Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: MoonBlack    25/11/2016    2 recensioni
Fino ad ora la parola “Mew Mew” ci rimandava allo stereotipo delle coraggiose paladine della giustizia sempre a servizio per il bene della terra…contro coloro che vogliono prenderne il possesso…
E se gli alieni, messi alle strette dall’impellente bisogno di Acqua Cristallo decidessero di copiare la tecnologia umana creando una Mew mew in grado di eguagliare tutte le altre?
Se questa mew mew apparentemente uguale a tutte le altre, riuscisse ad insinuarsi nel cuore dei tre alieni conquistando la loro fiducia? Che cosa accadrebbe?
Questa è una storia dove i confini tra ciò che è bene e ciò che è male si presenteranno molto labili.
Un seguito di “Tokyo Mew Mew” tutto particolare dove saranno i tre fratelli Ikisatashi a dominare la scena.
Consigliato in particolare alle amanti di Kisshu e Pai!
Commentate!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In trappola


Ichigo imprecò a mezza voce digitando, per l’ennesima volta, il numero di telefono del Caffè Mew Mew, sperando ardentemente che qualcuno, dopo il suo quinto tentativo, finalmente si degnasse di rispondere.
Mentre i secondi passavano inesorabili, si ritrovò a mordersi le labbra a sangue nel tentativo di mantenere la calma. Che cosa diavolo poteva essere successo di così terribile in quei tre minuti, durante i quali aveva cercato di avvertire Luana, da impedire addirittura a Ryou e alle ragazze di sollevare la cornetta?
Rimase immobile ad ascoltare gli squilli a vuoto poi, non trovando altri sistemi per ridurre l’ansia, prese anche a camminare avanti e indietro lungo il perimetro della stanza, come un’anima in pena.
“Probabilmente stanno ancora tentando di trovare un modo per salvare Pai e Taruto…per questo non rispondono…sta’ tranquilla, non hanno catturato anche loro…”
Ma più si ripeteva quegli stupidi mantra nella testa, più il suo ottimismo veniva meno, lasciando posto al panico.
Fortunatamente Aoyama in quel momento si trovava fuori casa a seguire le lezioni di letteratura inglese a cui teneva tanto, altrimenti per lei non sarebbe stato affatto facile spiegare il motivo di tutto quello scompiglio.
La mew neko, infatti, si era guardata bene dal rivelare al suo ragazzo che durante le ultime settimane aveva deciso di tornare a vestire i panni di paladina della giustizia, schierandosi per di più al fianco dei suoi vecchi nemici. Dubitava che Masaya avrebbe fatto i salti di gioia nel ricevere la notizia, dato che, seppur indirettamente, nel progetto Mew e nelle battaglie che avevano combattuto risiedeva il motivo per cui la loro relazione era entrata in crisi.
Ricordava benissimo il giorno in cui aveva annunciato al giovane la sua intenzione di tornare a Tokyo: si era aspettata una reazione di rifiuto e rabbia da parte sua o, perlomeno, di rammarico, invece quest’ultimo si era limitato a sospirare e a dirle di pensarci bene prima di decidere.
La ragazza in cuor suo non aveva potuto fare a meno di sentirsi delusa da tanta indifferenza…lei dichiarava a bella posta di voler piantare gli studi a Londra e il loro appartamento per tornare nella sua città natale e lui non si scandalizzava nemmeno un pochino?! Ma a quel punto, il suo lato buono e innamorato si era rimangiato quei pensieri, dicendosi che il lasciarla libera era sempre stato il modo di Masaya per dimostrare quanto la amasse.
Da allora non avevano più parlato di argomenti simili, il suo ragazzo aveva semplicemente finto che quella conversazione tra loro non fosse mai avvenuta e lei era stata troppo occupata a tenergli nascosti i suoi ritrovati passatempi di paladina per sollevare nuovamente la spinosa questione.
Proprio mentre la ragazza, presa dal rimorso, iniziava a domandarsi se per caso non sarebbe stato meglio dire tutta la verità a quest’ultimo e chiedergli aiuto, qualcuno dal Giappone rispose alla chiamata.
-Pronto? Ichigo sei tu…?! –La voce di Ryou le giunse alle orecchie come tremendamente affaticata, come se quest’ultimo avesse trascorso gli ultimi venti minuti a correre a perdifiato.
Nonostante ciò, il sollievo di Ichigo fu tale che avvertì gli occhi riempirsi di lacrime e dovette trattenere un singhiozzo. –Ryou, grazie al cielo!
-Mi dispiace Ichigo…abbiamo fatto tutto il possibile per tentare di fermare quei pazzi…ma non c’è stato modo di rintracciarli…dovrei fare delle ricerche più approfondite, però…!
-Mi hai fatto preoccupare! –Lo interruppe lei con tono di isterico rimprovero, pur sapendo che non era certo colpa di quest’ultimo se nessuno le aveva risposto. –Credevo foste stati aggrediti anche voi!
Vi fu un istante di silenzio dall’altro capo del telefono e quando il giovane riprese a parlare, la sua voce suonò come stranamente addolcita.
–No, stiamo tutti bene. Anche le ragazze sono incolumi.
-Grazie al cielo…
-Mi hai chiamato perché eri preoccupata per noi?
A quelle parole, la mew rosa riprese, suo malgrado, il contatto con la realtà, momentaneamente perduto a causa della felicità di saperli sani e salvi. –A dire la verità no, non solo. –Ammise, avvertendo la tensione percorrerle nuovamente la spina dorsale. –Ho appena chiamato Luana per avvertirla del disastro. All’inizio ha risposto normalmente e sembrava fosse tutto tranquillo…ma poi…non lo so…ho sentito dei rumori strani e una specie di risata! Non promette nulla di buono. Sento che è in pericolo!
Shirogane non riuscì a trattenere un epiteto piuttosto colorito nell’udire quelle inquietanti notizie e Ichigo non poté dargli torto: sembrava che la loro situazione stesse volgendo a un epilogo ancora più disperato di quanto avrebbero potuto immaginare. Non solo i nuovi alieni avevano catturato Pai e Taruto senza nessuna difficoltà, ora sembravano in procinto di catturare anche la mew Alien.
-Ryou, dobbiamo salvare a tutti i costi almeno lei!
-E Kisshu che fine ha fatto?! Doveva proteggerla, dannazione! E’ andato a fare una passeggiata?!
-Non lo so, non ho fatto in tempo a chiederle di Kisshu…però Luana sembrava agitata quando ha risposto, perciò non credo fossero insieme. –Rispose la ragazza, stringendo così forte la cornetta da farla scricchiolare. –Come ho detto, l’ultima cosa che ho sentito è stato qualcuno che rideva. Sembrava un ragazzo, ma non so proprio se fosse lui. Mi ha fatto venire i brividi.
-Dannazione, ci mancava anche questa…
-Ti scongiuro Ryou, fa qualcosa! Potrebbe essere solo un falso allarme, ma il mio istinto mi dice che non è così. E anche se li consideravamo dei nemici, non possiamo permettere che succeda una strage! Tu puoi salvarla! Sei già riuscito a localizzare uno squarcio tra la nostra dimensione e quella dove si nascondono gli alieni! Puoi farlo di nuovo!
Le rispose un silenzio grave e meditativo, rotto solo dal rumore di fondo dell’apparecchio telefonico. Dopo un lasso di tempo di qualche secondo, che a lei parve lungo quanto un secolo, il ragazzo sospirò. –E va bene Ichigo. Mi fido di te.
-Davvero?!?!Lo cercherai?!
-Farò di più. –La mew neko si stupì ulteriormente nell’udire la voce del suo leader tingersi di fiera determinazione. –Ne creerò uno appositamente, che ci teletrasporterà vicino a dove dovrebbe trovarsi la base di Pai…sempre se le mie ricerche e i miei calcoli sono esatti!
A quelle parole non riuscì a trattenere un versetto di pura gioia, mentre una scintilla di speranza tornava a balenarle nell’animo. –Grazie!! Ryou, sei ufficialmente il mio eroe!!! –Gridò, prendendo a saltellare per la stanza.
-Adesso non esagerare con le lusinghe o l’ultimo neurone che ti è rimasto potrebbe morire! –Si affrettò a stroncarla lui in tono beffardo, giusto per rispolverare le vecchie abitudini.
-Ehi!!
Prima che Ichigo avesse modo di protestare ulteriormente, quest’ultimo riprese il discorso, tornando improvvisamente serio. –Farò il possibile! Le ragazze sono pronte a combattere e anche tu devi restare all’erta in caso Luana dovesse tentare di contattarti. Ma ricorda: non devi essere tu a chiamarla, potresti renderle più difficile nascondersi dai nemici.
-Ho capito! Farò come dici. –Lei annuì con decisione, fissando il comodino nel quale era nascosta la sua spilla da mew mew. Per la prima volta da quando il progetto era terminato, si ritrovò a desiderare con tutta se stessa di poterla usare.
-Conto su di te. Ti contatterò appena tutta questa storia sarà finita.
-Aspetta Ryou…!!
Troppo tardi, Shirogane aveva già riagganciato, schietto e lapidario come sempre.
La ragazza rimase immobile per qualche secondo con la cornetta in mano, prima di prendere atto della sua totale inutilità in tutta quella faccenda.
Un profondo e triste sospiro le sfuggì dalle labbra, mentre riagganciava l’apparecchio e si abbandonava sul letto con la testa tra le mani.
Tutt’a un tratto si sentì tremendamente stupida per avere pensato di poter raggiungere la felicità in Inghilterra e ogni cosa le parve molto chiara: aveva lasciato i suoi amici in fretta e furia credendo di inseguire l’amore della sua vita, mentre in realtà tutto quello che aveva fatto era stato tentare disperatamente di fuggire dai propri demoni, esattamente come Aoyama.
Anche un idiota avrebbe potuto capire che il suo luogo ideale non poteva certamente essere una biblioteca o una prestigiosa accademia, non era affatto il tipo di persona che inseguiva sogni di gloria studentesca, lei amava le cose genuine, dirette, accoglienti. Forse era una sempliciotta e forse non era adatta per essere una paladina della giustizia, ma in quel momento avrebbe dato qualunque cosa pur di potersi teletrasportare a Tokyo per combattere con le sue amiche e compagne di squadra. Invece, nonostante la sua smania di lottare, si trovava prigioniera di un appartamento, di un mucchio di pesantissimi libri e di un amore che anziché darle gioia le stava causando sempre più sofferenza. E, ironia della sorte, era stata lei stessa, con i suoi stupidi sogni inconcludenti, ad autoinfliggersi quella pena.
Combattuta, rimase ad osservare i volti sorridenti suo e di Masaya che la fissavano dalla cornice posata sul comodino, come se questi ultimi potessero fornirle la risposta che cercava. Si abbandonò ad un altro amaro sospiro: amava ancora il suo ragazzo…dubitarne era fuori questione.
Tuttavia non era più sicura che questo le bastasse e ogni giorno che trascorreva in Inghilterra si sentiva sempre più trascurata, ma allo stesso tempo sentiva di non potersi allontanare lasciando Masaya da solo…forse era per questo che non era più stata in grado di affrontare la discussione riguardante il suo trasferimento a Tokyo.
Era stata una codarda a nascondergli la verità durante quelle lunghissime settimane, solo ora si rendeva pienamente conto di quanto egoisticamente avesse agito.
Doveva assolutamente riuscire a parlargli dei suoi sentimenti…e, in un impeto di coraggio, decise che lo avrebbe fatto quella sera stessa.

La paura poteva diventare un’emozione subdola e difficile da gestire. Riusciva a entrarti dentro quasi senza che te ne accorgessi ed era sufficiente un secondo di distrazione, di mancanza di autocontrollo, perché ti stritolasse tra le proprie grinfie come un cobra infido e silenzioso.
Gli esperti di solito obiettavano argomentando che essa era funzionale alla sopravvivenza umana, che quindi avrebbe dovuto essere considerata come un’alleata piuttosto che come una nemica e che solo accettando di essere deboli e insicuri si poteva imparare ad essere davvero forti.
Luana poteva senza dubbio affermare di aver già sperimentato una larga dose di paura e di averne affrontata altrettanta. Aveva trascorso ben sette mesi combattendo a servizio della causa aliena e si era sempre sentita rinfrancata al pensiero di non essere mai stata totalmente schiacciata dalle proprie debolezze…aveva già affrontato molte sfide, e le aveva superate tutte senza arrendersi mai.
Tuttavia, in quella situazione, in quel corridoio vuoto e fiocamente illuminato dalle lampadine a basso consumo, poté anche constatare con assoluta certezza di non avere mai sperimentato una paura tanto intensa e paralizzante quanto quella che provò avvertendo la risata sguaiata e minacciosa del suo nemico diffondersi nell’aria alle sue spalle, seguita dall’eco terrificante di passi in avvicinamento.
In un istante, si ritrovò ad annaspare, tentando di riprendere fiato. L’aria, tuttavia le rimase impigliata in gola e il cuore iniziò a strepitarle nel petto come impazzito mentre il suo cervello, trovandosi improvvisamente a corto di ossigeno, si dibatté nel panico producendo pensieri sconclusionati.
Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò accasciata sul pavimento, tremante e insignificante come una foglia secca. Stavolta sarebbe morta sul serio…il suo assassino era giunto apposta per ucciderla e lei non avrebbe avuto nessuna arma per ostacolarlo. Era sola, sola contro un avversario temibile, contro la morte, contro le sue paure…proprio come nel sogno che aveva elaborato poche settimane prima.
E proprio come durante quei terribili attimi, sentì di non avere alcuna possibilità di salvarsi e la sua mente accarezzò l’allettante prospettiva di arrendersi al proprio nemico, lasciare perdere tutto quanto e consegnarsi. D’altronde che cosa avrebbe potuto fare? Ormai il suo destino era segnato.
Proprio mentre stava per concedersi a quel pensiero e lasciare che il terrore avesse la meglio, l’immagine dei suoi compagni di squadra tenuti prigionieri e torturati dai loro stessi complanetari le balenò nella mente, permettendole in parte di risvegliarsi dal suo stato di congelamento.
Nonostante l’enorme sconforto che provava, avvertì il proprio animo ribellarsi al pensiero di quanto Pai e Taruto dovessero soffrire in quel momento e, suo malgrado, fu costretta a riconsiderare i propri precedenti pensieri.
Per quanto la situazione stesse volgendo decisamente a suo sfavore non poteva gettare tutto alle ortiche solo perché aveva paura! Il suo avversario era forte, possedeva dei poteri straordinari e forse lottando contro di lui non sarebbe sopravvissuta…ma questo non significava che non avesse più nulla da salvaguardare. Era la sola persona rimasta ancora libera e tutto perché i suoi compagni avevano tentato di proteggerla con qualunque mezzo.
I due alieni sarebbero rimasti profondamente delusi se lei avesse permesso ai nemici di impossessarsi della loro amata base senza neppure tentare di difenderla e Luana era assolutamente certa del fatto che al suo posto avrebbero combattuto alla stregua delle loro forze…anche qualora si fosse trattato di una battaglia vana.
Quel pensiero le diede la forza di riprendere a muoversi e, stringendo i denti, riuscì a rimettersi in piedi, nonostante le gambe tremanti.
“Glielo devo…” ricordò a se stessa, nel tentativo di costringere i suoi arti a muoversi in avanti, malgrado avvertisse il panico stringerle ancora il petto. “Pai e Taruto hanno rischiato la vita per me…si sono fatti catturare solo per proteggermi! Ora è giunto il mio turno di fare qualcosa per loro!” Continuò a ripetersi quelle parole senza sosta, finché finalmente il battito del proprio cuore non iniziò a rallentare lasciando al posto del panico solo un vago senso di urgenza.
Fortunatamente, al contrario del corpo che sembrava non voler rispondere ai comandi, la sua mente si era riattivata più rapidamente ed era ora in grado di lavorare a ritmo frenetico. Che cosa avrebbe potuto inventarsi allo scopo di ostacolare il più possibile il nemico?
Di certo in quanto a forza fisica si trovava in netto svantaggio, ma forse utilizzando qualche stratagemma…
Improvvisamente fu colpita da un nuovo pensiero a cui, fino a quell’istante, non aveva dato peso: la base di Pai conteneva tutti i dati da lui raccolti su Alain e sulla sua famiglia. Sarebbe stato un totale disastro se un alieno giunto con cattive intenzioni li avesse trovati!
Doveva assolutamente eliminare tutti i dati contenuti nel software del computer principale, prima che quell’essere orribile potesse riuscire a trovare il laboratorio e impossessarsene.
Il volto della giovane si indurì, e i suoi arti tremanti ritrovarono tutta la forza perduta, grazie alla rincuorante consapevolezza di poter effettivamente fare qualcosa di utile per aiutare i propri compagni imprigionati.
Non aveva idea di quanto il suo carnefice si fosse avvicinato a lei dal momento in cui si era lasciata sopraffare dal terrore a quello in cui aveva ripreso il controllo delle proprie facoltà, ma ella calcolò che dovevano essere trascorsi soltanto una manciata di secondi: se avesse agito in fretta avrebbe potuto ancora salvare la situazione.
Prestando la massima attenzione ad emettere meno rumori possibili e a non urtare nessun oggetto, scivolò silenziosa come un’ombra verso il laboratorio, il quale, fortunatamente, si trovava nella direzione opposta rispetto al punto da cui aveva udito giungere la folle risata del suo nemico.
Avrebbe voluto frugare nelle tasche della propria veste per cercare la spilla, ma dubitava di avere sufficiente tempo per eseguire la trasformazione e, inoltre, con ogni probabilità il bagliore che avrebbe causato per liberare i suoi geni animali non avrebbe fatto altro che rivelare la sua posizione. Un rischio che, convenne, sarebbe stato meglio evitare.
“Per il momento dovrò cavarmela senza l’aiuto dei geni del gatto domestico…spero almeno che non sarà necessario utilizzare i tridenti.”
Cautamente allungò la mano verso la maniglia della porta, preoccupata perfino dall’eventualità di essere tradita dal lieve rumore del meccanismo che la teneva chiusa.
Proprio mentre stava per prendere il coraggio a due mani e decidersi ad entrare, fu costretta a bloccarsi repentinamente, distratta da una voce suadente che la richiamò in lontananza.
-So che sei qui dentro, Luana ed entrambi sappiamo che sei come un topo in trappola. Non rendere le cose più penose e consegnati a me senza fare storie. Non vorrai rendere doloroso il momento in cui ci rincontreremo, spero?
La ragazza dovette serrare gli occhi per contenere una nuova ondata di terrore, riconoscendo la voce falsamente accomodante di Kevin e necessitò anche di uno sforzo immane per controllare quello che provava e non iniziare realmente a correre alla cieca come un topo preso dal panico. Una parte di lei fino all’ultimo aveva sperato che la strana risata e gli inquietanti rumori uditi in precedenza fossero stati frutto della sua immaginazione…ora non poteva più raccontarsi nemmeno quella bugia.
In ogni caso, si ripeté per soffocare il proprio istinto di sopravvivenza, sarebbe stato inutile tentare di fuggire…lui l’avrebbe trovata in qualunque posto avesse tentato di nascondersi. Perciò se il suo destino doveva comunque essere quello di morire, tanto valeva fare qualcosa di utile nel frattempo.
Sospinta da quei pensieri eroici, si decise finalmente ad abbassare la maniglia e a dirigersi precipitosamente verso il computer principale, il quale conteneva tutte le chiavi di funzionamento delle macchine più utilizzate e tutti i dati raccolti da Pai durante quei due anni di duro lavoro.
Se non si fosse trattato di una situazione di emergenza, avrebbe quasi provato dispiacere al pensiero di cancellare il frutto di innumerevoli fatiche; in quel momento però non poteva concedersi il lusso di lasciarsi andare a stupidi sentimentalismi, se lo avesse fatto avrebbe rischiato di mandare a monte tutta la sua strategia. Si costrinse dunque a scacciare dal suo animo ogni remore e concentrò invece la sua attenzione nella ricerca di un comando rapido che le avrebbe consentito di distruggere tutto in poco tempo.
Se la memoria non la ingannava, quando era stata costretta a trasferirsi stabilmente alla base, i suoi compagni le avevano accennato a un tasto segreto da premere in caso di emergenza. Sfortunatamente però, non le avevano spiegato dove fosse, probabilmente perché a quel tempo non si aspettavano di dover affrontare un pericolo imminente che necessitasse una manovra tanto estrema.
Colta da un istante di follia, le balenò in testa l’idea malsana di provare a distruggere le macchine a mani nude, ma subito scartò l’ipotesi: innanzitutto perché avrebbe impiegato troppo tempo per farlo e poi, disintegrando il computer in modo rude, nessuno le garantiva che i dati sarebbero stati veramente cancellati per sempre.
In preda alla frustrazione, iniziò ad esaminare minuziosamente tutti i pulsanti presenti, premendone perfino qualcuno a caso, ma sfortunatamente nessuno di questi risultò essere delegato alla cancellazione dati.
Proprio quando stava per arrendersi alla sconfortante idea di essere incapace perfino di formattare uno stupido marchingegno, si ricordò del suo primo tentativo di lotta contro Kisshu, avvenuto proprio in quel laboratorio, durante il quale Pai aveva tentato di proteggere i computer principali azionando un pannello posizionato sul muro, poco distante da essi.
Aguzzò lo sguardo alla ricerca del famigerato quadrante ed esultò intimamente quando, dopo pochi istanti, lo scorse. Stavolta poteva dirsi ragionevolmente sicura di avere avuto l’intuizione giusta: glielo suggerivano il numero di interruttori e di cavi che da esso si collegavano al computer principale.
La sua intima esultanza, tuttavia, non durò a lungo dato che, proprio mentre stava per raggiungere l’agognata meta, avvertì qualcosa di freddo e sgradevolmente tagliente posarsi sulla sua nuca e fu costretta a bloccarsi con il braccio ancora teso.
-Fossi in te non lo farei, mia cara. –Di nuovo la voce di quello sporco traditore, stavolta però alle sue spalle.
Il cuore le balzò in gola quando si rese conto di essere stata colta in flagrante e, per di più, di trovarsi totalmente in trappola e isolata dal resto del mondo.
“Dannazione…” Era stata troppo lenta, troppo stupida nel non capire subito dove si trovasse quel dannato comando; per colpa sua ora tutti gli sforzi della squadra sarebbero caduti in mano di un pazzo assetato di sangue e, come se non bastasse, si trovava in una situazione ancora più disperata e senza via di scampo. Se almeno Kisshu fosse stato lì con lei, avrebbero potuto tentare di lottare insieme, invece lui se n’era andato chissà dove, lasciandola sola ad affrontare un nemico praticamente inattaccabile.
-Da quel che riesco a vedere da qui, ti sei camuffata e bardata proprio bene, ora sembri una vera aliena!
La ragazza serrò gli occhi e deglutì cercando disperatamente di trovare un modo, un’idea qualsiasi per guadagnare tempo. Il bluff e la dissimulazione ormai erano le uniche carte rimaste a sua disposizione. Se fosse riuscita a distrarre Kevin, forse avrebbe potuto approfittare di una chance per attaccare o comunque per impedire che i nemici mettessero le mani su tutti i file nascosti in quella stanza.
La sua speranza tuttavia si rivelò totalmente vana, perché quest’ultimo come al solito fu più scaltro e intuì in anticipo le sue intenzioni.
-Perché, per prima cosa, non getti le armi che porti ai fianchi? Oh e già che ci sei, liberati anche di quella fastidiosa spilla per la trasformazione. Sai, non vorrei che la faccenda diventasse troppo violenta, tra noi.
Con la sua ultima possibilità di salvezza andata in frantumi e la lunga lama di un Sai puntata al collo, la mew alien non potè fare altro che cedere, sfilando i due tridenti che aveva equipaggiato e lasciandoli cadere con un tonfo sordo ai propri piedi.
-So benissimo che cosa stavi progettando. Ormai ti conosco troppo bene, sono entrato nella tua mente e i ragionamenti contorti della tua testolina non hanno più segreti per me. –La voce si spostò verso sinistra, ma l’arma letale rimase comunque saldamente premuta contro il suo collo. –Getta anche la spilla, prego.
Rassegnata, la ragazza allungò lentamente la mano verso la propria tasca sinistra e quando avvertì la superficie metallica e rassicurante della spilla, per un’istante si sentì tremendamente tentata di gettare alle ortiche la cautela e utilizzarla per trasformarsi. Tuttavia, non riuscì nemmeno ad elaborare completamente quel pensiero, perché il carnefice alle sue spalle stavolta le premette la lama più a fondo sul collo, strappandole un gemito.
-Non fare la furba con me, non ti conviene.
-Non sto cercando di fare la furba. –Protestò debolmente, costretta, suo malgrado a disarmarsi completamente. Avvertì la spilla scivolarle dalle mani, cadere come a rallentatore e schiantarsi al suolo…non riuscì a fare a meno di sentirsi ancora più indifesa e sola, quando l’oggetto rotolò via, lontano da lei.
L’alieno assaporò il suo disagio, lasciandosi andare ad una risata crudelmente canzonatoria. –Stavi pensando di poter fuggire? Mi deludi…la Luana che conosco non tenterebbe mai la fuga come una codarda.
-Beh forse non mi conosci così bene… -Replicò la mew alien, concentrata solo in parte sulla conversazione che stava avvenendo tra lei e Kevin.
Aveva infatti la netta sensazione che la voce di quest’ultimo si fosse spostata di nuovo ed ora provenisse da un punto più distante rispetto a prima. Come poteva essere in grado di allontanarsi così tanto e al tempo stesso continuare a minacciarla con un’arma bianca?
Poteva esserci un’unica spiegazione plausibile a tale fenomeno…ovvero che la suddetta persona non fosse venuta a prenderla da sola ma si fosse portata dietro uno scagnozzo da quattro soldi. Dovette mordersi le labbra per trattenere il disgusto. –Come ti permetti di parlare di delusione quando non hai neanche il coraggio di affrontarmi a tu per tu e ti sei portato un galoppino?! Hai così tanta paura di me da dover usare la scorta?? –Sapeva bene che era stupido da parte sua provocarlo, ma per qualche motivo il timore che fino a qualche istante prima aveva albergato nel suo animo stava lasciando rapidamente posto alla rabbia; forse la causa di ciò era da imputare al tono canzonatorio con cui l’alieno aveva continuato a rivolgersi a lei, come se sapesse di avere la situazione in pugno e volesse godersi ogni attimo della sua umiliazione e paura.
Nonostante l’evidente tentativo di Luana di fargli perdere la calma, Kevin rimase perfettamente composto, anzi parve perfino compiaciuto da quelle osservazioni pungenti. –A quanto pare mi hai scoperto! –Ammise, muovendo qualche passo in direzione della sua avversaria e posizionandosi di fronte a lei, in modo che quest’ultima potesse finalmente vederlo. –Hai ragione, non sono venuto da solo. Ma nemmeno con un galoppino qualunque. Direi piuttosto, con un’aggiunta necessaria ad assicurarmi la tua resa.
Registrando il suo tono insopportabilmente intriso di sadismo e trionfo, il cuore di Luana incominciò a battere sempre più ferocemente, facendole dolere il petto e impedendole quasi di udire i propri stessi pensieri: che cosa poteva mai aver escogitato quel mostro, per umiliarla ancora maggiormente rispetto a quanto non avesse già fatto?
Una parte di lei, paradossalmente, rimase distaccata da quella situazione disperata e si concesse di provare una sorta di ammirazione al suo cospetto, notando come egli fosse radicalmente cambiato rispetto all’ultima volta che si erano incontrati.
Ora non indossava più i panni dell’essere umano educato ed eccessivamente cordiale, ma quelli di un vero capo alieno: lo dimostravano le vesti color verde scuro che si intravedevano sotto l’armatura che indossava; essa gli copriva buona parte del petto, delle braccia e delle gambe, ma il poco che si riusciva a scorgere al di sotto portava senza dubbio il marchio delle antiche civiltà extraterresti. Per non parlare delle orecchie a punta e del viso dalla forma ferina e allungata, che ora non doveva più preoccuparsi di celare.
Evitò saggiamente di soffermarsi troppo a lungo sul suo volto, conscia del fatto che se avesse incontrato il suo sguardo, probabilmente quest’ultimo l’avrebbe privata della capacità di muoversi, esattamente come era accaduto l’ultima volta.
Decisa a risparmiarsi quella terrificante eventualità, si affrettò ad abbassare il capo, sforzandosi al contempo di respirare profondamente col naso, per controllare quello strano misto di paura selvaggia e curiosità; se fosse caduta in uno stato di iperventilazione, non avrebbe fatto altro che favorire il proprio carnefice.
Fu allora che riconobbe quell’odore: l’odore di una persona che non avrebbe dovuto trovarsi lì, l’odore di una persona di cui si fidava ciecamente, ma che, per qualche grottesca ragione, in quel momento le stava puntando un’arma contro il collo. Fu una risposta senza suono alle sue tormentate domande, una risposta che mai avrebbe voluto ricevere e che in un istante, mandò a monte tutti i suoi tentativi di mantenere il controllo.
-Kisshu… -Esalò, sgranando gli occhi. Era l’odore di Kisshu quello dell’individuo alle sue spalle! Per quanto le risultasse impossibile da credere, non era stato un semplice scagnozzo di Kevin ad immobilizzarla così prontamente, ma il proprio protetto, lo stesso individuo di cui era innamorata e che l’aveva baciata poche ore prima.
Inizialmente non vi aveva prestato attenzione perché la traccia olfattiva dell’alieno era praticamente onnipresente in quelle stanze e permeava anche i vestiti che la ragazza indossava in quel momento, ma ora non poteva più esserci alcun dubbio: Kisshu le stava puntando uno dei Sai alla nuca.
Non poteva sbagliarsi, ma allo stesso tempo non riusciva a capacitarsi della cosa, perché il pensiero che quella persona fosse davvero la stessa con cui aveva combattuto innumerevoli battaglie le risultava semplicemente intollerabile. –Kisshu…-Ripeté, così piano da riuscire a stento ad udire le proprie stesse parole. Le mani e le ginocchia presero a tremarle violentemente, mentre un dolore insopportabile le risaliva dal petto fino alla gola, minacciando di soffocarla.
La risata di Kevin risuonò nuovamente come un tuono violento in quella stanza silenziosa. –Ora hai capito, vero ragazzina? Non ti conviene scherzare con me…
-Che cosa gli hai fatto…? - Le sembrava perfino di essersi dimenticata come si parlava, come ci si muoveva, come si respirava…ogni cosa sembrava essersi congelata nell’esatto istante in cui aveva capito di non essere la sola persona da salvare in quella stanza.
L’alieno parve ancora più elettrizzato nel rilevare il totale sconforto della giovane e incurvò le labbra in un sorriso trionfante. –Che ti prende? Non sembri più così spavalda ora...
Furono quelle parole a fare perdere definitivamente il controllo alla mew alien, la quale senza neppure rendersene conto, si liberò della lama alle sue spalle eseguendo un rapido scarto verso destra. –Dimmi che cosa gli hai fatto, dannato bastardo!! –Ruggì con quanto fiato aveva in gola, scaraventandosi senza alcuna prudenza verso la figura di Kevin con l’intenzione di assestargli un pugno dritto in faccia.
Quest’ultimo, come prevedibile, riuscì a bloccare il suo attacco senza nemmeno doversi spostare e in un’istante ribaltò la situazione, immobilizzandola con le braccia dietro la schiena. –Mi piace, quando perdi la calma…fai cose incredibilmente sciocche, ma il tuo odore diventa così invitante…-Osservò, avvicinandola a sé e scostandole lentamente i capelli dal collo.
Avvertendo le dita fredde dell’alieno sulla pelle, la ragazza fu presa da un brivido di terrore misto a disgusto e prese a dimenarsi ancora più strenuamente, senza tuttavia ottenere alcun risultato se non quello di incrementare ulteriormente il piacere perverso del suo aguzzino, che dopo qualche istante prese anche ad accarezzarle lascivamente il mento e le guance, facendole salire la pelle d’oca. –Lasciami…! –Annaspò senza riuscire a trattenere una nota implorante nel tono di voce.
Quest’ultimo la ignorò, incrementando ulteriormente la presa sulle sue braccia e costringendola a indietreggiare, finché i loro corpi non aderirono completamente. –Hai appena tentato di tirarmi un pugno…sarei stupido a darti ulteriori occasioni per colpirmi. Ora sta’ ferma. Altrimenti non potrò garantire l’incolumità del tuo amichetto.
A quelle parole la giovane si immobilizzò istantaneamente, suo malgrado consapevole che Kevin non le stava sussurrando minacce a vuoto: il corpo di Kisshu era completamente sotto il suo controllo, dopotutto. Sarebbe bastato un cenno da parte di Kevin e l’alieno dagli occhi dorati avrebbe potuto ferirsi con i suoi stessi tridenti.
Il fattore che la inquietava di più, tuttavia, era la sconcertante consapevolezza che il sigillo non si fosse attivato minimamente nonostante il suo protetto si trovasse in pericolo mortale.
Qualcosa non tornava, dal momento che anche se il corpo del giovane era stato assoggettato, la sua mente avrebbe dovuto restare lucida e in grado di provare paura, esattamente come era capitato a lei quando aveva scoperto i poteri del suo nemico. Dunque perché la protezione, che solitamente si attivava anche in caso di sentimenti come terrore e dolore estremo, non dava cenno di volersi risvegliare?
-Mi sembri confusa…c’è forse qualcosa che ti rende perplessa? –Cinguettò il nemico alle sue spalle, in tono falsamente preoccupato.
Lei lo ignorò bellamente, concentrando invece la sua attenzione sulla figura di Kisshu che si trovava ancora in piedi a pochi metri da lei, completamente immobile e con i tridenti in pugno. Il suo corpo era così rigido da sembrare quello di una statua e i suoi occhi dorati, che solitamente ardevano di sentimenti violenti, ora apparivano vacui, come se quest’ultimo non riuscisse nemmeno a vederla.
“Che sia svenuto?” Ipotizzò, cercando di non immaginare quali orribili pene potesse avergli inflitto il suo complanetario. “Ma se fosse stato messo al tappeto con la forza…il sigillo mi avrebbe sicuramente avvertita…”
-Il gatto ti ha mangiato la lingua, Luana? Scommetto che ti stai domandando come ho fatto a ridurre il tuo caro compagno di squadra in quello stato senza che tu te ne rendessi conto…
La giovane non ebbe nemmeno il tempo di elaborare una risposta, perché quest’ultimo l’afferrò violentemente per le spalle, costringendola senza preavviso a girarsi e a guardarlo in faccia. Fortunatamente ella riuscì a chiudere appena in tempo gli occhi per evitare di essere assoggettata a sua volta. –Perché non mi uccidi e basta? A che cosa ti serve mettere in scena questo teatrino e ridurre Kisshu in quello stato? –Mormorò, senza riuscire a reprimere il tremore nella voce.
-Beh…mi sembra ovvio. Tanto per cominciare non volevo commettere lo stesso errore della volta scorsa, quando mi sei sfuggita da sotto il naso. Allora, non sapevo che tra te e quel traditore fosse stato stipulato addirittura un sigillo di protezione. Dopo quella volta, mi sono reso conto che era un dettaglio da non sottovalutare, se volevo catturarti. Così ho fatto delle ricerche. –La voce divertita del suo aguzzino le rimbombò più forte nelle orecchie e la mew alien riuscì a percepire il suo fiato caldo farsi sempre più vicino.
Disgustata da tale prossimità, cercò di scostarsi, ma quest’ultimo fu più scaltro e la bloccò, stringendole rapidamente le braccia dietro la schiena. –E secondo…prima di spedirti all’altro mondo volevo divertirmi un po’. Dopotutto, nessuno sa come raggiungerti qui. Soprattutto ora che Pai e Taruto sono stati catturati. Perciò abbiamo tutto il tempo per spassarcela.
Quelle ultime frasi pronunciate in tono sadico le fecero letteralmente drizzare i peli sulla nuca. Possibile che quel folle assassino avesse intenzione di approfittare di lei prima di finirla?!
I suoi timori furono ampiamente confermati quando avvertì la mano gelida del giovane accarezzarle la base del collo per poi scendere fino alle spalle, tentando di abbassarle la tunica.
-Smettila! –Gemette inorridita, spingendo le braccia contro il petto dell’alieno con tutta la forza possibile.
Fu come cercare di smuovere un blocco di cemento: non accadde assolutamente nulla e quello anziché fermarsi si avventò con prepotenza sul suo collo, lasciandovi una scia di baci e di morsi tanto violenti da provocarle sobbalzi di dolore. –Non avrai pensato che facessi tutta questa fatica per avere la meglio sul sigillo, con il solo scopo di piantarti un pugnale nel cuore…sai purtroppo è un po’ di tempo che non ho modo di sfogarmi! Non ci sono molte femmine uguali a me da queste parti. Certo, tu sei per metà umana…ma andrà bene lo stesso. –Lo udì sussurrare con voce roca, tra un assalto e l’altro.
-A-aspetta!! Prima voglio sapere c-come hai fatto a trovarmi! –Ribatté la giovane, tentando di distrarlo dai suoi propositi violenti intavolando una disperata conversazione.
-Buona domanda. E’ stato il tuo amico a “dirmelo”…ovviamente contro la sua volontà. Avendo preso controllo del suo corpo ho pensato bene di visitare anche i suoi ricordi. E’ così che ti ho trovata…e nel mentre ho scoperto anche un sacco di altre cose interessanti. –La mano di Kevin si insinuò rapida sotto la veste della mew alien, percorrendo lo spazio tra i suoi seni e soffermandosi su uno di essi.
-Perché ti comporti così? Anche se non sei il semplice studente che credevo, abbiamo comunque trascorso del tempo insieme come due compagni di classe! –Lei serrò ancora maggiormente gli occhi, costringendosi a continuare a parlare per distrarsi da quella situazione umiliante. –Ti da così tanto piacere farmi del male?
-Sei diventata chiacchierona…stai cercando di deconcentrarmi? Pensavo che non ti dispiacessero le mie attenzioni. –Egli ridacchiò, ritirando con lentezza la mano dal petto della giovane. –Sto semplicemente eseguendo gli ordini. I miei superiori mi hanno chiesto di liberarmi di te mentre sono occupati a cercare tuo padre. Tutto qui.
Luana, che fino ad un secondo prima aveva pensato di potersi concedere un sospiro di sollievo, avvertì con orrore la punta acuminata di una lama scivolarle sulla pelle tra le clavicole per poi abbassarsi fino ad incontrare la resistenza della veste che le copriva il petto.
-Ma perché limitarmi ad ucciderti? In fondo sei stata una preda molto difficile da conquistare. I generali da cui prendo ordini mi hanno punito duramente pensando che io stessi fallendo la missione.
A quelle parole il cuore prese a rimbombarle ancora più ferocemente nelle orecchie tanto che per un momento quel suono sordo fu tutto ciò su cui riuscì a concentrarsi.
Dunque erano stati gli altri alieni di rango superiore a Kevin ad infliggergli le ferite da arma da taglio che aveva visto sul suo corpo la mattina in cui si erano incontrati per l’ultima volta, ferite che lo avrebbero probabilmente ucciso se la mew alien quel giorno non avesse deciso di intervenire per salvarlo.
Il giovane alieno, intuendo i suoi pensieri rise nuovamente, una risata folle e priva di qualunque pietà.–Certo, sei stata tu a curare le mie ferite e a salvarmi la vita…ma poi, ironia della sorte, mi sei sfuggita dalle mani. Puoi immaginare le torture che ho dovuto sopportare dopo quel giorno?
Luana avvertì le braccia di quest’ultimo stringersi attorno al suo corpo fino a farle male e fu colta da un moto di disperazione al pensiero che il suo brillante tentativo di comunicazione avesse sortito il solo effetto di irritare Kevin, facendo precipitare ancora maggiormente la situazione.
Che cosa sarebbe stato peggio per lei? Si ritrovò a pensare mentre ondate di intenso panico le rivoltavano lo stomaco. Morire, oppure lasciare che quell’essere avesse il suo corpo?
Si riscosse solo quando percepì la sensazione fredda della lama scendere sempre più in basso, ben presto seguita dal suono di stoffa lacerata. “Non voglio che lui mi tocchi! Non voglio!” Erano le uniche parole a cui riusciva a pensare mentre le mani del suo aguzzino le esploravano ogni centimetro del corpo, soffermandosi sadicamente proprio sui punti che reputava più umilianti ed imbarazzanti. Si accorse di avere gli occhi pieni di lacrime, ma in un impeto di orgoglio cercò di ricacciarle indietro: non voleva che quel mostro avesse anche la soddisfazione di vederla piangere.
Nonostante le attenzioni lascive del suo nemico le facessero salire la nausea, si impose di resistere e di rimanere immobile, ripetendosi che prima o poi sarebbe riuscita a sfruttare un occasione per liberarsi.
I suoi buoni propositi, tuttavia, durarono poco, perché dopo qualche minuto Kevin, probabilmente irritato a causa della totale mancanza di reazioni da parte della sua preda, si avventò senza alcuna esitazione sulle labbra di quest’ultima, catturandole tra le proprie con inaudita violenza.
Fu allora che la ragazza non riuscì più a trattenersi: nonostante la vita di Kisshu fosse nelle mani di quel pazzo furioso e fuori controllo, quando avvertì la sensazione della sua lingua in bocca, agì d’istinto e si ritrovò ad affondare i denti nel labbro di Kevin con tutta la forza che possedeva, finché non sentì il sapore del sangue.
Solamente quando il suo ruggito di dolore le ferì le orecchie, si rese conto di quanto fosse stata idiota e avventata quella mossa, ma a quel punto il danno era fatto.
A nulla valsero i suoi disperati di indietreggiare per sottrarsi alla presa dell’alieno dal momento che quest’ultimo, nonostante il dolore e la sorpresa causati dal morso, rimaneva comunque più forte e più veloce di lei.
Se la mew alien fino a quel momento aveva nutrito la velata speranza di poterla fare franca contro di lui convincendolo ad avere pietà con le buone, magari sfruttando qualche traccia di affetto nascosta nel suo animo, dovette subito ricredersi, perché Kevin non si fece alcuno scrupolo nell’afferrarla brutalmente per il collo, sollevandola da terra come se fosse stata una bambola di pezza.
-Questo non dovevi farlo, ragazzina! –Le sibilò, furente, per poi scaraventarla contro il muro.
La violenta ondata di dolore che la pervase quando la sua schiena si scontrò contro la gelida e massiccia parete del laboratorio, fu più di quanto avrebbe mai potuto sopportare.
In quel momento le parve che ogni singolo osso del proprio corpo si stesse spaccando e per un’istante lungo quanto un’eternità non riuscì più a pensare a niente, tranne che alla sofferenza.
Avvertì il proprio corpo scivolare a peso morto verso terra ma invece dell’impatto col suolo, ad accoglierla fu una calda colte di tenebra che ovattò tutti i suoi sensi.
Quando si riebbe dal suo stato di semi incoscienza, si accorse di essere stata trascinata nuovamente al centro della stanza, con l’unica differenza che ora si trovava più in basso, inginocchiata a terra ed era costretta all’immobilità a causa della presa dolorosa che Kevin esercitava sulle sue spalle.
-A quanto pare non ti sei ancora decisa a capire chi comanda qui! –Lo udì sputare rabbiosamente tra i denti. –Forse soffrire e morire sono due parole che non ti spaventano. Ma possiamo dire lo stesso della morte del tuo caro Kisshu? Scommetto che non ti piacerebbe se soffrisse…non è così?
Luana avvertì il sangue ghiacciarsi nelle vene non appena colse la velata minaccia nascosta in quelle parole. Nonostante la sua vista fosse ancora offuscata a causa del dolore, si sforzò di sollevare lo sguardo per mettere a fuoco l’immagine del proprio protetto. Si rese conto, con sommo sgomento, che quest’ultimo era stato a sua volta costretto in ginocchio e ora si trovava a poche decine passi da lei, con i soliti occhi vitrei privi di qualunque sentimento.
-Che cosa vuoi fare? –Esalò, colta da un orribile presentimento.
-Io? Proprio niente. Non ho intenzione di muovere un dito. Sarà lui stesso a farsi del male.
Come a conferma di quelle parole, Kisshu sollevò silenziosamente uno dei propri Sai, rivolgendolo senza alcuna esitazione verso il suo stesso corpo.
-No!!! Ti prego!
-Allora…?Dove preferisci che si colpisca? Alla pancia?
Subito la mano dell’alieno dagli occhi dorati eseguì il comando, orientando la propria arma in modo da colpirsi lo stomaco.
-Oppure in un punto più letale come…il collo? Ora che ci penso potrebbe tagliarsi la gola…sarebbe facile!
-Kisshu ti prego!! Non farlo! –Luana si ritrovò a gridare con quanto fiato aveva in gola, tentando strenuamente di raggiungere il braccio del proprio protetto, per impedirgli di farsi del male.
-E’ inutile che sbraiti e ti agiti tanto. In questo momento lui non può sentirti e il sigillo non si attiverà in nessun caso, nemmeno se proverete entrambi dolori lancinanti. Perché ho completamente intrappolato la sua mente. –Spiegò Kevin con fare spaventosamente calmo e divertito. –In questo momento gli sto facendo vivere una vera e propria illusione da sogno. Sto, per così dire, sfruttando ciò che lui desidera di più, illudendolo che ciò che ha bramato per tanto tempo ora sia suo. Finché si troverà in questo stato continuerà ad essere felice…qualunque cosa succederà attorno a lui non ne sarà consapevole e non potrà sentirti in nessun modo. E, giusto perché tu lo sappia…nella sua visione da sogno non ci sei tu. Quello che desidera veramente è soltanto l’amore di Ichigo…
Nonostante Luana fosse pienamente consapevole del fatto che il talento principale di Kevin consisteva nello scoprire i punti deboli delle persone appositamente per farle soffrire, non riuscì comunque a restare indifferente di fronte a quelle parole così crudeli, parole che aveva temuto di sentire pronunciare da quando si era accorta di provare qualcosa per Kisshu.
Udirle in quel momento fu più doloroso di un pugno nello stomaco, più insopportabile di qualunque pena le fosse stata inflitta in precedenza: se avesse potuto, avrebbe volentieri preferito essere scagliata nuovamente contro il muro.
Avvertì il proprio animo contorcersi dolorosamente e le lacrime che fino a quel momento si era sforzata di trattenere, presero a scorrerle copiose lungo le guance, infrangendosi sul pavimento.
-Oh, povera piccola…ti eri illusa che si stesse innamorando di te? Mi dispiace tanto averti deluso, ma i tuoi sforzi sono stati totalmente inutili. Forse ora non sarai più così contraria all’idea che si uccida…
-No, Kevin! Ti scongiuro, non fargli del male!! Farò tutto quello che vuoi!! –Anche se ormai era rassegnata all’idea che l’alieno dagli occhi dorati non sarebbe mai stato in grado di amarla, questo non cambiava minimamente i sentimenti che provava per lui. Lo amava ancora, lo amava disperatamente e avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per evitare che soffrisse.
Gli occhi di Kevin scintillarono, accendendosi di improvviso interesse, nell’udire l’accorata richiesta della ragazza. –Qualsiasi cosa?
-Qualsiasi. –Asserì lei, tra i singhiozzi. –Qualsiasi cosa mi chiederai, la concederò a te…ma non ucciderlo. –Era pienamente consapevole di stare firmando la propria condanna senza mezzi termini. Tuttavia, osservando il corpo di Kisshu ancora inginocchiato con la lama puntata al collo, si rese conto che arrendersi era l’unica cosa giusta da fare, perché vederlo morire davanti ai propri occhi sarebbe stato peggio di qualunque tipo di tortura.
Per questo motivo, quando Kevin la fece distendere supina sul pavimento e le si avventò addosso, non tentò nemmeno di resistere e si limitò a rivolgere uno sguardo di cupa rassegnazione verso il proprio protetto. –Ti amo, Kisshu. –Sussurrò con gli occhi pieni di lacrime, consapevole che tra poco Kevin avrebbe probabilmente abusato di lei per poi colpirla con il proprio pugnale. Lo vedeva già scintillare tra le sue mani come una terribile promessa.
Tuttavia, qualunque cosa stesse per succedere, era assolutamente certa di aver fatto la scelta giusta sacrificando la propria vita per quella del proprio compagno di squadra; ora le sarebbe bastato chiudere gli occhi e attendere semplicemente di morire.
Così serrò le palpebre e accolse senza protestare la sensazione della lingua prepotente del nemico che si insinuò tra le sue labbra, suscitandole sensazioni simili a quelle già provate in precedenza all’interno del suo sogno.
Resistette alla tentazione di sottrarsi ad ogni suo bacio e ad ogni tocco lascivo e impietoso, nonostante l’idea di essere accarezzata da quell’essere le fosse intimamente insopportabile; non reagì nemmeno quando quest’ultimo si chinò su di lei ridendo sadicamente e tentò di strapparle i vestiti di dosso.
Sapeva di non potersi permettere alcun tipo di ribellione, stavolta l’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato stringere i pugni e attendere, sperando che quella tortura finisse presto.
Fu per questo motivo che non accorse minimamente del lieve pizzicore che aveva iniziato a risalirle dalla base dei polsi lungo tutto il braccio e nemmeno del fatto che qualcosa si stesse muovendo alla sua destra.
Si riscosse solamente quando udì una voce meravigliosamente familiare ringhiare: -Sta’ lontano da lei, lurida feccia!
Spalancò gli occhi, giusto in tempo per vedere, come a rallentatore, il bagliore di una lama trafiggere Kevin al fianco e quest’ultimo sbarrare gli occhi in un misto di stupore e rabbia, il viso distorto dal dolore.
Solo in quell’istante si rese conto del bruciore sordo che le avvolgeva i polsi e che quella sensazione poteva significare una cosa sola.
Il sigillo si era riattivato e, sebbene la ragazza non riuscisse ancora a spiegarsi come questo fosse stato possibile, rimase abbastanza lucida da capire che non le sarebbe stata concessa un’altra opportunità per liberarsi dalle grinfie del proprio nemico.
Nonostante la smania di voltarsi la stesse lacerando, attese pazientemente che Kevin distogliesse la propria attenzione dal suo corpo, dopodiché lo colpì dritto in fronte con una testata.
Come aveva sperato, quest’ultimo fu sbalzato all’indietro e cadde riverso al suolo con un lungo grido di dolore, per poi giacere immobile.
Solo a quel punto la ragazza si concesse a propria volta il lusso di distogliere l’attenzione dal proprio nemico e di volgere lo sguardo verso la direzione da cui era giunta quella voce che conosceva così bene.
Il suo protetto era ancora costretto in ginocchio nella stessa identica posizione in cui l’aveva visto l’ultima volta, respirava affannosamente, aveva il colorito terreo e la fronte imperlata di sudore, ma il calore che si sprigionò dalle sue iridi dorate quando i loro sguardi si incrociarono riuscì a toglierle ogni dubbio.
Sul volto della ragazza si accese un sorriso di gioia pura, reso ancora più intenso dal pensiero che nonostante le crudeli parole di Kevin che le avevano tolto ogni speranza, nonostante i suoi straordinari poteri e nonostante le avesse ripetuto più volte quanto fosse inutile l’amore che nutriva nei confronti del suo compagno di squadra… Kisshu si era risvegliato e ora stava ricambiando il suo sorriso.


Finalmente dopo secoli sono riuscita ad aggiornare con un nuovo capitolo! Spero che non sconfini nel rating rosso, ma non dovrei essere scesa troppo nei dettagli...se così non fosse, fatemelo presente!
Che dire...spero che nonostante il ritardo abissale possiate comunque godervi questo capitolo. Devo ammettere che ho incontrato parecchie difficoltà a scriverlo...si tratta di una scena piuttosto importante e non ero mai soddisfatta di come risultava sulla carta.
A dire la verità non sono del tutto soddisfatta nemmeno ora, ma spero comunque che come capitolo non faccia così schifo.
Se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate con una recensione. Per me i vostri commenti sono davvero importantissimi come feedback! Solo così riesco a rendermi conto se sto facendo un buon lavoro o meno!
Bene, ora la smetto di stressarvi! Alla prossima!!!

MoonBlack
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: MoonBlack