Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Ricorda la storia  |       
Autore: Nami_Loves_Ruki    17/05/2009    9 recensioni
So che ti sta succedendo. Succede quello che odio più di ogni altra cosa al mondo. Ed è insopportabile, specialmente dopo quella mattina di due settimane fa.
“Taka, calmati”
I tuoi occhi lucidi creano una forte pressione su di me. Invocano aiuto, esprimono debolezza, necessitano sicurezza.
Prendo un sacchetto dal comodino e ti faccio respirare lì dentro, per placare la tua iperventilazione.
Ti accarezzo una guancia, asciugandoti una lacrima, e quando finalmente ti tranquillizzi ti do un bacio.
“E’ passato, Taka…”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Ruki, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora… E’ la mia prima fan fiction sui GazettE e sinceramente non so che cosa verrà fuori… comunque PER FAVORE commentate, devo sapere cosa ne pensate! Vi lascio al primo chap ^^
 



1.Reita falls asleep


Ho avuto davvero paura questa volta. Ti ho sorretto tra le mie braccia quando hai avuto quell’attacco di panico, ti ho fatto stendere a terra e chiamato un’ambulanza. Respiravi affannosamente e non sapevo che fare a parte cercare di tranquillizzarti, ma non ce l’ho fatta e questo mi ha fatto stare ancora più male. Non riuscire ad aiutarti…
Adesso ti rivedo dopo tre ore di attesa e apprensione in silenzio, sei sdraiato sul quel letto bianco con la flebo attaccata al braccio e la mascherina dell’ossigeno. Mi sembri ancora frastornato. Gli altri ti chiedono come stai, mentre io me ne sto in disparte, perché così non ce la faccio a vederti, non dopo quella scena a cui ho dovuto assistere.
Le altre volte riuscivo a prevedere quando saresti stato male, perché iniziava a girarti la testa e non riuscivi ad sentire quello che ti veniva detto e poi ti passava tutto in qualche minuto. Sapevo sempre che cosa fare. Stamattina, invece, è accaduto improvvisamente e sono stato dovuto calmare anch’io.
“Ryo…”
Ti sento sussurrare il mio nome. Vengo verso di te e dal tuo sguardo capisco che sei parecchio confuso e forse hai bisogno di riposare ancora.
Neanche il tempo di dirti che dovresti dormire un po’, che entra l’infermiera che ci invita ad uscire. Riesci ad afferrare la mia mano con un forza che non mi sarei aspettato da te in queste condizioni, così ti dico: “Ritorniamo tra poco, Taka”.

****************

“Ma come sei sexy carponi lì per terra!”
“Taci! Ho perso un anello…”
“Stai calmo! Avevo intenzione di aiutarti, ma a quanto pare puoi fare a meno di me…”
Faccio per andarmene, dopo averti dato un’ultima occhiata. Sembri uno psicopatico in cerca delle sue pastiglie… e invece stai solo cercando uno dei tuoi stupidi anelli.
“Si, si, vai pure!” -mi dici- “Tanto era quello che mi hai regalato tu per il mio compleanno”
“COSA?! Non ha neanche tre mesi di vita! Vedi di ritrovarlo!”
Ho girato in lungo e in largo per trovare un anello che sarebbe potuto piacerti. Non posso permettere che tu lo perda!
Mi fiondo sotto al tavolo.
“Ho già guardato lì”
Allora guardo dietro all’armadietto.
“Ho guardato anche lì”
Quindi mi sposto verso l’entrata del bagno.
“Lì non c’è!”
Perciò scruto sotto al divano. Stavolta non dici niente. Ed ecco che lo trovo.
“Pensavo che nel posto più scontato dove vanno a finire le cose che cadono e rotolano, avessi già controllato!”
Afferri velocemente l’anello che tengo tra il pollice e l’indice.
“Cominciavo a credere che in questa stanza ci fosse un buco nero che risucchia le cose…”
“Il buco nero ce l’hai tu nel cervello!” -esclamo, già girato verso la porta per scappare-
Però, anche se sei piccolo e all’apparenza per niente forte, l’energia ce l’hai per prendermi e buttarmi violentemente sul pavimento. Ti metti a cavalcioni su di me e inizi a solleticarmi furiosamente la pancia.
“Allora, ce l’ho ancora il buco nero nel cervello?”
“Tanto non cedoooooOOooOOoo!”
Insomma, magari tra un po’… adesso resisto ancora. Ed è piacevole vederti sopra di me, magari pensando che in un’altra situazione sarebbe stato meglio. Ma c’è da accontentarsi. E allora me ne approfitto.
Purtroppo per me (o fortunatamente) sai che soffro il solletico da morire. Prendo forza e ribalto le posizioni, bloccandoti i polsi con le mani. Ti dimeni, ma non abbastanza per riuscire a liberarti dalla mia stretta.
“Lasciamiiiiiiiii!!”
Suppongo che tra poco ti metterai a piangere e correrai dalla mamma, visto che adesso sei identico ad un bambino arrabbiato. Sei carino.
“Non urlare! O penseranno che ti sto violentando, baka!”
“Mi stai violentando psicologicamente! MOLLAMI!”
“Oltre a bloccarti, devo anche fare in modo che tu stia zitto?!”
“Tanto hai le mani occupate”
“Chi ti dice che io voglia usare le mani?”
Ci pensi un attimo.
“Non provarci!”
“Allora tu non urlare!”
“Se non mi lasci andare ti caccio dalla band!”
“Poi ti mancherei e senza di me le fan svanirebbero” -dico con una certa superbia-
Sento bussare alla porta e un attimo dopo si apre. Ci voltiamo. È Tomoko, amica di noi della band da prima di diventare famosi. L’abbiamo conosciuta in un locale dopo una nostra esibizione… era venuta a farci i complimenti, così l’abbiamo invitata ad unirsi alla nostra compagnia per bere qualcosa e poi… bhé, siamo diventati amici.
Comunque, ci sta fissando stupita con la maniglia della porta ancora tra la mano.
“Disturbo?” -ci chiede, titubante-
“No” -le rispondi, ancora sotto di me- “Ryo mi vuole violentare, digli qualcosa!”
“Ma non sparare cazzate!” -enfatizzo scansandomi con un po’ di dispiacere-
“Ryo, la prossima volta ricorda agli altri di non far venire te a chiamare Takanori perché se no ci metti degli anni!”
Poi richiude la porta dopo averci detto di muoverci.
Vai a darti un’ultima controllata allo specchio e mi accusi di averti fatto colare la matita nera dagli occhi.
“Sei perfetto, Taka. Come sempre”
Riesco a vedere il rossore apparso sulle tue guance anche attraverso la marea di fondotinta e di cipria che ti hanno messo. Odio quel trucco che ti applicano per cercare di migliorare l’aspetto del tuo viso. Stai benissimo anche senza. E poi, non ti si può neanche sfiorare con tutto quel coso in faccia, perché se no mi sbraiti dietro, come stavi facendo prima, del resto.
Dobbiamo fare un servizio fotografico in un posto lontano da qui. Abbiamo circa tre ore di macchina, arriveremo verso le undici di mattina.
Usciamo da questo hotel con i nostri bagagli e salgo sulla macchina sedendomi vicino a te, negli unici posti liberi, quelli in fondo a questo mezzo a sette posti. Davanti ci sono l’autista e Tomoko e al centro Yuu, Kouyou e Yutaka.
Ieri siamo andati a dormire tardissimo dopo il concerto, ricordo che siamo arrivati all’una e sono andato nel letto verso l’una e mezza e stamattina alle sette eravamo già in piedi… che orario indecente.
La pensi anche tu così, a giudicare dal fatto che ti sei sdraiato, a tuo avviso comodamente (ci credo poco visto il ridotto spazio che abbiamo qua dietro), con la testa sulle mie gambe e sei intenzionato a dormire. So che farò fatica a prendere sonno a differenza di te e dei nostri compagni di band, tra cui è sceso il silenzio più assoluto.
Sono passati venti minuti da quando siamo partiti.
“Ryo?” -mi chiama Tomoko guardandomi dallo specchietto- “Il mio lettore mp3 ce l’hai tu? … Scusa, ma Taka l’abbiamo caricato o è rimasto in albergo?!”
Tu, che devi aver sentito il tuo nome, brontoli un “Mmh…”.
“Ma che fa?!”
Tomoko si volta per vedere meglio.
“Dorme, cosa vuoi che faccia?!”
“Bhà, dopo la scena che ho visto in hotel…”
“Che scena?” -bofonchia Kouyou in un momento di veglia del suo dormiveglia-
“Niente” -ringhio io-
Poi ricade la quiete fino alla prima sosta in un autogrill a caso a circa metà strada. Peccato, ero quasi riuscito ad addormentarmi.
Scendiamo piano piano dalla macchina, tipo cadaveri ambulanti, gli omaccioni ci attorniano e ci accompagnano dentro. Tomoko, l’unica che ha energie da vendere (come sempre; non la può abbattere niente) ci ordina le solite cose che sa che beviamo, mentre noi occupiamo meccanicamente gli sgabelli più vicini. Ci stravacchiamo e cacciamo qualche sbuffo, abbiamo tutti lo sguardo fisso su qualcosa e quando ci arrivano le ordinazioni giriamo insistentemente e inutilmente le nostre bevande calde con il cucchiaino fino a che Tomoko non ci riporta nel mondo dei viventi. Siamo più addormentati di quanto pensassi.
Mi volto di scatto quando ti alzi improvvisamente.
“Dove vai?” -ti chiedo-
“A pisciare”
“Come sei fine!”
“Mi scusi! Vado a mingere, va bene? Vuoi venire anche tu?”
“No, grazie”
E ritorno al mio latte macchiato. Purtroppo per me, ci ritorno distrattamente. Distratto dalla tua figura che si avvia assonnata al bagno. Mi sono macchiato il cavallo dei pantaloni.
“CAZZO!”
Stronzi, gli altri che scoppiano a ridere. Almeno gli ho svegliati un po’…
Quando esci dal bagno e anche tu mi rifili la tua dose di risate, ce ne andiamo via.
Questa volta ti addormenti con la testa appoggiata alla mia spalla. Ancora qualche immagine confusa di macchine che sfrecciano veloci fuori dal finestrino e anch’io cado nel mondo dei sogni.
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: Nami_Loves_Ruki