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Autore: Made of Snow and Dreams    07/12/2016    0 recensioni
Strani eventi cominciano a disturbare la vita dei nostri killer: macabre scoperte, gente spaventata per un pericolo sconosciuto, corpi ammassati nella foresta. Cosa sta succedendo? Chi sta minacciando il territorio dei nostri assassini? Chi è il nemico?
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Un paio di avvertimenti è sempre meglio farli:
Il linguaggio, con la venuta di Jeff e l'alternarsi delle vicende, non sarà proprio pulitissimo.
Dato che il mio progetto include la presenza dei miei Oc (quindi ho detto tutto), saranno presenti scene di violenza varia con un po' di sangue (un po'? Credeteci pure...).
Spero vi piaccia.
P.S. Fate felice una scrittrice solitaria con una recensione, si sentirà apprezzata!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Notti di noi






Frammenti




Le palpebre di Tim sono adagiate sulle guance rilassate. Non c’è traccia d’affanno sui suoi tratti dormienti – sono rare le volte in cui lo si può definire sereno – e il petto incanala aria lentamente, senza fretta, in pace con se stesso. Qualche ciocca ribelle è adagiata sul volto pallido, e la mano fredda di Brian si affretta a scostarla con infinita tenerezza per evitare di svegliare l’amico – perché perdersi in quei mondi castani sgretolati da interminabili processi sui suoi istinti irreprimibili e i suoi sensi di colpa è doloroso, soprattutto se l’unica reazione alle sue premure è quell’irrigidirsi dei muscoli facciali in un’espressione indecifrabile e arcana come la maschera che sovente copre il suo viso.  Le loro schiene sono riverse sullo stesso materasso che odora di terra umida, fianco a fianco, entrambi silenti. Il capo di Tim poggiato sulla spalla sinistra di Brian, con il naso che affonda nell’incavo umido del collo, la mente persa in labirinti di sogni monitorati da grammi di polverine bianche. Brian approfitta di quell’idillio di pace per poter godere del calore sprigionato dalle membra di Tim, e istintivamente le sue dita carezzano protettivamente la spalla ferita del giovane uomo addormentato accanto a lui in una morsa dal sapore di ritorni gioiosi a casa, di vite trascorse cimentandosi tra lavori normali e uscite notturne tra amici, ubriacature e risate squillanti e decise.

Un lieve contrarsi delle guance è il malinconico sorriso di Brian in risposta a quel panorama irrealizzabile. Quella piccola vena di tristezza ne approfitta per palpitare nel suo petto quando, nel silenzio tombale che regna nel casolare abbandonato, scandito solo dai loro respiri lievi che producono effimeri soffi di condensa destinati ad estinguersi nel gelo, involontariamente i suoi occhi socchiusi sfogliano gli istanti più belli della sua vita precedente.

Un intreccio di progetti mai completati e mai per scelta. Dopo il liceo una pausa di caotiche idee per decidere come sfruttare pienamente i propri sogni, segnata dai vagabondaggi per le strade dell’Alabama. Un adolescente tranquillo e pacato, non aggressivo, in cerca della sua strada verso il mondo, impegnato a testare ogni lavoro, ogni consiglio, ogni vocazione. Poi la decisione per perseguire gli studi all’università, e buffo era stato l’attimo in cui, nel bel mezzo di una lezione che aveva solo saputo ispirargli sospiri annoiati, l’illuminazione che avrebbe distrutto ogni altra tentazione era giunta: la cinematografia. Il suo unico obbiettivo nella vita, lo scopo per cui era stato creato, era essere un attore. La rivelazione era stata così sconvolgente – e un altro sorriso, provocato dalla sincera felicità che il ricordo successivo gli ricorda, nasce nei suoi occhi – che una settimana dopo aveva abbandonato tutto per potersi iscrivere a un corso accelerato di recitazione.

Era stato lì che aveva conosciuto Tim. Allora un ragazzo taciturno – ora tutto meno che quello -, timido e insicuro – ora sfrontato, spericolato, pazzo -, con un universo di paure a gravargli sulle spalle, timori che celava quando era in compagnia – quelle stesse paure che ora lo aggrediscono con violente scariche di rabbia ingiustificata.

Il caso aveva voluto che la sua riservatezza completasse la positività di Brian. Lentamente, come due calamite dalle cariche opposte, i due erano riusciti a limare i reciproci spigoli caratteriali per gettare le basi di un rapporto che – e il corpo di Tim accanto a lui ne era la prova – sarebbe durato tutta una vita. Le confidenze col tempo erano divenute così intime che Brian sapeva dei farmaci che l’amico era costretto ad assumere e del cassetto in cui era solito riporli, sebbene l’argomento non fosse mai stato approfondito più di tanto per non provocare imbarazzo tra i due.

Poi era sopraggiunto l’appello di Alex Kralie. Per quanto il copione contenesse delle battute abbastanza scontate, il progetto Marble Hornets poteva essere l’occasione perfetta per farsi conoscere in giro come attori. E ci aveva creduto davvero Brian, deponendo la propria firma e il proprio indirizzo e-mail sul blocchetto in casa di quel ragazzo che aveva così tanta fretta di definirsi ‘regista’. Aveva alte aspettative, al contrario di Tim. Reticente già di suo ad entrare in quell’appartamento, aveva scelto di azzardare a interpretare alcune battute scritte nel provino per zittire le insistenze dell’amico. Con sua sorpresa, entrambi avevano ottenuto le parti desiderate.

Gli occhi di Brian si ribaltano all’indietro quando tenta di scacciare le settimane successive che avevano finito per segnare entrambe le loro vite. Sente Tim sospirare contro il suo collo e la sua mano sinistra flettersi in avanti, e le sue carezze diventano appena più insistenti. La fronte del proxy dormiente preme sulla sua guancia, ed è piacevolmente calda in quella bolla di gelo in cui entrambi sono adagiati. Un freddo che non accenna a diminuire, anche se dalle finestre sbarrate da delle lastre di legno i suoi occhi possono intravedere delle prime luci bianche a scacciare la condensa che appanna le vetrate.

Un freddo che ha il sapore del pericolo.

Un freddo che li priva di una luce che non potranno mai vedere.

Un freddo che condanna le loro vite, ogni notte della loro misera esistenza.

‘Brian… ‘ biascica Tim, con la voce impastata dal sonno.  Mai in altre occasioni a Brian gli è parso più indifeso e insicuro, con le palpebre appena schiuse per scandagliare la presenza dell’indesiderata luce e il giaccone a coprirgli il petto fasciato dalle garze. 
‘Sì, Tim. ‘ sussurra Brian di rimando, con tono calibrato per non ferirgli l’udito. I suoi polpastrelli affondano nella pelle arrossata con prepotenza, non curandosi delle impronte che lasceranno sull’epidermide, e finalmente stringono: per imporgli la sua presenza, per comunicargli il suo sostegno. Preme, avviluppa quel pezzo di carne viva, e fissa gli occhi di Tim mentre un gemito strozzato gli si soffoca in gola. Ghermire con tanta ferocia l’altro proxy lo appaga ogni suo bisogno, stroncare sul nascere ogni protesta liquida i suoi sorrisi affettuosi e ponderati e soverchia il suo ordine interiore. Si umetta le labbra, e si schiarisce la gola. ‘Sono qui. ‘
‘Lo so, ti sento. ‘ Ed ecco che quelle iridi lo travolgono senza pietà, due mondi lacerati da rimproveri troppo duri e insoddisfazioni umilianti, dettate da minacce millantate di un padre ingiustamente severo nei confronti del figlio imperfetto. Parole e parole e parole, dieci volte più taglienti delle accette di Toby Rogers e dieci volte più inflessibili della sbarra d’acciaio di Tim, abbandonata a pochi metri da loro.  ‘Forse anche troppo. Fai male. ‘

Una voce che ha perso ogni impronta d’aggressività. Persino la sua repulsione al contatto fisico sembra essere stata uccisa.

‘Scusa. ‘

E’ un bizzarro scambio di voci. Gli occhi felini di Tim lo rimproverano, ridendo quell’eccesso di libertà. Osserva con divertimento il sangue affluire sottopelle per arrossare le gote del suo unico e vero amico, si burla della sua audacia. Ma sa che non è colpa del suo Brian. Né è colpa sua. Non è colpa di nessuno se le loro mani hanno bisogno di sfiorare il corpo dell’altro, che sia una mano, il collo o una clavicola: sarebbe penoso privarsi del sollievo di aggrapparsi alla loro reciproca ancora che li mantiene arenati alla loro vecchia vita.

‘Sai che non me ne faccio niente delle tue scuse, Brian. Sono già a posto così. ‘ soffia. Infrange ogni divieto che si è autoimposto sfiorando quella mano violenta con i polpastrelli. Ne carezza il dorso e lo sfrega con il pollice per comunicargli che c’è, che esiste anche lui, che il suo corpo sta assorbendo i sedativi anche se la sua paralisi gli impedisce di muoversi e l’orgoglio di ringraziarlo come merita. ‘Almeno mi hai svegliato. Da solo non ci sarei riuscito, questa merda mi appesantisce le palpebre. ‘

Entrambi gettano un’occhiata al barattolo delle pastiglie. Una presenza microscopica in mezzo alla confusione che regna sovrana, ma oscenamente imponente da rimuovere. Con le sue targhette aranciate è la loro tortura più dolorosa e la loro più grande salvezza, la più pericolosa arma di ricatto nei confronti dell’Operatore. Spicca tra la polvere e la sporcizia accumulatasi negli angoli delle pareti il tubetto pieno a metà. Tim lo guarda con indifferenza, Brian con una punta di angoscia mentre approfitta dell’occasione per riprendere il controllo di sé. Il silenzio minaccia di travolgere tutto con le sue urla di panico e dolore, di minaccia e delirio, di follia e risolutezza, così è proprio Tim che decide di immolare se stesso per contrastare quella minaccia incombente.

‘Però ora mi sento meglio, più riposato. ‘ mormora con l’ombra di un sorriso riconoscente. ‘Quanto ho dormito? ‘
‘Credo tutta la notte. ‘ conferma Brian. Chiude gli occhi per qualche secondo e, quando li riapre, annuisce. I muscoli del collo si ingrossano quando sporge il capo per indicare con il suo profilo il vetro sporco, la loro unica meridiana. ‘Le finestre sono illuminate, guarda. ‘
Tim segue con lo sguardo la direzione indicata e si sofferma sulle incrostazioni nere che ostruiscono la visuale. Sono organiche, troppo variopinte per poter essere dei semplici cumuli di terra. ‘Davvero. ‘ Annuisce, ma le sue iridi guizzano d’apprensione. ‘ Lui ha chiamato? ‘
‘No. Tutto tace. ‘ ridacchia Brian. Fa leva con gli addominali per sollevare il busto, ignorando lo sfregamento dei suoi capelli arruffati sulla parete umida. Inclina il sopracciglio destro quando un sorriso dolce fiorisce sulle sue labbra, e quando le sue dita riescono ad incastrarsi con quelle bollenti di Tim, raccoglie tutte le sue energie per impedire al suo istinto di dettare qualche azione fin troppo avventata. ‘Perché questa domanda? Preferivi portarti avanti con i compiti per riposare più tardi? ‘

Percepisce l’altro scuotere la testa quando appoggia la guancia sui suoi capelli scuri per donargli tutto il calore che riesce a trasmettere.

‘No. Ho chiesto e basta. Nessun perché. ‘

Come se non ti conoscessi a fondo, Tim. Come se io non sappia cosa accadrà da qui a poche ore. Ho letto la durata delle tue pasticche. Le ho provate io stesso.

Maschera tutto con l’ennesimo sorriso. ‘Nessun perché. Ricevuto. ‘ butta giù con arrendevolezza. Allenta le spire che sono i suoi abbracci soffocanti in segno che tocca a Tim, ora, preoccuparsi per l’equilibrio emotivo del compagno.  Una realizzazione senza tasselli da essere recepita, e Brian distrugge ogni impulso di afferrare per i capelli Tim e sbattergli il capo a terra fino a lasciarlo sanguinare dal naso perché Sorridere è maledettamente doloroso anche per me, soprattutto per me!
E di nuovo a nascondere se stesso dietro il suo fidato passamontagna e il cappuccio giallo, tanto per inghiottire i suoi lamenti. Ci penserà la stoffa ad assorbire tutta la sua antica sensibilità come un comodo contenitore, salvando solo il guscio vuoto del proxy più anonimo e sfuggente e misterioso di tutti.

Ora basta, riprenditi. Ti stai sbilanciando troppo.

‘Ma ora basta poltrire qui dentro. Voglio uscire. Vieni con me? ‘
‘Solo se mi aiuti a camminare. E datti una mossa, Brian. Mi si è gelato il culo. E sento che mi si stanno gelando anche le palle. ‘
 
 



‘Voglio sapere che ne pensi. ‘
L’ennesima boccata della serata, e le labbra di Tim pericolosamente vicine al filtro della sigaretta. Il fumo sprizza a tutta velocità dalle sue narici, rendendolo più simile a un toro imbizzarrito che ad un fumatore incallito.
‘A che ti riferisci? ‘
‘A chi mi riferisco. Lo sai. ‘
E ispira, ancora. Le sue mani tremano paurosamente e la sua voce è forzatamente calma. Una vena sospettosa mortifica i suoi lineamenti sereni. ‘Mi riferisco a Kralie. Il nostro regista so-tutto-io, il saputello, o come diavolo lo vuoi chiamare. ‘
‘Cosa dovrei pensare, Tim? E’ nervoso negli ultimi tempi. Avrà i suoi problemi. ‘
‘ Avrà i suoi problemi? No, Brian. E’ un fottuto regista dal cazzo, e i suoi cazzo di complessi mentali sono i problemi che noi dobbiamo sopportare. Per non parlare dei suoi copioni: fanno proprio schifo. ‘
‘Beh… ‘ ride Brian. ‘ L’hai detto: è un regista. Tutti i registi sono nervosi quando gli attori non soddisfano le loro esigenze interpretative. Sebbene Marble Hornets non possa essere definito un film di successo. ‘ Cambio di scena. Un tocco di improvvisazione personale. I denti stridono, le narici si allargano, le pupille si restringono. ‘Ma faremmo entrambi molto meglio a parlare del tuo nervosismo, Tim. ‘
‘Che cazzo stai dicendo? ‘ La sigaretta a terra: un brutto segno.
‘Lo sai. O forse no, neanche te ne accorgi. Ma io sì, ho notato che –
‘Cazzo blateri? ‘
‘Che non sei più lo stesso. Stai cambiando, Tim. In peggio. In questo momento sembri un’altra persona. Ti comporti come Kralie, e perdonami per averlo detto. ‘
Collassa stancamente contro il muro infangato da scritte illeggibili, tanto sono sbiadite. Infila repentinamente le mani nelle tasche dei jeans per riscaldarle, e tossisce piano. L’attacco continua. La sconfitta è certa.
‘Ho visto come reagisci quando Alex ti richiama. Come mi guardi quando conto i pacchetti che consumi ogni giorno. O quando mi dici che preferisci riposarti a casa, quando mi chiudi la porta in faccia. ‘
‘Ah, scusa tanto se desidero avere un po’ di privacy per questo periodo! Solo per questo merito di avere tutti gli sbirri dell’Alabama alle calcagna, giusto? ‘
‘Ovviamente no! Però… porca puttana Tim, possibile che non capisci a cosa io mi stia riferendo realmente? O forse sei talmente accecato dal tuo orgoglio da non voler riconoscere il cambiamento? ‘

Il pesante sbuffo che preme sul petto di Tim lo accartoccia su stesso come un foglio di carta divorato dalle fiamme di un camino. Si fa piccolo, allaccia i gomiti sulle ginocchia per creare un piano su cui poggiare il capo stanco. E’ l’amara e becera realtà, è un’illusione coniata dalla devozione e dall’affetto; nessuna delle due ha importanza. Non c’è nulla attorno a loro, e le loro mani non racchiudono niente se non l’amicizia per l’altro. Tutto da perdere con poche manciate di superflue parole. Brian addolcisce il tono di voce e annienta la durezza dei suoi occhi approcciando Tim con la sua solita delicatezza.
Fianco a fianco, entrambi silenti.
‘Siamo amici, Tim. Lo sai. Anzi, sei l’unico amico che io possiedo. ‘ comincia, ed ecco che gli mancano le parole in bocca e i sentimenti con cui caricarle.
 



 
‘Sorridi raramente, tu. E’ un peccato, sai? Hai anche una risata contagiosa. Scommetto che se provassi a ridere più spesso, pure io riderei di più.  ‘
‘Come posso ridere se non ho un motivo per farlo? ‘
‘Ma ce l’hai, invece! Il tuo difetto maggiore è la cecità; non osservi attentamente ciò che ti circonda. ‘
‘D’accordo, d’accordo. Fammi provare, così misuri quanti gradi esatti mi mancano. Ora ti descrivo ciò che vedo su quell’altura: un gruppo di case, un piccolo boschetto, tre vigneti. Ci ho azzeccato? ‘
‘No. Obbiettivo troppo lontano. Ti voglio dare un indizio: cosa vedi accanto a te? ‘
‘Un ragazzone biondo con una parlantina infinita e una testa così enigmatica da fare concorrenza al cubo di Rubik? ‘
‘Avanti, Tim, concentrati! Ti arrendi? ‘
‘Forse è meglio. Preferisco una resa pacifica a mente sgombra che una sconfitta a mente fumante. Sì, mi arrendo. ’
‘Bene. Ecco la soluzione all’arcano: hai un amico per la vita. Era semplice, no? Ora ridi, per favore, visto che ti ho prestato una ragione più che valida. Così riderò anch’io, e insieme a te. ‘

Quei filamenti appena nati che correvano tra loro si cementificarono, mentre la scintilla della loro intesa iniziava a riscaldarsi.
 




Era vero: quando Tim rideva, si incupiva o s’intristiva contagiava Brian. Era divenuto un dato di fatto. Nel giro di poche settimane i due erano stati additati come ‘gli inseparabili’ di tutto il corso. Tim era l’ombra di Brian e Brian era l’ombra di Tim, e nient'altro aveva importanza.
 

‘Per questo voglio che tu ti confidi con me come hai sempre fatto. Non cambierà nulla in me, ti assicuro. Se qualcosa ti ha turbato in questi giorni – e mi riferisco alle tue… insomma, hai capito! – dimmelo, così tutto si risolverà. ‘
‘Come la fai facile tu. ‘ mugugna Tim dalla barriera che è quell’intreccio di arti. E’ spossato, esausto. Una campanella d’allarme suona a morto nella testa di Brian. ‘Il fatto è… beh, questa volta è alquanto diverso, Brian. Molto diverso. ‘
‘Ma diverso in cosa? ‘ protesta. I suoi occhi si sgranano, colmi di domande pullulanti nella sua necessità di sapere. ‘Cosa lo diversifica da ciò che hai condiviso con me in tutto questo tempo? Non ridicolizzarti da solo, Tim. E’ una caduta di stile bella e buona. Devo ricordarti di tutti i segreti che mi hai confidato, delle tue misteriosissime pillole, delle tue cartelle cliniche… ‘
‘Ti ripeto che questo è diverso! ‘ sbotta Tim. Le gote arrossate per la rabbia, gli occhi lampeggianti, le labbra rossissime. Raramente Brian lo ha visto perdere il suo proverbiale contegno, e la sorpresa giunge assolutamente imprevista anche per lui; striscia contro il muro, allontanandosi di pochi centimetri da colui che rischia di diventare una bomba ad orologeria. Imprime nella sua memoria il marchio indelebile di quell’esplosione inaspettata con un misto di soddisfazione e timore, preparandosi all’eruzione finale che lo annienterà, ne è certo.
‘E’ diverso, cazzo! Non capisci che non posso dirtelo? Non capisci da solo che è qualcosa tanto, troppo più grande di me? Che mi spavento solo a pensarci? Che mi fa scappare con la coda tra le gambe perché mi fa capire che non ho alcun controllo sulla mia vita e soprattutto su me stesso? ‘
 
 

‘Fa impressione, cazzo. Lo ammetto. ‘ asserisce tranquillo Tim. Ispira l’aria rinnovata della vitalità di un nuovo giorno con forza, come se volesse imprigionarla nei suoi polmoni in un’unica sorsata. Il sole gli riscalda la giacca inumidita e il viso senza cipigli, provocandogli piccole scosse di piacevoli brividi. ‘Abbiamo dormito – Ho dormito! – per tutto questo tempo. Record. Paradossalmente l’attacco di quella cosa ci ha procurato del bene. '
Brian gode dei raggi che gli illuminano i capelli biondi con espressione serafica, serena, sebbene l’inquietudine non sia mai completamente sopita. Si accontenta di essere l’ombra di Tim, posto dietro di lui per difenderlo da ogni eventuale attacco. Ad occhi chiusi annuisce, scuotendo il cappuccio della sua felpa contro il suo collo. ‘Già. Ti ha fatto stancare. Ho temuto per te, stupido idiota. Poteva ammazzarti. ‘
‘Completa pure la frase. E’ un messaggio subliminale per spingermi a ringraziarti? Oh, magari stavi per descrivere lo stato del mio ipotetico cadavere nel caso in cui io avessi perso lo scontro senza te come spettatore. Ammettilo! '

La voce è pacata. L’incentivo giusto affinché Brian approvi quell’ipotesi accompagnandola nel suo discorso. ‘Stiamo diventando perspicaci, vedo! ‘ sorride, un sorriso vero, fiorito insieme alla tregua momentanea istauratasi tra i due. ‘Comunque non sfuggi alla mia predica: sei il solito avventato. Che ti costava studiare la creatura che avevi davanti senza provocarla? Era già agitata di suo. ‘
‘E le mie risposte alle tue prediche sono, per tua sfortuna, monotone. E’ l’istinto che mi ha comandato, Brian. Non ho ragionato a dovere. ‘ confessa Tim di slancio. Quanto può influire l’armonia del momento perfetto nel posto perfetto sull’animo umano? Ma Brian è troppo sbalordito da quella dichiarazione per poterci riflettere doverosamente. Sa già che non ha bisogno di pararsi di fronte a Tim per confermare al suo cervello che sì, l’orgoglioso Tim ha detto proprio così!, e nemmeno gli converrebbe; l’altro lo giudicherebbe uno sciocco, iniziandosi ad innervosire. Un’interruzione che Brian non accetterebbe neppure, visto che quei momenti idilliaci sono quanto di più prezioso lui custodisca come risarcimento per tutte le sue fatiche nel badare al suo Tim.

Così si limita ad inghiottire ogni spiffero di felicità, accontentandosi di lasciar trapelare una neutra conferma. ‘Almeno lo ammetti ora, l’importante è questo. Non hai idea di quanti grattacapi ti toglieresti di dosso se ti fermassi a riflettere qualche secondo prima di agire, Tim. E sono sincero. ‘
Una lieve brezza scuote i capelli di Tim, facendogli accapponare la pelle che il giaccone, allentato per le fasciature, gli lascia esposte. Il fruscio delle fronde sovrasta ogni altro suono, tanto che Brian teme di non essere riuscito ad afferrare la risposta dell’amico, ma quando un docile e arrendevole: ‘Lo so. ‘ viene lasciato turbinare in quel vento, tutto viene chetato da quell’ elementare e complessa risposta che, alle sue orecchie, ha il sapore del trionfo.
 
 

‘Se qualcuno ti ha minacciato, Tim, devi denunciarlo. ‘ sputa Brian con apprensione. ‘E’ successo qualcosa del genere, vero? Dimmi chi è e io vado a spaccargli la faccia. ‘
‘No. Niente di tutto ciò. ‘ lo liquida Tim con un gesto noncurante della mano destra. ‘Rassegnati, Brian. Sai già tutto della mia vita, ma questo… mi dispiace, ma va oltre le mie capacità. ‘
‘Che tradotto significa cosa, per esattezza? Cosa vuoi dire con ‘va oltre le mie capacità’ ? ‘ esclama, e gli sorge naturale afferrargli la mano per stritolarla, preda di un attacco d’ansia. ‘Tim, non fare cazzate. Non. Commettere. Cazzate. ‘
L’altro ride, istigando Brian a schiaffeggiarlo per punirlo della sua rinnovata cecità, della sua presunzione. Necessita di una punizione per aver calpestato in quel modo gli obblighi che la loro amicizia impone, e di aver macerato le sue certezze.
‘L’unica cazzata che ho intenzione di commettere a breve è prenotare una bella vacanza in un ospedale psichiatrico. Dove mi potranno imbottire di medicine e dove, finalmente, starò in pace con l’universo e me stesso. ‘
‘Già, che genialata. ‘ sibila Brian, con gli occhi affilati da un avvilimento sempre crescente e ad ogni secondo più irreprimibile. ‘E io, io che farei qui, da solo? Idiota. Rimani sempre il solito idiota vittima di se stesso. Un idiota egoista, per giunta! ‘
‘E’ tutto pianificato, ormai. Non puoi farci niente. Rimani nel tuo posto e io rimango nel mio. ‘
‘Un amico sta nello stesso posto in cui si trova l’amico a cui è legato. Accontentati di questa risposta e falla finita con queste stronzate. ‘ Un tarlo a rodergli il cervello. Il sangue ribolle di aspettative tragiche. ‘C’entra qualcosa la droga, Tim? ‘

Un’altra risatina di resa al destino. Tim cela nuovamente il volto tra i palmi delle mani, assumendo le sembianze di una figura drammatica. Dall’impedimento materiale delle sue dita la voce risulta confusa e incupita dallo sciabordio silenzioso del sangue nelle sue vene. ‘No, Brian. Non ci sei vicino neanche un po’. Sai che non potrei neanche assumere quella robaccia se già sono costretto ad assumere le maledette pillole. Avrei degli effetti… indesiderati. Mettiamola così. ‘
‘Okay. ‘ sospira Brian. ‘Almeno la droga è fuori. Un passo avanti. ‘

‘Preferirei la droga rispetto a questo. ‘
 
 




 
C’E’ UN COMPITO PER TE, MASKY. C’E’ UN COMPITO PER TE, HOODIE.
Asfissia.
C’E’ UN COMPITO PER ENTRAMBI.
Il passamontagna.
CORRETE DOVETE VENIREDOVETECORREREPERICOLOPERICOLOSIAMOINATTACCOL’ABBIAMOPRESO-
Il passamontagna. La maschera.
TI STO ASPETTANDO
La pistola. Il masso di cemento.
QUESTA E’
No… Non ancora…
LA PARTE MIGLIORE
Non adesso!
NON E’ ABBASTANZA
Uno sciame di numeri su sfondo nero. Eclissi. Il sole viene oscurato da tanti zero a vorticargli attorno, un attacco multiplo.
TI RICORDI ME?
Il passamontagna. La maschera. Non vuole prenderli, ma deve.
IO NON HO DIMENTICATO.

‘Brian? Stai bene? ‘

La pistola. La sbarra di cemento, il masso e la sbarra e i proiettili e le pillole…
Tossisce, sputa saliva. In bocca sente il familiare sapore del ferro, e si piega in due quando è costretto a vomitare dei coaguli di sangue.
CORRETE.
‘Brian! ‘
Le pillole, Tim, corri a prendere le maledette pillole!
VI STIAMO ASPETTANDO

‘Brian, cazzo! Lo senti, vero? Cosa vuole? ‘


 
EVERYTHING IS NORMAL
 
 

‘Qualcosa mi perseguita, Brian! Qualcosa di indefinibile, di soprannaturale… e cattivo! Lui mi guarda, mi guarda, mi osserva sempre! Quando sono a casa, quando cammino per strada, quando dormo, quando sono con te, lui mi guarda e gioca al gatto e al topo. Non si fa vedere, sparisce appena mi giro, vuole tormentarmi per il suo divertimento, ne sono sicuro. Ecco perché non posso più stare con te. E se lui minaccia me, presto arriverà anche a te.
Credimi, Brian, siamo in pericolo! ‘
 
 
 

'Lui ci ha chiamati. '
 

 
EVERYTHING IS FINE
 
 
 
[totheark]
Ti ho
tro
vato
Per sempre.

 
 
 
 
 
 

Made of Snow and Dreams.
 
 

 
  
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