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Autore: Francy_ncis    26/11/2016    0 recensioni
“Sei tu Anthony DiNozzo?” chiese un medico a Tony.
“Si! Si, sono io!” disse lui alzandosi in un quarto di secondo dalla sedia dove era seduto. “Novità?”
il medico lo guardò, gli fece cenno di sedersi e si sedette accanto a lui.
“Allora, io sono il neurochirurgo. Purtroppo Ziva ha avuto un grave trauma cranico, seguito da un’emorragia celebrale. Abbiamo fatto tutto il possibile…”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quante volte ci è capitato di voler non aver mai fatto una cosa, perché ci si è poi rivolta contro? Spessissimo.
Non possiamo prevedere il futuro e sbagliare è umano, ma credo che spesso le persone vorrebbero tornare indietro nel tempo, ma purtroppo non è possibile. Vorremmo solo poter vivere senza sbagliare, ma sfortunatamente, nemmeno questo è possibile.

Tony si sentiva così. Sarebbe voluto tornare indietro nel tempo, per non fare una serie di cose di cui poi si pentì.
In quel momento, il ragazzo, si trovava nella sala d’aspetto di un ospedale ad aspettare, la tortura più grande.
 “Sei tu Anthony DiNozzo?” chiese un medico a Tony.
“Si! Si, sono io!” disse lui alzandosi in un quarto di secondo dalla sedia dove era seduto. “Novità?”
il medico lo guardò, gli fece cenno di sedersi e si sedette accanto a lui. 
“Allora, io sono il neurochirurgo. Purtroppo Ziva ha avuto un grave trauma cranico, seguito da un’emorragia celebrale. Abbiamo fatto tutto il possibile…”
Il cervello di Tony si scollegò, tornò a quindici ore prima, alla loro lite. 
15 h prima
“T…Tony. Vedi… ecco… io… io sono stata…. Io ho… io ti ho tradito.”
“Chi?” disse lui senza guardarla minimamente, con lo sguardo scioccato, disperato, nervoso, incosciente, incazzato, con le braccia incrociate.
Intanto Ziva aveva il viso inondato di lacrime, era veramente pentita, ma ciò che aveva fatto non si poteva cancellare. Guardava Tony con la speranza che lui la guardasse, ma ciò non accadde. 
“Ray” disse singhiozzando, sempre più triste.
Tony non cambiò espressione, era basito dal fatto che il suo migliore amico e la sua ragazza lo avessero tradito. 
“Ok. Vattene.” Le aveva detto senza degnarla di uno sguardo, come se andasse tutto bene. 
“Tony, possiamo parlare?” disse lei avvicinandosi.
Lui fece un passo indietro e disse semplicemente ‘no’.
Lei andò via, da casa sua, dalla sua vita, dal suo cuore.
Due ore dopo lui era già nel letto di un’altra ragazza, ma niente di quello che poteva fare, gli avrebbe tolto dalla mente Ziva. 
Lei, intanto, era andata al parco, sotto il loro albero, nel loro ruscello, sulla loro amaca, sulla loro panchina, nel loro magico posto. 
Sei ore dopo la loro separazione, nessuno dei due aveva smesso di pensare all’altro e Tony aveva deciso di andare ad affrontare Ray. Ci avrebbe parlato in modo civile, come due adulti, ma non fu questo il risultato.
Quando cominciarono a parlare, Ray negò tutto e successivamente, ammise che ci era andato a letto, dicendo, ma mentendo, una dozzina di volte. 
Allora Tony infuriato chiamò Ziva.
“Pronto, Tony” disse la ragazza piena di speranza alzandosi dal divano dove era seduta, a casa sua.
“Tra noi è tutto finito, non chiamarmi mai più, salutami il tuo nuovo ragazzo” e poi attaccò. 
La ragazza, disperata, si sdraiò nuovamente sul divano, sperando solo che ci sarebbe stato un modo di tornare indietro, non commettere lo stesso sbaglio. 
Tony, che intanto aveva pianto molto, era in palestra per sfogarsi.
Arrivato incontrò i suoi amici, che gli chiesero se avrebbe voluto stare con loro, ma lui non li salutò neanche.
Era corso subito verso i sacchi da box.
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque pugni.
Niente.
Più picchiava quel sacco più voleva strangolare Ray. Più picchiava quel sacco più odiava il fatto di non riuscire ad odiare Ziva, quindi decise di provare a picchiare più forte. 
Ancora niente.
Lui ci provava, ci provava veramente, ma non riusciva assolutamente a scaricare tutta la furia che aveva.
Furia.
Tristezza.
Amore.
Odio.
Delusione.
Erano troppi i sentimenti che provava, che non sarebbe mai riuscita a sfogarli tutti, così decise di concentrarsi su un solo sentimento e fargli prendere il sopravvento. Alla fine, la sua decisione ricadde sulla delusione. Era deluso dal fatto che il suo migliore amico l’avesse tradito, deluso dal fatto che la ragazza che amava l’avesse tradito, ma soprattutto deluso dal fatto che lo avevano fatto più volte, o almeno lui così pensava. 
Ziva intanto voleva scaricare la t5ristezza che provava, perciò andò a correre. 
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque chilometri, ma niente cambiava, anzi era sempre peggio. Ad ogni passo, ad ogni metro, ad ogni chilometro, in ogni secondo, minuto o ora che fosse, sentiva la mancanza di Tony, d Abby e Tim, che venuti a conoscenza della cosa si erano infuriati con lei.
Tristezza.
L’unica cosa che Ziva riusciva a sentire, a differenza di Tony, era tristezza.
Infinita tristezza, che avrebbe provato di li a dieci ore.
Erano passate solo  otto ore, ma a Ziva sembravano passati otto anni.
Tony era sempre deluso, non sapeva che da li a poco avrebbe ricevuto una telefonata che avrebbe cambiato completamente i suoi sentimenti, forse per sempre. 
Un’ora dopo:
Tony era tornato a casa e stava mangiando un panino col salame in piedi in cucina quando squillò il telefono.
Si avvicinò per prenderlo e vide che a chiamarlo era Ziva. 
Non ci pensò due secondi e rifiutò la chiamata.
Di nuovo una chiamata, ma stavolta era un numero privato.
Tony prese il telefono e sbuffando rispose.
“Pronto”
“Salve, lei è Tony DiNozzo?” disse una voce femminile dall’altro capo del telefono.
“Si, sono io” disse lui andando in cucina a prendere dei biscotti e addentandone uno.
“Salve, ecco la chiamo perché la signorina David ha avuto un grave incidente.”
A quelle parole Tony lasciò cadere la scatola coi biscotti. ”Cosa? Che cosa si “Non so di preciso cos’abbia, non lo sapremo fino a che non saremo in ospedale, saremo al Washingotn General Hospital. Sappiamo solo che ha un trauma cranico, ma non sappiamo quanto grave. Le consiglio di venire” 
“Arrivo” detto questo Tony chiuse la chiamate e corse in soggiorno a prendere le chiavi della moto. 
Venti minuti dopo era in ospedale:
“Ziva David? Mi scusi Ziva David?” andava in giro chiedendo informazioni fin quando un medico non lo raggiunse e lo informò sulle condizioni della ragazza.
“La stiamo portando in sala operatoria. Ha un’emorragia e dobbiamo bloccarla, ma per farlo servirà parecchio tempo, ma stia tranquillo, opererà il miglior neurochirurgo d’America.”
Detto questo si diresse in sala operatoria e Tony si sedette in sala d’aspetto. 
7 h e 40 minuti dopo:
“Sei tu Anthony DiNozzo?” chiese un medico a Tony.
“Si! Si, sono io!” disse lui alzandosi in un quarto di secondo dalla sedia dove era seduto. “Novità?”
il medico lo guardò, gli fece cenno di sedersi e si sedette accanto a lui. 
“Allora, io sono il neurochirurgo. Purtroppo Ziva ha avuto un grave trauma cranico, seguito da un’emorragia celebrale. Abbiamo fatto tutto il possibile, ma la tua amica ha avuto quest’emorragia e potrebbe averle danneggiato il funzionamento del lobo temporale e dell’ippocampo, forse anche del lobo occipitale, ma non sapremo niente fino al suo risveglio.”
“In maniera che io possa capire? Che vuol dire? Lobo occipitale, temporale, ma quali danni può causare?” disse Tony molto agitato.
“Potrebbe avere dei problemi con la memoria e la vista.” Disse il medico.
“O..ok, ma quindi non c’è possibilità che muoia?” chiese il ragazzo spaventato.
“Sai, con il cervello non si sa mai. Ci  sono tante cose che sappiamo,  ma sono tante quanto quelle che non sappiamo, dobbiamo solo aspettare” rispose il medico.
“Aspettale, ma aspettare cosa?” chiese lui allarmato.
“Che si svegli”
“Potrebbe non risvegliarsi mai più?”  sta volta era sull’orlo del pianto. 
“Dobbiamo essere positivi, è una ragazza giovane e sana, ci sono tutti i presupposti per dire che si risveglierà.”
“Grazie dottore” detto questo, si sedette, vedendo il dottore andare via. “Ah, dottore!” l’uomo si girò e lui continuò “Posso vederla?” 
“Certo vieni, è in terapia intensiva”  disse l’altro aspettando ed invitandolo a seguirlo. 
Entrato nella camera, Tony vide la ragazza, il medico uscì e l’infermiera che la stava visitando anche. 
“Ziva…” disse sedendosi accanto a lei e prendendole la mano “Ti prego, ti prego, svegliati e vedi di avere sia la vista che la memoria. Potrei non sopportare il contrario e tu meno di me. Scusa, scusa davvero per prima, non mi interessa che tu mi abbia tradito, ora non ha importanza, l’importante è che tu ti riprenda.
Rinunciare al nostro amore con ciò che potrebbe accadere è una sciocchezza e non ho in mente di fare lo sciocco e non devi farlo nemmeno tu, capito? Ti amo Ziva”
Passarono, minuti, ore, ma la ragazza non si era ancora svegliata. Tony era li da otto ore quando si addormentò, dopo aver litigato col primario perché non era andato via dopo la fine dell’orario di visita. 
Erano ormai le cinque del mattino quando Tony si svegliò e vide che la ragazza era intenta ad andare in bagno. 
“Ziva, ma dove vai?” si alzò di scatto lui.
“Sto cercando di andare in bagno Tony, perché?” disse lei.
“Hai un catet… aspetta… ridillo” disse lui con la felicità egli occhi.
“Che devo andare in bagno?” rispose lei non capendo.
“NO! NO, TU HAI DETTO TONY, HAI DETTO IL MIO NOME, SAI CHE TI CHIAMI ZIVA E CI VEDI!”
“Wow Tony, mi ricordo chi sono e ci vedo, che cosa straordinaria. Ma hai bevuto? Ma poi perché sono in ospedale?” disse lei sarcastica.
A quelle parole Tony crollò. 
“Non… non ricordi dell’incidente?”
“Ho avuto un’incidente? Davvero? E tu eri con me?” chiese lei. “Ricordo solo che stavo tornando a casa con la macchina, ma nient’altro.”
“No, non ero con te. Vado a chiamare il dottore” disse uscendo.
Cinque minuti dopo, finalmente, Tony trovò il medico. 
“Mi scusi. Ziva si è svegliata” disse avvicinandosi al medico, che gli chiese subito se ci vedeva e cosa ricordasse. 
“Beh, a vederci ci vede, ricorda chi è, chi sono io, ma non ha ricordi dell’incidente.”
“Benissimo! A volte può capitare che il paziente non abbia ricordi di ciò che è successo, ma non è grave, andiamo da lei, così la visito. Se va tutto bene, la teniamo un paio di notti sotto osservazione e la rimandiamo a casa.”
Quattro giorni dopo, i due erano a casa, felici e sani, come se niente fosse mai successo.






   
 
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