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Autore: Wings_of_Glass    03/12/2016    0 recensioni
Una storia introspettiva e inverosimile che si svolge tra incontri "segreti" e chat tra Lei, una "principessa" che non crede più nell'amore e non vuole forse farsi salvare, ma che ha disperatamente bisogno di un abbraccio vero, quello pieno di affetto che ti fa sentire sulle nuvole finché quella stretta intensa dura.. e Lui, lo "stalker", il tipico bello, tenebroso e dannato, che attira tutte e vorrebbe far cedere anche lei al suo gioco. Anche se scoprirà suo malgrado che non è affatto una preda semplice da ottenere... Come andrà a finire? Forse con un sonoro schiaffo? o con un bacio rubato? o con un lieto fine da paura?
So che è un argomento già trattato in mille modi, ma spero che la mia nuova storia vi possa piacere ed intrigare, almeno quanto a me piace scriverla qui per voi :)
Dal testo:
-Lo sai.. se fossi un animale saresti sicuramente una tartaruga- mi disse così su due piedi.
-E questo che vuol dire?- gli chiesi accigliata, stava cambiando discorso di nuovo.
-Vuol dire che quando hai paura ti nascondi dentro il tuo guscio-. Si avvicinò e mi prese la mano lentamente. -Ma non ti preoccupare io sono bravo a romperli-.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo ventisei: Il calore che guarisce ogni ferita

 

Per risolvere una situazione, l'unico modo è cambiare atteggiamento.

 

Ero nervosa, ma avevo bisogno di una mano. Non conoscevo molto quel posto, quella città. Così ora me ne stavo andando avanti e indietro di fronte alla porta dell'interno 5. Che per la precisazione era dove abita quel ragazzo. Caleb. Lui era lì dietro, nascosto dal quel muro bianco, che probabilmente dormiva ed io lo avrei svegliato per chiedergli dove si trovasse il supermercato più vicino. Era vero. Potevo uscire, chiedere a un passante. Ma non so. Volevo parlargli ancora. Aveva qualcosa che mi attirava e non capivo da dove nascesse tutta quell'improvvisa curiosità. Non avrei mai pensato di poter provare una sensazione simile. Sapevo che se Nial non avesse rovinato tutto la prima volta, probabilmente l'avrei sentita anche per lui. Nial. Era così diverso da qualunque altra persona avessi mai incontrato e poi se sbagliava mi chiedeva scusa. Ma forse io non lo avevo ancora perdonato del tutto. Non avevo mai sentito tante scuse in vita mia, come che da lui. Eppure sentivo che c'era come un ostacolo che non mi permetteva di abbandonarmi completamente alle sue attenzioni. Sembrava una sorta di avvertimento. Ma non capivo esattamente per quale motivo mi sentivo sempre così titubante. Chiusi gli occhi ricordando cosa era successo di notte. Sfiorandomi la guancia dove aveva posato le labbra con insistenza. Basta, stavo diventando ridicola. Decisi che non avrei infastidito quel ragazzo dagli occhi terribilmente belli, ma non più profondi di altri color oceano che ormai conoscevo abbastanza bene. Dovevo stare calma e non perdere la testa. Stavo per dirigermi verso l'androne delle scale, quando la porta si spalancò improvvisamente. -Bel modo per dire buongiorno- sbucò quel ragazzo, praticamente in pigiama. Sempre che si potesse definire pigiama un paio di boxer ed una canottiera. Che sfacciato, infine potevo essere chiunque. Il postino, il padrone del palazzo, la signora russa col cane... Rimasi impietrita, cercando di non osservarlo e non arrossire per il disagio. -B..Buongiorno- sussurrai -scusami, sono scema-. Ero mortificata, alla fine avevo proprio fatto ciò che non volevo fare.

-Ma dai, non mi hai svegliato, ti stavo prendendo in giro. Ero già in piedi ed ho sentito dei passi- ridacchiò lui -ti serve qualcosa?-. A quella domanda sprofondai nel mio maglione. Era così evidente che mi servisse aiuto? Probabilmente avevo la faccia da pecorella smarrita.

-Sì, volevo solo sapere dove era il supermercato più vicino- risposi. Sembrava una scusa per parlargli, effettivamente lo era. Dio. Stavo facendo la figuraccia più brutta della mia vita, ma per fortuna poi non lo avrei più rivisto.

-Dista un bel po', hai la macchina?-.

Scossi la testa. Non poteva essere semplice qualcosa una volta tanto. -Ti do un passaggio se ti va, tanto devo andarci anche io-.

-Ma veramente.. non serve- cercai di sviare. Non volevo disturbarlo così tanto.

-Dammi cinque minuti che mi cambio e arrivo-. Sorrise senza darmi ascolto e rimasi sola nel corridoio. Non sapevo che fare. Qualcosa dentro di me mi diceva di filarmela via a gambe levate ed evitare quella gentilezza. Ma mi imposi di restare lì. Quando lui tornò ero persa nel mio disagio interiore e nei miei film mentali. -Tutto bene?- mi chiese, notando che ero concentrata a fissare il pavimento. Io alzai gli occhi ed annuii. Mi stavo facendo accompagnare al supermercato da un ragazzo di cui sapevo solamente il nome. Fantastico. Avevo fatto male a seguire il mio istinto. -Sì- risposi, capendo che dovevo dargli una risposta.

-Bene, andiamo- sorrise lui e quando entrammo nella sua macchina una fitta di nostalgia mi pervase. Forse quel ragazzo mi attirava tanto perché mi ricordava Alex. Era molto simile a lui in effetti, anche come atteggiamento. Lui cercò di sciogliere quella tensione che mi sentivo crescere dentro con qualche battuta. Sospirai e quasi premetti il naso contro il vetro del finestrino.

-Okay, non ti sono simpatico- pronunciò mentre era intento a guidare.

-No no- mi affrettai a dire -non è questo-.

-Brutta giornata?- mi chiese guardandomi appena.

Non potevo certo raccontargli tutto quello che avevo passato, così assentii, prima di creare un silenzio imbarazzante.

-Siamo arrivati- esordì, quando posteggiò la sua vettura in un parcheggio enorme, quasi strapieno di macchine. Lo seguii davanti alle porte di vetro telecomandate dell'edificio.

-Se hai bisogno di stare sola, anche averti solo fatto da chauffeur è un grande piacere- disse.

-No, mi...- risposi, cercando le parole giuste – potrei perdermi là dentro- indicando il supermercato. Ed effettivamente era vero, mi sarei persa in quell'enorme edificio dai vetri a specchio. L'ultima cosa che avevo fatto con Alex era stata fare la spesa insieme. Come sarebbe stato farlo con qualcun altro? Oh, ero un'idiota. Non significava nulla comprare del cibo assieme, quindi perché mi facevo prendere dall'ansia? Infilai le mani nelle tasche del giubbotto. Le giornate iniziavano ormai a farsi più fredde e cupe.

Lui sorrise – sei buffa- mi spinse leggermente dietro la schiena, senza farmi male, per farmi muovere un passo verso l'interno – ci penso io a tirarti su di morale, sempre se ti va-.

-Certo- risposi.

Pochi minuti più tardi Caleb era riuscito veramente a farmi ridere e a farmi scordare un po' tutto il resto. Mi dissi che forse non avevo fatto così male dopotutto a disturbarlo. Anche se vedevo che la gente ci guardava come se fossimo due fidanzatini. Nonostante dopo essere entrati nel supermercato, lui tenesse le distanze da me. Mi accorsi che era della stessa catena per la quale avevo lavorato tempo fa. Sperai vivamente che non sbucasse da un momento all'altro quel gran “simpatico” direttore del personale che mi aveva fatto incavolare.

Caleb prese due zucchine e se le mise ai lati delle orecchie. -Chi sono?-.

Ci pensai su. -Così ci guardano tutti Caleb!- protestai, per poi ridere.

-Non mi importa- rispose lui.

Comprammo tutto il necessario che ci serviva. Era strano. Non conoscevo per nulla quel ragazzo eppure cercava di essere gentile con me. Chissà perché. E perché me lo chiedevo? Sembravo diffidente, ostile, quasi paranoica. Forse dovevo semplicemente lasciarmi andare. Forse dovevo fare lo stesso con Nial. Probabilmente non tutti avevano cattive intenzioni con me, dovevo solo abbassare un po' le difese e scoprirlo. Infine guardavo il mondo come se tutti fossero degli assassini pronti a farmi del male, tutto questo solo perché ero sfiduciata da un passato che non riuscivo a levarmi di dosso.

Stavo giusto ringraziando Caleb, per la centomillesima volta, mentre uscivamo da quell'angusto ascensore. Capendo che per tutto il tempo mi ero sentita a mio agio. Sopratutto quando avevo smesso di farmi tutte quelle domande che non facevano altro che tormentarmi. Dovevo aprire il mio cuore agli altri se volevo che qualcuno ci facesse breccia e mi guarisse. Dovevo dare una possibilità alla me stessa che aveva voglia di innamorarsi ancora, senza paura. Capendo che chi mi diceva addio lo faceva perché non era adatto a stare nel mio mondo. Stavo così bene, mi sentivo come rinata. Quando scorsi una figura nel corridoio e il cuore cominciò a battere come un martello sull'incudine.

Una sagoma scusa era riversa per terra e chiudeva l'accesso del 7b. Un momento.. aguzzai la vista.

Che ci faceva Nial steso davanti alla porta del mio appartamento? Lasciai cadere a terra le buste della spesa e qualche parte del contenuto si riversò sul pavimento di quel freddo corridoio.

-Nial- lo chiamai, affiancandomi al suo corpo. Aveva la testa stesa contro la porta, assieme a mezzo busto. Gli occhi chiusi, come se fosse svenuto. Sembrava più pallido del solito o forse ero soltanto la mia improvvisa preoccupazione che lo faceva risultare cadaverico ai miei occhi. -Dobbiamo chiamare un'ambulanza- dissi, cominciando a frugare nella borsa.

Caleb ci raggiunse e si inginocchiò al suo altro fianco. Gli tastò il collo. -Respira-.

Nial aprì piano gli occhi, una piccola semiluna azzurra e mi afferrò il polso. -Pi..ccola?- biascicò con la voce impastata.

-Nial- lo richiamai, mettendogli le mani attorno al viso e lasciando perdere la ricerca del cellulare per chiamare i soccorsi. -Che ti prende? Che hai?-.

-Lascia stare Lucy, calmati- disse Caleb – credo che sia solo ubriaco-.

-Ubriaco?- chiesi perplessa, a me sembrava che stesse davvero male.

-Portiamolo dentro-. Caleb mi aiutò ad alzarlo ed insieme lo facemmo distendere sul divano verde. -Lucy prepara del caffè, aiuta a vomitare- mi ordinò Caleb e svelta recuperai le borse della spesa e cercai l'occorrente per fare un caffè amaro.

-Chi sarebbe?- mi chiese.

-Un mio amico-. La definizione “amico” mi uscì quasi come un sussulto.

-Gli scegli bene gli amici- disse piegando la testa leggermente a sinistra e grattandosi la leggera barba che aveva sul mento. -Scusa, è solo che è strano trovarsi un ubriaco davanti casa-.

Aveva ragione, avrei voluto sapere che gli fosse successo, ma in quelle condizioni non poteva certo dirmelo.

-Vuoi che resti con te?- mi chiese vedendomi visibilmente preoccupata. Le mani mi tremavano come se fossi una talpa senza pelo abbandonata nel polo nord. Sì, penso che in quel momento avrei tanto voluto abbracciare un orso polare e sprofondare nella sua morbida pelliccia. Che pensieri buffi, probabilmente ero sotto shock.

Caleb si avvicinò a me in un lampo, che nemmeno me ne accorsi e mi prese la busta con la polvere del caffè dalle mani. Finì lui di riempire la moca. Poi tornò a guardarmi intensamente.

-Andrà tutto bene- sussurrò piano e io in automatico lo abbracciai. Come se improvvisamente fosse diventato l'orso polare di cui avevo bisogno. Da prima lui non ricambiò l'abbraccio, come sorpreso, poi mi strinse piano. Così mi decisi a lasciarlo andare.

Guardai quel ragazzo, che senza conoscermi, mi stava aiutando.

-Grazie- sussurrai abbracciandolo ancora, e lui ricambiò quel gesto -comunque me la caverò-.

-Okay se ti servisse una mano, sono alla porta di fianco-. Questa volta si staccò lui per primo e io rimasi in imbarazzo a mordermi l'interno della guancia. Lui afferrò le sue borse della spesa e uscì, lanciandomi un'ultima occhiata prima di chiudersi la porta alle spalle, tenendo la maniglia con il pollice.

Sospirai e guardai Nial riverso sul divano. Aveva di nuovo chiuso gli occhi e sembrava che dormisse. Sperai soltanto che Caleb avesse ragione.

Avevo un mal di testa allucinante e quando mi svegliai mi sembrò di prendere la scossa. Ero in una casa non mia. Non capivo dove mi trovavo, fin quando non vidi Lucy che dormicchiava con la testa appoggiata al braccio, sul tavolo.

Mi misi la mano sulla fronte e mi sforzai di tirarmi su a sedere. Che avevo fatto?

Una nuova fitta mi costrinse a stringere i denti e alzarmi per destarla. Speravo che avesse un'aspirina o qualcosa per calmare quel fastidioso dolore.

Lei aprì gli occhi e mi fissò come se fossi un fantasma. -Come...stai?- bofonchiò, non appena si riprese da quel leggero torpore.

-Hai qualcosa per il mal di testa?- le chiesi senza indugio.

Lei annui e la vidi alzarsi e frugare nella sua borsa. Poi mi sciolse il contenuto di una bustina in un bicchiere d'acqua. -Grazie- le dissi prima di berne il contenuto.

Dopo circa mezzora iniziavo a sentirmi già un po' meglio e mi sedetti accanto a lei, su una sedia del tavolo. Stava leggendo un libro, non capivo cosa.

-Scusami, ma non so nemmeno io come ho fatto ad arrivare al tuo appartamento-. Sapevo che non doveva aver trovato una bella scena.

-Vuoi spiegarmi cosa ti è successo?- mi chiese, senza distogliere lo sguardo da quelle pagine che sembravano così preziose per lei al momento. Stava mantenendo un certo distacco.

-Ti ho... spaventato?- le chiesi, ignorando la sua domanda. Anche perché ricordavo soltanto a pezzi che cosa avevo fatto per finire in quello stato.

Lei annuì e finalmente incrociò lo sguardo col mio. -Puoi rispondermi? Per favore-.

Sbuffai. Ma poi decisi di raccontarle cosa era accaduto. In pratica quella notte, dopo averle fatto visita, ero dovuto correre in ospedale perché mia madre non si era sentita bene. I dottori non avevano potuto dirmi nulla sul malore improvviso che l'aveva colpita, solo che vederla dormiente in un letto, mi aveva ricordato l'ultima volta che avevo visto mio padre. E dopo questo, probabilmente ero andato a ubriacarmi in qualche posto. Per dimenticare o forse per annebbiarmi da quelle preoccupazioni.

Lucy mi ascoltò attentamente e poi mi posò una mano sulla spalla. Mentre io mi prendevo la testa tra le mani e mi nascondevo, mortificato. Le avevo mostrato davvero tutti i lati più brutti di me, quindi era palese che non si fosse innamorata di me. Avevo ceduto il mio aplomb per farle vedere cosa c'era nella mia anima, la mia parte vulnerabile. Dopotutto non ero diverso da lei, come non ero diverso da qualsiasi altra persona. Visto che nessuno è un supereroe in grado di sopportare tutto.

-Mi dispiace Nial- disse. Pensai che stesse per farmi una predica sul fatto che l'alcool crea seri danni al cervello o qualche altra cosa del genere, invece parlò con voce dolce. -So che non deve essere stato facile per te sopportare tutte le cose brutte che hai vissuto. Ma non ha senso tornare indietro..-.

Ci guardammo per qualche istante.

-Ecco.. vedi, quello che voglio dirti è che se stavi cercando di cambiare dal tuo passato, non dovresti lasciarti andare, dovresti essere più forte-.

Le presi la mano dalla mia spalla, trascinandola tra le mie. Come se la chiudessi in una specie di guscio.

-Da che pulpito- dissi, abbozzando un mezzo sorriso. Lei fece una smorfia, come se si ritenne offesa ma dalla mia esclamazione, ma poi la vidi pensarci seriamente.

-Hai ragione, anche io faccio un sacco di passi falsi e torno indietro, non è semplice, ma non sei da solo-.

Io annuii. No. Dopotutto non eravamo così diversi. Solo che lei non si sarebbe mai fatta vedere ubriaca da me. Lei era in grado di controllarsi, anche se spesso me la immaginavo che quando perdeva il controllo si mettesse a picchiare il cuscino o cose simili.

-Vuoi tornare da tua madre?- mi chiese, spezzando il silenzio e la ridda del mio paragonarci.

Scossi la testa. -Non so se ce la farei da solo- le risposi. Ed era vero. Avevo paura di perdere ciò che rimaneva della mia famiglia. Avevo paura di restare da solo.

-Ti accompagnerò- si strinse nelle spalle, fissando le nostre mani unite in quella stretta che avevo creato. -Sempre se vuoi- continuò.

Lì non resistei più, mi alzai dalla sedia, che produsse un rumore di scivoli sul pavimento e l'abbracciai. Perché per me era davvero la mia ancora in mezzo alla tempesta e col tempo magari mi avrebbe visto nello stesso modo. Perché non si può vivere senza calore di qualcuno che ti ami. E' la sola panacea in grado di far rimarginare qualsiasi ferita.


Angolo Autrice
Scusate per il stra mega lungo ritardo, ma eccomi qui col nuovo capitolo.. sono riuscita a terminarlo solo stamattina. Ecco inizia il cambiamento di Lucy. E succederanno un sacco di cose d'ora in poi... E' stata carina vero ad aiutare Nial? Cosa succederà ora con Caleb? Mi sono fatta una scaletta e volevo dirvi che la storia non ha ancora molti capitoli, circa una quindicina se non mi succede di modificare qualche cosa. Quindi ci avviciniamo alla fine.
Grazie ancora a tutti per le recensioni, gli aiuti e tutto.. non smetterò di dirlo ma vi adoro.

A presto.. si spera questa volta che non vi faccia aspettare troppo.

Un abbraccio. Adam. No dai scherzo. (qualcuno ha capito la battuta? Ah ah ah. Lo so, sono pessima xD)

Gaia.

 

Non sono sparita, spero di pubblicare il prossimo capitolo che vedrà dell'altra tenerezza molto presto u.u grazie per la pazienza :) Credo arriverà dopo Natale, purtroppo, scusate ma sono stata impegnata. Ringrazio tutti per non essere andati via e colgo l'occasione per augurare un felice Natale. 17/01/17 ciao a tutti, mi dispiace di avervi trascurato e di aver trascurato anche la storia, ma sono stata presa e rapita dagli alieni... no dai, da mille novità. Il capitolo è in stesura! Spero di potervelo fare leggere presto e di non sparire più.
  
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