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Autore: _omfg_    18/05/2009    12 recensioni
Osservo le figure dei miei compagni impressi nella carta lucida, e mi scappa un sorrisetto notando i miei capelli tinti di quell’improponibile verde che ormai non mi caratterizza da tempo.
Mi ricordo distintamente di questa foto, di quel clima caldo e sereno che si rispecchia in questi volti felici.
I miei occhi si posano quasi subito sulla figura di Frank, che sembra spiccare dalla luminosità che infonde la sua espressione e subito un sorriso spunta dalle mie labbra.
Il suo volto candido e fanciullesco e il suo sorriso sincero come quello di un bambino…
Tutto quello che io sono riuscito a distruggere.
*Frerard*
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We all are real if real ever was


The beginning of the end


Spingo in basso la maniglia venendo così a contatto con l’aria autunnale che mi sferza il viso.
Oh ossigeno, finalmente.
Prendo un lungo respiro sentendo i polmoni dilatarsi per poi stringersi, purificandomi dall’aria rarefatta che da tempo mi opprimeva.
Le consuete riunioni di band, dal clima caldo e accogliente, sono divenute ormai patetici ritrovi di convivenza forzata, la copia ipocrita e mal fatta di un legame di amicizia forte ed indissolubile che dovrebbe crearsi fra compagni di band.
Oserei dire quasi fortunatamente, che quello di stasera era l’ultima riunione del nostro album, il colpo di grazia alla Parata Nera che pone la parola fine ad un capitolo della mia vita che avrebbe dovuto dare una svolta sorprendente alla mia esistenza.
Peccato sia successo il contrario.
Mi assumerei tutta la colpa, ammetterei di essere io il fautore di questa rovina se solo non fossi schiavo del mio stupido orgoglio che ormai mi ha plasmato.
Sbuffo appena rendendomi conto che anche stasera abbiamo fatto tardi e la stanchezza di questa giornata grava sulle spalle mentre mi dirigo alla macchina.
Apro lo sportello e sto per sedermi sul sedile quando una figura sfreccia a passo veloce accanto a me, e riconosco come quella di Frank.
So di per certo che sta facendo di tutto per ignorarmi, lo vedo dalla sua andatura scomposta e inusuale dei suoi passi sull’asfalto e dagli scatti repentini delle sue mani che tentano di infilare le cuffie dell’ipod negli incavi delle orecchie.
“Hei Frank”
Si volta quasi meccanicamente verso di me e vedo i suoi occhi sgranarsi appena facendo riaffiorare per un secondo la persona di un tempo, per poi tornare quasi immediatamente alla sua solita espressione contrita e dura che ormai sfoggia come un default sul viso.
“Che c’è?”
“Vuoi un passaggio?” Chiedo il tono più naturale che riesco ad ottenere.
Lo vedo tentennare appena dal modo in cui si morde appena il labbro inferiore e dai suoi occhi che saettano nervosamente da una parte all’altra.
“No”
Forse è per la risposta scortese o forse per quel tono duro che ha usato e che non dovrebbe appartenergli, fatto sta che la mia mano si stringe quasi inconsciamente allo sportello e lo sguardo si affila digrignando i denti.
Come ha osato distruggere il mio tentativo di riappacificazione dopo tutto lo sforzo che mi è costato?
“ E hai intenzione di fare tutto il tratto di strada fino a casa a piedi?” Chiedo in tono apparentemente neutrale dal quale però traspare un po’ dell’irritazione che non sono riuscito a trattenere.
“Non vedo perché questi dovrebbero essere affari tuoi Way”
Lo schianto dello sportello che viene sbattuto si propaga nell’aria facendolo sobbalzare mentre le mani formicolano dalla rabbia.
La mia pazienza ha un limite.
“Senti Iero, se hai le palle girate non rifartela con me, quindi evita di parlarmi con questo tono!”
Lo fronteggio bruciando un po’ della distanza che ci separa mentre sento la razionalità scivolare come granelli di sabbia dal mio corpo, sostituita dalla rabbia.
“Io non ho le palle girate!Sei tu che mi fai incazzare, solo e solamente TU!”
La sua voce riecheggia come un urlo nell’aria, ha quel solito timbro roco che usa quando è incazzato ma son sicuro di aver percepito una leggera inclinazione, quasi impercettibile ma tangibile.
I suoi occhi mi fissano con odio immotivato, e ciò non fa altro che aumentare il mio nervosismo.
“Io ti faccio incazzare?! Ti sto facendo solo un fottutissimo favore e tu ne esci con questa cazzate, sei tu l’idiota e l’infantile quindi piantala!!”
“Io idiota?Infantile?!Fatti un bell’esame di coscienza Way e voglio vedere se dopo avrai ancora il coraggio di insinuare certe stronzate!”
Le sue labbra sono tirate in una morsa di disgusto e disprezzo, quasi schifate dallo stesso veleno che stanno sputando.
So di non aver nessun diritto per poterlo biasimare, mala mia impellente vena di orgoglio mi spinge a farlo.
Non ho il tempo di rispondere che lo vedo girare i tacchi per poi sparire a passo sostenuto oltre l’angolo della strada.
“Vaffanculo!”
Mi ritrovo ad urlare sfogando la mia rabbia soppressa su una povera lattina di alluminio, che finisce fra le grate di un tombino.
Prendo un bel respiro nel tentativo di mandare un po’ di ossigeno al cervello per poter ritrovare quel poco di razionalità e tranquillità.
Mi appoggio stancamente alla fiancata della macchina,nascondendo il viso stanco fra le mani, rassegnato al fatto di dover assistere a questa consueta sceneggiata di odio e disdegno ogniqualvolta che ci incontriamo.
Sono stanco, troppo per poter continuare ancora così.
Riapro gli occhi e mi accorgo solo ora dello sguardo penetrante e insistente di una donna seduta sul ciglio del marciapiede.
Sula pelle si notano i pesanti segni del tempo che marchiano il suo viso e le mani, e il corpo smilzo e gracile è fasciato in vesti scadenti e sciupate.
Sbatto più volte le palpebre e chiedendomi come mai prima non avessi notato la sua presenza.
“Che c’è da fissare?Vuoi dei soldi?” Chiedo innervosito dato che i suoi occhi saggi e indagatori sembrano non aver alcuna intenzione di lasciare la presa su di me.
“Lo hai perso” Sussurra facendomi sgranare gli occhi al limite dell’umano “Lo hai perso, e forse non lo ritroverai più”
Mi ritrovo immobile ad ascoltare attonito le parole senza alcun filo logico e incapace di pronunciare una sola sillaba.
“Ma si può sapere cosa stai blaterando?E poi questi non mi sembrano affatto affari tuoi!”Esclamo irritato riprendendomi dalla shock.
Lei non risponde, ma vedo le sue labbra secche e spente curvarsi in un sorriso saccente, prima di alzarsi e avanzare con innata eleganza verso di me.
Istintivamente arretro di qualche passo finchè la mia schiena non trova contatto con la superficie metallica dell’auto.
Poi i passi si arrestano, fermandosi a qualche centimetro di distanza da me, tanto che posso quasi sentire il suo fiato sul viso.
Rimango immobile a fissare interdetto le sue labbra che si muovono freneticamente in frasi sconnesse di cui non riesco a capire il senso.
Alla fine stufo di tutto ciò mi scanso allontanandomi innervosito.
Ne ho davvero le palle piene per stasera.
“Beh cosa diavolo hai detto?Mi hai mandato una maledizione per caso?” Sbotto in tono di scherno, ma le mie esclamazioni non sembrano neanche scalfirla, infatti se ne va a passi lenti e cadenzati dopo avermi regalato un ultimo strano sorriso.
Scuoto la testa per riprendermi dalla confusione, prima di salire in macchina e partire velocemente diretto verso casa.
Parcheggio davanti al vialetto e mi avvio alla porta mentre i sassolini di ghiaia scricchiolano sotto i miei piedi.
Entro in casa buttando malamente le scarpe sul pavimento, senza preoccuparmi minimamente di dove vanno a finire, tanto non c’è nessuna Lynd-z che può sgridarmi in questo momento.
Mi dirigo in camera dove mi siedo stancamente sul letto sospirando per la stanchezza che opprime tutti i miei muscoli.
Allungo una mano per aprire il cassetto del comodino alla ricerca di un paio di calzini per poter dormire.
Frugo ancora fra i bozzi di tessuto finchè non trovo contatto con la superficie dura di un foglio plastificato.
Corruccio le sopracciglia chiedendomi cosa diavolo si nasconde all’interno del mio cassetto finchè non estraggo la mano con una foto fra le dita.
Osservo le figure dei miei compagni impressi nella carta lucida, e mi scappa un sorrisetto notando i miei capelli tinti di quell’improponibile verde che ormai non mi caratterizza da tempo.
Mi ricordo distintamente di questa foto, di quel clima caldo e sereno che si rispecchia in questi volti felici.
I miei occhi si posano quasi subito sulla figura di Frank, che sembra spiccare dalla luminosità che infonde la sua espressione e subito un sorriso spunta dalle mie labbra.
Il suo volto candido e fanciullesco e il suo sorriso sincero come quello di un bambino…
Tutto quello che io sono riuscito a distruggere.



Canto e mi scateno sulle ultime note di “The Sharpest Lives”, combattendo contro il caldo e il nervosismo che impregna l’aria.
La figura alla mia destra di Frank mette a dura prova la mia stabilità, proprio ora che sto cercando di non commettere nessun passo falso, il solo pensiero degli occhi di Lynd-z che mi fissano con disgusto mi fa attorcigliare le budella.
E lei sta assistendo al concerto, e lui lo sa.
Mi concentro perciò sul pubblico urlante e scatenato, stando a debita distanza dalla mia tentazione, finchè quest’ultima non si avvicina, salendo in piedi sull’amplificatore accanto a me.
Rimango immobile mentre le sue braccia mi circondando e abbassa la testa per arrivare all’altezza del mio viso.
Solo quando sta per baciarmi il mio cervello assimila tutto e il respiro si mozza in gola mentre la tachicardia sale.
Poggio le mani sul petto e con forza lo spingo via facendolo cadere, ma inaspettatamente si aggrappa alla mia giacca trascinandomi con sé.
In preda agli istinti lo prendo per la maglia spingendolo via con rabbia, prima che lui rovini a terra con la sua chitarra.
Che cazzo credeva di fare?!
Afferro l’asta del microfono e la lancio in una parte remota del palco, totalmente in balia della mia mente annebbiata dalla rabbia.
Non me ne frega un cazzo degli sguardi allibiti dei miei compagni di band puntati su di me, o di Frank che son sicuro mi starà fissando con sguardo assassino.
Fanculo tutto.
Prendo nuovamente il microfono posizionandomi al centro del palco, pronto per una nuova canzone.


Scendo di fretta gli scalini del palco, mentre da sfondo si sentono ancora le urla eccitate dei fan.
Il timore e la preoccupazione sembrano comandare le mie gambe che si muovono velocemente verso il camerino, ma so che questo è attribuito soltanto alla paura di vedere lo sguardo truce di Frank e sentire le sue urla.
Quasi correndo arrivo alla mia stanza ed entro dentro ignorando domande di tecnici e compagni che non sto nemmeno a sentire.
Voglio soltanto rinchiudermi nel mio bozzolo di confusione e sfogare le mie frustrazioni in compagnia di un pacchetto di Marlboro e una birra fresca.
Buttò malamente la giacca sudata su una sedia, e non ho nemmeno il tempo di sedermi che una figura che conosco anche fin troppo bene irrompe nel mio camerino spalancando violentemente la porta.

Gerard ma che cazzo combini, eh??!! Ti sembra una cosa normale?Mi hai picchiato sul palco, MA CHE CAZZO TI PRENDE?!”
La sua voce è alta, troppo, sta urlando in un modo che mai gli ho visto fare;i capelli scomposti e sudati ricadono sopra agli occhi scuri e lucidi e il petto si muove a ritmo del respiro pesante.
Non l’ho mai visto così.
Sento l’adrenalina entrare in circolo guidata da una rabbia che ormai mi sormonta completamente.

Io che cazzo faccio?!Sei te che mi sei saltato addosso mentre stavo cantando!! Sei tu che sei d’intralcio!”
Sbraio e mi alzo in piedi preso dalla foga della conversazione, scaraventando la sedia a terra.

Ah sono d’intralcio?! Non mi sembra che quando mi strusciavo addosso a te nei concerti precedenti ti desse tanto fastidio!Ma che c’è Way, non sono più alla tua altezza?!”
Sei tu che rovini lo show, che mette i bastoni fra le ruote, sempre e solo TU!”
Vedo le sue labbra distendersi in una smorfia di disprezzo e digrigna i denti, mentre ormai il suo viso è una maschera di odio.

Io rovino lo show?IO ROVINO LO SHOW?! Sei tu che mi hai scaraventato via mentre cercavo solamente di abbracciarti, tu mi hai picchiato davanti ai tuoi fan. Perchè quelli sono i tuoi fan Gerard!!E poi non venirmi a raccontare certe stronzate “ti ho respinto perché intralci lo spettacolo”, tu hai solo una paura fottuta della tua reputazione, sei terrorizzato dalle stupide opinioni dei media!!”
Sento il cuore perdere un battito e devo sostenermi alla parete per non cedere, mi sento morire come se un colpo di pistola fosse affondato nel mio petto.
Perché questa è la verità, anche se tento in tutti i modi di nasconderla gelosamente.
Ma è solo un momento di debolezza quello che mi coglie, e subito dopo mi riprendo, sostenuto da una rabbia che non accenna a diminuire.

Non so se ti è chiaro il concetto Iero: tu non devi azzardarti a toccarmi o sfiorarmi nemmeno per sbaglio, stai lontano da me CHIARO?!”
Solo dopo qualche secondo mi rendo conto di ciò che è appena uscito dalle mie labbra e il tempo sembra arrestarsi; credo di crollare quando vedo i suoi occhi sgranati e colmi di paura e
confusione, mentre il resto del suo corpo è immobile come se non respirasse.
E poi la vedo, una lacrima trasparente che solca il suo viso da bambino e le braccia ricadono lungo i fianchi come privi di forze.
Non so cosa mi stia trattenendo dall’andargli incontro adesso ed abbracciarlo, stringerlo al petto e sussurrargli che tutto andrà bene, che rimarremmo insieme sempre e comunque.
Ma non posso farlo.
Perché è sbagliato.
Perché non è giusto.
I secondi sembrano no passare mai mentre lo fisso a bocca semiaperta e col respiro mozzato; mi riprendo soltanto quando lo sento tirare su col naso e la sua voce a quasi impercettibile che sussurra frasi che mi disarmano.

Come vuoi tu Way, ti starò lontano se è questo che desideri”Mi volta le spalle e se ne va, lasciandomi solo nel camerino.
E lo schianto della porta è il rintocco che segna l’inizio della mia fine.




Mi riscuoto dai ricordi che bastardi, riaffiorano alla mente senza alcun permesso.
Non ho voglia di rimettermi a crogiolarmi nella mia distruzione anche stasera,
Ripongo la foto nel cassetto con uno scatto nervoso, ormai quel clima di serenità rimarrà soltanto un pallido ricordo impresso nella carta.
Mi alzo sospirando, diretto in cucina per un bicchiere d’acqua che serva a tranquillizzarmi.
Apro il frigorifero ma qualcos’altro al posto dell’acqua attira la mia attenzione.
Afferro la bottiglia verde con un ghigno e mi dirigo nuovamente in camera da letto.
Mi butto stancamente sul materasso, stappando la bottiglia di birra, unica compagna in questa serata solitaria.
Alla salute.


*

Mi sveglio infastidito dal suo sgradevole di quell’aggeggio infernale.
Fottuta sveglia.
Mi rigiro ancora fra le lenzuola, quando un crampo alla testa mi sorprende facendomi lamentare dal dolore.
Fanculo la birra a digiuno che mi sono bevuto.
Mi alzo con non poca fatica dal letto, e mi dirigo ancora ad occhi chiusi nel bagno.
Apro l’anta dell’armadietto alla ricerca di una qualsiasi pillola di xanax che possa darmi sollievo, ma appena la mia immagine si scontra col lo specchio sopra il lavandino sento il mio cuore cessare di battere.
E un urlo disumano riecheggia in tutta la casa.




Salve mie care figliuole, sono tornata con una nuova fic che, vi dico subito, è dannatamente triste e piena di ricordi.
Come idea è un pò folle e non sò nemmeno come mi sia venuta in mente, ma presa da un impeto di ispirazione mi sono decisa a scriverla, ed eccomi qui.
Come capitolo è un pò ambiguo ma dal prossimo comincerà a farsi luce su vari argomenti.
Spero che vi piaccia e un grzie in anticipo a chi leggerà o a qualche buona anima che deciderà di recensire.
Ah quasi dimenticavo: per coloro che leggono "love is all around" avverto che non devono preoccuparsi anche se sono in un disastroso ritardo, ma il nuovo capitolop è Work in progress, devo solo riorganizzare le idee xD

Un bacio a tutte ^^

Ari.

 

 

  
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