Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: A_Pure_Drop    18/11/2016    0 recensioni
Lily ha voglia di ricominciare, di rialzarsi.
Ha voglia di perdersi tra le nuvole che osserva ogni giorno dalla grande finestra che ha in cucina.
Lily ha i capelli che profumano di camomilla.
Ha bisogno di sentirsi amata e si ridere, di esser felice.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ero appoggiata al banco della cucina, mentre con le mani tenevo stretta la tazza di caffè bollente. Mi veniva da piangere, ma avevo promesso a me stessa che non avrei versato una lacrima, quindi alzai gli occhi al cielo e mi persi tra le nuvole dall’enorme finestra. Decisi di trasferirmi lì proprio per quel particolare. Appena vidi quella grande vetrata al posto del soffitto, iniziai ad immaginare le mie giornate, al caffè bruciato perché rimasta a fissare la pioggia, a far l’amore con lui mentre i raggi del sole avrebbero illuminato i nostri corpi. Ora quella finestra non era altro che il mio modo per evadere da una realtà che non faceva altro che farmi del male e che mi faceva piangere fino a perder peso. Ero dimagrita. Lo stomaco ormai era chiuso, sigillato a causa del nervosismo. Ero senza forze. Aprii il frigo alla ricerca di uno yogurt, ma al solo pensiero che sarebbe rientrato di lì a poco, mi venne un forte senso di nausea e lasciai tutto lì. Ripresi a sorseggiare il mio caffè ed iniziai a vagare per la casa con la mente persa nei pensieri, nei ricordi. Avevo appeso al muro, qualche mese prima, la nostra prima foto, quella sulla nostra panchina all’ombra dei rami dell’albero più alto del parco. Il suo sorriso sembrava una smorfia, i miei occhi erano colmi di felicità, le sue mani erano strette alle mie. Ricordavo ancora le sue parole: “Vorrei fermare il tempo ora, mentre sei qui tra le mie braccia”. Mi venne un brivido lungo la schiena. Aveva sempre la frase giusta da dire nel momento giusto, conosceva le mie debolezze ed il mio amore per lui. Soltanto a distanza di mesi mi stavo accorgendo che non era altro che una recita, seguiva il suo solito copione con le frasi belle, con lo sguardo da innamorato, o meglio da finto innamorato. Ed io ci avevo creduto. Non riuscivo a trovare il termine adatto, forse ero troppo infantile, sognatrice, probabilmente ingenua, credulona, anzi ero una ragazzina innamorata, una stupida bambinetta innamorata. Non facevo altro che darmi colpe per tutto, non solo per il caffè bruciato, ma anche per il mio dolore, per le mie lacrime, per il mio stomaco chiuso, per il mio respiro. Ero arrivata al punto di chiedergli scusa di essere entrata nella sua vita, di vivere. Mentre questi pensieri massacravano la mia mente, scoppiai in un pianto liberatorio. Erano quattro giorni e sei ore che tenevo tutto dentro. Avevo infranto la mia promessa. Ero una debole. Tentai di ricompormi in fretta e di indossare la maschera della persona fredda, senza sentimenti, quando, dalla finestra del soggiorno, lo vidi parcheggiare. “Puoi farcela Lily” mi ripetevo cercando di riempire cuore e polmoni di coraggio. “Sono a casa” disse mentre apriva la porta d’ingresso. “Caffè?” gli chiesi porgendo la sua tazza. “Sì, grazie. Sono stanchissimo” la afferrò e si avvicinò al divano per sedersi, ma qualcosa glielo impediva. Avevo preparato la valigia con le sue cose e l’avevo messa lì, accanto al divano. “Che vuol dire?” cercando di accarezzarmi il braccio Lo allontanai in modo brusco e tranquillamente gli risposi: “Semplice. Vai via da casa mia” “È casa nostra” affermò mentre nel suo sguardo emergeva la rabbia. “Ora non più. Puoi andare a dormire dalla tua migliore amica” dissi sottolineando il loro ambiguo rapporto. “Ho capito, ti sei svegliata dal lungo sonno ed ora, finalmente, dopo tanto tempo, vuoi far vedere che hai gli attributi, che riesci a vivere senza di me, che sei forte. Ma non hai capito nulla. Tornerai da me, come succede sempre” lanciò la tazza sul pavimento ed afferrò la valigia, per poi andar via sbattendo la porta. Le gambe tremavano e non riuscivo a reggermi in piedi. Mi ritrovai seduta accanto i residui di quella tazza andata in frantumi, con la testa appoggiata al bracciolo del divano, lo sguardo perso nel vuoto ed il viso pieno di lacrime. Mi aveva ferita, di nuovo, ma stavolta sarebbe stato diverso. Avevo solo bisogno di rialzarmi e capire che ero forte abbastanza, che non avevo bisogno di lui.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: A_Pure_Drop