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Autore: Briciole_di_Biscotto    30/11/2016    1 recensioni
Di quando organizzare una festa di compleanno a sorpresa coincide con un tentato suicidio, e di come avere un fratello esperto nell'arte degli occhioni da cucciolo possa salvare la vita.
Di come i fratelli sono solo una maledetta palla al piede, ma in fondo nemmeno troppo.
Di antichi ricordi dispersi nel tempo.
30 novembre: Sant'Andrea. Tanti auguri a Scozia.
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Dylan batté le mani per richiamare la loro attenzione e li guardò stanco. “Ma è mai possibile che non possiate stare cinque minuti senza litigare? È snervante.”
Arthur spalancò gli occhi e fece scattare il braccio in alto, indicando il fratello. “Ma se ha cominciato Brian!”
“Scherzi?! Sei tu che sei oltremodo fastidioso! Ci faresti davvero un piacere se-”
“Ho detto...” di colpo l'atmosfera si fece glaciale, mentre come automi Arthur e Brian giravano lo sguardo verso il fratello, che ora sorrideva amabilmente verso di loro. Troppo amabilmente. “È snervante.”
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kirkland's family, Scozia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Arthur riteneva che quella fosse davvero, davvero un'idea del cazzo.

“Ragazzi, ci uccide. Ci uccide, ve lo dico io.”
Suo fratello maggiore Dylan rise e si sporse in avanti per finire di appendere il festone alla parete, rischiando di sbilanciarsi in avanti e di cadere rovinosamente a terra portandosi dietro tutta la sedia. Per sua fortuna Brian possedeva dei riflessi abbastanza pronti da evitargli una corsa all'ospedale afferrando la sedia con entrambi le mani e stabilizzandola, mentre sbuffava. “Sarà assurdo, ma per questa volta mi trovo d'accordo con la cimice.”

“Grazie, eh.”

“Su, non litigate.” Dylan scese dalla sedia con un aggraziato ed infantile saltello e li guardò serafico. “Gli farà piacere, fidatevi di me. Anche se potrebbe non mostrarlo.”

Arthur incrociò le braccia al petto, guardandolo di bieco. “La fai facile tu: gli fai gli occhioni da cucciolo e via, sei salvo. Ma infiltramento a casa sua, utilizzo della sua cucina, addobbamento del suo salotto gotico con colori da circo... stai pur certo che ne ha abbastanza da uccidermi sul serio nella notte.”

“Ci farebbe un piacere...”

“Brian!”

Dylan batté le mani per richiamare la loro attenzione e li guardò stanco. “Ma è mai possibile che non possiate stare cinque minuti senza litigare? È snervante.”

Arthur spalancò gli occhi e fece scattare il braccio in alto, indicando il fratello. “Ma se ha cominciato Brian!”

“Scherzi?! Sei tu che sei oltremodo fastidioso! Ci faresti davvero un piacere se-”

“Ho detto...” di colpo l'atmosfera si fece glaciale, mentre come automi Arthur e Brian giravano lo sguardo verso il fratello, che ora sorrideva amabilmente verso di loro. Troppo amabilmente. “È snervante.”

Un brivido di gelido terrore percorse la schiena dei due litiganti. “Ha- hai ragione, scusaci Dylan.” “Non a- accadrà più.”

Dylan annuì lentamente, senza perdere il sorriso. “Già, sarà meglio.” Poi di colpo tornò a sorridere gioioso e batté le mani, allegro. “Allora, riprendiamo?” Si voltò, tornando alle sue mansioni e lasciando i due fratelli sconvolti.

“Non importa quanti secoli passeranno, non mi ci abituerò mai.”
“Cavolo, ho visto la morte in faccia...”

Scattarono di colpo sull'attenti, quando Dylan tornò a voltarsi verso di loro con un'espressione leggermente spaesata in volto. “Allora? Non continuate?”

“No no, figurati!” “Riprendiamo subito!” e scattarono al lavoro.

 

 

Allistor aprì stancamente il grande portone della sua antica dimora e si lasciò sfuggire un sospiro sollevato solo quando se lo richiuse alle spalle, appoggiandovisi contro per riprendere fiato. Era stata una bella giornata, decisamente. Poche volte si sentiva così vivo come il giorno di Sant'Andrea, quando il suo popolo festeggiava e scendeva per le strade con allegri schiamazzi e le bande passavano suonando la cornamusa. Aveva suonato anche lui, ovvio, e poi aveva bevuto rum con gli altri uomini e aveva brindato alla Scozia, a se stesso ma anche al suo popolo.

Gli dispiaceva davvero molto che anche per quell'anno quella giornata fosse finita, ma ne era in parte sollevato: per quanto bella, era stata una giornata decisamente stancante e non vedeva l'ora di buttarsi fra le coltri e di poltrire fino al pomeriggio del giorno seguente.

Sbuffò leggermente e si staccò dal portone, avviandosi per gli imponenti corridoi di quello che una volta era stato uno dei famosissimi castelli scozzesi. Ora vi abitava solo lui, e a volte antichi ricordi sopiti si facevano strada nella sua mente ricordandogli di come un tempo quelle mura fossero piene di vita, portando con loro un pizzico di nostalgia.

Aprì la porta del salone centrale, quello in cui immettevano tutti i corridoi del palazzo, per potersi avviare alla propria camera, ma nel momento in cui mise piede nel salone ci fu un grido, “Auguri fratellone!”, e poi, senza essere riuscito a comprenderne per bene le dinamiche, si ritrovò con Dylan in braccio. Dagli altri due lati del salone fecero capolino Arthur e Brian, che a loro volta borbottarono un indistinto “Auguri”.

Allistor guardò sorpreso i fratelli minori, poi squadrò l'ambiente, un tempo molto più cupo e in lampante stile gotico, ora ricoperto di festoni e palloncini d'ogni colore. “... certo che vi siete ingegnati a rovinarmi casa.”

Arthur sbuffò oltraggiato. “Ma sentitelo! Noi ci facciamo un culo così per lui e ci ringrazia così!”

Allistor inarcò un sopracciglio. “Ricordami quando mai vi ho chiesto di fare una cosa del genere.”

Arthur spalancò gli occhi e fece per avvicinarglisi, minaccioso. “Ma io ti spacco-”

“Non ti piace?” la voce flebile e leggermente lamentosa di Dylan, ancora saldamente aggrappato al fratello maggiore, interruppe le parole di Arthur. “Era una mia idea, non prendertela con loro... Speravo ti sarebbe piaciuto...”

Il tono e lo sguardo ferito e colpevole di Dylan strisciarono come serpi maligne in Allistor, che per l'ennesima volta nella sua vita secolare si ritrovò a maledire l'abilità del fratellino di farlo sentire in colpa sempre e comunque. In generale, se Dylan avesse sfoderato i suoi immensi occhioni da cucciolo e gli avesse chiesto di buttarsi da un ponte con una pietra al collo, sicuramente l'avrebbe accontentato.

Allistor sospirò. “No Dylan, mi piace, davvero. Solo che sono stanco, capisci sì?”

Dylan annuì, ritrovando il suo solito sorriso, che per Allistor fu fonte di sollievo. “Oh, capito. Non fa niente, festeggiamo domani, allora. Ora vai a riposarti.” Gli schioccò un affettuoso bacio sulla guancia prima di scendere dalle sue braccia e tornare ad accollarsi a Brian, che aveva assistito al susseguirsi di battute con espressione annoiata mangiucchiando le patatine che si trovavano sulla tavola.

Allistor studiò in silenzio per qualche secondo i suoi fratelli: di certo non si sarebbe mai aspettato di trovarli lì, ma non poteva nemmeno dire che gli facesse del tutto dispiacere, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Però sembrava che si fossero impegnati, ed erano riusciti ad organizzare tutto senza far saltare in aria metà del castello, di questo doveva render loro merito. Si lasciò sfuggire un ghigno divertito e si avvicinò agli altri tre. Allungò le mani le posò sul capo di Arthur e su quello di Brian, scompigliando affettuosamente i loro capelli e facendoli mugugnare infastiditi.

“Ehi, Dylan.”

“Sì?” Il ragazzo si avvicinò al fratello, aggrappandosi al suo braccio e osservandolo dal basso.

“In fondo non sono poi così stanco, sai?”

E il regalo più bello fu vedere il volto di Dylan illuminarsi, accompagnato alle scintille di soddisfazione negli occhi di Brian e Arthur.

 

*

 

“Britannia! Per tutti gli dei, Britannia! Rallenta, ragazza mia, non ho più l'età!”

“Ma dobbiamo sbrigarci, madre!” Britannia fece qualche altro passo nel bosco, ma poi si fermò e si voltò indietro per aspettare la madre. L'anziana figura di Caledonia comparve tra gli alberi arrancando verso la figlia.

“Stai bene, madre?”

La donna annuì, fermandosi per riprendere fiato. “Più piano, mia cara. Non scapperà, sai?”

Britannia la guardò dubbiosa. “Ma è solo un bambino...”

“Oh, è molto più che un bambino, mia cara. Abbi un po' di fiducia in lui: io sono cresciuta solo con le mie forze, sai? Se tarderemo di qualche minuto di certo non nuocerà poi troppo a quella creatura.”

La giovane sospirò ed annuì. “Sì, hai ragione. Perdonami, madre.”

“Non importa, non importa. Piuttosto, vogliamo proseguire?”

Britannia le porse il braccio e Caledonia l'afferrò docilmente. Con calma ripresero ad inoltrarsi nella fitta vegetazione. A mano a mano che procedevano sempre più fate cominciavano ad illuminare il loro cammino, e creature magiche di ogni tipo le accompagnavano verso la loro meta. Finché non giunsero ad un imponente albero. Alla sua base, sedute sulle radici o per terra fra di esse, un sacco di creature magiche erano affollate nell'atto di rimirar qualcosa.

Sul volto di Britannia si distese un luminoso e dolce sorriso, voltandosi verso Caledonia. “Eccolo, madre! Dev'essere lui!”

Liberò delicatamente il braccio dalla presa della madre e corse verso la fonte del suo interesse e di tutti i piccoli abitanti del bosco. Si arrampicò sulle grosse e nodose radici dell'albero, avvicinandosi maggiormente alla sua base; dolci vagiti spezzavano la quiete del bosco.

Ed ecco: proprio lì, adagiato come in una culla nella spaccatura tra due grosse radici riempita di morbide foglie, si trovava la più bella creatura che Britannia avesse mai avuto modo di vedere. Cercando di trattenere le lacrime di commozione si avvicinò lentamente al neonato e si sedette accanto alla culla; allungò una mano per carezzare la morbida guancia del bimbo e questi, dopo averla squadrata con curiosità con i suoi immensi occhi di smeraldo, si lasciò andare in una gioiosa risata che lasciò scoperte le rosee gengive ancora prive di denti.

Delicatamente Britannia lo sollevò dal suo comodo giaciglio e lo prese in braccio, stringendolo dolcemente al seno. Lo rimirò meravigliata, mentre Caledonia finalmente la raggiungeva.

“Madre... è bellissimo.”

“Ti somiglia tanto: ha i tuoi stessi occhi.”

Britannia annuì commossa e baciò il nasino del piccolo, che rise deliziato e le afferro una ciocca di capelli, osservandola curioso. La donna gli carezzò il capo, sul quale già crescevano radi capelli rossi, e mormorò: “Benvenuto al mondo, Alba.”





Breithlà sona duit= "buon compleanno" in gaelico scozzese
Alba= l'antico nome della Scozia, tutt'ora utilizzato nel gaelico scozzese

Angolino di Scot :3
Voi sapete che giorno è oggi? Eh? Lo sapete?
Il 30 novembre! Sì, sì, auguri a tutti/e gli Andrea, buon onomastico.
Ma soprattutto, auguri a quel bellissimo amore mio che è Scozia! Gente, quasi mi commuovo: crescono così in fretta :'D
E niente, sono stata assente per un po' ma oggi per forza di cose ho dovuto postare questa cosina. Lo so, è una schifezza, ma l'ho scritta alle 11.30 di ieri sera dopo tre, dico TRE ore di matematica. Mi perdonerete -3-
E comunque, ho i biscotti :3 quindi non vi conviene uccidermi u.u
Beh, allora un bacione bella gentaglia, e grazie per aver letto fin qui uvu
Bacibacibyebye
Scot 

  
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