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Autore: Bellatrixdulac    21/11/2016    0 recensioni
"L’ultimo figlio della morte bisognerà allora trovare
Colui che il Caos nel mondo è destinato a riportare"
Cassandra e Alexander sono due normali ragazzi nati e cresciuti in famiglie comuni. Durante una crociera, però, uno strano uomo si presenterà da Alexander raccontando di un mondo di cui lui sembra essere solo una piccola parte. Questo è solo il preludio, per i due ragazzi, all'evento che cambierà per sempre le loro vite e che li trascinerà in una realtà di dei e mostri, poteri e, soprattutto, pericoli, pericoli che non arrivano dai nemici ma dagli alleati in teoria più fidati...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Luke Castellan, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Percy Jackson
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cassandra & Alexander e gli dei dell'Olimpo'
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Leo le aveva spiegato tutto per filo e per segno.
Lei aveva annuito costantemente per dimostrare che lo stava seguendo, anche se si perdeva troppo in divagazioni tecniche, mentre Nico si limitava a stare seduto a gambe incrociate nell’angolo più buio della stanza e annuire quando veniva interpellato, la maggior parte delle volte dovevano attirare la sua attenzione due volte.
-Cosa stai facendo?-aveva chiesto irritato Leo, alla fine.
-Raccolgo tutta la mia energia. I morti hanno detto che mi sarebbe servita- aveva risposto laconico lui.
Leo si era voltato con un brivido e aveva ripreso a spiegare.
In effetti teneva gli occhi chiusi e le mani appoggiate sulle ginocchia piegate, come se stesse meditando, e il suo volto era diventato ancora più pallido. Verso la fine del discorso con Leo le ombre attorno di lui sembravano essersi fatte più scure anche delle nuvole create con l’ essenza di Caos, solo che in qualche modo sembravano più rassicuranti, per quanto potessero essere rassicuranti delle ombre. Il terreno sotto di lui aveva preso a ribollire qua e là, e lui aveva assicurato che non ne sarebbe uscito niente, vista la loro distanza da terra, facendo rabbrividire sia Cassandra che Leo, questa volta.
Quando Nico si era alzato per unirsi a loro sembrava che le ombre lo seguissero come dei girasoli seguono il sole in cielo, almeno più del solito, e che una specie di aura viola o nera lo contornasse come se irradiasse luce scura.
Non sembrava, però, più spaventoso o più triste, solo più potente. Una forza che faceva vibrare le ossa di Cassandra tutte le volte che Nico face un movimento, per quanto minimo.
Di sicuro, se avesse incontrato un nemico faccia a faccia, quel potere sarebbe stato più spaventoso di una schiera di morti.
Leo li salutò con grandi sorrisi, come se stesse andando ad una festa, invece che alla sua morte, e Cassandra non poté non sentirsi trascinata nel buon umore dell’uomo, sorridendo a sua volta.
Aveva conosciuto, per quanto brevemente, tutti i membri della spedizione dei sette, e di certo Leo doveva essere quello che teneva alto l’umore della squadra, una specie di colla indispensabile per tenere insieme la barca, e non solo come meccanico.
Nico fece un sorriso raccapricciante, mormorando qualcosa di molto sgradevole sui fantasmi.
Nemmeno questo fece perdere il sorriso a Leo. Se ne andò fischiettando dalla stanza, ma, probabilmente, solo Cassandra si rese conto che non stava fischiettando una canzoncina, ma una frase nel linguaggio Morse. Ti voglio bene. Ovviamente.
Nico infilò una ricetrasmittente nell’orecchio e Cassandra fece lo stesso. Le aveva costruite Leo mentre parlava con lei, muovendo incessantemente le mani, ad una rapidità eccezionale, e senza nemmeno guardarle, come se fossero capaci di andare in automatico come quelle di una macchina.
-Leo ha detto che quando avremo dovuto azionare la macchina e invertire il processo ci avrebbe avvertiti- le ricordò Nico.
-Lo so- disse seccamente Cassandra. Si sentiva tesa come una corda di violino, ora che Leo non le sorrideva più d’avanti e non la distraeva con le sue battute, ma non era paura.
Si sentiva agitata come quando doveva fare un concorso di poesia, preoccupata che potesse sbagliare e perdere e deludere quelli che credevano in lei. Solo che questa volta non era un concorso di poesia. E quelli che credevano in lei non erano solo i suoi genitori, ma centinaia, anzi 6 miliardi di persone, anche se non lo sapevano, e deluderli avrebbe causato la loro morte.
A pensare alle facce dei suoi genitori le venne una stretta allo stomaco. Loro le avevano sempre insegnato tutto della medicina e lei aveva sempre imparato, sempre voluto conoscere, sempre stata decisa a diventare medico, e non solo perché vi era portata, e ora sapeva il perché. Lei aveva sempre visto le loro facce felici quando rientravano dai turni di notte o dagli straordinari in ospedale, felici di aver aiutato delle persone, di aver salvato delle vite. E anche lei si voleva sentire così. Voleva tornare a casa, da grande, sapendo di aver fatto del bene, di aver aiutato più gente possibile, senza tralasciare nessuno. Quello era il suo sogno.
E ora non avrebbe più potuto farlo. Diventare medico sarebbe stato sempre solo il sogno di una tredicenne morta, niente di più. Come essere una scrittrice, finire gli studi, far vincere la squadra di basket.
Ma sapeva che, se non nella realizzazione, era riuscita a realizzare il suo sogno negli scopi: aiutare la gente, salvare delle vite, nessuno escluso.
Forse era questo pensiero ad aiutarla, a non averla ancora fatta cadere nel panico.
-Ti aiuto a concentrare i tuoi poteri- si offrì Nico –così sarà…-
-Più veloce- concluse lei.
Nico si strinse nelle spalle –Volevo dire meno doloroso, ma anche più veloce. E comunque è solo un’idea, non ti posso garantire che renderà il passaggio più facile-
-Proviamo. Comunque foglio fare qualcosa, sono iperattiva, dopo tutto- disse lei, sedendosi a terra come aveva fatto Nico.
-Chiudi gli occhi- disse lui e lei lo fece –Pensa ai volti delle persone che ami o che hai amato- continuò il ragazzo.
Non fu difficile, quei volti già aleggiavano ai bordi della sua mente, e lei fece solo cadere le difese per farli entrare.
Luke. Il suo volto non era segnato da alcuna cicatrice, era quello di un bambino circa dell’età di Nico, forse sui nove anni. Quando le sorrise vide che gli mancavano dei denti. I suoi occhi erano talmente luminosi di felicità che per poco non le venne da sorridere anche a lei. Accanto a Luke bambino comparve Jane, felice come era stata quando avevano incontrato Apollo alla stazione di rifornimento. Rideva, e aveva una risata alta e cristallina. Lei e Luke si guardarono e poi le offrirono una mano.
Ormai era cosciente solo in un angolo della testa della voce di Nico che le diceva di prendere le loro mani. Lei lo fece e i due la sollevarono da terra.
Al fianco di Luke comparve sua madre. Era un ricordo sfuocato, della sua infanzia, quando l’avevano portata a fare una gita in campagna e aveva scoperto per la prima volta di essere dislessica e di essere anche una poetessa. Sua madre era vestita esattamente come quel giorno, ma molto più giovane, proprio come Luke.
La donna prese la mano di Luke mentre, al fianco di Jane, compariva suo padre.
I suoi amici stavano iniziando a disegnare un cerchio tenendosi per mano, ma sembrava che di fronte a lei ci fossero ancora dei posti vuoti.
La voce di Nico, in lontananza, le diceva di rilassarsi, di far sì che fosse il suo cuore a creare le immagini successive, e così fece.
Anche nel sogno chiuse gli occhi, e quando gli riaprì erano apparsi due ragazzi.
Uno lo riconobbe subito, era William Carter. Con una fitta di nostalgia Cassandra ricordò quando era arrivata al campo e lui l’aveva accolta nella casa 7, le cene che avevano fatto insieme con Jane, gli allenamenti al tiro con l’arco.
Il secondo ragazzo era inaspettato e si concentrò qualche secondo per vedere bene la sua faccia.
Aprì gli occhi di scatto e si alzò in piedi, allontanandosi da Nico.
-Che è successo?- chiese lui vagamente preoccupato.
-Niente, ho visto un volto indesiderato. Nemmeno il mio cuore sa a chi vuole bene- rispose l’altra vaga.
-Quante persone hai visto? Più sono e più potere raccogli- spiegò Nico.
-Sei- rispose secca Cassandra.
Nico sembrò stupito –In così poco tempo?-
Lei annuì –Tu quanti? Ci hai messo un bel po’-
Il volto di Nico si fece ancora più scuro –Cinque-
Lo stomaco di Cassandra si strinse –E uno, in realtà non contava neppure- aggiunse Nico.
-Perché morto?- chiese la ragazza –Anche io…-
-Perché non mi voleva bene, in realtà- Nico si strinse nelle spalle.
Nico si mise a sedere con la schiena appoggiata a al macchinario e Cassandra lo seguì.
-Credo che dovresti aprire un po’ di più il tuo cuore, credo che tu abbia paura che se lo fai, poi potresti uscirne ferito- azzardò Cassandra.
Nico rise senza allegria –Hazel, Bianca di Angelo, Alexander, Jason, cioè il mio unico amico. L’ultima persona che ho visto mi aveva convinto ad aprire il mio cuore, ma mi ha ferito veramente-
-Oh, mi spiace- commentò Cassandra. Veramente le dispiaceva, perché non doveva essere stato facile per Nico innamorarsi di una ragazza, e doveva essere stato terribile sentirsi abbandonato da lei.
-Vorrei dire che è acqua passata, ma non lo è. Ha tentato di uccidermi anche poco fa- aggiunse Nico.
Un conto era essere stati abbandonati o lasciati, un conto era se questa ragazza aveva cercato di ucciderlo.
Cassandra non credeva che un tradimento del genere potesse essere mai perdonato, eppure Nico l’aveva messa tra le persone alle quali voleva bene.
-Forse, se tu ti fossi lasciato andare di più, magari avresti scoperto che altri ti volevano bene, che avevi degli amici- disse Cassandra.
Un ghigno si dipinse sul volto di Nico –Degli amici? Qualcuno dei sette, per esempio? Hai visto a Piper e Leo, alla fine, quanto gliene è importato della mia morte. Frank mi sopportava…mi sopporta solo perché sono il fratello di sua moglie. Annabeth e Percy… hai visto come è finita. Percy e Annabeth si sono rivoltati contro di noi e alla fine ho assistito alla morte di uno, senza fare niente per salvarlo, e l’altra l’ho sconfitta con le mie stesse mani. Quindi, quali amici potrei avere? Nessuno mi vuole bene d’avvero, a mala pena chi c’è costretto. Anche Bianca mi aveva abbandonato, più volte-
Nico si alzò –E poi a che serve dire se avrei potuto avere più amici? Ormai siamo morti, non credo che farò troppe conoscenze negli Inferi-
Cassandra si alzò con lui, stringendogli la mano destra con la propria sinistra, proprio come nel sogno.
-Concentrati su quelli che ti hanno voluto bene, ora- disse Cassandra, ma Nico non rispose.
-Pronti?- disse la voce metallica di Leo nelle loro orecchie.
Loro mormorarono il loro assenso.
-Bene, allora in posizione, ragazzi. Nico…a me è importato della tua morte, ma non avevamo altra scelta-
-Ci stavi ascoltando?- chiese Cassandra indignata.
-Certo… a cosa pensavate che servissero le trasmittenti?- rispose Leo con la sua voce squillante di Leo.
-Ovvio- ammise Cassandra –comunque noi siamo pronti…-
-Allora aprite le valvole- ordinò Leo.
Nico si volò verso il macchinario ed eseguì le istruzioni che Leo aveva dato a Cassandra mentre lui meditava.
Come aveva fatto a seguire la loro conversazione?
-Fatto- dichiarò Nico.
-E allora…fate quello che dovete fare- disse Leo con un tono di voce spento.
-Leo…anche a me dispiace per te- disse Nico.
Cassandra sentì ridere l’uomo nell’ orecchio –Ci vediamo dall’altra parte, eh? Tutti nei campi Elisi. Ciao ragazzi, il Mondo di Leo chiude le trasmissioni-
Cassandra strinse forte la mano di Nico e sentì la sua energia entrarle nel braccio, proprio come nel sogno.
Chiuse gli occhi e sentì Nico gridare. Probabilmente anche lei stava urlando e brillando.
Sentì un’altra onda di energia e un altro grido di Nico. Sentiva tutte le cellule del proprio corpo bruciare più del fuoco…più come il sole.
Anche dalle palpebre chiuse vedeva la luce che stava emanando, e anche dal velo rosso di pelle sentiva che poteva accecarla.
Si sentiva sola, anche stringendo la mano di Nico, come se non ci fosse più alcun mondo attorno a lei. Si sentiva come se la luce e il calore le stessero sciogliendo i ricordi.
Si sentiva sola e triste.
Per un attimo pensò ad Apollo. Una volta lei aveva detto che gli dei servivono per ricordarti che c’è sempre qualcuno migliore di te, lui le aveva risposto che dovevano ricordarti che c’era sempre qualcuno su cui contare.
Ma come poteva aiutarla ora, anche volendo?
-Padre…- non sapeva se lo stesse pensando, mormorando o urlando. Era la prima volta che lo chiamava così, comunque.
Apollo comparve di fronte a lei. Forse era solo la sua immaginazione, sicuramente, ma sembrava reale.
La sua faccia era esattamente come quella che aveva visto poco prima, al fianco del suo vero padre.
-Aiuto…aiuto…-mormorò lei. Non voleva più stare in quel buio illuminato, voleva tornare ad essere se stessa, a ricordare il mondo.
Apollo le sorrise e le porse un mano –Vuoi venire con me?-
All’improvviso la mano di Nico era scomparsa, insieme al bruciore, al dolore e alla luce accecante anche attraverso le palpebre.
Ora a illuminare il buio ci pensava Apollo, e Cassandra non brillava più.
La ragazza annuì e afferrò la mano del padre.
Insieme si incamminarono nelle tenebre, ma Cassandra era felice, per la prima volta, di essere insieme a lui.           
Angolo Autrice
Qui si conclude la storia per come l’avevo immaginata e progettata. Chiaramente ci sarebbe stato un ultimo capitolo di Alexander dove si spiegava cosa era successo al Campo dopo la morte di Cassandra, ma più o meno qua si concludeva. Siccome, quando l’ho scritta, ero veramente innamorata del mondo di Percy Jackson e di questa storia (e lo sono ancora) non me ne volevo staccare e quindi ho scritto un epilogo alternativo che mi avrebbe aiutato a costruire il continuo. Chiaramente, questa storia è praticamente autoconclusiva, però mi piacerebbe molto vedervi di nuovo per la prossima!
Spero che il finale della storia di Cassandra vi sia piaciuto e…be’, fate un salto anche domani per leggere la conclusione definitiva!
 
   
 
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