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Autore: IsaMor    25/11/2016    4 recensioni
In un mondo di umani e licantropi, quest'ultimi amano giocare con le loro prede senza fargli del male.
Questo gioco è chiamato "Il rapimento della gallina" e consiste nel sequestro di un umano da portare attraverso il bosco, dove si sa può accadere di tutto.
Derek dopo il sequestro della sua auto, sotto consiglio di Peter, rapirà il figlio dello sceriffo solo per ripicca o forse no...
Mi sono ispirata a Lupo Alberto, personaggi e immagini non mi appartengono.
Ringrazio oOBlackRavenOo per aver subito i miei scleri.
La storia potrebbe essere incompleta per molto tempo.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Peter Hale, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bosco

 

Lo sceriffo era in giro ad ispezionare la sua parte di bosco da diverso tempo senza trovare tracce di Stiles, solo coppiette che facevano una pausa durante il rapimento, assistenti al gioco e padri incavolati neri perché le loro figlie erano state portate via da licantropi sconosciuti a loro.

Se Peter non l'avesse trattenuto in centrale, avrebbe già ritrovato il suo Stiles. Almeno aveva una registrazione video delle scuse del licantropo che aveva girato di nascosto e che sarebbe diventata il film preferito dell'intera centrale di polizia. 

L'ansia per il suo piccolo, non gli faceva godere a pieno quell'attimo di vittoria. 

Venne distratto dal cellulare che vibrava per via dei messaggi di: "Stiles?!"

 

-Papà aiutami! [Stiles]

 

-Papà, mi sta portando alla villa, non so dove sono! [Stiles]

 

-Ha detto che sono carino. Ha brutte intenzioni... me lo sento [Stiles]

 

-Mi sta toccando le cosce e il sedere [Stiles]

 

-Ha detto che non devo muovermi o farà male [Stiles]

 

-Vuole sbattermi [Stiles]

 

Lo sceriffo era rosso dalla furia. Sapeva che nel bosco c'era poco campo, quindi non provò neanche a telefonare, si limitò a inviare un messaggio. 

 

-Stiles, concentrati e trova un punto di riferimento. Devi dirmi dove sei? Descrivimi tutto ciò che noti di particolare [Papà]

 

Il messaggio impiego qualche secondo prima di arrivare al destinatario. 

 

-C'è il tronco tagliato di quell'antico albero che piaceva a mamma. Corri, vuole togliermi [Stiles]

 

-Stiles, arrivo! Cosa vuole toglierti? [Papà]

 

~×~

"Dammi quel cellulare! Cosa hai scritto?" ringhiò Derek dopo averlo posato seduto sul tronco e aver osservato il ragazzo che continuava a messaggiare con chissà chi, ma con l'aria compiaciuta e inquietante che lo preoccupava non poco. 

L'aveva tenuto fermo poggiando le mani sulle cosce e dopo aveva tentato di prendere il cellulare dietro la schiena di Stiles. Alla fine era riuscito a toglierlo di mano al ragazzo ed era impallidito quando aveva notato i doppi sensi e a chi erano diretti i messaggi.

Voleva morire.

L'avrebbe ucciso.

L'altro aveva un ghigno divertito sul volto.

"L'hai fatto apposta?! Ora penserà che ti ho messo le mani addosso."

"Non ho scritto nulla di falso. Mi toccavi e prima hai detto che sono carino. Poi volevi togliermi il cellulare. Colpa tua se non mi hai fatto finire di scrivere." fece sorridendo e realizzando solo dopo qualche secondo che Derek era di fronte con le mani posate sul tronco dove lui era seduto. Praticamente era tra le sue braccia e gli guardava le labbra.

"Combini sempre pasticci ragazzino. Per fortuna ci ho fatto l'abitudine a forza d'aver a che fare con Peter." disse senza spostarsi e con un sorriso mai visto. 

Stiles non capiva se il ragazzo si stesse riposando davanti a lui o se stesse tentando di sedurlo. 

Era bello, nessuno poteva negarlo, si scoprì a pensare, ma lui non poteva farsi usare. Suo padre aveva una reputazione da difendere e lui non era uno che si faceva sfruttare dal primo che gli sorrideva. 

Doveva fuggire o trattenerlo al tronco dell'albero tagliato in attesa di suo padre.

Gli venne un'idea. 

"Ok, voglio provare a conoscerti." sorrise.

"Davvero?" domandò l'altro facendosi più vicino e mostrando un sorriso smagliante. 

"Sì. Allora... Da quanto tempo mi segui?"

"Da quando tuo padre mi ha levato la Camaro. Ti guardavo, sai sei così goffo e imbranato... e carino."

Stiles stava davvero cedendo ai complimenti, se così si potevano chiamare, di Derek. Con quegli occhi verdi, non poteva sfuggire allo sguardo seduttore del licantropo. 

Rimase a bocca aperta ad osservarlo senza proferire parola per minuti.

"Stiles, ci sei?" cercò di risvegliarlo l'altro. 

Il ragazzo si riscosse quando sentì le mani dell'uomo circondargli la vita e attirarlo contro il corpo muscoloso.

"Co...cosa?" borbottò Stiles vedendo le labbra dell'altro pericolosamente vicine alle sue.

Lasciò scivolare le sue mani fino a raggiungere il collo del licantropo e incatenarsi dietro di esso.

Le labbra stavano per sfiorarsi quando Derek improvvisamente spalancò gli occhi e urlò di dolore spingendo via le mani di Stiles e toccandosi il retro del collo. 

Il ragazzo guardò confuso l'altro e poi osservò le sue mani, solo allora ricordò di aver indossato dei bracciali d'argento con numerosi ciondoli che la sua amica Lydia gli aveva prestato. 

"Brucia!" urlò Derek. 

"Mi dispiace. Non ricordavo d'aver indossato dell'argento."

"Dannato ragazzino! Riesci a non fare danni per un secondo?"

Stiles si sentì male a quell'affermazione. Aveva commesso un errore, ma sentirsi insultare non era né giusto e né piacevole. 

D'istinto scese dal tronco e cercò di fuggire via, perche si sentiva uno schifo. Aveva ceduto per un attimo e ora si dava dell'idiota.

"Dove credi di andare!?"

Derek lo afferrò tirando a terra senza fargli del male.

"Togliti questi bracciali!" ordinò, mettendosi a cavalcioni su di lui.

"No!"

"Toglili o lo faccio io!" tentò una seconda volta più tranquillo. 

~×~

Quando lo sceriffo raggiunse il tronco dell'albero non sapeva cosa pensare.

I messaggi di Stiles lasciavano intendere che Hale lo stesse molestando, ma vedere la scena dal vivo era peggio.

Derek era sul corpo del suo fragile figlioletto e gli intimava di levarsi qualcosa di dosso.

"Hale, lascia andare mio figlio!"

Il licantropo alzò il viso, aveva la faccia di un cervo colpito dai fari abbaglianti e ingoiò a vuoto per il terrore. Lo sceriffo gli puntava un fucile giocattolo con pallini di colore, ma il lupo non era tanto sicuro che il fucile fosse innocuo. D'istinto usò il corpo di Stiles come scudo tirandolo in piedi. 

Lo sceriffo si blocco dallo sparare. I pallini erano solo fastidiosi per i licantropi, ma per gli umani erano piuttosto dolorosi. 

"Lascialo Hale!" intimò. 

"Mi dispiace sceriffo, ma non ho intenzione di farlo, si rassegni. Porterò a termine il gioco e già che ci sono mi terrò questo cucciolo di Stiles."

"Tutto ciò solo per quella dannata Camaro?!"

"In parte." lasciò cadere la conversazione, arretrando verso alcuni alberi che gli offrivano maggior riparo dai proiettili. 

"Papà!" supplicò Stiles, vedendo che non c'era modo di sfuggire alle braccia che gli circondava la vita e il torace. Il respiro del licantropo contro il suo orecchio lo metteva in imbarazzo. Si stava vergognando come non mai, perché in fondo tutto ciò gli piaceva, pur sapendo che suo padre stava provando paura per lui. Voleva che qualcuno decidesse al suo posto e lo tirasse fuori da quella situazione di stallo.

Lo sceriffo continuò a seguirli imbracciando il fucile, mentre Derek arretrava trascinando Stiles. 

Feceró diversi metri spostandosi tra gli alberi, poi improvvisamente qualcosa scattò e lo sceriffo si ritrovò appeso per le caviglie. 

"PAPÀ!" urlò preoccupato Stiles, vedendo il genitore dondolare a testa in giù. 

Una figura femminile uscì da dietro ad un albero. 

"Grazie Laura." fece Derek. 

"Di niente fratellino. Però la prossima volta avvisami prima, sono venuta a sapere di Stiles da Peter. Ti rendi conto? Non voglio essere l'ultima a sapere le cose quando c'è da divertirsi."

"Scusa." fece il licantropo.

La donna si avvicinò allo sceriffo che penzolava a testa in giù: "Mi dispiace, ma dovrà stare così per qualche minuto. Forza, andate voi due."

Stiles guardò la scena come in un sogno, non potevano pensare di lasciare l'uomo in quello stato. Derek, capì che era in ansia per il genitore. "Tranquillo piccolo, Laura se ne prenderà cura. Tra dieci minuti sarà di nuovo con i piedi per terra."

"Stiles!" urlò l'uomo vedendo il figlio venir issato in spalla e portato via. 

Laura lo guardò: "Non si preoccupi sceriffo, Derek se ne prenderà cura. Non l'ho mai visto così innamorato di qualcuno."

~×~

Parrish strattonò più e più volte le manette contro il tronco senza risultati.

Sapeva che l'interno delle manette di metallo conteneva sorbo e una volta chiuse non potevano essere riaperte senza le chiavi che giacevano a pochi metri di distanza.

"Guarda guarda chi c'è docile e indifeso ammanettato ad un albero?"

"Peter!" ringhiò il vice sceriffo senza poterlo vedere perché alle sue spalle. 

Quando sentì una mano sulla sua schiena capì che era più vicino di quanto immaginasse o dovesse essere. 

"Non toccarmi!"

"Calmo Jordan, voglio solo aiutarti."

"Non lo credo possibile. Cosa vuoi?"

La mano di Peter scivolò a circondargli la vita e il suo corpo si strinse contro la schiena di Parrish. Uno strano odore d'eccitazione accese l'aria intorno a loro e Peter sospirò caldo all'orecchio dell'agente: "Voglio te!"

Parrish realizzò solo allora che l'uomo aveva sempre tenuto uno strano comportamento nei suoi confronti, ad iniziare dal fatto che si era sempre fatto fermare solo da lui e dallo sceriffo per eccesso di velocità e altro e mai da altri agenti. Iniziò a sospettare di essere stato raggirato alla grande nell'ultimo anno, senza capire che tutto ciò era un tentativo di corteggiamento. 

~×~

Derek corse per dieci minuti ad una velocità sostenuta. Sentiva Stiles respirare a fatica sulla sua spalla, perciò decise di fermarsi e metterlo giù per controllare cosa avesse. 

Inizialmente aveva temuto ad un trucco per fuggire, ma vedendo come era arrossato cercò la causa di tutto ciò. Avvertì il battito più forte e irregolare capendo che era un attacco di panico. 

"Stiles, calmati." lo supplicò circondando delicatamente il viso con le mani.

"Non puoi dirmi di calmarmi dopo aver appeso mio padre a testa in giù!" sbraitò furioso riprendendo subito a respirare faticosamente. 

"Stiles, è solo un gioco, non gli ho fatto nulla di male e se vuoi che la smetta lo farò. Basta che ti calmi."

"Sono calmo... Io non voglio sembrare un perdente perché mi sono arreso... Io... Io non..." stava andando in crisi isterica. 

Derek non sapeva cosa fare. Temeva che l'umano gli crollasse di fronte. Doveva concentrare la sua attenzione su qualcosa che gli facesse ritrovare il controllo. L'idea non seppè come gli venne, ma l'unica cosa che potesse fare era baciarlo improvvisamente. 

Stiles sentì le labbra del licantropo sulle sue e lo shock gli levò il respiro e fece spalancare gli occhi.

Le labbra di Derek si mossero su quelle di Stiles delicatamente andando ad intrappolare il labbro inferiore. 

Il ragazzo si aggrappò con le mani alle braccia del licantropo per paura di cadere a terra. Il cuore galoppava dal desiderio di approfondire quel bacio, ma Derek si staccò prima che potesse diventare qualcosa di più. "Respira Stiles." sussurrò guardandolo negli occhi. 

Stiles era in apnea. 

Riprese a respirare solo quando Derek gli parlò. 

"Ok, ora andiamo se vuoi?" domandò. 

"No che non voglio! Solo che non ho intenzione di ammettere la sconfitta prima di te." dichiarò meno ansioso e con un luccichio negli occhi che non prometteva nulla di buono.

Stranamente i seguenti quindici minuti furono tranquilli. Stiles se ne stette calmo in spalla a guardarsi intorno annoiato.

Erano a metà strada e il tempo non prometteva bene, visto il buio che era sceso nel sottobosco. Le nuvole aldilà delle chiome degli alberi erano cariche si pioggia. Una lieve nebbia si era formata in quel punto del bosco, tanto che Derek sembrava incerto dei suo passi. Temeva di scivolare sul muschio umido e far cadere Stiles. 

"Ci fermiamo."

"Cosa? Ma qui?" fece confuso. 

"C'è un riparo lì tra le rocce, meglio se scendi e lo raggiungiamo a piedi." lo mise a terra trattenendo tra le braccia qualche istante. 

Derek non era il tipo che si innamorava spesso, ma da diversi giorni, si perdeva ad ammirare quel mucchietto di ossa fragili, sarcasmo e nei, che ora stava tranquillamente tra le sue braccia, come se fosse la cosa più naturale che avesse mai fatto. 

Si sporse per tentare di baciarlo e non fu l'unico a fare quel movimento, quando due goccioloni di pioggia gli colpirono l'occhio e le labbra, distraendolo dai suoi intendi. Anche Stiles venne colpito da alcune gocce e perse il contatto con gli occhi verdi di Derek.  

"Mettiamoci al riparo. Vieni."

Prese il ragazzo ancora confuso per mano e lo accompagnò su delle rocce e poi in una grotta che sembrava ospitare qualche coyote o animale simile. 

"Non ci saranno orsi qui?"

"No. È vuota da tempo."

Stiles entrò attentamente, ma c'era buio, quindi estrasse una piccola torcia dalla borsa, visto che il cellulare non l'aveva da quando Derek glielo aveva sequestrato poco prima. Di norma avrebbe sfruttato prima la torcia del cellulare e magari avrebbe inviato qualche messaggio per far sapere al padre che stava bene. 

Illuminò tutta la grotta per evitare sorprese e notò quasi subito qualcosa di strano.

"Quella è una sacca. Guarda che c'è dentro." quasi ordinò al licantropo che non la prese bene.

Afferrò la sacca da palestra e per un attimo, prima di aprirla, ebbe un dubbio: "Non l'hai messa tu qui come trappola vero?"

"Ma per chi mi hai preso?! Non sono così subdolo e poi non potevo sapere che saremmo venuti qui."

Derek alzò un sopracciglio poco convinto, ma la pioggia che scrosciava gli fece capire che era impossibile che Stiles anticipasse quella fermata e preparasse una trappola. 

L'aprì con cautela. 

"Allora cosa c'è?"

"Una coperta."

La estrasse. Sembrava calda e pulitissima. Non c'era un odore riconoscibile se non quello di negozio. 

Qualcuno aveva messo quella coperta lì per qualche sventurato partecipante al gioco, quindi non perse tempo a prenderne possesso.

"Vieni."

Stiles lo guardo incerto.

"Sei vestito troppo leggero. Vieni a riscaldarti."

Stiles lo vide sedersi e coprirsi con una parte della coperta.

"Dove? Lì, vicino a te?"

"No. Fuori sotto la pioggia." lo prese in giro. 

Lo sentì imbarazzato ed incerto sul da farsi, quindi decise di dargli una scossa.

"Muoviti o ti apro la gola, con i denti."

"Sì, va bene. Sempre gentile, vero? Dovresti trattare meglio le tue prede."

"Di solito sbrano le mie prede."

Un minuto dopo, Stiles tentava ancora disperatamente di coprirsi bene con parte della coperta, senza venir in contatto con il fianco di Derek. L'altro invece lo guardava severo, incerto se ucciderlo o legarlo come un salame per farlo smettere di muoversi. Alla fine decise di tenerlo fermo e visto che non aveva corde lo tiro a sé. 

In pochi movimenti Stiles era stretto al petto caldo di Derek, ben coperto dalla coperta rossa. Il battito di Stiles era fortissimo, tanto che il licantropo temette ad un infarto, ma l'odore diceva tutt'altro. C'era imbarazzo, ma anche eccitazione nel profumo di Stiles, accompagnati da una punta di timidezza e indecisione, quasi paura.

Gli prese una mano e la tenne sul suo petto giocandoci per farlo rilassare, ma Stiles era il tipo che non si rilassava mai. Lo sentiva pensare per quando era teso, come se i suoi pensieri stessero su una corda di violino appoggiata al suo corpo.

"Smettila!"

"Non ho fatto nulla." fece confuso sollevando il viso per guardarlo negli occhi.

Derek ne approfittò per intercettare le sue labbra e stringerselo meglio al petto. 

Il ragazzo si irrigidì qualche istante, ma lentamente dopo qualche incertezza si lasciò andare alle labbra sapienti e rudi del licantropo.

La lingua calda e curiosa lo fece perdere completamente il controllo dei suoi ormoni e delle sue labbra. 

Ancora non aveva capito come ci fosse finito disteso sul corpo del licantropo, quando degli ululati si alzarono nell'aria piovosa. 

"Cosa succede?" si sollevò leggermente stordito.

"Nulla, tranquillo. Torna qui." fece affannato, riportando le labbra dell'altro sulle sue. 

Altri ululati si levarono, riottenendo l'attenzione di Stiles sull'ambiente circostante e non più sul corpo caldo del licantropo. 

"No, davvero che succede? Perché ululano tutti?"

"I concorrenti licantropi stanno dando la loro posizione, visto il tempo. Se mi metto ad ululare ci troverà qualche addetto, ma a noi non serve visto che siamo al sicuro e al riparo. E ora riprendiamo da dove ci eravamo fermati." tento di convincerlo a baciarlo di nuovo con un ghigno sensuale che seduceva sempre tutti. 

"No, smettila! Se non ululi mio padre penserà che sono in pericolo e verrà a cercarci sotto questa pioggia."

"Se è ancora con Laura sicuramente è al sicuro e ben riparato."

"E se è solo? Ti prego, devi far capire che sono al sicuro." fece spalancando gli occhi da cerbiatto. 

Derek sapeva di essere già fregato nel momento in cui il ragazzo su di lui lo guardò con quegl'occhi.

"Va bene."

Prese un profondo respiro e ululò la sua posizione allo staff di licantropi che sapeva stavano perlustrando la zona. 

Erano stati costretti alla fermata al riparo solo perché gli umani erano soggetti alle intemperie, al contrario dei licantropi che si muovevano piuttosto bene con il maltempo soprattutto nel bosco. Era la loro natura selvaggia a permettere loro di farlo.

Stiles sentì la cassa toracica di Derek vibrare sotto di lui e una lieve eccitazione lo portò a lanciarsi sulle labbra del lupo facendo morire l'ululato a metà.

La coperta oramai era diventata una base d'appoggio per i loro corpi e Stiles in un impeto di passione si trovò sotto il corpo caldo del licantropo. Lasciò che il moro gli baciasse ogni centimetro del mento e del collo per poi cercare anche lui qualche parte di pelle da adorare e far fremere. Sembrò per un attimo che le carezze sotto la maglietta di Derek ci riuscissero, ma Derek si ritrasse dalle sue labbra affannato e dolorante, tanto che Stiles temette d'aver fatto qualcosa di fastidioso, non era abituato al corpo di un licantropo. In realtà non era abituato a toccare nessun corpo in quel modo. Era cresciuto con un licantropo di nome Scott come compagno di giochi, ma lui era un caso a parte, di solito si davano pacche o pugni delicati, qualche abbraccio, ma mai carezze come quelle che stava facendo a Derek. 

Risultò strano vederlo con la fronte corrugata e tormentata. 

"Stiles."

Il ragazzo stava già tremando all'idea che l'altro lo stesse rifiutando ed emise un flebile "Sì" fissandolo negli occhi. 

"Potresti levarti finalmente quei dannati bracciali?" domandò, questa volta in modo più delicato dell'ultima volta. 

Solo ora Stiles capì quel ghigno selvatico di dolore. Quasi gli diede una testata nel muoversi per strappare l'argento dai polsi. 

"Scusa, scusa, scusa..."

Derek sbuffò per tutto quell'agitarsi sotto di sé, ma lo lasciò fare finché, una volta visti i bracciali volare lontano, poté riprendere possesso delle labbra di Stiles in modo forse troppo brusco e soprattutto eccitato. Gli afferrò i polsi e glieli portò sulla testa, notando l'arrendevolezza della sua preda. 

Ora riusciva a capire perché tanta gente amasse quel gioco così stupido, era per il controllo e la caccia. Il suo lupo interiore ringhiava e faceva le capriole all'idea di aver cacciato una preda come Stiles e ora d'averla arrendevole e disposta a tutto nelle sue mani e sotto la sua bocca. Poteva mangiarlo di baci per quanto fosse piacevolmente disponibile, o semplicemente farci quello che voleva. Stiles di certo non si sarebbe lamentato. 

Lascio scivolare la sua lingua dalla base del collo al mento ottenendo piacevoli fremiti. La pelle di Stiles era sempre più calda e sensibile, c'era da divertirsi a forza di stimolare quella lavagna vergine e provocare sensazioni stordenti. 

Stiles era già perso e disponibile sotto le sue sapienti attenzioni. Le mani delicate abbandonarono i polsi e scivolarono sul corpo, sino alla vita dove denudarono una porzione di pelle e vi si insinuarono leggere come piume. Il gemito che fece Stiles era talmente osceno che Derek tornò a baciare le sue labbra come a volerlo assaporare e tentò di procurargliene un altro con lo stesso movimento delicato di dita. Non tardò ad arrivare e ad essere inghiottito dal licantropo che si beò di ogni suono.

Stiles era pronto a fare sesso, lo sapeva con ogni fibra del suo corpo d'essere pronto. Voleva il licantropo e lo voleva subito, anche in quel posto, su quella coperta ad isolarlo dal freddo pavimento di terra. L'idea di essere preso lì, nel bosco, in modo rude portò la sua eccitazione alle stelle. 

L'altro lo percepì sentendo la crescente erezione del giovane premere contro la sua coscia. Anche lui non era messo meglio, ma cercava di controllarsi per non spaventare Stiles al pensiero di ciò che l'attendeva di lì a poco. Sapeva quanto fosse teso normalmente, figurarsi con la sensazione di qualcosa di grosso che bramava la sua candida verginità.

Preferì fare con calma e portarlo un passo per volta all'esplosione dell'orgasmo, per poi ricominciare da capo, in modo più concentrato e soprattutto consapevole per l'adolescente. Sarebbe impazzito di piacere, era quella l'idea, ma non aveva fatto i conti con l'invadenza dello staff sotto forma di un membro della famiglia Hale. 

Cora spuntò all'entrata della grotta coperta da un'incerata scura: "Fratellino, sei qui?"

Derek quasi balzò in piedi quando riconobbe la voce. "CORA?!" fece con una tonalità troppo acuta.

Stiles ci mise qualche secondo per realizzare cosa stesse succedendo,  per poi sollevarsi anche lui. Il viso distrutto dalle troppe emozioni provate e l'inguine dolorante di desiderio che cercava di ritornare a riposo, con molta difficoltà. 

"Cora che fai qui?" chiese Derek rosso in viso e con la voce inclinata. 

"Io ho sentito il richiamo... LO STAVATE FACENDO?!" urlò sconvolta quando si rese conto dello stato dei due ragazzi.

"NO!" feceró in coro, mentre vedevano la ragazza tirarsi giù sugli occhi il cappuccio impermeabile. 

"Non ho visto niente. Non ho visto niente.  Non ho visto NIENTE!" ripeteva più a se stessa nel tentativo di convincersene. 

Persino Stiles non sembrava più a disagio notando il comportamento della ragazza poco più grande di lui. Si grattò la nuca e chiese tranquillamente: "È davvero tua sorella? Siete sicuri di non essere stati adottati? Siete così diversi da Peter."

"Me lo sono sempre chiesto." sospirò frustato massaggiandosi gli occhi.

Derek continuò a guardare la scena, ma nella sua mente si fece spazio uno strano pensiero, un collegamento che aveva iniziato a fare nel tempo in cui aveva avuto a che fare con Stiles. Come mai sembrava conoscere Peter abbastanza da sapere che lui e Cora non gli assomigliassero caratterialmente. 

Decise di chiederglielo: "Tu conosci Peter?"

Stiles aveva lievemente sussultato, ma si era ricomposto quasi subito. "No, ho tirato ad indovinare. Tu ne hai parlato prima, hai detto che combina pasticci e poi Peter è una celebrità alla centrale. Papà ne parla spesso."

Derek annuì, volendo temporaneamente accettare quella spiegazione, in attesa di precisazioni in seguito. Intanto, Cora aveva smesso di ignorare quello che aveva visto o immaginato e si era incuriosita, alzando il cappuccio.

Stiles sembrò concentrarsi su altro. "Ha smesso di piovere."

Cora allora decise di fare la persona matura: "Dovreste riprendere il gioco o rischiate di arrivare alla villa in serata."

Stiles prese la sua borsa e con nonchalant si incamminò verso l'uscita della grotta. 

"Meglio avviarsi allora, non credete?"

Derek sollevò un sopracciglio capendo il suo tentativo di fuga.

"Dove credi di andare?!" intimò.

"Chi, io? Da nessuna parte." rispose voltandosi e continuando ad arretrare verso l'uscita.

Riuscì a fare pochi passi prima di scivolare e ritrovarsi con il culo per terra a causa del suolo fangoso. 

Cora sorrise e Derek fece un ghigno soddisfatto. 

Il ragazzo si lamentò alla loro reazione: "Voi fate tanto i fighi perché siete super forzuti e indistruttibili, ma io sono solo umano e fragile. Mi fa male il sedere ora!" 

Cora spalancò gli occhi credendo che fosse dovuto a ciò che stavano facendo poco prima lui e suo fratello. 

Derek sollevò l'altro sopracciglio questa volta diretto alla sorella: "Non ci crederai ma io non c'entro nulla con il suo sedere."

La ragazza si riprese dall'immagine che aveva attraversato la sua mente.

"Tutti comprensivi voi lupi! Chi mi aiuta ad alzarmi?" richiamò l'attenzione il ragazzo.

Derek gli si avvicinò, lo rimise in piedi e poi lo trascinò fuori dove se lo mise in spalla. 

Stiles protestò: "Ehi, che fai?! Credevo che avessimo trovato un accordo li dentro? Continuiamo a baciarci e ci scordiamo di questo gioco del cavolo."

"No." rispose perentorio. 

"Almeno fammi mandare un messaggio a mio padre."

Cora intervenne: "Lo sceriffo è con Laura in una tenda dello staff. Sta tranquillo Stiles, gli farò sapere che stavi piuttosto bene quando ti ho visto."

"Grazie Cora, tu devi essere quella buona della famiglia, vero?"

"No. In realtà quello buono è Peter."

Stiles spalancò gli occhi e riuscì solo ad emettere un "Eh!?" perplesso, rinnovando i sospetti di Derek, prima di venir portato via nuovamente in spalla.

 

   
 
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