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Autore: Chamelion_    18/05/2009    3 recensioni
La Notte è fatta per chi se la sa bere, non per quegli scriteriati che la fuggono con la coda tra le gambe.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma guardateli, quei piccoli esserini mediocri, così goffi nel rintanarsi negli angoli luminosi; non hannno il fegato di affrontare l’oscurità, e sono sgraziati perfino nell’evaderla. Strisciano, si trascinano, vanno a raggomitolarsi nei pressi dei lampioni elemosinando un po’ di luce. E, sconfitti, non vogliono arrendersi all’evidenza di non possedere lo stomaco adatto alla sostanza bruciante che costituisce la Notte.

È una questione di innatismo: la Notte è fatta per chi se la sa bere, non per quegli scriteriati che la fuggono con la coda tra le gambe. Oh, sì: li vedo, da quassù. Il crepuscolo è un palcoscenico adombrato e il tetto su cui seggo placidamente è un posto in platea degno d’un re. Immobile e silente, osservo tutti quelli affetti da nictofobia dilaniante, che se potessero se ne starebbero sempre chiusi in casa a ingozzarsi di luce artificiale; e quelli che, inebriati dal profumo della Notte, ne mandano giù una sorsata incauta tutta d’un colpo, per poi ritrovarsi a tossire e sputacchiare, traditi dalla loro gola non avvezza alle sostanze forti. Non vogliono proprio capire che alla Notte bisogna abituarsi a poco a poco, assumendone piccole quantità quotidianamente.

Non soltanto i novellini ingenui mi sfilano davanti, in queste mie languide ore notturne: anche i troppo avvezzi al nettare ardente della Notte si fanno vivi di tanto in tanto, in preda ad una crisi d’astinenza. Ma nemmeno loro sanno goderselo, riempiendosene la gola senza sentirne veramente il sapore.

Bearmi delle sconfitte altrui è lo svago ideale da accompagnarsi al godimento della mia personale coppa, colma d’ambrosia notturna. Del resto, quale migliore visuale di una sconfitta, di quella dall’alto? È indiscusso che mi consideri una creatura superiore; ma non ne ho forse un valido motivo?

Sì, perché, dicevo, mica la Notte si concede a tutti. Tanto è selettiva nello scegliere le labbra da cui lasciarsi lambire, tanto è generosa nel ricompensare quei fortunati buongustai. Il mio buon compenso, in quanto esperto intenditore, è il privilegio di poter godere di un calice ricolmo di Notte al calar d’ogni vespro, da sorseggiare pazientemente e sazievolmente, sapendolo gustare appieno.

Io posso beneficiare di questo perché a me la Notte si concede, come non farà mai con alcuna creatura avventata che tenta di ghermirla tra le dita, nel vano e presuntuoso tentativo di possedere questo fascinoso gigante. Non saranno gli evasori dalla luce a godere della dolcezza sensuale della Notte; perché la Notte non è soltanto assenza di luce, non è solo oscurità. È madre nutrice di suoni e creature che vivono soltanto se in sintonia con lei. È un blues cadenzato al cui ritmo danzano sinuose le ombre, più vere degli oggetti che riflettono, che esistono solo in presenza del chiarore, assieme agli odori silenziosi, inventori di diaboliche coreografie.

Per questo, io dico che la Notte non si vede — tantomeno si nonvede — né si ruba, né si graffia: la Notte si beve, calda e fumante, in un calice argentato, a piccoli sorsi di seta.

Parlo di nulla? Può darsi. Ma tenete a mente che sono un gatto, un buongustaio, un intenditore ed amante della bevanda prelibata che la Notte generosamente mi offre: se non ho il diritto io di parlare di nulla, mentre gusto l’intenso aroma dolceamaro di cui ho il privilegio di godere in queste ore scure, chi ce l’ha?

Anelando ubriacarmi di questa liquida fiamma nera, levo il mio calice. Alla vostra!


  
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