Poi il buio





Il  freddo pungente inizia a farsi sentire non appena capisco di aver smesso di sognare.
Stringo gli occhi e mi rigiro nel letto, non voglio alzarmi, non voglio dimenticare.
Mi sforzo di riportare la mente indietro nel tempo, di qualche ora, o forse qualche minuto, qualche secondo.
Ancora niente. Il ricordo è confuso, non ho nessun indizio. Non ricordo nulla chiaramente.
L’unico motivo che mi prega, mi supplica, di non mollare questa assurda ricerca di sapere, è quella sensazione insolita di felicità.
Nei sogni io sto bene, nei sogni io mi sento completa.
Ora vedo la sua faccia, adesso mi da la mano, poi il buio.
Perché la mente non riesce a ricordare il seguito del sogno?
Io ho bisogno di ricordare. Ho bisogno di riprovare quelle emozioni, quelle sensazioni che solo nei sogni riesco a provare.
Mi rigiro nel letto. Voglio essere felice, voglio sognare. Ancora.
Ha spostato la sua mano sul mio volto: ho deciso io questo piccolo dettaglio.
Dei brividi mi invadono il corpo. Questa volta non è il freddo.
Lui si avvicina, mi da la mano, vedo la sua faccia, mi accarezza la guancia.
Diventa quasi una monotonia.
Forse sono io che non voglio cambiare il sogno, non voglio proseguirlo, perché è proprio questo il punto in cui io sono felice.
Ormai la mente è quasi sveglia del tutto, le immagini non sono più chiare. Lentamente svaniscono.
Mi accarezza la guancia, si avvicina al mio viso.
Ora le immagini non esistono più, sono io a parlare.
Si avvicina al mio viso, poi il buio.
Apro gli occhi, aspetto la sera.