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Autore: Fatelfay    02/12/2016    4 recensioni
Dean e Sam riflettono su buona parte della loro vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Disclaimer: i personaggi non sono miei, che novità, ma appartengono hai produttori e ideatori di Supernatural.
Mi dispiace, ma sì, ho deciso di infestare questo fandom dopo anni di silenzio.

 


Eravamo tu ed io



Eravamo tu ed io.
Quando papà parcheggiava l’auto e prendeva una stanza in un motel, noi ci entravamo di corsa, zaini in spalla, quasi temendo che qualcuno ci potesse vedere. In quelle occasioni rimaneva poco con noi. Usciva spesso, scriveva, leggeva, poi preparava il suo borsone ed usciva, ripetendo le solite istruzioni.
Eravamo tu ed io. Chiusi in quelle quattro mura, gli zaini pronti per andarcene di nuovo, aspettavamo che tornasse, provando a non fare niente di stupido nell’attesa. Ti ricordi quanto ti annoiavi? Ti ricordi le ore piccole e la squallida tivù notturna? Ricordi i compiti fatti perché non c’era proprio nient’altro da fare? Quelle volte avevamo toccato proprio il fondo. Ma eravamo ancora solo tu ed io.
Quando hai scoperto che ti piacevano i libri è andata meglio. All’inizio papà non ha capito, ma tra di voi è sempre stato così: gridavate nella stessa lingua ma non vi ascoltavate mai. Avrei voluto che le cose andassero meglio di così, ma lui si aspettava fiducia completa e tu avevi bisogno di un motivo per fidarti. Non avrebbe mai funzionato. Sarebbe stato meglio se aveste parlato con calma, come due persone mature che si confrontano, ma tu non ascoltavi le sue ragioni e lui non te le spiegava. Eravate due teste calde.
Con i libri, hai provato a chiedere di fermarci in biblioteca prima di andare al motel. Mi ricordo ancora che papà ha risposto con un no secco e ci ha scaricato nella nuova stanza. Tu ce l’hai avuta a morte con lui per quello. Ma poi abbiamo trovato il modo di darti dei libri. In fondo, eravamo solo tu ed io.
Eravamo tu ed io sulla strada per andare a scuola e tornare a casa, le volte in cui ci fermavamo abbastanza per frequentarne una. Eravamo tu ed io a dividerci il tavolo della cucina per fare i compiti importanti, anche se tu li facevi tutti comunque. Avrei dovuto capire già da allora che avevi la strada spianata per essere un’enciclopedia nerd. Eravamo tu ed io contro i mostri sotto i nostri letti, nel buio della notte, quando i rumori ci tenevano svegli e controllavamo per la centesima volta il mondo fuori dalle finestre. Eravamo tu ed io a Natale quando non c’era niente da festeggiare e vedevamo film horror e cartoni animati, perché le commedie (romantiche) ci facevano rivoltare lo stomaco. Eravamo tu ed io quando hai preso il diario di papà. Mi chiedo ancora perché tu lo abbia fatto: avrei voluto che tu fossi un bambino ancora per un po’, ma immagino tu fossi troppo intelligente per non crescere di corsa. Non che la nostra vita non ti abbia spinto a saltare qualche tappa. Eravamo tu ed io quando non andavamo al cinema, né a divertirci e ci allenavamo in camera. Eravamo tu ed io a fare lavoro di squadra durante una caccia, mentre papà si assicurava che non ci facessimo male.
Eravamo tu ed io quando hai deciso che ti fidavi solo di me e avresti ascoltato solo me, anche quando sapevi che riportavo gli ordini di papà.
Ho creduto fosse per sempre. Ho creduto che le cose andassero meglio, ora che eravamo tu ed io. Ho creduto che potessimo farcela, se continuavo a mettermi in mezzo e a fermare le vostre teste testarde dal prendervi a pugni e dire cose che non pensavate per davvero. Ho creduto davvero che fossimo tu ed io, insieme a papà.
Ma devo aver perso qualcosa nel di mezzo. Non ho mai capito quanto tu fossi serio quando gli urlavi contro. E così ho visto tutto il mio mondo ridursi in polvere, quando l’ennesimo litigio è finito con te che prendevi giacca e borsone e sbattevi la porta dietro le tue spalle.
Credevo fossimo tu ed io. Mi sbagliavo.

 
Eravamo tu ed io.
Eravamo tu ed io per così tanti anni che credevo che non potessi essere un’entità a sé stante. Eravamo sempre tu ed io, ovunque e dovunque, visto che papà ti ha inculcato nel cervello che dovevi badare a me. Mi dispiace averti reso l’infanzia un inferno, mentre tu reggevi sopra le tue spalle di bambino tutto la nostra famiglia. Sono stato un fratello insopportabile. Eppure eravamo sempre e comunque tu ed io.
Eravamo tu ed io anche quando non eravamo chiusi nella stessa stanza di motel ad annoiarci e a farci scherzi a vicenda. Eravamo tu ed io quando a scuola ci incontravamo solo nei corridoi e alzavi una mano per salutarmi. Eravamo tu ed io quando andavi al bar a divertiti con una biondina appena vista. Eravamo tu ed io quando mi chiudevo in biblioteca per pomeriggi interi e dovevano venirmi a chiamare per poter chiudere. Eravamo tu ed io perché non rimanevamo abbastanza per farci degli amici, ma noi c’eravamo sempre. Eravamo tu ed io perché quando tornavi a casa, ero sempre lì ad aspettarti anche se a volte dormivo di già. Eravamo tu ed io perché anche quando non venivi a prendermi, sapevo che ti avrei trovato nella stanza del motel.
Eravamo tu ed io.
Credevo di non poter esistere senza di te. Credevo fossimo un’unità unica e indivisibile. Siamo cresciuti credendolo: tu lo sai meglio di me. Ci ho messo un po’ a capire che non eravamo rari esemplari di fratelli siamesi, incapaci di stare lontani l’uno dall’altro, impossibilitati a vivere separati. Scusami ancora se non mi staccavo mai da te. So che a papà non è mai andato bene, ma in tutto il caos che era la nostra vita e i continui cambiamenti, tu eri l’unica cosa sempre presente e costante. Eri tutto il mio mondo e avrei fatto tutto quello che volevi pur di non perderti. L’ho fatto. Ti ricordi come facessi di tutto per disobbedire a papà? Adesso, avrei voluto essere un po’ più accondiscendente. Ti ricordi invece come facessi tutto quello che mi chiedevi? Tu c’eri. C’eri sempre. E non mi davi ordini. Nemmeno quando urlavi e mi dicevi di tacere o di smetterla, non erano mai ordini a cui dovevo chinare la testa e ubbidire. Erano sempre delle richieste. Mi dispiace non essere stato bravo ad ascoltarti.
Eravamo tu ed io.
Ho creduto che niente potesse cambiarlo. Poi ho scoperto che eravamo due entità diverse e che potevo staccarmi dal tuo fianco. Non è stato facile: ho impiegato un po’ a capire che potevo farlo e che ero al sicuro. Scusami per essere stata una zecca appiccicata ai tuoi pantaloni. Eri l’unica cosa sicura e certa in tutta la mia vita. Eri tutto quello che avevo, eri l’unica persona sincera che non mi trattava come un’incapace.
Litigavamo. Sai quasi meglio di me quanto abbiamo litigato. Ma non era mai come con papà. Per lui c’era solo l’obbedienza cieca e l’essere quello che voleva. Tu mi spiegavi le cose, mi facevi sentire al sicuro, mi ascoltavi. C’eri.
Eri tutto per me e non ho mai pensato che le cose potessero essere diverse. Mi voltavo sempre per essere sicuro che tu ci fossi e ti trovavo sempre lì a sorridermi. Non ho mai pensato che tu potessi non tornare o lasciarmi indietro o abbandonarmi. Ogni tanto pensavo (temevo) che papà sarebbe uscito dalla porta e non sarebbe mai più tornato. Non l’ho mai pensato di te. Non mi importava nemmeno se fossimo rimasti solo tu ed io. Lo eravamo di già. Non ho mai pensato che potessi perderti. Mi salutavi ogni volta quando ci incontravamo nei corridoi e tu eri quello che papà era per te. Mi dispiace averlo capito solo adesso. Mi dispiace sapere che non chiamerà più. Mi manca, anche se per vent’anni mi sono comportato come se lo odiassi. Mi dispiace.
Eravamo tu ed io. Nel senso che eravamo due entità diverse che non potevano fare a meno di cercarsi e ritrovarsi. Ho impiegato un bel po’ a capirlo. Forse, non sono intelligente come dici. Eppure, per quanto ci allontanassimo, tornavamo sempre indietro, l’uno dall’altro. Eravamo tu ed io. Era come se non potessimo proprio lasciarci andare e vivere vite distinte. Mi è servito del tempo per iniziare a pensare al “tu ed io” come a due cose separate e distinte. E mi dispiace averlo pensato. Ho creduto che potessi sempre tornare da te. Ho creduto che niente e nessuno potesse davvero separarci. Ho creduto che non importasse ciò che poteva accadere, saremmo sempre stati tu ed io. Ho creduto che potessimo cavarcela da soli. Ho creduto di poter badare a te come tu avevi sempre fatto con me. Ho creduto fossimo tu ed io. Solo tu ed io per sempre. Ho creduto che sarebbe bastato. Non ho mai voluto farti del male, non credevo che avrei dovuto scegliere. Non ti avrei mai obbligato a farlo. Non avrei mai buttato sulle tue spalle altre responsabilità, un’altra scelta che non avresti mai potuto prendere senza spezzarti. Non credevo che avrei dovuto scegliere. Ho sempre creduto che fossimo tu ed io.
Invece ho dovuto scegliere. E ho provato a non farti del male.
Ho creduto che fossimo tu ed io. Ho creduto che niente potesse mettersi in mezzo. Mi sbagliavo.


Eravamo tu ed io.
Lo siamo sempre stati. Anche quando non c’eri e il mondo correva veloce, anche se sembrava lento con tutto quello che succedeva attorno a me. Ricordo bene quegli anni, come so che li ricordi tu. Sono stati strani, ma ci sono serviti. Credevo dovessi capire che potevo vivere da solo, avere una vita mia, potessi fare quel che preferivo. Non era vero. Non ne abbiamo mai parlato. Abbiamo buttato quegli anni da qualche parte e non li abbiamo mai citati, nemmeno per sbaglio. Non ne ho mai parlato nemmeno con papà. Appena hai sbattuto la porta di casa dietro le spalle, ha sistemato le sue cose, mi ha detto di sistemare le mie e l’ho fatto. Sai com’ero. È stata una delle poche volte che non ho eseguito un ordine fino in fondo. Ho piantato il borsone sul letto e sono uscito a cercarti. O lo facevo io o voi due non vi sareste più parlati. Lo sapevo già da anni.
Non sono riuscito a farti tornare. Tu non volevi. Credo di essermi davvero perso qualcosa nel di mezzo per non averlo capito. Non hai accettato niente da lui. Nemmeno da me. Ti sei fatto lasciare sul ciglio della strada a fare l’autostop. Non ho avuto paura per te. In quel momento non sapevo nemmeno cosa stesse succedendo.
Ricordo solo di aver preso l’auto il giorno dopo ed essermene andato a mia volta. Ho inventato di aver trovato un fantasma di cui bruciare i resti. Quattro giorni dopo mi sono svegliato in una camera di motel con il mal di testa da post sbornia peggiore della mia vita.
Credevo che sarebbe andato tutto meglio dopo. Te ne eri andato tu. Non era colpa mia, non ti avevo fatto scappare, non ero io che avevo fatto a pezzi la famiglia. Non ero io ad aver fatto a pezzi il nostro “tu ed io”. Chissà perché mi sentivo esattamente come se lo avessi fatto.
Non ne abbiamo mai parlato. Non abbiamo mai parlato di ciò che abbiamo fatto negli anni che abbiamo buttato in qualche angolo oscuro per non ripescarli più. Di sicuro a te è andata meglio che a me. Anche se non ti aspettavi che papà mi lasciasse cacciare da solo. Ce l’avrebbe fatto fare insieme, se tu fossi rimasto. Saremmo stati ancora tu ed io.
Eravamo tu ed io.
L’ho capito quando papà non ha più risposto al telefono. L’ho capito nel momento in cui nemmeno Bobby sapeva dove fosse finito. L’ho capito quando mi sono reso conto che non potevo cercarlo da solo. Eppure non ne ero davvero cosciente.
Eravamo tu ed io.
Mi ha colpito in faccia, insieme alle tue mani su di me, mentre provavi a stordirmi nel tuo appartamento. L’ho sentito quando mi hai guardato confuso e stupito e mi hai chiamato per nome. Mi mancava la tua voce. L’ho provato quando mi hai sbattuto per terra e mi hai rimesso in piedi. Eravamo tu ed io. E dopo anni non era cambiato niente. Non importava che non ci avessi pensato per giorni, che ti avessi cancellato. Cancellare un fratello dal cuore, che stupido che sono stato a crederlo. Ma eri tu quello intelligente. Lo sei sempre stato.
Jessica era davvero carina. Mi dispiace per lei. Eri davvero quello intelligente e non l’ho mai capito fino in fondo. Tu, invece, lo sapevi. E appena ne hai avuto la possibilità, hai fatto la cosa migliore. Avrei voluto seguirti. Eravamo tu ed io. Ma non potevo. C’era ancora papà. E ti sarei stato di peso.
Eravamo tu ed io.
Ma eri tu quello intelligente.
Mi dispiace solo di averti rovinato tutto.

Eravamo tu ed io.
Non l’avevo ancora capito davvero. Ero solo un adolescente ribelle che ce l’aveva con il padre e non pensava alle conseguenze. Ho annegato tutto in quelle liti, ho chiuso la porta alle mie spalle e, con quella, ho chiuso vent’anni di vita da qualche parte, per non doverci fare i conti. Mi dispiace. Ho rincominciato tutto da capo, non parlando di voi, non parlando di te. Se non ci pensavo, non faceva male. Ho creduto che un giorno sarebbe stato più facile. Ho creduto che un giorno mi sarei dimenticato di lui, di voi, di quella vita. Avevo finalmente quello che volevo, perché mi sarei dovuto lamentare? Mi sbagliavo su tutta la linea.
Eravamo tu ed io.
E io avevo creduto di poterlo cambiare e dimenticare.
Non mi è andata male, tutto sommato. Avevo quello che volevo: avevo persino una ragazza. Andava bene, considerando che non avevo mai avuto niente di simile. Non avevo nemmeno una vera idea di come sarebbero dovute essere davvero le cose. Sapevo solo che dovevo continuare a studiare e tenere i voti alti per la borsa di studio. Ho creduto di poter cancellare vent’anni dalla mia vita. Ho creduto che fosse quello che avevate fatto voi. Ho creduto che papà mi considerasse morto e che tu, volente o nolente, seguissi la sua linea di pensiero. Ogni tanto, ma solo ogni tanto, speravo che chiamasse. Dopo aver sbollito la rabbia, (ho impiegato mesi per farlo), ho sperato che chiamasse. Non mi interessava che dicesse qualcosa, ma che lo facesse. Non ho mai sperato in una tua chiamata, anche se eravamo tu ed io. L’ho capito in quegli anni. È là che ho capito che avrei dovuto rispondere a papà prima di poterti rivedere. Eravamo tu ed io. Ma non era come avevo creduto. Poteva passare di tutto tra il “tu ed io”. Poteva frapporsi di tutto. Eppure non ci volevo fare i conti. Con il passare degli anni, ho smesso di pensarci. Ti ho seppellito da qualche parte e ho finto di non aver mai avuto un fratello. Ma eravamo tu ed io. Forse, non ero così intelligente come dicevi.
Eravamo tu ed io.
Solo quando sei tornato, l’ho capito. Quando sei entrato in casa come ci ha insegnato papà. Bussare nel cuore della notte non aveva senso, non aveva classe. Molto meglio fare effrazione e farmi tornare quello che ero stato fino ad anni prima. L’avrei dovuto capire in quel momento. L’avrei dovuto capire dal primo ricordo che ho di te. Eravamo tu ed io. E mentre quasi ci ammazzavamo, sapevo già che eri tu. Non lo sapevo coscientemente, ma ti avevo già riconosciuto. Non ero così intelligente come dicevi. Avrei dovuto capirlo prima. Eravamo solo tu ed io. Eppure ti ho chiesto di riportarmi là e di lasciarmi. Sai anche tu come è andata.
Eravamo tu ed io.
Io non lo avevo ancora capito.
Non ero io quello intelligente.


Eravamo tu ed io.
L’ho capito veramente solo dopo.
Eravamo tu ed io.
Come potevi credere che non avrei fatto di tutto per tenerti?
Eravamo tu ed io.
Ho capito solo in quei giorni che valevo abbastanza da essere parte del “tu ed io”.
Eravamo tu ed io.
Come potevi credere che potessi lasciarti andare?
Eravamo tu ed io.
Mi dispiace averti fatto soffrire.

Eravamo tu ed io.
L’ho capito veramente solo dopo.
Eravamo tu ed io.
Come potevi credere che non avrei fatto di tutto per tenerti?
Eravamo tu ed io.
Ho capito solo in quei giorni che ero abbastanza per essere parte del “tu ed io”.
Eravamo tu ed io.
Come potevi credere che potessi lasciarti andare?
Eravamo tu ed io.
Mi dispiace averti rovinato la vita.


Eravamo tu ed io.
Non so cosa sia successo dopo. Non so come sia accaduto tutto quel casino. Sicuramente è colpa mia. Non sono mai stato quello intelligente della famiglia. Sai, non potevo. Non potevo proprio lasciarti e rimanere da solo. Eravamo tu ed io. Non potevi chiedermi di non farlo.
Eravamo tu ed io.
Mi dispiace. Non potevo lasciarti andare, quando non avevamo nemmeno finito le cose importanti. Ha fatto male. Fa ancora male. Eravamo tu ed io. Finché eri vivo, anche se lontano, non importava cosa succedesse, se eravamo arrabbiati, se passavamo il tempo a farci pessimi scherzi, se ogni notte potesse essere l’ultima. Non mi importava. C’eri. Eri vivo. Bastava. Non ho mai avuto molti desideri, né un vero piano per il futuro. Lo sai meglio di me. Birra, hamburger, una bella ragazza, essere ancora vivi e interi. Sembra più la lista di un soldato o di un morto che cammina, piuttosto che di qualcuno che ha tutta la vita davanti. Non è che avessi molte possibilità di arrivare all’età di Bobby. Ma ne valeva la pena, se stavi bene. Non ne ho quasi sentito il peso, finché stavi bene e sorridevi.
Eravamo tu ed io.
Non importava cosa succedesse, cosa accadesse nel di mezzo. Eravamo tu ed io. Nemmeno papà è riuscito davvero a mettersi in mezzo. Nessuna ragazza ci è riuscita, nessuno mostro. Credevi davvero che l’avrei permesso alla morte?
Eravamo tu ed io. Siamo due persone diverse, lo so, e molto probabilmente se non avessi la registrazione della voce di papà impartirmi costantemente lo stesso ordine, se non ci fosse la mia voce a ripetermi gli stessi ordini, le cose sarebbero state diverse. Se tutto fosse stato diverso, le cose sarebbero state diverse. Se non avessi ucciso i nostri nonni e papà, sarebbe stato tutto diverso. Mi dispiace. Eppure, non avrei mai smesso di stare attento a te. Sarebbe stato così lo stesso, anche senza i grandi piani per l’apocalisse. Eravamo tu ed io. È sempre stato così.
Eravamo tu ed io. Ma tu sapevi vivere una vita al di fuori del caos di famiglia. Io cos’avrei potuto fare? C’era ancora il lavoro da finire e tu non c’eri. Non sono stato abbastanza bravo, abbastanza veloce, non ho fatto l’unica cosa che avrei dovuto fare, ancora prima di cacciare. Non potevo lasciarti andare. Non potevo. Non potevo averti appena distrutto la vita, letteralmente, e non mettere le cose a posto. Eravamo tu ed io. Molto probabilmente io dipendevo da te molto di più di quanto tu dipendessi da me. Io ero quello bello, attraente, adorabile. Bel premio di consolazione. Tu almeno eri intelligente. Sei sempre stato così intelligente che eri davvero sprecato per la nostra vita, anche se averti accanto mi rassicurava che quella non sarebbe stata la nostra ultima notte. Avevo distrutto tutto, dovevo porre rimedio. Eravamo tu ed io. Eravamo solo tu ed io per sempre. Non potevo.
Eravamo tu ed io.
Non so nemmeno cosa sia successo dopo. Cioè, lo so ed è tutta colpa mia. Dovevamo essere sempre tu ed io. E se io non potevo stare senza di te, non potevo pretendere che tu te la passassi meglio. Scusami per non averlo capito davvero. Ma non sono mai stato quello intelligente. È stata tutta colpa mia. Avrei dovuto esserci e tenerti al sicuro. Ti ricordi che te l’avevo promesso? Te l’avevo promesso e me ne sono andato quando i giochi erano ancora in ballo. È stata tutta colpa mia.
Eravamo tu ed io.
Ma ero un’incapace che ha distrutto tutto. Lo sono ancora, visto che non sono riuscito a mettere le cose a posto e ti ho ferito di nuovo. Eravamo tu ed io. E tu ci hai tenuto al sicuro, quando quello invece era il mio compito. Eravamo tu ed io. Lo siamo sempre stati. Dall’inizio alla fine. Non so cosa sia successo davvero. Non so come tutto si sia incasinato, come abbiano fatto le cose a mettersi in mezzo. Eravamo tu ed io. Nient’altro. Ho creduto davvero che niente potesse davvero dividerci. Ho creduto che “tu ed io” fosse qualcosa di indistruttibile. Ho creduto che “tu ed io” esistesse e basta e non potesse semplicemente non esistere.
Eravamo tu ed io.
Non so ancora come sia successo tutto.
È colpa mia.


Eravamo tu ed io.
Non hai nemmeno pensato quando ci siamo separati per una notte. Hai fatto l’unica cosa che potevi fare. Non ce l’ho con te. Ma mi dispiace. Ti meritavi di meglio. Te lo sei sempre meritato. Che colpa ne avevi tu? Che cosa avevi fatto di così sbagliato per dover pagare per tutti? È stata tutta colpa mia. Mi dispiace per essere stato solo un altro problema della tua vita.
Eravamo tu ed io.
Lo siamo sempre stati. Ed io ero così stupido da non capirlo. Mi piaceva quando mi davi dell’intelligente. Mi piaceva quando mi prendevi in giro per esserlo. Peccato che non lo fossi davvero. Se lo fossi stato, non ti avrei rovinato la vita. Se lo fossi stato, avrei trovato un modo per mettere le cose a posto. Ci ho provato. Ci ho provato tanto e a lungo, ma non sono riuscito a fare niente. Non sono riuscito a mettere le cose a posto dopo. Eravamo tu ed io. Tu non l’hai sopportato per una notte. Io avevo finito le idee. Pensavo di potercela fare, ma stavo solo incasinando le cose. Non me ne sono nemmeno accorto. Non ero io quello intelligente.
Eravamo tu ed io.
Mi sei mancato così tanto. Non ce la facevo. Eri tutto ciò che avevo e non c’eri più. Eravamo tu ed io. E sapevo già che tutto poteva mettersi in mezzo, ma non potevo stare fermo a vedere i miei errori ucciderti. Non potevo.
Ho rovinato tutto e avevo così paura. Non è che non me ne importasse. Non è che non volessi. Mi sentivo soffocare. Dopo non è andata meglio. Era tutta colpa mia. Me lo meritavo. Ma eravamo tu ed io. Mi sembrava di non averti più riavuto indietro. Mi dispiace. Mi dispiace averti mentito. Eravamo tu ed io. Non ho protetto il “tu ed io”. Ho lasciato che tutto il resto si mettesse in mezzo. Sapevo che poteva succedere. Sapevo che dovevo tenerti per proteggere il “tu ed io”. Ma non sono io quello intelligente. Ho lasciato che le cose si mettessero in mezzo. Mi dispiace non aver fatto niente per impedirlo. Mi dispiace averlo capito troppo tardi. Eravamo tu ed io. Mi sei mancato così tanto. Ho distrutto tutto.
Eravamo tu ed io.
Ho creduto che non sarebbe mai cambiato. Ho creduto che semplicemente esistesse e ci fosse e non potesse svanire o cambiare. Ho creduto di avere sempre un posto da chiamare casa e a cui tornare. Ho creduto che non importasse tutto il resto, “tu ed io” c’era e basta.
Eravamo tu ed io.
Ho fatto di tutto per distruggerlo.
Credevo non dipendesse da noi. Mi sbagliavo.


Eravamo tu ed io.
Capire cosa significasse è forse la cosa più complicata. “Tu ed io” non era semplicemente noi due insieme. Quello era “i Winchester”. Mi manca ancora quando c’era anche papà nei “Winchester”. Ma è un incubo con cui vivrò fino alla fine, se mai ci daranno una fine. L’ho ucciso io, me lo merito. “Tu ed io” era qualcos’altro. Non era me e te insieme. Non era noi. “Tu ed io” era solo nostro, ma non c’entrava niente con noi. “Tu ed io” è sempre stato a sé stante. Ci ha cambiato la vita, ci ha influenzato, ci ha tenuto insieme anche quando era impossibile. Ma non era noi. Era tutt’altro e viveva benissimo anche senza di noi. Non siamo mai stati indispensabili per il “tu ed io”. Per noi invece era come l’aria: non avremmo mai potuto vivere senza.
Eravamo tu ed io.
Cosa ce n’è rimasto?
Eravamo tu ed io. E ora è solo caos, sangue, morte, correre tutto il tempo. Non abbiamo più niente. Eravamo tu ed io. Lo siamo ancora. Ma c’è solo quello. Non ci sono più io. Non ci sei più tu. È solo correre, uccidere, rimanere vivi e provare a cavare qualcosa di buono da tutto questo. Sono stanco. Non ne posso più. Eravamo tu ed io e tutto il resto veniva dopo. Che cosa abbiamo adesso? Che cosa è rimasto di tutto il resto? Eravamo tu ed io. Nient’altro ha mai avuto importanza. E tutto è stato spazzato via. Eravamo tu ed io. Solo, sempre e comunque. Per tutti i giorni belli, per tutti quelli brutti, per tutti i litigi, le risate, per tutte le lacrime, il dolore, per tutta la sofferenza, la pace. Eravamo tu ed io contro il mondo intero. Eravamo tu ed io in una macchina restaurata tante di quelle volte che non credo ci sia più un pezzo originale. Borsoni in spalla, chiavi in mano e armi del bagagliaio. Vecchie foto nel cruscotto, pezzi di lego e un soldato giocattolo. Eravamo tu ed io. Non c’è una casa, non c’è pace, non c’è tempo, non ci sono altre persone. Quel poco di mondo che c’era oltre a “tu ed io” è bruciato. È bruciato il tempo, è bruciato tutto. Siamo bruciati anche noi. Eravamo tu ed io. E non è rimasto nient’altro.
Eravamo tu ed io.
Mi manca.


Eravamo tu ed io.
Ma cosa eravamo noi come entità separate? Cos’era il “tu ed io”?
Eravamo soldati di carta pesta: bastava un soffio e cadevamo. Eravamo orfani e bambini soldato. Lo siamo sempre stati ma non ha mai avuto importanza. Eravamo tu ed io. Insieme potevamo tollerarlo e andare avanti. Ma non eravamo persone. Quello mai. Ti ricordi quando avevamo dei sogni, dei progetti? Ti ricordi quando rimanere nella stessa città per tre mesi di fila e andare a scuola era la cosa più normale che potessimo avere? Ti ricordi quando ci eravamo fatti un gruppo di conoscenti ed eri uscito con la stessa ragazza per più di una volta? Ricordi quando abbiamo fatto delle vere vacanze? Ti ricordi quando papà, c’era ancora papà, ci ha portati a pesca? Ti ricordi quando c’era ancora qualcosa di noi?
Ma non durava. Non durava mai.
Eravamo tu ed io.
Mi bastava. Tutto era tollerabile, sapendo che voltandomi avrei visto il tuo letto pieno, sapendo che a scuola mi avresti sorriso, sapendo che anche se papà era via, l’auto sarebbe stata sempre fuori dalla scuola quando uscivo. Non ho mai voluto il cielo. Non ho mai voluto l’impossibile. Avrei solo voluto avere una vita normale per tutti. Avrei voluto vivere in una casa dai colori pastello, lo steccato bianco a delimitare il giardino. Avrei voluto svegliarmi la mattina e litigare con te per il bagno. Avrei voluto entrare in cucina e mangiare toast appena fatti da mamma. Avrei voluto vederti sorridere sempre e dirmi di non toccare i tuoi giochi o i tuoi vestiti. Avrei voluto vedere papà con il volto sporco di grasso tornare a casa e chiederci com’era andata la giornata. Avrei voluto vedere le partite di baseball tutti insieme alla sera e dovermi inventare come fare a rimanere alzato fino a tardi per vederne la fine, anche quando era ora di andare a dormire. Avrei voluto non averti distrutto la vita. Avrei voluto non averti portato via l’infanzia. Ma erano solo fantasie irrealizzabili.
Eravamo tu ed io. Speravo che non cambiasse mai. Era tutto quello che credevo di poter chiedere e avere una buona possibilità di ottenere.
Eravamo tu ed io.
Eravamo orfani che si arrangiavano in motel a basso costo e cercavano di non morire di fame o di ammazzarsi.
Eravamo bambini soldati. Eri più bravo a centrare una dopo l’altra le lattine sullo steccato senza mai mancarne una e senza sprecare proiettili, che a ripetere le tabelline. Eravamo più bravi a pestarci a vicenda che a farci degli amici. Eravamo più bravi a mantenere in ottimo stato le armi nel bagagliaio che a giocare a campana. Eravamo più bravi a fingere e mentire che a dire la verità.
Eravamo tu ed io.
Mi bastava. Mi faceva stare al sicuro.
 
Eravamo tu ed io.
Eravamo sempre e solo tu ed io.
“Eravamo tu ed io” era tutto ciò che avevano.
“Eravamo tu ed io” è tutto ciò che hanno.
“Eravamo tu ed io” esiste e basta, nonostante tutto.
“Eravamo tu ed io” li ha uccisi.
Li ho uccisi.
Eravamo tu ed io.



 




Angolo del Nulla:
prima di tutto un paio di scuse a chi ha dovuto decifrare questo caos introspettivo, un po' ermetico, criptico e con voli pindarici di pensiero da una problematica all'altra. Davvero, so che è un casino.
Secondo, spero a qualcuno lasci qualcosa. Spero che a qualcuno piaccia o almeno muova qualcosa.
Infine, data l'ora tarda, buona notte a tutti. Anche se dopo questa cosa, non credo si possa davvero dormire bene.
  
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