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Autore: kissenlove    05/12/2016    0 recensioni
"Beh?" - domando, aggrottando la fronte. "Allora?"
"È dell'ospedale.." precisa il mio vecchio, stropicciandosi il volto con una mano. "Ti ricordi le ultime analisi a cui ti sei sottoposto?"
"No"
Le ultime analisi? Non capisco.
"Tesoro, i valori non sono affatto nella normalità" mi spiega, questa volta, mamma soffocando un singhiozzo. "C'è la possibilità.." si blocca, incapace di terminare la frase. Mio padre le stringe di più la mano, cercando di trasmetterle una forza che anche lui non ha.
Avverto il cuore venire pugnalato, infilzato, come quelle bambole, di tanti spilli appuntiti. Faccio fatica a respirare, sento la gola stringersi, l'aria non venire più assorbita dai polmoni. Mi sento morto ancora prima di esserlo.
"André, i dottori hanno deciso di sottoporti a esami specifici del caso. Vogliono escludere che..."
"C'ho un cancro?"
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Salvami
(che con te non ho paura)

Andrea.

15 dicembre 2008

La notte amplifica ogni suono, persino quello più flebile, quello che non ti aspetteresti di sentire.

Avanzo, a piedi nudi, verso la fine del corridoio. Il mormorio diventa più chiaro, più reale, finché non distinguo anche un singulto nel mezzo della conversazione. Mi ancoro allo stipite della porta e con la coda dell'occhio osservo, tentando di non farmi scoprire. Vedo le sagome di due persone. Una, china sul tavolo, che stringe tra le mani una specie di busta, l'altra cammina avanti e indietro. 
“Io... non posso...” un nuovo singulto spezza ciò che stava per dire; la corazza, fragilmente custodita, si distrugge. 
“Com'è potuto accadere!” urla l'altro, mio padre, dall'altro capo della tavola. Si scompiglia i capelli nervoso, mentre batte un pugno sul tavolo. “Perché?” 
La donna non dice nulla. 
Scuote la testa come un'automa.
“Perché.... proprio a mio figlio?” continua a mezza voce.
“Perché cosa, papà?” m'intrometto, uscendo fuori dal nascondiglio per guardarli in volto, per capire cosa succede.
Osservo i loro occhi. La stanza è avvolta nei buio, c'è una parte della cucina che invece non lo è.
“Cosa fai ancora sveglio, Andrea?” finge di mostrarsi arrabbiato. 
La paura gli fa tremare la voce, il suo corpo è teso come la corda di un violino destinata a spezzarsi. 
“E voi?”chiedo, cogliendolo impreparato. Sulle prime non sa cosa fare, cosa dire, poi i suoi occhi vagano alla ricerca degli altri due. Quelli non lo fissano.
Sono assenti, come se la sua mente non fosse più li, ma altrove, dove si respira quella felicità eterna. 
“Di cosa parlavate prima?” 
Gli occhi di mio padre si voltano. So quando c'è qualcosa che non va, ho il potere di percepirlo. 
Il nostro corpo è un insieme di energia – principalmente cinetica– e questa ci permette di muoverci. Questo costante flusso di energia viene incrementato dalla mente, e tutte le volte che un sentimento negativo ci colpisce, questa energia tende ad assottigliarsi.
Si trasforma e diventa un fulmine, ogni qualvolta le sinapsi del nostro corpo entrano in gioco. Quello di mio padre è un tornado, quindi qualcosa lo preoccupa e molto. 
“Vi ho fatto una domanda!” la mia voce si alza di un'ottava. A quel punto anche mia madre è costretta a tornare coi piedi per terra.  
“Andrea...” mi chiama mio padre. Una nuova pausa si sviluppa nel discorso, facendomi perdere l'ultima particella di pazienza. 
“Voglio sapere cosa succede!” ormai ho esaurito ogni proposito che mi ero imposto prima. 
“Non.succede.nulla” scandisce ogni parola per convincersi. 
“Che cazzata è mai questa!” sbotto.
Ho quattordici anni, sono ancora un ragazzino, ma non stupido. 
“Non è questo il modo, André!” mi rimprovera mia madre, tenendo quel dannato foglio fra le mani. 
È da un pezzo che lo guardo. 
Quel foglio di carta ha cancellato il sorriso dei miei genitori e il mio. 
“Mi state trattando da deficiente.” mi avvicino al tavolo, spingendo le mani sul bordo della sedia con rabbia. “Ho quattordici anni, vi ricordo. Non sono un deficiente se è questo quello che pensate! Ho smesso tempo fa di esserlo, ora vi chiedo, per favore, di essere chiari con me.” sono stufo delle mezze parole, voglio la verità. 
I loro occhi si incontrano. I loro sguardi parlano, si scambiano la sofferenza che provano. Mia madre gli fa un cenno con la testa. 
André, ti diremo la verità” mormora lui, dopo aver ricevuto l'esplicito consenso da mia madre. 
“Quanto la fate lunga!” 
Promettici che sarai forte, qualunque cosa accada.” dice mio padre, ignorando le parole di prima. Ancora giri di parole. 
“Promettilo, André” sussurra mia madre, prendendomi la mano. 
“Se ci tenete tanto... okay” e intanto penso che sia assurdo rivolgermi una simile richiesta, come se tacitamente mi stessero preparando a un colpo forte. 
“Okay” ripete mio padre. Un altro furtivo sguardo con mia madre. 
“Giovanotto, siediti qui” mi indica la sedia di fronte a loro. Sbuffo, perché dovrei sedermi?
“Per una volta fa come ti diciamo noi, André e non fare domande” e sono costretto a prendere posto, anche se non voglio. La stessa cosa fa mio padre, disponendosi accanto a mia madre e facendo scivolare una mano nella sua. 
Ora siamo faccia a faccia. 
“André, quello di cui stavamo parlando è una cosa che riguarda te, figliolo” dov'è la novità
“Abbiamo ricevuto una missiva oggi” prosegue mia madre, facendola sventolare sotto ai miei occhi. Fin qui ancora niente di nuovo... “Beh?” – domando, aggrottando la fronte. “Allora?”
“È dell'ospedale..” precisa il mio vecchio, stropicciandosi il volto con una mano. “Ti ricordi le ultime analisi a cui ti sei sottoposto?”
“No” 
Le ultime analisi? Non capisco. 
“Tesoro, i valori non sono affatto nella normalità” mi spiega, questa volta, mamma soffocando un singhiozzo. “C'è la possibilità..” si blocca, incapace di terminare la frase. Mio padre le stringe di più la mano, cercando di trasmetterle una forza che anche lui non ha. 
Avverto il cuore venire pugnalato, infilzato, come quelle bambole, di tanti spilli appuntiti. Faccio fatica a respirare, sento la gola stringersi, l'aria non venire più assorbita dai polmoni. Mi sento morto ancora prima di esserlo. 
“André, i dottori hanno deciso di sottoporti a esami specifici del caso. Vogliono escludere che...” 
“C'ho un cancro?” non voglio nascondere nulla a me stesso. Voglio la forza di gridare che forse ho un fottuto cancro chissà dove. 
Mia madre singhiozza, sempre più forte. Ormai non ha più la forza di trattenere le lacrime, sgorgano dai suoi occhi, mentre si appoggia alla spalla del marito.
“Ho un cancro” termino, alzandomi, e afferrando la sedia la scaravento a terra. “Cazzo!” impreco, furioso con me stesso, con il mio corpo che da qualche parte ha smesso di fare il suo dovere. 
I miei due vecchi trasalisono. 
“Quando volevate dirmelo eh?” guardo lui e poi lei. “André hai il cancro, un fottuto cancro mentre facevo la chemio o peggio in punto di morte?” Mio padre fa no con la testa. “Beh, mi dispiace! L'ho scoperto prima” mi volto di spalle. Non voglio vedere nessuno.
“Aspetta, André!”
Non ho voglia di aspettare che la morte mi prenda con sé. Ho vissuto talmente poco la mia vita. 
Non ho baciato una ragazza, non mi sono concesso una serata in discoteca, né una sbronza. Avrei dovuto fare tutte queste cose. 
Un fottuto cancro mi farà fuori nel giro di qualche anno e me ne andrò. 
“Se dovessi avere il tumore, io e mamma lotteremo con te. Ti faremo guarire, tornerai ad essere un classico ragazzino del liceo.”
No, a che serve lottare? 
“Farai la chemio, andrà bene ok?”
La chemio, ci mancava questa.
“Hai sentito, André?”
Mi volto di poco e mormoro, con gli occhi lucidi di pianto, ma anche di tantissima paura.
“Voglio stare.. solo






***

E Kissenlove torna dall’oltretomba con un tematica molto, molto, complicata ovvero quella del tumore. Chi di voi, non lo auguro a nessuno eh... si è mai scontrato con questa realtà che distrugge la quotidianità, la vita in meno di un secondo? Beh, per alcuni è un colpo durissimo... ma in questa storia scoprirete un nuovo aspetto della malattia, e capirete che magari questo stato aiuta a vivere, seppur sapendo di non poterlo fare ancora per molto tempo.
Io spero che vi piaccia, anche se è un tema delicato... e magari lasciatemi qualche piccola recensione, kay?
Vi aspetto :)
La  vostra K.

 

   
 
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