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Autore: Martilla92    19/11/2016    1 recensioni
Melkor era di fronte a lui, fiero e stretto nella sua nera armatura. Il volto, sebbene conservasse ancora i lineamenti leggiadri di un tempo, era deturpato dalla rabbia e da cupi pensieri. Gli occhi, invece, erano rimasti gli stessi. Lo sguardo di Melkor era pura tenebra, un abisso privo di luce che sembrava divorare tutto ciò su cui esso si posava. Freddi e spietati, i suoi occhi non erano altro che il riflesso della distruzione.
[Silmarillion]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Melkor, Sauron
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sguardi di tenebra e di fiamma


L’oscurità regnava sull’antica fortezza di Angbad. Come se, in tempi ormai dimenticati, esse si fossero fuse insieme in un’ unica, terribile, creazione corrotta. Il cielo che la sovrastava era plumbeo, ricoperto da perenni e lugubre nubi che nemmeno i doni lucenti di Varda potevano scalfire. L’unica pallida fonte di luce era concessa da braci che, in caso di necessità, venivano accese con noncuranza da creature corrotte, che se ne servivano per lo più per creare le loro implacabili armi di morte.

Il silenzio, invece, era costantemente deturpato da imprecazioni, bestemmie e ignobili latrati che gelavano il calore del sangue.

Un ghigno compiaciuto si dipinse sul volto di Sauron. Soffermando lo sguardo su ciò che gli si presentava agli occhi poté constatare che nulla era cambiato da quando, dopo anni che egli stesso non sapeva quantificare, aveva dovuto lasciare quell’oscuro luogo, del quale era il signore. Varie sagome di Balrog, orchi e altre creature dell’abisso gli si stagliavano davanti, alcune timorose e spaventate alla sua vista, altre, come Gothmog, indifferenti al suo passaggio, consapevoli che la loro potenza e posizione nei confronti del loro Signore era di poco inferiore a quella del Maia rinnegato di Aulë.

Durante l’esilio imposto dalla sconfitta di Melkor, Sauron aveva pensato raramente al suo Vecchio Maestro, nient’altro che un ricordo di cupa rabbia. I suoi ammonimenti, fatti sempre con una calma lacerante e studiata, non avevano fatto altro che provocare, come un incendio in un bosco rigoglioso, il fuoco della rivolta e del tradimento nell’animo di Sauron. “Il tuo spirito brucia di una potente fiamma, Mairon”era solito rimproverarlo Aulë, quando constatava che le sue meravigliose creazioni ambissero a molto di più di ciò che gli spettava” Controllala o ti porterà solo dolore e rimpianto”. Melkor, invece, quando in uno dei loro primi incontri Sauron gli aveva narrato i tormenti del suo animo, era stato incapace di trattenere una risata di scherno nei confronti del Signore del MaiaE così Aulë ti invita alla prudenza, Mairon? Chi sono lui e gli altri suoi squallidi simili per costringerti a vivere un’esistenza di perpetua remissione dei tuoi istinti? Si credono superiori per aver accettato senza remore il Destino che Eru ha stabilito, ma io no. Io non mi prostrerò davanti a un simile Fato. Distruggerò le loro opere, ma per crearne altre secondo i miei desideri. La libertà è fatta di scelte, servo di Aulë, tu hai mai avuto la possibilità di compierne una? gli disse, non provando a celare in alcun modo il disprezzo che gli aveva pervaso l’animoIo non ti limiterei, sarebbe uno spreco spegnere una tale fiamma”aggiunse poco dopo, soffermando il suo sguardo su quello del Maia.

Melkor mantenne la sua parola. Mai fermò gli intenti di colui che si era dimostrato il più fedele e brutale dei suoi alleati. Mairon aveva cessato di esistere, Sauron rinnegò quel nome e con esso ciò che aveva vissuto al fianco di Aulë. Le sue mani ora non tramutavano più un materiale grezzo in splendide opere , ma la vita in morte e la natura in desolazione. E mentre compiva questi atti ignobili non provava alcun rimorso, ma compiacimento, trovando sublime che i desideri del Vero Maestro combaciassero magnificamente con i propri.


E così anche tu hai seguito le mie istruzioni”pronunciò una voce dura, nota e mai dimenticata. Sauron si voltò di scatto, quasi ustionato da una lama infuocata.

Melkor era di fronte a lui, fiero e stretto nella sua nera armatura. Il volto, sebbene conservasse ancora i lineamenti leggiadri di un tempo*, era deturpato dalla rabbia e da cupi pensieri. Gli occhi, invece, erano rimasti gli stessi. Lo sguardo di Melkor era pura tenebra, un abisso privo di luce che sembrava divorare tutto ciò su cui esso si posava. Freddi e spietati, i suoi occhi non erano altro che il riflesso della distruzione.

Tuttavia, qualcosa che mai aveva veduto, catturò la sua attenzione. Sulla corona ferrea posta sulla sua chioma corvina erano incastonate tre gemme, dall’inenarrabile bellezza e splendore. Emanavano una luce così intensa da far impallidire anche il più maestoso dei roghi.

Era la prima volta che Sauron poteva ammirare di persona i Silmarilli**, ma era già al corrente di tutto ciò che quei gioielli avevano provocato. Il vento aveva trasportato come dardi le notizie degli ultimi avvenimenti, perfino in terre remote e inesplorate. Così Sauron era venuto a conoscenza della loro creazione e del loro furto ad opera del Maestro, aiutato da Ungoliant che si era, infine, ribellata.

Ne dubitavi, Maestro?”rispose il Maia, ricordando le ultime parole di Melkor poco prima della sua cattura”Voi”aveva detto a lui e ai Balrog”Nascondetevi negli abissi di Utumno e infine disperdetevi negli angoli più remoti di questa Terra, finché non farò ritorno”. E Sauron l’aveva fatto, maledicendo ogni interminabile giorno della prigionia del Maestro, arrivando perfino a disprezzare la sua patetica recita a Valinor, pur comprendendone gli intenti.

Nulla è certo, Sauron” Melkor si avvicinò” E per me sarebbe stato davvero seccante perdere un tale alleato”proseguì, con voce di acciaio che, come poté constatare, non aveva scalfito nemmeno per un istante le fiamme degli occhi di Sauron. Sebbene il tono suggerisse una minaccia per nulla velata lo sguardo del Maia ardeva di un fuoco malsano che per troppo tempo era stato tenuto prigioniero. A Melkor sarebbe bastata una parola o un semplice cenno per scatenare un incendio di devastazione. Egli lo sapeva e, quasi senza accorgersene, sorrise con la più nera malizia.

Niente per me è cambiato, Maestro. Per infiniti anni ho atteso, riflettuto e ponderato ogni mia decisione. La mia arte e tutto ciò che ne deriva è ancora al tuo fianco”rispose Sauron. A dispetto della superiorità di Melkor mai gli avrebbe concesso di considerarlo suo servo, anche se sapeva che mai sarebbero stati sul medesimo piedistallo. L’ambizione del Maestro era immensa, sconfinata come il cielo e più profonda dell’Oceano. Egli avrebbe voluto il potere su qualunque forma di vita in Arda, mentre Sauron, benché si stupisse di come la sua brama a volte lo consumasse, si sarebbe accontentato del dominio di quella terra lontana da Valinor. Perfino nella sete di conquista egli era inferiore a Melkor.

Una nuova guerra sarà inevitabile”riprese l’Oscuro Signore”Ma questa volta abbiamo un vantaggio, e non da poco. I Noldor sono stati così stupidi da attirarsi le ire di mio fratello Manwë e degli altri Valar. E tutto in virtù di un folle giuramento voluto da quel principe arrogante. Le gemme da lui forgiate e che ora mi appartengono lo porteranno alla maledizione eterna”sentì una fitta alla tempia e con la mano ancora sana se la massaggiò. Sauron non poté fare a meno di notare l’altro arto lasciato scoperto dall’armatura, carbonizzato e senza alcuna speranza di guarigione, ora che il Maestro, votandosi alle tenebre perpetue, aveva perso molto del suo antico potere. E in quel momento la verità lo trafisse come la più letale delle frecce. Quelle gemme erano state create da una luce pura, immacolata, che mai avrebbe dato ristoro al nero dell’anima di quel Vala decaduto

Tuttavia questi gioielli sarebbe stati inutili senza l’ausilio delle mie persuasioni”Melkor si leccò il labbro superiore, quasi estasiato”Non trovi, Sauron, che questa parola sia sublime? Persuasione e inganni trovano spazio là dove l’umiliazione non può essere evitata, dove le catene marchiano il corpo, e diventano le più infide chiavi della vendetta. Perché io, anche se non potevo sfuggire in alcun modo alla sottomissione verso quegli esseri che disprezzo, mai pensai di rinunciare ai miei scopi. Quando il ferro stritolava il mio petto, i miei polsi e le mie caviglie, ebbi modo di creare inganni sempre più ignobili e tetri. Non sbaglio se ritengo che tu avresti fatto lo stesso.”e cinse le spalle di Sauron, sulle quali ricadevano i suoi lunghi capelli fulvi.

Dici il vero”rispose quest’ultimo”Anche se detestavo le voci nel vento che mi sussurravano di quella tua detestabile recita, mai ho dubitato dei tuoi reali propositi.”

Melkor si allontanò e, voltandosi, fece cenno a Sauron di imitarlo”Osserva i miei Balrog e dimmi cosa vedi”

Guerrieri eccellenti, che sempre ti hanno mostrato fedeltà e valore”replicò l’altro, indifferente.

Melkor fece finta di non considerare il tono di superficialità che gli era appena stato rivolto, in un certo senso lo divertiva quella celata invidia che il Maia riservava a coloro che si dimostravano meritevoli dell’approvazione del loro Signore. Per Sauron non esistevano altri se non sé stesso agli occhi del suo Maestro ed era per questo che pretendeva gli incarichi più infami e brutali.

Grandi e valorosi guerrieri, non vi è nient’altro che verità nelle tue parole. Una forza distruttiva che non ha eguali in questo mondo, ma null’altro. Non posso chiedere di più ai miei Balrog”si riavvicinò a Sauron e gli cinse nuovamente le spalle, questa volta con più vigore. I loro sguardi si incontrarono nuovamente e le braci che ardevano negli occhi del Maia splendettero nell’ossidiana di quelli del Vala. Nei loro intenti potevano esistere solo la più nera delle tenebre e la più rossa delle fiamme ed ora queste si erano fuse, restando impresse nelle loro pupille.

Invece tu, Sauron, sei dotato di un fine intelletto e di una nera malizia. La forza da sola è inutile se a supportarla non ha una mente pronta. In tempi remoti tu non eri altri che un fabbro eppure ciò che ho compiuto io stesso a Valinor non è molto distante dall’arte che eri solito praticare per il diletto di Aulë. Ho tramutato l’affetto in rancore e la verità in menzogna. Ed è questo che mi aspetto da te. La tua abilità guerriera e il tuo animo tessitore di inganni al mio solo servizio. Ignobile sarebbe vedere un altro beneficiare delle tue qualità

Sauron non rispose, ma si limitò a scrollare le spalle, che Melkor aveva nuovamente lasciato libere. Rifletté qualche istante sulle parole che gli erano state riversate addosso come magma incandescente, assaporandole nella sua mente. A un tratto, senza che se ne accorgesse le sue labbra espressero i suoi pensieri”Sì, sarebbe davvero ignobile, Maestro. Farò tutto ciò che è in mio potere affinché l’umiliazione non sfiori mai più i nostri spiriti.”

Me lo auguro, nel tuo stesso interesse.”


La loro breve conversazione era terminata e Melkor osservava Sauron allontanarsi, percorrendo interminabili scale che lo avrebbero portato nei più oscuri anfratti della fortezza. Non era ancora giunta l’ora di intervenire e gli aveva concesso un po’ di ristoro, non per pietà, ma per far sì che si trovasse pronto al momento opportuno.

Più la sua figura si perdeva nella tenebra e più l’animo del Vala si sentiva vittorioso e compiaciuto. Nei suoi desideri Sauron doveva appartenere a lui solo, sarebbe stato un inutile spreco al servizio di quell’idiota di Aulë , pensò. Solo egli aveva saputo sfruttare al meglio il suo ardore, la sua brama e i suoi maligni propositi.

Hai ordini per me, mio signore?”Gothmog gli si era avvicinato senza che Melkor se ne accorgesse, ma quando volse il capo verso quella creatura corrotta, il Balrog poté notare delle fiamme negli occhi di tenebra del suo padrone, come se lo sguardo di Sauron fosse rimasto impresso, indelebile, nel suo.


*L’aspetto di Melkor non è ancora deturpato del tutto, in quanto la storia si inserisce poco dopo la ribellione di Ungoliant

**Forma in Quenya


Angolo autrice:

Innanzitutto vi ringrazio infinitamente se siete arrivati a leggere fino a questo punto. Questa breve storia non ha nessuna grande pretesa, a dire il vero. E’ la mia prima pubblicazione in questo fandom e la prima dopo anni di inattività come autrice sul sito. C’era solo la voglia di provare a scrivere qualcosa sui due personaggi tolkeniani che ho amato di più. Ho evitato di mettere il termine OOC perché il mio intento originale era quello di mantenere il più possibile i caratteri che vengono mostrati nel Silmarillion(opera da cui ho preso spunto). Ci tengo a precisare che ogni commento sarà ben accetto, che siano apprezzamenti o critiche/consigli.

Alla prossima,

Martina










  
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