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Autore: Eulalia_writer    20/11/2016    1 recensioni
Post-Reichenbach.
John vive ancora nell'appartamento al 221B di Baker Street, nonostante Sherlock non ci sia più.
Dal testo: "La depressione si stava velocemente impossessando di lui. La cosa non lo preoccupava minimamente. Non le avrebbe impedito di farlo."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai anche solo svegliarsi al mattino era diventato angosciante.

I muscoli si tendevano sotto ai vestiti, contrariati e doloranti per lo sforzo immane che era loro richiesto. Scendere le scale era un supplizio, come se le gambe cercassero sempre di tenerlo lontano da quello che ormai era rimasto il suo appartamento.

Il suo appartamento vuoto.

Come se, rimanendo nella sua stanza al piano di sopra, potesse evitare di sbattere contro quel senso di vuoto dilaniante che lo tormentava costantemente. Tutti i giorni erano ugualmente drammatici: i gradini di legno freddi e lisci sotto ai piedi che sembravano lanciare grida strazianti ad ogni passo, il pianerottolo, la porta chiusa, con quella maniglia di metallo ghiacciato che pendeva leggermente verso il basso a causa delle mille mila mani che avevano abusato di lei negli anni.

Cinque minuti.

Cinque minuti tutte le mattine, che fosse in ritardo o in anticipo, che ci fossero 3° o 30° gradi.

Cinque minuti erano il tempo che gli ci volevano, tutte le mattine, per afferrare la maniglia, abbassarla ed entrare.

Una lotta infinita con la voce nella sua testa che gli gridava di scappare, di tornare di sopra e nascondersi sotto le coperte.

E piangere.

Voleva piangere, ma neanche quello gli riusciva.

John Watson aveva superato molti eventi traumatici nel corso della sua vita, eppure il vuoto opprimente che aleggiava nell'appartamento che una volta condivideva con il suo migliore amico era impossibile da ignorare.

Le stanze erano rimaste esattamente come erano quando il detective ancora le abitava. La camera da letto poi, era rimasta chiusa a doppia mandata da quando lo stesso dottore l'aveva “sigillata”; in un impeto di follia aveva persino preso quella chiave e l'aveva infilata insieme alle sue vecchie piastrine nella catenina che teneva sempre al collo.

Per il resto, John non aveva toccato nulla. Non aveva nemmeno pensato di riordinare.

Quel disordine era Sherlock.

Sistemandolo avrebbe spazzato via ogni traccia della sua esistenza, e lui aveva assolutamente bisogno di tracce tangibili della sua vita, anche se ormai era finita.

La cucina era ancora invasa dai vari strumenti scientifici del suo ex coinquilino: la signora Hudson aveva invano tentato di chiuderli in una scatola da nascondere nella stanza da letto del detective, e John era stato irremovibile. Aveva gridato e gridato, con le lacrime agli occhi e il cuore a mille. Aveva battuto i piedi, stretto i pugni. Lei lo aveva abbracciato, lasciando che si sfogasse, poi gli aveva preparato un the e si era dileguata, lasciandolo singhiozzante e raggomitolato sulla poltrona che era appartenuta a Sherlock.

In un attimo di distrazione del dottore, comunque, era riuscita a relegare il prezioso microscopio in un angolo del tavolo, in modo che lui avesse abbastanza spazio per apparecchiare.

John però non mangiava più.
Non quanto avrebbe dovuto, almeno, e le poche volte che lo faceva, restava seduto sulla sua poltrona, con del cibo da asporto in bilico sulle cosce e una bottiglia di vino accanto, dalla quale beveva ormai senza bicchiere.

Era inquietante quanto frequenti fossero diventate le volte in cui alzava volontariamente il gomito ed esagerava con l'alcohol.

La depressione si stava velocemente impossessando di lui.

La cosa non lo preoccupava minimamente.

Non le avrebbe impedito di farlo.

John Watson aveva superato molti eventi traumatici nel corso della sua vita.

La morte di Sherlock Holmes non era superabile.




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Angolo dell'autrice 
Questa è la prima cosa che scrivo dopo mesi, e lo stile è leggermente diverso dal solito.
Comunque le recensioni, anche negative, sono sempre ben accette :)
- Eulalia

  
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