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Autore: Letizia25    27/11/2016    0 recensioni
A volte, la discesa verso l’inferno comincia senza rendersene conto, fino a che non è troppo tardi.
Troppo tardi per tornare indietro, per cambiare le cose, per salvare qualcosa di ciò ch’è rimasto.
O almeno, la nostra è iniziata così.
Si cerca una luce per salvarsi, o anche solo per non perdere del tutto la speranza.
Eppure ogni sforzo sembra comunque vano, perché le cose non cambiano, mai.
Restano immutabili, almeno fino a che due universi opposti non si scontrano.
Perché quando due universi opposti si incontrano all’improvviso, cambia tutto, radicalmente.
Le certezze che c’erano prima svaniscono, sommerse da quel qualcosa che accomuna quei mondi.
Tutto scompare; dubbi, paure, sogni, maschere, muri. Resta una sola certezza: quella di non cadere.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=evr4rKlJ1RA
*
ATTENZIONE: La storia tende al rating rosso e contiene alcune scene descritte in maniera molto approfondita (guardare trailer per capire). Quindi, se siete deboli di cuore o se potrebbe darvi fastidio in qualsiasi caso, non leggete, dato che l’ultima cosa che voglio è far star male qualcuno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
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Trentanove
 
 
 
Una felicità che sprona a cambiare, a fare del proprio meglio per guarire e tornare a vivere.
Per riprendere in mano la propria vita e farla tornare a splendere completamente.
Come quelle stelle che brillano nel cielo nonostante il buio.
 


«Certo che sei un asso a farci preoccupare, eh?» chiede Luke ridendo, aumentando l’ilarità che, quel giorno, riempie quella camera d’ospedale in cui i presenti non hanno fatto altro che alternarsi nelle visite negli ultimi sei giorni.
«Credo sia la sua specialità.» aggiunge Madison che, seduta sulle gambe del biondo, cerca di nascondere gli occhi lucidi per ciò che è successo e che ha portato sollievo a tutti non appena hanno saputo la notizia qualche ora prima.
«Mi dispiace, sul serio.» risponde Calum, sincero, passandosi stancamente una mano tra i capelli, mentre cerca di combattere contro il proprio corpo ancora provato dalle medicine che ha assunto durante il periodo in cui è rimasto in coma farmacologico; mentre cerca, soprattutto, di restare con gli occhi aperti ancora per un po’.
Joy gli si avvicina e gli accarezza piano il viso, piano, quasi avesse paura di fargli male, con la stessa delicatezza che solo una madre potrebbe avere. «Non preoccuparti tesoro, l’importante è che ora tu stia bene.»
«E che prenda in considerazione il consiglio del dottore.» aggiunge David, dando una lieve pacca sulla spalla del figlio, a cui il ragazzo risponde con un sorriso stanco, provato, ma finalmente privo dell’ombra che, a causa della sua dipendenza, aveva iniziato ad essere sempre meno luminoso, fino a spegnersi.
«Lo farò, non preoccuparti.» concorda, per poi salutare i suoi. In fondo, sa quanto abbiano bisogno di uscire un attimo da quel posto, per riprendersi del tutto e per stare più tranquilli.
E intanto, mentre li osserva uscire, non riesce a smettere di pensare a ciò che è successo qualche ora prima.
A quando, dopo aver sentito delle voci non lontane da lui, era riuscito ad aprire gli occhi dopo quasi una settimana di coma, ritrovandosi davanti i genitori in compagnia del dottore, con un sorriso addosso che niente e nessuno avrebbe potuto mandar via dalle loro labbra. Un sorriso che aveva fatto capire a Calum di avercela fatta, di esserci riuscito sul serio; che gli aveva fatto capire di essere finalmente libero dai propri demoni.
E mentre il dottore lo aveva visitato velocemente – per controllare soprattutto se la disintossicazione fosse andata bene – il ragazzo non aveva fatto altro che sorridere, stanco ma felice, nel sentire dentro di sé un qualcosa che non provava più da tempo: una sensazione impossibile da descrivere, che gli accarezzava ogni cellula portandole sollievo; una sensazione talmente intensa e semplice da mozzargli il respiro, impedendogli di parlare, di riordinare i pochi pensieri che avevano iniziato ad affacciarsi nella sua mente.
«Non hai niente di cui preoccuparti, Calum.» gli aveva detto il medico una volta finito, riportandolo alla realtà. «Tutti i parametri sono nella norma e anche gli ultimi esami hanno dato esiti positivi, solo che...»
Si era fermato un attimo, insicuro sul da farsi, per poi voltarsi verso i signori Hood, che avevano annuito sicuri.
«Ne ho parlato con i tuoi genitori e credo che passare qualche mese in un centro di recupero non sarebbe una cattiva idea. Potrebbe darti un grande aiuto, a livello emotivo e psicologico. Perché sono sicuro che tu non abbia iniziato a drogarti perché volevi provare qualcosa di nuovo.»
A quella novità, a quella possibilità inaspettata, Calum era rimasto in silenzio, incapace di far uscire le parole che sentiva sulla punta della lingua. A malapena era riuscito ad annuire per confermare la tesi del dottore, senza però aggiungere ulteriori spiegazioni. Ma non aveva saputo rispondere a quella proposta che, forse, avrebbe potuto davvero aiutarlo a chiudere definitivamente i ponti col passato.
Si era sentito scosso, mandato alla deriva, con il cuore che gli batteva sempre più veloce dentro al petto; con la mente che, ancora annebbiata dai farmaci, non riusciva a distinguere bene i pensieri che, pian piano, avevano iniziato ad affollargli la mente. Si era sentito instabile sulle proprie gambe, ubriaco di tutte le sensazioni ed emozioni che gli avevano invaso il cuore non appena aveva aperto gli occhi. Aveva cominciato a tremare, solo un po’, nell’istante in cui si era reso conto che finalmente non aveva niente di cui doversi più preoccupare, niente di cui avere paura; nell’istante in cui aveva capito di essere tornato a vivere davvero.
Eppure, anche adesso che è in compagnia di alcune delle persone a cui tiene di più, fa ancora fatica a gestire tutte le emozioni che lo stanno attraversando come un uragano, mentre cerca di prendere parte alla conversazione, agli scherzi, alle battute e alle risate che stanno riempiendo la camera.
«Che succede Cal?» gli domanda Ashton, arrivato da pochi minuti, mentre Luke e Madison continuano a discutere su cosa sarebbe meglio fare per festeggiare il risveglio del moro.
Il ragazzo scuote la testa, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie. «Sono solo stanco, Ash. Tutti qui.»
Il maggiore sorride, piano, mentre tenta di mitigare la felicità che prova da quando Luke gli ha dato la notizia quella mattina. Un sentimento che aveva paura di non poter provare più, non in quel modo. Eppure adesso è lì, accanto a Calum, a festeggiare il fatto che sia tornato ad essere quello di sempre. Sa che, comunque, ci vorrà ancora del tempo prima che le cose tornino completamente alla normalità, però è fiducioso: le persone che ama sono sempre rimaste, persino nei momenti peggiori. E sa anche che, se continueranno a darsi forza tutti insieme come hanno sempre fatto in quell’ultimo anno, niente potrà andare storto. Ne è sicuro.
«Allora perché non riposi un po’?» gli propone.
«Ma siete tutti qui. Non posso mettermi a dormire!» ribatte Calum che, però, non riesce a trattenere uno sbadiglio.
Il riccio ridacchia e lo aiuta a sistemarsi sotto le coperte. «Piantala! Avremo tutto il tempo di romperti le scatole una volta che ti sarai rimesso per bene, quindi non disperare.»
Il minore fa per protestare, ma gli occhi gli si chiudono presto. E si addormenta ancora una volta, piano, lasciando che il proprio corpo si gusti le ultime ore di sonno che gli mancano prima di tornare a muoversi a dovere; lasciando che la mente abbia ancora qualche istante di pace prima di ricominciare a mettersi in funzione; lasciando che l’anima si abitui con calma alla nuova situazione con cui convivrà da quel momento in poi.
«Ehi, ragazzi.» dice Ashton, richiamando i due biondi che si voltano verso di lui. «Fate piano. Hood si è di nuovo addormentato.» commenta poi, divertito, osservando l’amico che, finalmente, può stare tranquillo.
Luke ridacchia piano e si volta verso Madison. «Non c’è speranza per uno come lui.»
Lei sospira teatralmente, facendo ridere il riccio davanti a sé. «Purtroppo no. È fatto così e non possiamo farci molto. Ci faremo bastare quel poco che abbiamo, anche se è di scarsa qualità.»
E sospira, Madison, mentre sente il proprio cuore allargarsi nel petto, a causa dell’immenso senso di completezza che prova. Una completezza dovuta a Luke e alla loro relazione che, tra discussioni e piccole gelosie, va avanti da quasi sei lunghi mesi, regalando ad entrambi qualcosa che mai avrebbero immaginato: una felicità pura e semplice, senza alcun limite. Una completezza dovuta anche al fatto che, finalmente, il suo migliore amico si è svegliato, per potersi riprendere davvero la rivincita che merita da anni, dopo aver perso se stesso quasi del tutto, se non fosse stato per Letizia e per ciò che, in un modo o nell’altro, ha unito tutti loro.
Controlla l’ora sul telefono, sospirando piano.
Le dispiace che Michael non sia lì con loro a festeggiare, perché sa che lui teneva a quel momento con ogni parte di sé; sa che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di salutare Calum. Però capisce anche le sue motivazioni.
«Non voglio spaventare Cal.» le aveva spiegato quando lei gli aveva inviato l’orario delle visite dell’ospedale. «Ha ancora bisogno di un po’ di tempo prima di affrontare me e tutto quello che mi porto dietro. Posso aspettare altri mesi. L’importante è che lui torni a stare bene una volta per tutte.»
E si ritrova a sorridere, lei, rendendosi conto di quanto preziose ed uniche siano, a modo loro, le persone che ha incontrato in quell’ultimo anno. Persone che l’hanno amata, capita, aiutata, curata, salvata, fatta sorridere, fatta tornare a vivere sul serio. Persone senza le quali, lei non saprebbe come fare.
Luke le sfiora la guancia, piano, attirando la sua attenzione.
«Cos’hai, Hemmings?» gli chiede a bassa voce.
Lui sorride e le bacia la fronte. «Cos’hai tu? Sei silenziosa oggi.»
L’altra ridacchia divertita, prima di sfiorare le proprie labbra con quelle del biondo in un bacio veloce. «Va tutto bene, sul serio. Non preoccuparti.»
E Luke lo fa, sedendosi più comodamente sulla sedia e stringendo Madison a sè. Perché adesso le cose stanno andando davvero bene; adesso non ci sono più muri, maschere o pesi da nascondere; non ci sono più segreti o ricordi che fanno male; non ci sono più ferite da curare né cicatrici da mandar via. C’è soltanto la speranza di crescere, di vivere ogni attimo fino in fondo, gustandone ogni particolare; c’è la voglia di costruire qualcosa tutti insieme, con l’aiuto dei propri amici. C’è la sicurezza del fatto che nessuno di loro abbandonerà mai l’altro.
Sorride, lui, felice per ciò che sta succedendo, mentre osserva il suo migliore amico steso sul letto davanti a sé. Ne osserva gli occhi chiusi e il sorriso luminoso che gli increspa le labbra anche se sta dormendo. Quel sorriso che, finalmente, è tornato per restare fino alla fine.
«Quando arriverà lei?» chiede alla sua ragazza, baciandole piano la nuca scoperta dalla coda.
«A breve.» gli risponde Madison sorridendo, mentre piccoli brividi le corrono sulla pelle come scariche elettriche, facendola fremere piano. «Mi ha detto che oggi le lezioni all’università finivano prima, quindi…»
Ma non riesce a continuare, che subito la porta della stanza si apre, rivelando una ragazza mora sulla soglia.
 
Non appena Letizia entra nella stanza, i ragazzi le si avvicinano e la stringono forte, uno ad uno, pur di farle capire che, se mai dovesse avere bisogno, loro saranno lì, pronti a darle una mano. Perché – come Michael – già sanno la novità e conoscono la la decisione della giovane Lewis.
«Cal adesso sta dormendo. Però credo che a breve dovrebbe risvegliarsi.» le fa sapere il riccio, per poi baciarle la fronte. «Andrà tutto bene, Leti.»
Perché ci crede, Ashton. Crede fermamente che, da adesso in poi, niente potrà andare storto. Non sa di preciso perché senta fin dentro le ossa una certezza simile. Sa soltanto che quella certezza è vera, reale, e che nessuno potrà mai mandarla in pezzi. Non fintanto che le persone che ama saranno al suo fianco.
Lei sorride, tranquilla, e risponde all’abbraccio del maggiore, stringendolo forte, per fargli capire quanto bene gli voglia e, soprattutto, quanto grata gli sia per tutto quello che ha fatto. Grata per essersi dimostrato quell’amico prezioso e leale che non l’ha mai lasciata quando aveva bisogno di una mano; per essersi dimostrato una delle poche persone su cui lei sa di poter contare e di cui potersi fidare sempre.
«Lo so, Ash. Me lo sento.»
L’altro annuisce ed esce dalla camera, dando così spazio agli altri due.
E subito Luke corre ad abbracciare forte la sua migliore amica, a lungo, cullandola un po’, come la sorella minore che non ha mai avuto e, soprattutto, felice per quel qualcosa che, tra qualche mese, cambierà la vita di tutti loro.
«L’importante è che non ti faccia prendere dal panico. Perché senza di te siamo tutti persi, questo lo sai, vero?» le chiede divertito, facendola ridere piano.
«Hemmings, sei tu quello che dovrebbe evitare di caricarsi troppi pesi sulle spalle.» ribatte Letizia, allegra, mentre lascia che il calore del corpo dell’altro le rilassi i muscoli che, benché lei ci provi, sono tutt’ora tesi per l’ansia.
«Senti chi parla!» esclama il biondo, senza riuscire a trattenere un sorriso mentre le bacia la fronte, per poi seguire Ashton fuori dalla stanza, lasciando da sole le ragazze.
E non appena le due amiche si guardano negli occhi, non riescono a trattenere il sorriso, mentre si abbracciano forte, come sempre, come se non volessero lasciarsi andare per nessun motivo. Si abbracciano, a lungo, ringraziando il cielo per aver fatto loro trovare un’amica preziosa, unica e insostituibile come la persona che hanno adesso davanti ai loro occhi. Quella stessa persona che, negli anni, si è dimostrata essere la sorella che nessuna delle due ha mai avuto, alla quale si sono affezionate in un modo che mai avrebbero creduto possibile. Quella sorella senza cui nessuna delle due sarebbe dov’è adesso: libera, felice, pronta a fare qualsiasi cosa pur di stare bene.
«Tra Cal e te non so chi sia più bravo a farci preoccupare.» commenta Madison, a bassa voce, maledicendosi nel sentire i propri occhi diventare nuovamente lucidi. «Metticela tutta, Lewis. Voglio diventare zia in ogni modo.»
L’altra le sorride e la stringe a sé, forte, a lungo, mentre prova a trattenere le lacrime.
«Sissignora.» risponde, sempre a bassa voce, mentre cerca di non piangere a causa di quella gioia infinita che sente dentro e che non sa in alcun modo come contenere.
Poi anche Madison esce dalla camera.
E Calum e Letizia si ritrovano finalmente da soli.
 
La mora si avvicina piano al letto, con il cuore che intanto le batte senza freni, come se potesse uscirle dal petto da un momento all’altro. Le batte forte, preda di emozioni che non riesce a controllare, mentre gli occhi le diventano lucidi, mentre il respiro le si mozza nella gola al vedere che il ragazzo che ama sta bene.
Perché Calum sta bene, davvero: le occhiaie attorno agli occhi sono sparite, la pelle ha ripreso il suo colore ambrato; il sorriso è di nuovo luminoso, vero, libero dall’ombra che l’aveva cambiato; l’espressione è più rilassata, serena, piena di un qualcosa che Letizia non riuscirebbe a descrivere neppure provandoci con tutta se stessa.
Lo osserva a lungo, perdendosi in ogni più piccolo particolare – nelle dita affusolate delle mani, nelle braccia su cui sono rimaste soltanto pochissime cicatrici, nei capelli scuri che gli accarezzano le ciglia, nelle vene in rilevo sugli avambracci magri. Lo osserva rapita, mentre i pensieri le affollano la testa, mentre le domande – che sempre l’avevano tormentata sul perché proprio Calum fosse arrivato nella sua vita – se ne stanno andando, quasi rassegnate all’idea che non riusciranno mai a trovare la risposta che cercano. E alla mora va bene così, perché sa che non potrà mai trovare una soluzione a tutto; che alcune cose rimarranno sempre dei grandi punti interrogativi, dei quali non ha bisogno di preoccuparsi più del dovuto.
E intanto, non riesce a smettere di sorridere. Perché quasi non le sembra vero di essere a quel punto; quasi non le sembra vero che Calum sia finalmente riuscito a chiudere tutte le porte del passato; che adesso sia lì, davanti a lei, vivo e libero da ogni peso; che tutte le sue richieste siano state esaudite. Quasi non le sembra possibile che la vita stia offrendo a tutti loro un’opportunità come quella.
Senza volerlo, si ritrova ad accarezzare piano le braccia del moro. Quelle stesse braccia che, in quell’ultimo anno, l’hanno fatta sentire a casa, protetta, voluta, amata. Quelle braccia che, col tempo, sono diventate un porto sicuro su cui poter sempre far affidamento. Quelle braccia che l’hanno strinta quando stava per andare in pezzi, che le hanno insegnato cosa voglia dire amare qualcuno con ogni parte di sé, senza riserva o paura.
Ne sfiora le cicatrici, delicatamente, per poi passare ai tatuaggi, tracciando il percorso del’inchiostro, arrivando alle vene, delle quali si ritrova a seguire il labirinto dal polso fino alla spalla, e poi ancora più su verso le clavicole, il collo, il mento, giungendo infine alle guance del maggiore. Quelle stesse guance su cui le sue mani si adattano alla perfezione anche quella volta, mentre inizia ad accarezzarle piano, quasi avesse paura di rompere quel ragazzo che, in quel momento, sembra la cosa più fragile che lei abbia mai visto.
E poi, all’improvviso, lui apre gli occhi.
 
Si guardano a lungo, Calum e Letizia. Si osservano attentamente, perdendosi nel gioco di sguardi che i loro occhi hanno creato, nel battito del cuore dell’altro che sentono distintamente oltre il tessuto che li divide, nelle loro mani di nuovo unite, forti, decise a non lasciarsi più, per nessun motivo.
E si sorridono. Perché sono felici. Perché ancora non sanno spiegarsi come abbiano fatto a vincere sulle proprie paure, a mandar via i propri demoni, a distruggere i loro incubi. Perché ancora non riescono a credere di essere liberi sul serio, con talmente tante nuove opportunità davanti, che non hanno idea da quale cominciare.
«Ciao, Cal.» lo saluta lei, a bassa voce, quasi senza rompere il silenzio che si è creato attorno a loro, mentre gli si avvicina piano, timidamente, dosando bene ogni movimento, cercando di controllare il proprio cuore ormai impazzito, preda dell’ansia e della felicità che, da tre giorni, non riesce a contenere nonostante gli sforzi.
Il moro la osserva, a lungo, in silenzio, come a voler ricordare ogni più piccolo particolare di quel viso che ha sempre popolato i suoi sogni da quando quella ragazza è entrata nella sua vita.
Osserva Letizia, lui, semplicemente, perdendosi nei suoi occhi scuri come il cioccolato; lasciandosi cullare dalle sue mani che, come ogni volta, riescono perfettamente a riempire gli spazi vuoti delle proprie; lasciandosi andare in quel bacio che li unisce fin dentro l’anima, in quell’abbraccio che li lega, come quei due pezzi di puzzle che sono sempre stati, fatti per poter combaciare soltanto con la persona che stanno stringendo adesso, come se non avessero più ossigeno per respirare, come se avessero finalmente trovato l’ancora che potrà portarli in salvo dalla tempesta del passato. Come se non ci fosse nient’altro al mondo di così bello e importante.
Calum inspira a lungo il profumo dell’altra: dolce, delicato, proprio come lei che, invece, si aggrappa a quelle braccia che la stanno tenendo al sicuro per dimostrare a se stessa che ciò che sta vivendo non è sogno, ma la realtà, pura e semplice in ogni sua più piccola sfumatura.
«Sei qui.»
Riesce a dire soltanto questo, il maggiore, mentre sente distintamente il cuore riempirsi di un qualcosa di cui sentiva la mancanza da tempo, mentre lo sente tornare a battere con più vigore, a causa della scintilla di speranza che Letizia ha portato con sé. Quella stessa speranza che il ragazzo custodirà sempre, come il tesoro più prezioso che ha e che non vuole perdere per nessun motivo. Quella stessa speranza che gli fa lentamente rendere conto del fatto che la sua vita sta davvero tornando a splendere, ad andare col suo ritmo, senza più alcun peso a trattenerla, senza più alcun dolore ad incatenarla nel buio.
«Sono qui, Cal. Sono qui.»
Lo ripete, lei, come un incantesimo, come se neppure lei riuscisse a crederci. Perché ancora non le sembra vero: è come se, adesso che tutte le sue speranze sono state esaudite, non sapesse più da che parte andare; è spaesata, persa, davanti alla luce che percepisce entrarle prepotentemente nell’amina, per restarci fino alla fine; è incredula, sorpresa, felice, davvero felice. Perché finalmente la persona che ama sta bene e non soffre più; perché finalmente potranno costruire qualcosa di vero e durato insieme, realizzando tutti quei sogni a cui, nonostante tutto, non hanno mai rinunciato, neppure una volta.
Sorride, perché sa che adesso non ha più niente di cui avere paura.
«Grazie di essere venuta.» le sussurra Calum all’orecchio, per poi baciarle il collo, facendola rabbrividire.
«Non mi sarei persa l’opportunità di stare col mio bell’addormentato per niente al mondo.» gli risponde divertita, prima di baciargli piano la fronte, gustando a lungo il sapore di quella pelle che tanto gli era mancata.
«Ehi, non paragonarmi a un cartone animato.» ribatte l’altro, non riuscendo a reprimere un sorriso.
Perché la sua felicità è lì, davanti a lui, racchiusa in quella ragazza che ama con ogni grammo del proprio cuore e della propria anima; quella ragazza che è lentamente diventata il centro della sua vita, il perno senza il quale, col tempo, avrebbe lentamente perso se stesso. Quella ragazza che si è dimostrata essere tutto ciò di cui aveva bisogno per stare bene davvero; che si è dimostrata essere la sua salvezza, la sua cura, il suo miracolo. Il suo angelo.
Letizia abbozza un sorriso, mentre gli accarezza la guancia, preparandosi a ciò che, a breve, dovrà affrontare.
«Cal, posso farti una domanda?»
Alla richiesta, il maggiore sente una strana sensazione nascergli dentro al petto, a cui però non vuole dare peso, non adesso che può prendere tutto con più calma e tranquillità. Non adesso che può finalmente tornare a vivere di nuovo, senza più alcun dubbio, senza più domande, senza più paura.
«Chiedi pure.»
Lei sospira, racchiudendo nelle proprie mani tutto il coraggio che, dentro di sé, riesce a trovare. Perché non vorrebbe far nascere altre ferite, non vorrebbe riportare tutto al punto di partenza, rendendo vano ogni sforzo che Calum e lei hanno fatto in tutti quei mesi. Però ha bisogno di sapere, di capire perché il suo ragazzo non abbia mai voluto condividere quel peso con lei. È l’unica cosa che le serve per mettere una pietra sopra a tutto ciò che è successo e ricominciare da zero, una volta per tutte.
Guarda il ragazzo negli occhi, osservando ogni più piccola sfumatura di quel color caffè che ama. Poi si butta.
«Perché non mi hai mai detto che conosci Michael?»
Calum non risponde subito. Si limita ad abbassare lo sguardo, per poi spostarlo verso la finestra, come a volersi sottrarre ancora per un po’ da quella situazione che, comunque, sapeva di dover affrontare un giorno o l’altro.
Perché sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto spiegarle come stavano le cose; che avrebbe dovuto tirare fuori quella parte del proprio passato che fa ancora male, della quale continua a vergognarsi. Perché, dopo tutti quegli anni passati in silenzio, non ha il diritto di tornare a parlare con il proprio migliore amico, a prescindere da ciò che è successo a Rachel, non dopo avergli voltato le spalle quando aveva avuto bisogno d’aiuto.
Sapeva che, presto o tardi, le cose sarebbero venute fuori in ogni caso. Dopotutto, quel giorno – il 23 agosto – gli ricorda che è passato un anno esatto da quando lui e Letizia si sono incontrati per la prima volta, in quel parco in cui, durante gli ultimi mesi, sono andati spesso. Un anno in cui il moro ha sempre rimandato quel momento, perché aveva sempre avuto paura di non sentirsi pronto abbastanza. Solo che...
«Come fai a sapere di Mike e me?» chiede a sua volta, posando nuovamente gli occhi sull’altra.
A quella domanda, la mora abbassa lo sguardo, mentre le guance le si tingono di un lieve rossore.
«Dopo che ti hanno portato qui qualche giorno fa, sono tornata a casa tua. Io... Avevo paura, ero confusa, non sapevo che cosa fare e... Ho cercato qualcosa di tuo che potesse aiutarmi a non pensare e... Mi sono ritrovata col diario di Rachel in mano.» ammette.
E Calum, sorprendendo entrambi con quel gesto, si ritrova a sorridere, mentre sente la propria preoccupazione sparire all’improvviso, come un’esplosione; mentre percepisce i propri muscoli rilassarsi all’istante e il respiro tornare ad essere più regolare. Sorride, perché lo scoglio più grande è già stato superato. Sorride. Perché si è appena reso conto che, almeno quella volta, la vita gli ha risparmiato una nuova caduta. Perché sa che non sarebbe mai riuscito a raccontare come stessero veramente le cose, che non sarebbe mai stato capace di abbattere quel muro che l’aveva imprigionato fin dall’inizio.
«Non ti ho detto niente perché, se tu avessi saputo che non parlavo più con Mike, ti saresti preoccupata ancora di più per tutto; avresti cercato in ogni modo di salvare la situazione ed io… Non volevo caricarti di un altro peso che devo portare comunque da solo.»
Letizia sospira e gli accarezza pazientemente il viso, senza smettere di perdersi in quegli occhi scuri che mai si stancherebbe di osservare. Quegli occhi che, in quell’ultimo anno, sono diventati tutto il suo mondo.
«Mi sono presa i tuoi pesi in ogni caso, Cal, quando ti ho permesso di diventare la parte più importante di me.»
A quelle parole, il moro sente distintamente un brivido corrergli lungo la schiena, mentre le sue mani stringono ancora più forte, ancora più a lungo quelle della ragazza, come se non volessero lasciarla andare, come se fossero quelle mani delicate l’unica ancora capace di non farlo affondare. Le stringono come se avessero paura di perdere l’altra da un momento all’altro, come se la mora potesse scomparire all’improvviso, lasciandolo solo, senza, la sua luce, senza la ragione che l’ha spinto a migliorare, a sfidare se stesso, a vincere le proprie paure.
«Io… Mi dispiace, Leti.»
Lei sorride, rispondendo alla stretta, mentre uno degli ultimi pesi che aveva dentro scivola via, facendola sentire più leggerà, libera. Perché capisce i motivi dell’altro, capisce l’insicurezza, il dolore, la paura; capisce il suo voler sentirsi pronto prima di affrontare parte di ciò che l’ha fatto soffrire.
«Non fa niente, Cal.»
«Ma io–» ma non riesce a continuare, il moro, perché subito Letizia lo frena.
«Anche perché devo dirti una cosa.» dichiara; la voce bassa, insicura; gli occhi lucidi, il cuore che trema dentro al petto. Perché è arrivata fino a quel punto senza cadere, e adesso ha tutta l’intenzione di andare fino in fondo, senza paura di ciò che potrebbe accadere o andare storto. Vuole soltanto che il suo ragazzo sappia tutta la verità.
Calum non fa neppure in tempo a chiedere spiegazioni, che la ragazza guida lentamente la sua mano sul proprio ventre, lasciando che un silenzio carico di parole non dette prenda campo tra loro. Un silenzio in cui il maggiore, con quel gesto, vede qualcosa in cui spera con tutto il cuore da mesi; qualcosa che sogna da tempo e che, un giorno, spera di poter realizzare; qualcosa che, nonostante l’immensa speranza, non avrebbe mai immaginato di poter vivere così presto. Un silenzio che gli toglie il respiro, la parola, lasciandolo con appena la forza di continuare a respirare, a causa di quella sorpresa che non sa come prendere, come descrivere.
Una sorpresa che, alla fine, Letizia ha il coraggio di rivelare anche a parole, senza riuscire a trattenere il sorriso.
«Sono incinta.»
Il maggiore resta in silenzio, di nuovo, immobile, senza sapere che cosa dire o fare. Percepisce la stoffa della maglia della mora sotto le dita, il battito del polso di lei a contatto con il suo, i propri polmoni che si muovono per farlo respirare; i brividi che, lentamente, gli corrono lungo la pelle. Guarda Letizia, studiando a lungo ogni suo più piccolo dettaglio, osservandola come se la vedesse davvero per la prima volta, bellissima e viva e vera come quell’angelo che è sempre stata e che gli ha costantemente illuminato la vita fin dal giorno in cui si sono conosciuti. Poi i suoi occhi si posano sulla propria mano, sul ventre della ragazza.
«Diventerò papà?»
Riesce a chiedere solo quello, mentre cerca di convincersi che ciò che sta succedendo è reale e non frutto degli effetti collaterali dei farmaci; mentre prova a restare lucido, a non prestare attenzione ai battiti del proprio cuore che sette correre fin dentro le tempie; a ridurre gli effetti che i brividi hanno su di lui adesso, cercando di concentrarsi unicamente sulla persona davanti a sé. Mentre cerca di convincersi che non è un illusione.
«Sì, Cal.»
E prima che Letizia possa aggiungere altro a quelle parole che per il moro vogliono dire tanto, Calum la bacia.
Ed è un bacio completamente diverso da tutti gli altri, il loro.
Un bacio pieno di amore, di speranza, di gioia, di felicità pura. Un bacio che dimostra ad entrambi che i loro sogni stanno finalmente diventando realtà; che le loro preghiere sono state ascoltate; che le loro catene sono state finalmente distrutte una volta per tutte. Un bacio che dimostra ad entrambi il fatto di essersi presi la rivincita che cercavano da tempo, di aver battuto i propri demoni per sempre. Un bacio che dimostra ad entrambi che il loro sogno più grande presto diventerà reale.
Eppure Calum ancora non ci crede, non ci riesce. Perché gli sembra impossibile pensare che tra qualche mese diventerà padre; che presto dovrà prendersi cura di una nuova vita; che avrà sul serio la possibilità di costruire una famiglia con la persona che più ama al mondo. Gli sembra incredibile. Perché adesso che tutte le sue speranze si sono avverate, adesso che la sua vita ha trovato il suo senso, non ha idea di come fare.
Sa soltanto che non permetterà a niente e nessuno di portargli via la fonte della sua felicità – quella felicità infinita che adesso non vuole e non riesce a contenere, troppo preso a convincersi che ciò che sta succedendo sia vero. E non gli importa se è ancora troppo giovane per prendersi una responsabilità simile. Non gli importa degli ostacoli che da adesso in poi troverà lungo il suo cammino. Gli importa soltanto di restare al fianco di Letizia il più a lungo possibile. Perché, senza lei, niente di tutto quello avrebbe senso.
Per questo decide, Calum. Accetterà la proposta del dottore: andrà al centro di recupero per un po’, per farsi aiutare, per chiudere completamente le porte del passato. Perché vuole diventare una persona migliore per il bambino di cui si prenderà cura e che gli sconvolgerà completamente la vita.
«Voglio essere un buon papà.» ammette piano, sottovoce, quasi come se stesse confessando un segreto.
Letizia sorride e lo stringe forte a sé, con il cuore gonfio di una felicità, di un senso di completezza che non aveva mai provato prima di allora. Perché adesso non ha più pesi dentro di sé; non ha più niente di cui doversi preoccupare. Adesso, deve soltanto pensare ad essere felice insieme alla persona che ama.
«Lo sarai, Cal. Sarai un ottimo papà.»
Calum la stringe a sua volta, forte, a lungo, senza smetterle di sorridere.
Poi la bacia, di nuovo.
Ed è come se tutta la felicità del mondo si condensasse in quel piccolo gesto.
Perché la loro vita è davvero completa adesso. E sanno che non potrebbero chiedere niente di più.






Letizia
Bellissimi, buon giorno! <3
Insomma... CHE CAPITOLO ABBIAMO QUI!!!
Calum sta bene e si è svegliato; tutti gli altri stanno bene; Leti gli dà la bella notizia; il nostro moro è felice come una Pasqua e decide di andare al centro di recupero per stare meglio *^*.
Io... Voglio piangere!!!
I miei bambini stanno bene, sono felici e... MANCA SOLTANTO UN CAPITOLO ALLA FINE (e no, io non ce la posso fare, non so come prendere questa cosa, ma shhh, per ora è meglio non pensarci, ho ancora qualche giorno prima di disperarmi come si deve, ahahah ;)).
Scusate gli scleri, vi prego! E' che, quando si tratta dei miei piccini, io vado matta, non c'è verso! Scusatemi davvero :3
Pazzie a parte, spero davvero che il capitolo di oggi vi sia piaciuto *^*. Fatemi sapere per favore, ci conto! <3
Detto questo, io oggi chiudo qui ;). Ci sentiamo presto (e scusatemi per questo lieve ritardo, ma ieri sono tornata a casa davvero tardi :/)!
Grazie di tutto, sul serio! <3
Un bacione, Letizia <3
   
 
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