un po' di più. E nessuno può farci niente.

Qualche settimana fa ho provato qualcosa di nuovo, non avevo mai preso nulla di più pesante di qualche spinello ma devo ammettere che la fanno più grossa di quello che è: non ho voglia di rifarlo, non sono già dipendente o altro, mi ha fatto solo stare meglio per un po'.

Solo per un po', mai abbastanza.

Sto fissando il tavolo da parecchi minuti ormai, non mi interessa questa sottospecie di festa e non voglio alzare lo sguardo per vedere Frank che ride con altri o che magari sta abbracciato a Jamia. Non so neanche se lei c'è e la voglia di guardarlo, anche solo da lontano mentre fa altro, è tanta.

Ma non lo faccio perché so che devo salvaguardare in qualche modo l'ultimo barlume di sanità mentale che mi rimane, e se mi mettessi ad osservarlo ora i prossimi giorni ne morirei.

Passano i minuti e l'aria all'interno di questo dannato locale è sempre più pesante e viziata, tanto che ad un certo punto non ce la faccio più. Devo uscire se non voglio vomitare.

Mi alzo in fretta ed evito il contatto visivo con chiunque, anche con mio fratello o Ray o chiunque altro, mi dirigo verso la porta del locale ed esco. L'aria grazie a dio è fresca. Non proprio fredda, il che sarebbe stato perfetto, ma fresca quanto basta a farmi sentire meglio. Finalmente alzo il mento e inspiro a pieni polmoni, a occhi chiusi.

E quando li apro mi accorgo che sul marciapiede c'è qualcun altro oltre me. Qualcuno che mi fissa e che tiene una sigaretta in mano, ma senza fumarla.

"Ciao Gerard" dice Frank, e io stringo le labbra in una linea sottile, sottilissima.

E non so cosa rispondere perché salutarci come fossimo quasi sconosciuti è così inutile e patetico, ci farà stare solo molto, molto peggio.

"Tutto okay?" mi domanda, forse riferendosi al modo frettoloso in cui sono uscito dal locale. E di nuovo, non so cosa rispondere.

No Frank, non è tutto okay, per niente. Sto morendo pian piano e vuoi proprio saperlo? Mi sento di nuovo come quel ragazzino di 25 anni che ero quando mi tagliavo e tu mi stavi accanto soffrendo insieme a me.

Ma non lo dico, ovvio.

"Si" rispondo dopo essermi schiarito la voce un paio di volte. Ho imparato a fingere molto bene, ma non con lui.

Con Frank non riuscirò mai a fingere bene abbastanza.

"Ciao... Frank"

Lui si porta alle labbra la sua sigaretta, sembra nervoso.

"Anche tu non ce la facevi più a stare là dentro eh?" domanda, conoscendo già la risposta.

"Già" commento semplicemente.

Poi tra noi cala il silenzio. Mi aspetto che Frank getti a terra il mozzicone e rientri nel locale, continuando a comportarsi come se non ci fossimo mai incontrati, ma mi sbaglio.

Frank mi si avvicina, e quando arriva a pochi passi da me vedo i suoi occhi e capisco che anche lui non sta bene, non sta bene affatto, ma forse ha imparato a nascondere le cose meglio di me. Lui in questo è sempre stato bravo.

"Come stai Gerard? Per davvero"

"Hai parlato con Mikey?" chiedo di rimando, e lui non risponde segno che è proprio così. "Normale Frank. Come vuoi che stia"

"Bene, ecco come dovresti stare" sbotta.

Improvvisamente la sua voce è carica di risentimento.

"Hai deciso tutto tu Gerard, perciò ora dovresti stare bene. Perché noi stavamo bene, se te ne sei dimenticato, ma tu hai preferito s-sposarti" balbetta, e la cosa mi stupisce un po'. "E poi sciogliere quella maledetta band, e hai fatto tutto tu, perciò ora tu dovresti stare bene" conclude.

"Non sto bene Frankie" sussurro. Forse è l'ultima occasione che ho per parlargli sinceramente e per una volta voglio dirgli le cose come sono. "Non sto bene affatto, fin dal primo giorno senza i My Chemical Romance, fin dal primo giorno senza di te" affermo senza neanche un tremito nella mia voce.

"E adesso che me l'hai detto a cosa credi che porterà?" mi domanda, arrabbiato.

"Me l'hai chiesto tu" ribatto. "E io ti ho risposto"

"Bene"

"Bene" ripeto mordendomi un labbro.

Frank fa per rientrare ed è in questo preciso momento che mi rendo conto di tutto, mi rendo conto che se lui entrerà, e se io lo lascerò andare ancora, morirò. Io morirò.

"Aspetta ti prego"

La mia voce è acuta e patetica ma non mi interessa, non mi interessa affatto. Frank si ferma e mi guarda di nuovo, e questa è l'unica cosa importante.

"Non te ne andare via da... me" dico tendendo una mano verso di lui. Per molti lunghi secondi rimaniamo semplicemente fermi a guardarci, io in questa stupida posa da film e Frank mezzo girato verso l'ingresso del locale, e inizio a credere che non gli importi di me. Allora è vero, lui è andato avanti e mi odia e ora rientrerà in quel pub del cazzo e mi lascerà qui. E mi starà solo bene.

Ma invece Frank fa un passo verso di me, e lentamente mi prende la mano.

Sento il suo calore dopo così tanto tempo, sento il calore della sua mano nella mia e sono talmente incredulo.

Frank ha distrutto ogni regola e superato ogni aspettativa, e questo perché lui ha sempre voluto salvarmi, sempre. Forse non mi ama ma mi vuole ancora salvare, ora lo so.

Ora abbassa lo sguardo sulle nostre due mani intrecciate e sospira brevemente.

"Dio Gerard... mi sei mancato" sussurra e io in questo momento vorrei così tanto tirarlo verso di me, abbracciarlo, baciarlo come quando eravamo giovani e spensierati e non ci importava di nulla al di fuori di noi.

Ma non posso. So che non posso farlo, e mi limito a stringergli la mano un po' più forte.

Frank alza gli occhi su di me e finalmente ci possiamo guardare davvero, tutto il mondo intorno sparisce e nel profondo del mio cuore io spero ancora che non sia troppo tardi, che lui mi ami, ancora.

"Avrei voluto telefonarti, ogni giorno, ogni ora, avrei voluto dirti che mi ero sbagliato e chiederti di tornare ma..."

Frank scuote il capo.

"È troppo tardi?" domando.

Lui non risponde e continua a scuotere la testa.

"Quando ci siamo visti... l'ultima volta" dice alla fine. "Mi hai detto che eravamo come la nostra canzone, 'I don't love you' io e te. Quella è stata-" si interrompe e deglutisce rumorosamente prima di riprendere a parlare. "Quella è stata la cosa più cattiva che tu potessi dirmi. Sono stato male per così tanto tempo per colpa di quella dannata frase ma sai cosa? Nel tempo sono arrivato alla conclusione che avevi ragione"

Ora sono io a scuotere il capo, più forte che posso.

"No Frank. Non avevo affatto ragione. Io ero solo troppo triste e arrabbiato per poter sopportare... tutto quanto. Non ce la stavo semplicemente facendo, ma noi non siamo mai stati così, non come l'intera canzone almeno, anche se ci ho pensato spesso a... al ritornello"

"Cosa intendi dire?"

"Io ti amo Frank. Perché questo non conta niente?"

"Non conta niente perché tu sei sposato! Non... puoi amare me. E comunque non è vero che non conta niente!" esclama con la voce più alta di almeno due toni, leggermente isterico.

"Allora... allora resta" lo prego. Sono stupido e patetico e sto dicendo addio alla mia dignità ma non me ne frega niente. Posso farlo per lui, dopo tutto quello che ha fatto per me e dopo tutto ciò che gli ho fatto.

"Io vorrei poterlo fare ma..."

"Ma cosa?" chiedo con tono frettoloso.

"'I don't love you like I did yesterday', giusto Gerard?"

"Si" rispondo, e lui mi gira le spalle lasciando la mia mano.

"Aspetta" lo prendo per un polso ma lui si divincola.

"Cosa vuoi ancora? Ci siamo già fatti troppo male, ora lasciami. Per favore"

"Non questa volta Frank" affermo. "Non questa volta"

"E allora spiegami... perché se tu non mi ami come mi amavi una volta come puoi credere che possiamo... creare... cosa Gerard?"

"Non ci hai mai pensato?" dico, stringendogli il polso per non rischiare che lui se ne vada. "A quella canzone. Non hai mai pensato a cosa può voler dire quel verso preso da solo? 'I don't love you like I did yesterday', ed è vero sai, e sai perché?" prendo fiato. "Perché siamo cambiati e siamo cresciuti, e il modo che ho di- di amarti è cambiato con me ma solo per farmi capire che io senza di te non ce la faccio. Non ce la faccio proprio Frankie"

Mi interrompo per guardare il viso dell'uomo che mi sta di fronte; lo conosco così bene, è cambiato e cresciuto anche lui ma nei suoi occhi vedo sempre il viso di quel ragazzino, quello che ho baciato per la prima volta tanti anni fa.

"Forse ti amo più di ieri, forse ti amo più consapevolmente o più coraggiosamente, ma di certo non di meno" concludo.

Ora finalmente ho detto tutto e posso lasciargli andare il braccio. Forse se ne andrà o forse no, ma almeno ora sa.

Frank rimane in silenzio, immobile al suo posto.

"Non dovevi andare via" dice alla fine. "Non dovevi allontanare tutti, non dovevi allontanare me. Io... vuoi farmi credere che non è cambiato niente?"

"È cambiato tutto" ribatto. "Tutto quanto, ma non il filo rosso, te lo ricordi?"

Frank sorride e mi da uno spintone. Sorride per davvero, perché lui l'ha sempre odiata quella storia, troppo sdolcinata diceva, ma poi alla fine ci credeva anche lui.

Ridacchia e mi spinge, e poi mi si avvicina, mi circonda il viso con entrambe le mani e mi bacia.

"Cambierà sempre tutto" sussurro con la fronte appoggiata alla sua. "Tutto tranne il filo rosso"

"È una cazzata Gerard" ribatte, però dopo averlo detto si morde il labbro e mi bacia di nuovo, e questa volta semplicemente non gli permetterò di smettere di farlo.

  
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