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Autore: _blythe_    05/12/2016    3 recensioni
Missing Moment da Città di Ossa. Alec possiede dei sentimenti contrastanti. Ragione o Sentimento? Quale strada deciderà di intraprendere il più grande dei Lightwood? Leggete per scoprirlo. :)
ESTRATTO DALLA STORIA:
''Perché hai così paura di fare o dire qualsiasi cosa? Perché non riesci a guardarmi negli occhi? Perché ti ritrai subito? Perché menti a te stesso? ’’ Le sue parole mi colpirono in pieno viso. Era la verità, stava dicendo la verità, ma era così difficile per me accettarla.''
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL'AUTRICE: Buon pomeriggio a tutti! :) Rieccomi qui con un'altra FF malec un pò più lunga del solito. Ero indecisa se dividere la storia in due capitoli o meno, ma alla fine ho deciso di non farlo. Dedico questa storia ad una mia cara amica che mi sostiene e mi sopporta sempre. E' entrata da poco nel meraviglioso mondo di Shadowhunters. Ti voglio tanto bene S.! Vorrei tanto ricevere una recensione; E' importantissimo per me sapere cosa pensano i miei lettori di quello che scrivo. Vi auguro una buona lettura! Alla prossima. ♡ ♡ 

Girai la pagina cercando di concentrarmi, ma il libro era davvero noioso. Prestavo attenzione ad ogni cosa, anche la più piccola ed insignificante. Infastidito lo lanciai sul letto disfatto. Erano notti che non dormivo bene. Ogni volta che chiudevo gli occhi sognavo sempre la stessa immagine; Due occhi felini che mi fissavano nell’oscurità. Cercai di allontanare il pensiero, non dovevo pensare a quello stregone. Non potevo permettermelo … eppure ogni cosa me lo ricordava. Sembravo un dodicenne in preda a delle crisi ormonali, pensai. La porta si spalancò e Izzy apparve sulla soglia della mia camera. Era veramente bella, i capelli erano come onde armoniose che le ricadevano delicati sulla spalle, indossava una semplice gonna fino alle ginocchia e una camicetta bianca. Perché non trovavo attraente la bellezza delle donne? Cosa c’era di sbagliato in me? Sbuffai cercando di allontanare il pensiero. Izzy notando il mio umore a terra si sedette sul grande letto.
«Ehi, fratellone, cosa c’è?»
Le risposi che andava tutto bene. Non ero bravo a mentire, soprattutto con lei, mi conosceva meglio di chiunque altro.  
Alec, non mentirmi, cosa c’è che non va? Percepisco il dolore nei tuoi occhi’’, disse con la voce incrinata.
«Penso continuamente a lui» , sussurrai.
Lei che aveva capito immediatamente a chi mi stessi riferendo sorrise dolcemente e aggiunse: «Perché non lo chiami?»
Non se ne parla proprio, dissi quasi urlando. No no, non se ne parla proprio. Fissai le mie mani intrecciate sperando che Izzy lasciasse quella conversazione a metà, ma non lo fece ovviamente. Era così testarda.
«Alec, ha vegliato su di te tutta la notte quando sei stato ferito. Nonostante fossi terrorizzata all’idea di lasciarti, sapevo che eri in buone mani, anzi, in buonissime mani, sorrise maliziosamente.»
Fissavo il muro bianco e spoglio, proprio come il mio cuore, provando a dire qualcosa, ma mia sorella mi fece cenno di no con la testa.
«No, Alec, tu non capisci, non capisci!»
Quando sono entrata in infermeria per vedere come stavi Magnus si era addormentato al tuo fianco. Non voleva lasciarti solo, anche se sapeva che eri al sicuro all’Istituto.
Voleva starti vicino nonostante tu fossi incosciente. Mi sentì avvampare.
«Io.. io non so cosa dire» , borbottai.
«Alec, ti prego, chiamalo. Ti sentirai meglio, fidati.»
Si alzò dal letto lasciandomi un lieve bacio sulla guancia e uscì dalla stanza. Izzy, la mia dolce e testarda sorellina, l’unica in grado di capirmi davvero.
Si era fatto buio, mi feci una doccia e mi stesi sul letto. Cercai di chiudere gli occhi e di addormentarmi, ma sapevo che se lo avessi fatto due occhi dorati mi avrebbero perseguitato. Sbuffai, cercando di allontanare il pensiero, ma non ci riuscì. Ricordai la sera in cui lo vidi per la prima volta. Eravamo andati nel suo loft per cercare delle informazioni riguardanti il passato di Clary. Era vestito in maniera davvero stramba ed era cosparso di glitter dalla testa ai piedi; Sorrisi al ricordo. Guardai l’ora, erano le ventitré passate. Presi il telefono girandolo non so quante volte tra le mani; Feci un bel respiro, deciso a scrivergli e cercai il suo numero tra la rubrica.

«Ciao Magnus, sono Alec, il ragazzo dagli occhi blu.» , molto probabilmente non si ricordava neanche chi fossi. Dopo neanche due minuti il telefono vibrò segnalando l’arrivo di un nuovo messaggio.

«Alexander, come potrei dimenticare i tuoi meravigliosi occhi blu?» sorrisi, leggendo le parole scritte dallo stregone.


«Scusami per l’ora, ma volevo parlarti faccia a faccia, se non è un problema» , indugiai prima di schiacciare il tasto invio.


«Non è assolutamente un problema, ti aspetto nel mio loft.» Risposi con un semplice okay e inviai il messaggio.


Cosa stavo facendo? Mi ero per caso fritto il cervello? Sarei andato nel suo loft di notte non sapendo neanche il motivo per cui lo stessi facendo. Non dovevo dirgli niente, volevo solamente vederlo. Era difficile ammetterlo, ma era la pura e semplice verità. Una spaventosa verità. 
 
                                                                   
                                                                                                        *                *                *                *


L’aria era davvero fredda, accelerai il passo trovandomi dopo neanche dieci minuti davanti al suo citofono. Suonai il campanello cercando di calmarmi, presi un bel respiro e iniziai a fare gli scalini a due a due finché non mi trovai faccia a faccia con i suoi meravigliosi occhi felini che tanto avevo bramato che mi fissavano con aria divertita.
«Buona sera Alexander» , disse sorridendomi.
«Ciao Magnus» , borbottai fissandomi le scarpe che improvvisamente trovavo molto attraenti. Perché dovevo comportarmi così? Sembravo un completo deficiente mentre lui.. lui era così meraviglioso. Entrai nel loft soffermandomi a guardare l’arredamento che era diverso rispetto a quello della festa, era molto più sobrio.
«Allora, di cosa volevi parlarmi?» , disse interrompendo i miei pensieri.
Ecco, il tanto temuto momento era arrivato. Cosa avrei dovuto dirgli?
«Io volevo ringraziarti» , improvvisai.
Mi maledissi da solo, ero una frana a raccontare le bugie. Vidi apparire un’espressione interrogativa nel viso di Magnus.
«Ringraziarmi? Per che cosa Alexander?» , disse.
«Ti prego, chiamami Alec» , sussurrai.
«Beh, mi hai salvato la vita l’altra volta con le tue cure e io non ti ho neanche ringraziato, quindi grazie.»
«Sei venuto fino a Brooklyn nel pieno della notte per ringraziarmi? Non potevi mandarmi un messaggio?» , disse in tono calzante.
Sapevo cosa stava facendo, voleva che mi aprissi nei suoi confronti e che soprattutto lo guardassi dirtto negli occhi. Interruppe l’imbarazzante momento chiedendomi se volessi qualcosa da bere. Io sorrisi ed accettai. Ci sedemmo sul suo divanetto di pelle nera sorseggiando due drink che lui stesso aveva fatto apparire su un vassoio appoggiato sul tavolino. Lo presi ringraziandolo e non volendo gli sfiorai le dita. Il mio corpo fu scosso da brividi, cercai di non darlo a vedere bevendo tutto d’un fiato il drink arancione all’interno del bicchierino. Lui sorrise lievemente incrociando le gambe.
«Raccontami qualcosa di te» , disse con ancora il sorriso sulle labbra.
«Non c’è molto da raccontare, sono un cacciatore, uccido i demoni nella mia vita. Non sono una persona interessante.»  
«Permettimi di dissentire, non lo sei ai miei occhi. Sei molto interessante Alexander», disse.
Avvampai sentendo quelle parole. Non sapevo dove posare lo sguardo. I suoi occhi mi mandavano in subbuglio.
«Guardami, Alec, hai degli occhi bellissimi; Sei davvero adorabile, sai? Arrossisci per qualsiasi cosa ti dica. Adoro questo tuo lato.»
«Io lo odio, invece, dissi a voce forse fin troppo alta. Non mi permette di dire ciò che penso.»
«Cosa pensi in questo momento?» disse lo stregone cercando il mio sguardo.
«Volevo tanto vederti» , sussurrai, sorprendendomi dalla verità delle mie stesse parole.
Alzai titubante lo sguardo verso i suoi meravigliosi occhi felini. Erano così luminosi, nonostante l’appartamento fosse poco illuminato i suoi occhi brillavano di luce propria.
«Oh, Alexander, anche io non vedevo l’ora di rivedere i tuoi meravigliosi occhi blu» e mentre lo disse appoggiò una mano sulla mia gamba. Mi ritrassi immediatamente maledicendomi all’istante. Magnus si rabbuiò scostando la mano. 
«No, no.. scusami Magnus, non mi dà fastidio il tuo tocco, anzi..»
«Perché hai così paura di fare o dire qualsiasi cosa? Perché non riesci a guardarmi negli occhi? Perché ti ritrai subito? Perché menti a te stesso?»  Le sue parole mi colpirono in pieno viso. Era la verità, stava dicendo la verità, ma era così difficile per me accettarla. Mi girai verso la finestra osservando la città illuminata. Era così difficile, troppo difficile.
«Perché non permetti a nessuno di amarti come meriteresti? disse con un filo di voce.
«Magnus... io non posso» , sussurrai.
«Alexander, non devi vergognarti, non con me, almeno. Sii te stesso per una volta. Guardami negli occhi e dimmi il vero motivo per cui sei venuto da me.»
«Lo sai perché sono qui» , sussurrai con la voce rotta.
«Certo che lo so, voglio soltanto sentirtelo dire.»
I nostri occhi si fissavano con evidente desiderio. Azzurro e oro che si mischiavano insieme, creando perfette sfumature.
«Voglio te, ho solamente paura dei miei sentimenti, ho paura di quello che mi potrebbe succedere se mi lasciassi travolgere da quello che provo per te in questo preciso momento» , dissi con una sorprendete sicurezza.
Magnus spalancò gli occhi evidentemente sorpreso dalle mie parole. Per una volta lo avevo lasciato a bocca aperta, sorrisi complimentandomi con me stesso.
Senza dargli la possibilità di replicare, mi gettai sulle sue labbra. Erano così dolci, morbide e sapevano di sandalo. Le nostre bocche si schiusero. Denti contro denti, bocca contro bocca. Era tutto così perfetto. Il mio corpo bruciava, desideroso di toccare ogni centimetro di quella pelle bronzea che tanto avevo bramato ogni notte. Mi scostai guardandolo negli occhi, erano così luminosi e belli.
«Alexander, è meglio che ti allontani, se non vuoi che ti salti addosso. In questo momento sei incredibilmente bello.»
Risi e mi spostai. Avevo regalato una parte di me stesso con quel bacio. Magnus appoggiò una mano sulla mia guancia bollente. Quel semplice contatto mi fece rabbrividire.
«Sei così inesperto e innocente, mi fai impazzire.»
Non sapevo dove guardare, ero davvero imbarazzato, ma felice. Una felicità mai provata in vita mia.
«Ci possiamo vedere ancora? Posso venire domani, se vuoi.» 
Non volevo più staccarmi da quello stregone. Non volevo e non potevo. Ogni fibra del mio corpo lo desiderava.
«Certamente Alexander, non ti lascerò andare tanto facilmente, vieni a trovarmi ogni volta che lo desideri.»
Quella notte, quando tornai all’ Istituto, mi addormentai ricordando il sapore delle sue labbra ancorate alle mie.
Avremmo affrontato le difficoltà insieme. Morfeo, dopo giorni, mi accolse beatamente tra le sue braccia.




  
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